Sofia (Bulgaria), 8 aprile 2019

Esco dall’ostello nella tarda mattinata e proprio qui sotto c’è un animatissimo vecchio Pab, pieno di gente seduta ai tavoli, dentro e fuori.

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Sofia, Budapeshta street. Il Pab sotto l’ostello.

E’ lunedì e, in confronto a ieri, la città sembra più vitale, con il via vai di gente per le strade, con i negozi e tutti i servizi aperti e in funzione. Entro nella cattedrale Hagia Nedelja: c’è una grande cupola al centro con delle finestre intorno in vetro trasparente e numerosi dipinti di santi in ogni spazio.

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Sofia, 8 aprile 2019. Hagia Nedelja Church.

Anche l’altare è composto da immagini di santi racchiuse in grosse cornici dorate. Lungo le pareti e su un lato, ci sono delle file di panche e di sedie di legno scuro. C’è diversa gente in questa chiesa, intenta a pregare con grande devozione.

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Le candele dei desideri alla Hagia Nedelja Church.

Qualcuno si ferma davanti alle immagini sacre preferite e prega toccandole e congiungendo le mani. Poi, si sposta e va ad accendere le candele che appoggia su dei contenitori, riempiti con uno strato di spessa cera morbida, per sostenerle. C’è un sacerdote accanto all’altare che sta parlando con una giovane coppia.

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Hagia Nedelja Church.

Verso sera lo vedrò celebrare una funzione e poi, al termine, passare tra i fedeli con un recipiente in mano, per distribuire le benedizioni. In questa chiesa non si possono scattare fotografie, se non a pagamento, ma quando il guardiano mi richiama, ne ho già scattate alcune.

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L’entrata della cattedrale Hagia Nedelja.

Pranzo in un ristorante affollato e servito da numerose ragazze in minigonna. C’è una sala riservata ai non fumatori e vado a sedermi lì. Ovunque, ci sono postazioni video che trasmettono immagini pubblicitarie e lezioni di cucina accompagnate da un sottofondo musicale. Sia all’interno del ristorante che lungo le strade si sentono parecchie persone parlare italiano. Alcuni sono turisti, ma altri stanno discutendo animatamente e sono vestiti con abiti eleganti.

La moschea Banya Bashiok

La Banya Bashi Mosque.

Mi sposto verso la moschea di mattoni che da ieri sto osservando in lontananza. E’ la Banya Bashi Mosque. Prima di entrare, scopro il sito archeologico che sta accanto: sono i resti di un hammam, un bagno pubblico termale di forma rettangolare con una vasca ovale al centro.

sito archeologico di un Hammamok

I resti di un hammam, accanto alla Banya Bashi Mosque.

Questo hammam faceva parte, insieme alla moschea, di un unico, vasto complesso. La Banya Bashi Mosque è stata realizzata nel 1576 dal grande architetto Kodia Mimar Sinan-Janissary che aveva già costruito 81 moschee, tra le quali quella di Edirne.

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Interno della moschea Banya Bashi.

Il viaggiatore Hans Dernschwam che passò di qui nel 1553, però, scrisse la seguente nota: ”Dopo il bagno c’è una moschea turca, una splendida costruzione, simile a quella dei sultani”. La Banya Bashi Mosque è una delle poche costruzioni ottomane esistenti che vengono ancora usate come tempio. E’ composta dalla sala di preghiera al centro, dalla nicchia rivolta verso Est, al centro della parete, dall’ingresso e dall’anticamera rivolte verso Ovest.

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La cupola e le semi cupole della moschea Banya Bashi.

All’interno, ora, ci sono soltanto un uomo che sta pregando e una coppia di turisti con la guida al seguito. Il grande lampadario che pende dalla cupola è acceso come pure le applique appese alle pareti laterali. La cupola centrale e le cupolette intorno sono dipinte di rosso e blu. Intorno alla circonferenza si aprono delle finestre disposte su più livelli e con i vetri dipinti di rosso, giallo, azzurro, marrone e blu. Sopra il porticato dell’entrata c’è un ballatoio in legno. Anche al piano terra ci sono delle finestre con accanto appoggiati i tappetini della preghiera.

Il mercato coperto. Presumibilmente esterno del 1909.ok

Il Mercato coperto di Sofia.

Proprio di fronte alla moschea sta il mercato coperto di Sofia; una costruzione risalente al 1909, ma rimasta integra soltanto all’esterno. La struttura interna del mercato è completamente moderna, con negozi, ristoranti e caffè che lo fanno assomigliare ad un qualsiasi centro commerciale.

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Donna che vende manufatti nel centro di Sofia.

Poco dopo il mercato c’è la “Sinagoga Sofia”, la più grande ed anche la più bella costruzione ebraica esistente in Europa. Su un’insegna sta scritto che questa sinagoga è stata santificata nel 1909, il 9 settembre, alla presenza della famiglia Tsar.

La sinagoga di Santa Sofiaok

La sinagoga Sofia.

Lo stile di questa costruzione richiama quello romantico nazionale bulgaro: la pianta è rettangolare, mentre la cappella interna è ottagonale ed ha 4 nicchie angolari che si aprono sui lati obliqui. Sia le nicchie che le parti lineari intorno sono separate da degli archi che sostengono anche la parte soprastante, riservata alle donne. L’altare è in marmo bianco e il pavimento è rivestito da un mosaico di stile veneziano.

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La sinagoga Sofia, interno.

La cupola è a lanterna ed è colorata, all’interno, di rosso e verde. Anche le logge del primo piano sono dello stesso colore mentre le grandi colonne, poste agli angoli dell’ottagono, sono di marmo rosa. Tra l’una e l’altra ci sono delle colonne più piccole, in marmo grigio.

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La cattedrale Hagia Nedelja durante la funzione serale.

Torno verso l’ostello passando davanti alla cattedrale Hagia Nedelja ed entro un attimo mentre il sacerdote sta celebrando una funzione religiosa. La chiesa è gremita di gente di ogni età. Uscendo, noto una lapide con una scritta che ricorda un atto terroristico comunista avvenuto nel 1925 dove venne assassinato H.M. King Boris III e persero la vita numerose altre persone.

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Sofia, 8 aprile 2019. La sede del Ministero del Lavoro.

Imbocco la Khyaz Alexander Dandukov, la grande via che va verso l’ostello. Su un grande palazzo dipinto di rosa, vedo la scritta “Ministero del lavoro”. All’esterno, accanto alla bandiera della Bulgaria è esposta anche quella dell’Europa, ma in nessun bancomat è possibile prelevare del denaro in euro.

Da Istanbul (Turchia) a Sofia (Bulgaria): 6-7 aprile 2019

Vado alla stazione di Sirkeci in taxi. Non è molto lontana, ma gli zaini pesano e mi concedo questo lusso: 20 lire turche, circa 3,00 euro. Il taxista è simpatico: sui 40 anni, piccolo, grassotello, con le gambe corte e la testa grande, calva e sferica, sempre con un sorriso smagliante sulla bocca. Durante il percorso mi dice che la Turchia non sta male dal punto di vista economico e riesce a dare lavoro anche a gente che arriva dall’Iran, dal Kuwait e dall’Arabia Saudita. “Le recenti elezioni amministrative, qui a Istanbul come ad Ankara”, aggiunge, “hanno confermato il partito di Erdogan che sta operando con molta attenzione per le classi più deboli”.

Alle 21 e 30 arriva la navetta che porta un consistente gruppo di passeggeri, ed anche me, ad un’altra stazione, dalla quale partirà il treno per Sofia. Il treno è elegantissimo e sembra proprio lo storico Orient Express apparso in un film di parecchi anni fa. Il viaggio in treno è molto comodo e confortevole: ho una cabina personale, un letto morbidissimo e pulito, un frigorifero, degli armadietti e un lavandino. Al confine turco, nel pieno della notte dobbiamo alzarci e scendere con soltanto il passaporto in mano. Fa freddo e il funzionario di servizio arriva con grande comodo. Con il nuovo timbro risaliamo sul treno, ma arriva un altro controllo turco con delle domande sulle motivazioni del viaggio e su eventuali liquori o profumi che portiamo nello zaino. Alla frontiera bulgara invece ci sequestrano i passaporti, controllando che siano i nostri, e dopo qualche decina di minuti ce li riportano, consegnandoceli uno ad uno. All’ostello, che ho prenotato velocemente on-line ieri, la donna che lavora lì, mi accompagna in una stanza con bagno. Strano, pensavo di aver prenotato soltanto il posto letto in dormitorio invece, per errore, ho prenotato per due persone: un letto in dormitorio e quello della camera con bagno. Mi sembrava troppo caro, ma nella fretta e nella confusione del cambio tra lira turca, euro e lev bulgaro, per errore, ho prenotato così! Un impiegato dell’organizzazione di cui fa parte l’ostello mi dice che dovrei telefonare per ottenere una parte del rimborso soltanto del dormitorio, oppure che potrei usufruire di un’altra notte, rimanendo nella stessa camera, pagando la differenza di 8,00 euro. Nel soggiorno dell’ostello incontro un ragazzo di Barcellona. Ha 26 anni e si occupa, per conto suo, di organizzare le spedizioni di qualsiasi merce in tutto il mondo. Lui mi suggerisce di visitare Sarajevo sulla strada del ritorno verso l’Italia e mi prenota il viaggio in autobus per Belgrado e di seguito, con un cambio, quello per Sarajevo. Dovrei partire il giorno 9, dopo domani, ma succede che, siccome con quella società non ci sono autobus dal martedì al giovedì, scatta automaticamente, senza accorgersi, la data di venerdì 12 aprile nell’acquisto del biglietto on-line. Il ragazzo, Sergio, telefona a destra e a manca per annullare la prenotazione o cambiare la data. Al telefono non risponde nessuno, ma cambiando la data dovrei partire il giorno 8, lunedì, cioè domani ed è troppo presto per me. Nel pomeriggio vado, in metro, fino alla stazione centrale degli autobus per valutare le varie alternative. Là, l’impiegata mi conferma che dopo quello di domani, lunedì, non ci sono altri viaggi per Belgrado, fino a venerdì, come scritto nel biglietto che ho già acquistato. Ormai, dovrò rimanere qui a Sofia fino a venerdì mattina! Vado ad esplorare la città: c’è un mercatino che vende quadri raffiguranti varie versioni della Madonna con il bambino, tappetini artigianali tessuti a telaio, tovaglie in pizzo e ricamate, cianfrusaglie varie. Per ora vado a sedermi in un affollato ristorante e pranzo con una costosa zuppa di pesce e del pane tagliato da una pagnotta. Riprendo il mio giro per la città: fa meno freddo di Istanbul qui, ma la gente è glaciale. La stagione primaverile è più avanti rispetto ad Istanbul: lo si vede dagli alberi che han già messo le foglie e dalle folsizie in fiore.

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Sofia, 6 aprile 2019. Interno della cattedrale di Alexander Newski, 1882.

Entro nella cattedrale-monumento di Alexander Newski, costruita nel 1882 per commemorare la liberazione dal giogo turco da parte delle armate russe. La chiesa è dedicata al santo ortodosso Alessandro, principe di Novgorod, vissuto nel XIII secolo, vincitore degli Svedesi alla Neva nel 1240, da cui deriva il soprannome Newski. La chiesa ha cinque navate ed una grande cupola al centro, alta 52 metri, con delle semicupole intorno.

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La Cattedrale di Alexander Newski. Interno.

Le pareti sono affrescate con delle figure di madonne e santi realizzate da artisti russi e bulgari di quel periodo. Dal soffitto pendono degli enormi lampadari accesi. Appena entrati ci si trova davanti un colonnato di marmo grigio con sopra una balaustra bianca, sempre in marmo. Tutt’intorno alle pareti laterali, a diverse altezze, si aprono delle finestre con dei vetri dipinti con colori tendenti al giallo.

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Sofia, Bulgaria, 7 aprile 2019. La chiesa di San Nicola.

Più avanti, dopo il parco con il mercatino, c’è un’altra chiesa, la San Nicolaj, molto più piccola della Alexsander Newski. Questa chiesa è stata costruita nel 1914, al posto di una moschea, distrutta nel 1882, su ordine di un diplomatico russo. San Nicolaj, all’interno ha una cupola e dei soffitti a volta molto semplici e affrescati con dipinti di angeli, madonne e santi. Anche qui, come nella chiesa di Alexsaner Newski pendono dal soffitto dei lampadari: uno molto grande ed uno più piccolo. In mezzo alla sala centrale è stato appena posizionato un grande crocifisso che ha preso il posto di un leggio, dove, fino ad un attimo fa una ragazza stava leggendo dei salmi.

Il sito Serdika

Il sito archeologico di Serdika, IV, V, VI secolo a. D.

All’entrata della stazione metro di Serdika c’è un sito archeologico con le rovine dell’antica città di Serdika. I resti sono soltanto dei muri e delle strade da cui si è ricostruita la storia della vecchia città del IV, V e VI secolo a. D.

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Il sito archeologico di Serdika.

Il sito è descritto in modo molto dettagliato, in ogni sua parte, su dei pannelli, dove sono indicati i luoghi dove stavano le terme con la piscina e le latrine, l’edificio del commercio, la casa di un magistrato, un’altra latrina, la strada e molti altri resti emersi dagli scavi.

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Sofia, zona pedonale nel centro storico.

Più in là, c’è una vasta zona pedonale con panchine, alberi e fioriere colorate.  Ci sono diversi negozi chiusi per il giorno di festa, ma c’è un grande supermercato Billa, un negozio DM e diversi ristoranti, caffetterie e fast-food aperti.

 

Istanbul (Turchia), 6 aprile 2019

Scendendo lungo la riva accanto all’hotel trovo la Piccola Santa Sofia, “The Little Hagia Sophia Mosque”, costruita per volere dell’imperatore Justinian e di sua moglie Theodora, tra il 527 e il 536 con il nome di Hagia Sergios e Bachos Church. Trasformata in moschea nel 1497, la chiesa ha mantenuto la sua struttura originaria anche dopo gli interventi di restauro effettuati tra il 1836 e il 1956.

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Istanbul, 6 aprile 2019. La Piccola Santa Sofia.

Ha la forma ottagonale con dei rettangoli che vanno a comporre archi e mezze lune. Anche la cupola è ottagonale e sulle facce del poligono si aprono numerose finestre. Non ci sono mosaici e nemmeno affreschi in questa chiesa.

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Porticato esterno della Piccola Santa Sofia.

All’interno, intorno al perimetro, in alto, sotto la grande cupola, c’è un bordo bizantino raffigurante delle foglie di vite e dei grappoli d’uva, dai quali si ottiene il vino, elemento simbolico del sangue di Cristo. E’ dipinta di rosa e verde porpora all’interno, mentre si vedono i mattoni sulle superfici esterne che la compongono.

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Piccola Santa Sofia, interno.

Intorno alla cupola, c’è un loggiato sostenuto da delle colonne di marmo grigio che ricordano lo stile greco e romano. Anche all’esterno c’è un porticato con una serie di piccole cupole e, nel cortiletto laterale, c’è un cimitero dove sono stati sepolti dei religiosi e delle persone di alto ceto sociale.

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La Piccola Santa Sofia: interno.

Di fronte alla chiesa si sviluppa una costruzione bassa e lunga che ospita dei negozi che vendono manufatti locali. Anche questa chiesa è stata trasformata in moschea come tutte le altre, dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi. Uscita dalla moschea mi sposto un po’ a caso tra le stradine in pendenza.

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Gulhane Park.

Arrivo ad un vecchio, elegante portone di legno, aperto. Entro e scopro un grande parco un po’ piano e in parte arroccato su una collina: il Gulhane Park.  All’interno ci sono alberi sempre verdi e altri ancora spogli. I prati erbosi che si estendono su vasti spazi sono curatissimi come pure le numerose aiuole colme di tulipani e viole in fiore.

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Pic-nic al Gulhane Park.

Oggi il cielo è coperto da grosse nuvole ed è tornato il freddo. Un vento gelido soffia in continuazione e penetra, attraverso gli abiti, fin nelle ossa. C’è parecchia gente che passeggia o seduta sulle panchine, anche se fa freddo. Ci sono molte coppie con dei bambini piccoli che dormono distesi sul passeggino.

Gulhane Park

Gulhane Park.

Più su, sopra il dorso della collina c’è un parco giochi pieno di bambni che si dondolano sull’altalena, salgono e scendono sugli scivoli, si rincorrono spensierati.

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Panorama sul Mar di Marmara e verso la Torre di Galata.

E’ sabato pomeriggio e probabilmente sia i bambini che gli adulti stanno trascorrendo dei momenti di svago e relax. Ci sono anche dei gruppi di persone sedute sul prato che stanno facendo il pic-nic.

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Momenti di vita accanto al Galata Bridge.

Esco dal parco poco più giù del Galata Bridge e accanto alla stazione ferroviaria di Sirkeci, il punto dal quale questa sera partirò, prima in pullman e poi in treno, per Sofia.

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La piazza di Eminonu.

Oggi vado a pranzo nei ristoranti che stanno sotto il ponte di Galata. Per raggiungere Eminonu da qui devo passare attraverso un sottopassaggio. Lì sotto c’è una marea di gente e si fa fatica a muoversi. Anche qui, sicuramente, nei week-end c’è tanta gente che dai villaggi si sposta in città per fare delle compere o semplicemente per svagarsi.

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Aspetti di Eminonu.

Anche al Gran bazar è praticamente impossibile entrare. Cerco delle stradine meno frequentate e mi dirigo verso l’ostello.

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Un ristorante del Gran Bazar.

Passo davanti alla Colonna di Costantino con la parte alta piena di anelli e rivedo anche la Moschea Cali Pasha dove ieri, i musulmani, stavano pregando nel cortile. Sono sulla Divan Yolu Caddesi, accanto alla scuola islamica visitata ieri.

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La Torre di Costantino con visibili gli anelli che la rinforzano.

Qui, c’è un cancello aperto dal quale vedo sempre un gran movimento di gente. E’ un cimitero con delle tombe in pietra che portano incise le date del XIV secolo. Ci sono anche dei mausolei.

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Santa Sofia: la chiesa divenuta moschea e ora trasformata in museo.

Arrivo a Sultanhamet e anche qui la gente sta seduta sulle panchine e camminando lungo le vie e la piazza.

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Sultanhamet, la Moschea Blu.

Diverse persone stanno sedute nei ristoranti, nelle pasticcerie e nei caffè nonostante sia sera e faccia parecchio freddo. Attraverso la piazza di Sultanhamet, passo davanti a Santa Sofia e alla Moschea Blu e mi dirigo verso l’ostello. Fra poco lascerò Istanbul.

Parco sulla Divanyolu Caddesi