I’m going back to India: Maheshwar (M. P.) december 2016-jenuary 2017.

Verso Maheshwar, Madya Pradesh, 21 dicembre 2016

Sono le 4:00 di mattina e sono appena arrivata a Kadhwa, nel Madhya Pradesh.

Kahdwa, 21 dicembre 2016. Bus station alle 4 di mattina.

Kahdwa, 21 dicembre 2016. Bus station alle quattro di mattina.

Da qui, devo prendere la corriera per Maheshwar che sta a circa 4 ore e mezza da qui. Là, ci sarà Simone, mio figlio! Il treno da Varanasi a kadhwa era affollatissimo di gente che dormiva un po’ dappertutto. Per consentirmi di scendere è intervenuto un anziano indiano che è riuscito a far spostare le donne e i bambini che dormivano addossati alla portiera. La stazione degli autobus sta a due passi da quella ferroviaria e lungo il tratto di strada ci sono i soliti numerosi motorisciò in piena attività tutta la notte. Qualche figura allampanata, coperta da un plaid fino alla testa, gironzola infreddolita tra i vari botteghini, sempre aperti. Qua e là ci sono gruppi di persone accovacciate che si riscaldano intorno a dei piccoli falò. Alla stazione degli autobus c’è un porticato sotto il quale stan dormendo per lo più delle donne e dei bambini. La stazione è affollata, nonostante l’ora, di persone che stanno aspettando di partire, ma anche di gente che arriva qui e si ferma il tempo di aspettare la coincidenza per un’ altra destinazione. Dovrò attendere almeno tre ore per prendere la corriera diretta a Maheshwar: potrei prenderne una che va da un’altra parte e lì cambiare, ma non mi fido dal momento che qui non sbiaciccano nemmeno una parola d’inglese. Prendo uno, due cjai sotto il porticato e mi metto a scrivere questi appunti. Uno dei ragazzi dei botteghini mi porta una sedia di plastica bianca, sporca e fatiscente, appoggiata sopra ad un’altra mezza rotta anch’essa. Le musiche che provengono dai vari botteghini sono assordanti e in più si mescolano le une con le altre creando un gran frastuono. Arriva un numeroso gruppo di viaggiatori imbacuccati in coperte colorate e si ferma a far colazione al botteghino di fronte a me. Comprano: verdure tritate, patate sottilissime essicate e salse messe su un pezzo di carta di giornale. Le mangiano con un cucchiaino d’acciaio che poi restituiscono al ragazzo del negozietto. Lì in parte, sul pavimento, c’è un pentolone con dell’acqua. L’attingono con un pentolino e si bagnano la faccia strofinandola con le mani, un po’ come fanno i gatti quando si lavano. Alcuni si spostano più in là e versano l’acqua per lavarsi viso e denti da una bottiglia di plastica. I denti se li i lavano accuratamente strofinandoli con un dito e sputando in terra l’acqua usata per risciacquarli. Alcuni anche si pettinano.

Maheswar, 21 dicembre 2016. Tramonto sui ghat.

Maheshwar, 21 dicembre 2016. Tramonto sui ghat.

Qualcuno viene ad avvisarmi che la corriera per Maheshwar è in partenza. Sono le 7.15: arriverò a Maheshwar alle 12.00 e con grande sorpresa troverò mio figlio ad aspettarmi .

Maheswar 22 dicembre 2016. Il tramonto.

Maheshwar 22 dicembre 2016. Il tramonto sul fiume sacro Narmada.

Maheshwar è splendida! C’ero già stata circa un anno e mezzo fa, ma passeggiare lungo il fiume sacro Narmada con mio figlio, al tramonto mi ha trasportata in un mondo di favola!

Maheswar, 22 dicembre 2016. I ghat del Narmada

Maheshwar, 22 dicembre 2016. I ghat del Narmada.

Maheshwar, 23 dicembre 2016

Maheswar, 23 dicembre 2016. Il Tempio dedicato alla dea Narmada lungo i ghat del fiume sacro.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Il Tempio dedicato alla dea Narmada lungo i ghat del fiume sacro.

La favola continua! Oggi mi sono alzata più presto del solito, ma già tardi per assistere alla discesa dei pellegrini a fare il bagno al fiume e a celebrare le puja.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Incontri lungo i ghat.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Incontri lungo i ghat.

Sono arrivata ai ghat poco prima delle 8.00 e c’erano ancora gli ultimi pellegrini che risalivano la scalinata verso il piazzale dell’ashram dove avevano alloggiato per la notte e dove stavano parcheggiati i pullman.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Pellegrini.

Maheshwar,  23 dicembre 2016. Pellegrini.

Questi pellegrinaggi lungo il Narmada si svolgono in pullman e necessitano di 20 giorni di viaggio. Arrivano durante la notte e la mattina prestissimo i pellegrini scendono a salutare il fiume e poi ripartono.

Maheswar, 23 dicembre 2016. Lungo i ghat del Narmada.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Lungo i ghat del Narmada.

I ghat sono frequentatissimi anche da donne nomadi di diverse età, che sfoggiando splendidi sorrisi, con diversi denti a volte ricoperti d’oro, vendono bracciali e collane coloratissimi, per lo più di vetro.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Pellegrinaggi ai ghat.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Pellegrinaggi ai ghat.

Maheswar, 23 dicembre 2016. Il Tempio della dea Narmada lungo il fiume sacro a lei dedicato.

Maheshwar, 23 dicembre 2016. Il Tempio della dea Narmada lungo il fiume sacro a lei dedicato.

Maheshwar, 25 dicembre 2016

E’ il giorno di Natale e mi sono alzata all’alba per vedere anche oggi il sole sorgere. La mattina fa freddo, ma appena il sole si alza l’aria si riscalda. Ho fatto il bagno nel Narmada e mi son sentita avvolgere da un’intensa energia.

Maheswar, 25 dicembre 2016. Zingarelle venditrici di collane sui ghat.

Maheshwar, 25 dicembre 2016. Zingarelle venditrici di collane sui ghat.

Ho parlato a lungo con Sagita, una donna inglese di 46 anni, di origine indiana, che si è trasferita qui da quattro anni. A Londra era un avvocato, possedeva una casa che ha regalato all’ex marito e ha scelto di venire qui, a Maheshwar, sul Narmada. Per vivere fa l’insegnante di yoga, ma più che altro utilizza i risparmi che ha messo da parte quando stava in Inghilterra.

Maheswar, 25 dicembre 2016. Le vedove mendicanti.

Maheshwar, 25 dicembre 2016. Le vedove mendicanti.

Maheshwar, 26 dicembre 2016

Il Natale è passato in armonia con mio figlio e con Consuelo, Armando e nipoti sentiti al telefono. Oggi sul fiume c’è una fitta nebbia, ma i pellegrini stan facendo il bagno e celebrando i rituali ugualmente.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Il bagno con la nebbia.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Il bagno con la nebbia.

Per le puja le donne si dispongono in cerchio o allineate in base allo spazio che hanno a disposizione; appoggiano le immagini sacre e dei pupazzi con collane, delle ciotole e dell’acqua su delle tovaglie e dei centrini. Accendono poi le candele alimentate dal ghii, una specie di burro fuso, e muovono le fiamme nell’aria con gesti circolari accompagnandole con il suono di campanelli.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Rituale all'apice della celebrazione.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Rituale all’apice della celebrazione.

Alcune cantano dei mantra mentre gli uomini si inseriscono nel rituale solo a tratti e prendono le noci di cocco con alcuni segni rossi, appena dipinti, e vanno a gettarle nel fiume.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Rituale.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Rituale.

Le donne dipingono con le dita dei punti rossi su tutti gli altri simboli e sulle fronti di ognuno e ognuna di loro e cercano il portamonete nascosto nel seno per prendere le monete da donare al fiume Narmada. Sia donne che uomini mi offrono dei grossi granelli di zucchero e delle caramelle bianche. Una di loro mi porge anche il vassoio con le fiamme accese che cerco di muovere nell’aria, imitando i loro movimenti.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Donne in posa.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Donne in posa.

Concluso il rituale, ripongono con molta cura gli oggetti in cestelli di plastica e borse. Dietro di me è comparso un barbiere che sta già rasando barba e capelli ai pellegrini che in fila attendono il loro turno.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Donne in pellegrinaggio.

Maheshwar, 26 dicembre 2016. Donne in pellegrinaggio.

Alle 12.00 prendiamo la corriera per Mandu; 50 km in 2 ore e mezza. Anche qui c’ero già stata, ma vivere con mio figlio i posti dove lui sceglie di sostare più a lungo mi porta a scoprire dei dettagli nuovi e significativi (vedi Mandu).

Trascorriamo alcuni giorni a Mandu:  il 29 dicembre, verso mezzogiorno ci spostiamo nella Piazza del mercato per prendere la corriera per tornare a Maheshwar. Polizia e ambulanti ci forniscono degli orari completamente diversi tra di loro. Alla fine accettiamo di salire su un furgone fatiscente insieme ad un numeroso gruppo di pellegrini. Attraversiamo per lo più stradine sterrate tra i campi coltivati con i pellegrini seduti dietro su due panche di metallo poste l’una di fronte all’altra. Noi due, siamo seduti davanti insieme all’autista: una rete metallica ci separa dai pellegrini. Da dietro arrivano i canti delle donne insieme a delle grandi vampate di fumo da sigaretta.

Maheshwar, 29 dicembre 2016. Tramonto sul Narmada.

Maheshwar, 29 dicembre 2016. Tramonto sul Narmada.

Maheshwar, 31 dicembre 2016

Son seduta in alto, su un tempietto rivolto verso il fiume, nella zona dove c’è il grande ashram che accoglie i pellegrini. Oltre ad essere l’ultimo giorno dell’anno è anche sabato e i ghat sono affollatissimi.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Incontro sui ghat.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Incontro sui ghat.

Questa zona è frequentata da agricoltori e pastori che arrivano in pellegrinaggio e si fermano soltanto una notte e la mattina si riversano al fiume per celebrare le puja. Nella parte est, verso il palazzo del marajà, in una zona adibita a lussuoso albergo, si trova, invece, gente della media ed alta borghesia indiana: veste in modo del tutto occidentale, chiede continuamente di scattare dei selfie assieme agli occidentali, fa il giro in barca fino all’isoletta accanto e se ne torna all’hotel.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Puja.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Puja.

Nella zona ovest, proprio ora si è allineata verso il bordo del fiume una lunga fila di uomini e bambini con il dorso nudo e un telo bianco annodato intorno alla vita. Stanno pregando! E lo fanno sia prima di immergersi nell’acqua sia dopo esserne usciti. Un anziano Baba con una lunga barba bianca mette loro nelle mani dei semi e tutti insieme poi recitano dei mantra. Il vecchio guru, con dei lunghi calzini grigi ai piedi, se ne sta seduto sulla gradinata e ogni tanto viene colto da una forte tosse che lo costringe ad interrompere la preghiera.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Rituali sui ghat.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Rituali sui ghat.

Poco più in là, ed anche oltre, altri pellegrini stanno celebrando delle puja per gli antenati, impastando la farina con l’acqua. Disposti, su un telo, ci sono tutti i prodotti della terra e i cibi vegetali ricavati da essi. Ci sono anche dei sacchetti con i diversi colori simbolici in polvere.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Puja per gli antenati.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Puja per gli antenati.

In una postazione due figli e un celebrante stanno disponendo le palline di farina ed acqua allineate su due file. Le irrorano insieme a tutti gli altri alimenti con l’acqua e dispongono della paglia sopra. Son cerimonie alle quali ho già assistito in varie zone dell’India, ma queste sono molto accurate e ricche di elementi.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Asciudatura dei vestiti dopo il bagno.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Asciugatura dei vestiti dopo il bagno.

M’addentro nella cerimonia degli antenati ricordando uno per uno i miei cari defunti. Le palline sono oltre una decina: solo dopo aver ricordato tutti i miei cari mi accorgo di aver dimenticato il mio primo marito e i suoi genitori. Mi vengono le lacrime agli occhi, ma prendo coscienza che è un nodo doloroso e poco sereno che devo ancora risolvere dentro di me.

Maheshwar, periferia, 31 dicembre 2016. Madre e bimba di etnia Pawar.

Maheshwar, periferia, 31 dicembre 2016. Madre e bimba di etnia Pawar.

Nel pomeriggio ci spostiamo a far visita al campo rom dove abitano le ragazze che vendono le collane lungo i ghat. L’accampamento dista due-tre km dal paese e un ragazzo ci da un passaggio in motocicletta fin là. Le casette sono semplici, costruite in cemento o mattoni. Ci accolgono in cortile e ci offrono il cjai in delle coppe con il fondo molto alto.

Maheshwar, dintorni, 31 dicembre 2016. Donna pawar nel campo nomadi.

Maheshwar, dintorni, 31 dicembre 2016. Donna di etnia Pawar nel campo nomadi.

Bambini e ragazze giovani, già madri, ci attorniano e si mettono in posa per farsi fotografare: sono nomadi dell’etnia Pawar ci dicono. Prima di questo campo, subito dopo il ponte, ce n’era un altro, fatto di tende e di ripari precari. Il ragazzo della moto ci dice che quelli sono i luoghi degli Adivasi che si spostano qui a periodi per svolgere delle attività agricole.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Campo nomadi di etnia Pawar.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Campo nomadi di etnia Pawar.

La sera è accompagnata fino oltre la mezzanotte dallo scoppio fortissimo di fuochi d’artificio. Faccio un giro sui ghat per vedere cosa succede là e trovo il Narmada tappezzato di candele dei desideri.

Maheshwar, 31 dicembre 2016.Mendicanti sul far della sera.

Maheshwar, 31 dicembre 2016. Mendicanti sul far della sera.

Questo evento lo organizza ogni fine anno il marajà che abita nel palazzo adibito ad hotel. Ho messo delle candele dei desideri anch’io, nel Narmada, qualche ora fa.

Maheshwar, 1 gennaio 2017

E’ una giornata piena di sole ed esco sul tardi dirigendomi verso i ghat per una stradina diversa. Mi addentro tra le abitazioni del villaggio e arrivo ad una casetta con un’insegna riferita ad una scuola di yoga. Mi fermo a leggere la tabella e mi trovo davanti Sangita, la donna di lontana origine indiana, nata e cresciuta a Londra, che da quattro anni vive qui. Quella casetta con la tabella è la sua abitazione. Ci accordiamo per trovarci più tardi quando ci saranno anche mio figlio e Gil, lo scenografo canadese che sta nella stanza accanto alla mia.

puja di donne. 1 gen 17

Maheshwar, 1 gennaio 2017. Puja di donne.

Al tramonto mi siedo un po’ qua e un po’ là sui ghat e vengo sommersa dai numerosi turisti indiani che mi chiedono di farsi fotografare insieme.

Maheshwar, 1 gen 17. Tram

Maheshwar, 1 gennaio 20 17. L’ora del tramonto sui ghat.

E’ una giornata particolare e moltissimi indiani sono arrivati qui dai villaggi, dai paesi e dalle città vicine per fare il bagno nel Narmada e celebrare i rituali, ma anche soltanto per passeggiare lungo il fiume e farsi i selfie.

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Maheshwar, 1 gennaio 2017. Tramonto.

Maheshwar, 2 gennaio 2017

Simone è partito per Orkameshwar: tornerà a piedi da lì insieme ai pellegrini che percorrono il tragitto lungo il fiume Narmada.

Maheshwar, 2 gennaio 2016. Quartiere islamico.

Maheshwar, 2 gennaio 2016. Quartiere islamico.

Nelle tarda mattinata sono andata da Sangita, la donna anglo-indiana che abita qui. Vive in una buia e minuscola casetta composta da una saletta che fa da ingresso e zona pranzo. Poi c’è una stanzetta rettangolare con la parte per cucinare e un letto accanto. Dietro una tenda sul fondo dell’ingresso ci stanno i vestiti appesi a delle grucce. Secondo Sangita, il fatto che arrivi poco sole all’interno dell’abitazione, è un privilegio che tiene lontano il caldo afoso che caratterizza la zona per la maggior parte dell’anno. Kapil, l’ex compagno indiano di Sangita, ci ha dato un passaggio in motocicletta fino alla bottega del sarto che vende stoffe e confeziona vestiti. Sangita ha ordinato diversi abiti in quanto sta attendendo dei turisti inglesi ai quali terrà delle lezioni di danza, canto e yoga. Anch’io mi son fatta confezionare qualcosa.

,Maheshwar, 2 gennaio 2017. Tessitrici di un'organizzazione no-profit per le donne.

Maheshwar, 2 gennaio 2017. Tessitrici di un’organizzazione no-profit per le donne.

Nel pomeriggio, girando per le strade interne della cittadina per cercare una matassa di cotone ho incontrato dei ragazzini che mi hanno accompagnata nella sede di un’associazione di donne tessitrici: la “Women Weave”. Si stava svolgendo una cerimonia: numerose donne erano sedute sul prato mentre gli uomini stavano in disparte, sotto un gazebo. I tessuti, belli e costosi, erano esposti su degli scaffali e degli uomini molto eleganti ne seguivano le vendite. Mentre me ne stavo andando via, le  tessitrici hanno intonato un canto, per salutarmi.

Maheshwar, 2 gennaio 2017. Case con telai.

Maheshwar, 2 gennaio 2017. Case con telai.

Attraversando le stradine, dalle numerose porte aperte delle case, s’intravedevano le persone tessere manovrando i telai meccanici e producendo il caratteristico rumore delle vecchie fabbriche. Questo quartiere è abitato per lo più da musulmani e si sviluppa intorno ad una piccola moschea.

Maheshwar, 3 gennaio 2017. Presepio.

Maheshwar, 3 gennaio 2017.

Maheshwar, 4 gennaio 2017

Questa mattina son rimasta a lungo sul Narmada a leggere e a guardare i pochi indiani che arrivavano ai ghat tutti imbacuccati, si spogliavano per fare il bagno e si rivestivano subito dopo aver sciacquato gli abiti e messi in vecchie borse di plastica, tutte bucherellate e stropicciate.

Maheshwar, 4 gennaio 2017. Tarda mattinata lungo il fiume.

Maheshwar, 4 gennaio 2017. Tarda mattinata lungo il fiume.

Oggi soffia un venticello freddo qui; è conseguente alla nevicata caduta a circa 300 km da qui. Sul tardi decido di fare il bagno anch’io nonostante la bassa temperatura. Immergermi nelle acque del Narmada è stato piacevole, anche se mi son presa un bel raffreddore!

Maheshwar, 3 gennaio 2016. Canto di pellegrini dopo il bagno nel Narmada.

Maheshwar, gennaio 2017. Canto di pellegrini dopo il bagno nel Narmada.

Soltanto verso mezzogiorno, quando la temperatura si era ammorbidita, è arrivato un numeroso e colorato gruppo di pellegrini che si è riversato subito nel fiume per il bagno. Anche qui è seguito un gran lavorio per sciacquare, strizzare e stendere sulle pietre ad asciugare i vestiti bagnati. Verso sera sono andata da Sangita, a vedere il suo doposcuola.

Maheshwar, 4 gennaio 2017. Atività del doposcuola di Sangita.

Maheshwar, 4 gennaio 2017. Atività del doposcuola di Sangita.

Aiutata da Kapil, un indiano di 27 anni di famiglia benestante, al quale ha fatto da guru aiutandolo a dare un senso alla sua vita, Sangita questa settimana sta tenendo delle lezioni introduttive di musica, canto, danza, yoga e lingua inglese.

Maheshwar, 4 gennaio 2017. Il doposcuola di Sangita.

Maheshwar, 4 gennaio 2017. Il doposcuola di Sangita.

Il suo progetto di dopo scuola mira a sensibilizzare l’immaginario dei bambini per ampliare le loro aspettative nel futuro. Oggi erano presenti 86 allievi di diverse età, di differenti caste ed anche dei bambini probabilmente appartenenti a delle famiglie fuori casta. La sera son tornata alla guest house attraverso le stradine interne della cittadina. I templi, anche i più piccoli erano illuminati e tutte le porte delle case erano spalancate e con la luce accesa: alcuni componenti delle famiglie stavano seduti all’esterno, altri erano dentro le loro stanze con la televisione accesa. Tutti gli interni, composti da una-due stanze arredate con delle brandine, a volte con un divano, con l’attrezzatura per cucinare disposta su un lato, erano visibili dalla strada così, come lo è lo svolgersi della loro vita.

Maheshwar, 6 gennaio 2017

Oggi pomeriggio è tornato Simone dal percorso di pellegrinaggio sul Narmada, a piedi da Orkameshwar. Ha camminato per oltre 60 km in tre giorni, fermandosi a dormire negli ashram insieme agli altri pellegrini del Narmada.

Maheshwar, 6 gennaio 2017. Tram.

Maheshwar, 6 gennaio 2017. Tramonto.

Verso sera sono andata ai ghat a vedere la situazione notturna del mio presepio vivente. Basta girarsi un attimo e la situazione cambia con l’arrivo di nuovi personaggi e lo spostamento di altri. Sul far della sera, poi, sotto le arcate dei templi, ma anche sui piazzali, non mancano mai le vedove che vivono di elemosina, qualche sadhu di passaggio, alcuni mendicanti vestiti di bianco. L’insieme si trasforma, in modo sempre diverso, con le bancarelle del cjai che illuminano le scene fino a tarda sera. Ci sono poi i turisti indiani che scendono al fiume per il bagno notturno e qualche raro occidentale che si fa trasportare in barca qua e là, spesso soltanto all’isoletta del tempio.

Maheshwar, 6 dicembre 2017. Il presepio di sera.

Maheshwar, 6 dicembre 2017. Il “presepio vivente”di sera.

L’aria si raffredda rapidamente dopo il tramonto del sole e anche stasera i mendicanti si stanno preparando un giaciglio ricolmo di coperte. Nell’aria si spargono le voci dei mantra e dei canti che arrivano dalle moschee e dai numerosi templi induisti.

Maheshwar, 7 gennaio 2017

Son seduta all’ombra di una pianta, sulla gradinata di un tempio. Ai due lati ci sono dei terrazzamenti dove, di solito, i pellegrini celebrano le puja per gli antenati. Oggi c’è un numeroso gruppo di pellegrini arrivati da un villaggio non lontano da qui. Sono tutti maschi ed hanno diverse età. I ragazzini parlano un po’ d’inglese e mi raccontano che sono arrivati, sul Narmada, per la tradizionale puja che si celebra all’undicesimo giorno dopo la morte di una persona cara: la loro nonna. La commemorazione, in questo caso, si svolgerà in tre giornate, dal decimo al dodicesimo giorno. Oggi è la giornata del pranzo collettivo: da più di un’ora hanno acceso un grande fuoco e in un enorme pentolone stanno cucinato del riso con delle salse. Ho intravisto anche delle specie di crocchette e tanti cjapati, forse portati da casa. Mi invitano al loro pranzo, tutto maschile, ma non posso fermarmi.

Maheshwar, 7 gennaio 2017. Per le vie del centro.

Maheshwar, 7 gennaio 2017. Per la via del centro.

Maheshwar, 8 gennaio 2017

Son tornata sui ghat e ho incontrato lo stesso gruppo di ieri con i capelli rasati a zero se non fosse per un ciuffetto lasciato intatto sulla nuca. Tutti avevano soltanto un telo bianco avvolto intorno ai fianchi: stavano celebrando la puja, un rituale che ha lo scopo di facilitare il distacco terreno della persona defunta. Mentre stavo seduta a lavorare ai ferri è arrivata Sangita: era vestita in uno stile indiano molto elegante e raffinato. Tornata in guesthouse ho trovato gli amici di mio figlio che erano appena arrivati dall’Italia. Nel primo pomeriggio siamo andati a pranzo sotto un tendone dove si festeggiava Vishnu, una delle tre principali divinità induiste.

Maheshwar, 8 gennaio 2017. Corteo del festival in movimento verso il Narmada.

Maheshwar, 8 gennaio 2017. Corteo del festival in movimento verso il Narmada.

Da lì, era già partito un corteo con dei camion su uno dei quali c’era un sacerdote seduto davanti ad un grande lingam di Shiva. Tutti i camion erano addobbati con fiori e immagini di divinità. I veicoli si muovevano lentamente, fermandosi per delle lunghe pause durante le quali i gruppi di uomini e donne si disponevano in cerchio per cantare e danzare accompagnati dalla musica. La sera sono tornata sui ghat: erano affollatissimi e decorati con archi, immagini di dei, sculture di una principessa benefattrice e di mucche sacre.

Maheshwar, 8 gennaio 2017. Corteo festival induista.

Maheshwar, 8 gennaio 2017. Corteo al festival induista.

Quando il corteo è arrivato sul Narmada la folla ha acceso le candele che erano appena state distribuite a tutti i partecipanti. Nel cielo sono comparsi numerosi fuochi d’artificio mentre le voci che arrivavano da un altoparlante diffondevano in ripetizione canti e mantra.

Maheshwar, 8 gennaio 2017. Festival sul Narmada.

Maheshwar, 8 gennaio 2017. Festival sul Narmada.

Maheshwar, 9 gennaio 2017

Sui ghat ho incontrato Kapil: era raffreddato, ma in procinto di farsi uno dei tanti bagni giornalieri nel Narmada. Poi, è arrivato Simone insieme a Mary e ai suoi bambini piccolissimi. Lei è una giovane donna francese, sposata con un giornalista indiano di Mandu. Si sono incontrati a Delhi dove lei insegnava francese in un’università, ma con la nascita dei bambini la vita là era diventata troppo complessa e si sono trasferiti presso la famiglia del marito, a Mandu. La differenza culturale ha reso subito difficile la convivenza ed ora la coppia e i bambini sono andati a vivere da soli in un appartamento preso in affitto, sempre a Mandu. Oggi, Mary e i due bambini sono venuti qui a Maheshwar in auto per conoscere Sangita.

Maheshwar, 9 gennaio 2017. Guardando il tramonto.

Maheshwar, 9 gennaio 2017. Guardando i tramonto.

Maheshwar, 10 gennaio 2017

Oggi, Sangita mi ha parlato dei suoi progetti futuri. La casetta dove abita è di proprietà del governo indiano e, l’accordo che aveva stipulato con il baba che ci abitava prima non ha alcun valore legale.

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Maheshwar, 10 gennaio 2017. Davanti alla casa di Sangita.

Nei suoi progetti futuri c’è l’acquisto di un grande appezzamento di terra al di là del fiume per costruire un villaggio ecologico con tutte le strutture: le casette di bambù e fango, un ospedale ayerveda, la scuola, la produzione e la rivendita di cibi biologici. La terra qui è molto costosa, mi dice,  quindi, ha bisogno di estendere la sua attività di insegnante di canto e yoga nel U.K. per accumularne il denaro necessario alla realizzazione del progetto.

I’m going back to India: Varanasi, U.P. (december 2016)

Udine, 6 dicembre 2016: dall’autostazione all’aeroporto di Venezia in autobus.

Ho percorso a piedi, con lo zaino sulle spalle, il breve tragitto da casa alla stazione degli autobus. Sono le 6 e 45 ed è ancora buio profondo. All’ingresso da Via Leopardi incontro un ragazzo indiano, del Kerala, precisamente di Chocin. Lavora come portinaio in un condominio di Via di Toppo, mi dice, e ora sta andando a Londra a trovare un amico. Gli chiedo come mai non trova lavoro a Cochin, un luogo turistico da me visitato poco tempo fa. Mi risponde che là pagano troppo poco.

L’autobus parte e attraversa una città ancora addormentata, ma illuminata dalle luci colorate che annunciano il prossimo Natale. Oggi a Sornicco di Artegna, dove ho trascorso la mia infanzia, si festeggia San Nicolò di Bari. Mi tornano in mente i felici momenti in cui noi bambini ci alzavamo prestissimo la mattina per scoprire i doni che trovavamo accanto alle scarpe che appoggiavamo sul davanzale della finestra. C’erano calze e calzettoni, scarpe nuove, maglie, pigiami, fichi secchi, arachidi, cioccolate; spesso venivano aggiunte delle bambole per me e mia sorella, delle macchinine per mio fratello, delle costruzioni in legno, gli antichi lego. Una volta sono arrivati, anche , una carriola azzurra di media grandezza e un lettino per il mio bambolotto, in legno.

La corriera sta attraversando ora la brulla pianura friulana coperta di brina con macchie di alberi a volte spogli a volte con ancora delle foglie secche appese e dei nidi di gazze incastonati tra i rami che lasciano trasparire in lontananza altri orizzonti simili. Più giù, a volte, ci sono dei filari di gelsi, boschi di pioppi, distese di vigneti con i rami tesi come fossero braccia in croce. Un merlo sta fermo, immobile sulla cima di un albero spoglio, uno stormo di uccelli si alza nel cielo. Si sta facendo giorno: alla mia sinistra sta sorgendo il sole, una grossa palla arancione, mentre alla mia destra si intravedono le cime rosate delle lontane montagne, coperte di neve. L’autostrada attraversa le periferie dei paeselli con i profili delle case e dei campanili che disegnano nell’aria le linee del paesaggio pianeggiante. Un banco di nebbia lungo e sottile si alza sopra un corso d’acqua e svanisce all’improvviso. Un trattore, un po’ più su, stava arando un campo quando ancora faceva buio, illuminato solo dai suoi fari. Qui vicino c’è un’autobotte in movimento che sta concimando una vasta area di campagna. Il termometro della corriera segna 5°, ma da un’illuminazione esterna compare un’insegna che indica 1° soltanto.

New Delhi, 7 dicembre 2016. La stazione ferroviaria.

New Delhi, 7 dicembre 2016. La stazione ferroviaria.

Quando mi allontano dai miei luoghi per lunghi periodi mi si alleggeriscono le delusioni  attraversate. Ora è l’attimo in cui stanno svanendo gli orrori di un passato lontano da me rivissuto nei comportamenti di alcune persone. Lo so, sono solo dei fantasmi che ritornano, con le solite strategie e le stesse astuzie di sempre.

New Delhi, 7 dicembre 2016. L'attesa alla stazione ferroviaria.

New Delhi, 7 dicembre 2016. L’attesa alla stazione ferroviaria.

Varanasi, 8 dicembre 2016

Finalmente a Varanasi, nella bella stanza con vista sul Gange, alla Bramhdev g.h. Il volo cancellato per la nebbia e l’alternativa di un lunghissimo viaggio in treno sono stati ricompensati dalla calorosa accoglienza della gente di qui che infreddolita e imbacuccata continua a svolgere le attività di ogni giorno. C’è chi chiede l’elemosina, chi si offre per un giro in risciò, chi vende qualche souvenir, qualche raro guru che celebra dei rituali sul Gange. Fa freddo ed è molto umido.

Varanasi, 8 dicembre 2016. Bengali Tola infreddolita.

Varanasi, 8 dicembre 2016. Bengali Tola infreddolita.

Un giovane guru mi parla di una grande crisi causata dal divieto governativo di utilizzare banconote da 500 e 1000 rupje. Agli sportelli dei bancomat si possono ritirare soltanto 2000 rupje per volta. A Delhi ho cambiato 50 euro in cambio di 2700 rupje. Si son tenuti 800 rupje di commissione, più di 10 euro.

Varanasi, 8 dicembre 2016. Ritorno al Chousatti Ghat.

Varanasi, 8 dicembre 2016. Ritorno al Chousatti Ghat.

Varanasi, 9 dicembre 2016

Eccomi di nuovo seduta sulle gradinate del Chousatti Ghat ad inebriarmi dell’energia di questo luogo sacro. Sono quasi le tre del pomeriggio, le 10.30 italiane. Il Gange è affollatissimo di barche che trasportano pellegrini e cortei nuziali verso l’altra sponda. Da poco è comparso un debole sole che ha preso il posto della nebbia; stormi di gabbiani svolazzano in cerca di cibo, al largo, intorno alle barche.

Varanasi, Dasashwamedh Ghat. Mendicanti.

Varanasi, 9 dicembre 2016. Mendicanti al Dasashwamedh Ghat.

Questa mattina sono stata fino a Chowk a cercare una sim card indiana, ma è stato impossibile trovarla ad un prezzo equo. Molti negozi di cellulari erano chiusi ed anche gli sportelli A.T. M. incontrati lungo il percorso erano sbarrati. In realtà ce n’era uno con una lunghissima fila di gente indiana che aspettava il proprio turno. Non credo fosse possibile prelevare per gli stranieri! Sono anche passata per la postazione del mio amico guru, al ghat, ma non c’erano né lui né i suoi seguaci. Anche l’altare e il focolare in cemento che con così tanta meticolosità avevano costruito sono stati demoliti.

Varanasi, Bengali Tola, 9 dicembre 2016. Preghiera a Shiva.

Varanasi, Bengali Tola, 9 dicembre 2016. Preghiera a Shiva.

Varanasi, 10 dicembre 2016

Freddo, nebbia, crisi delle banche e degli affari per il ritiro delle banconote da 500 e da 1000 rupje segnano questo momento indiano, ma il periodo dei matrimoni è ugualmente in pieno svolgimento.

Varanasi, 10 dicembre 2016. Una sposa al Dasashwamedh Ghat.

Varanasi, 10 dicembre 2016. Sposa al Dasashwamedh Ghat.

I cortei nuziali arrivano al Gange accompagnati dai musicisti o senza, ripetendo, forse in modo più contenuto, gli stessi scenari con i tradizionali rituali che li caratterizzano.

Varanasi, 10 dicembre 2016. Matrimonio al Chousatti Ghat.

Varanasi, 10 dicembre 2016. Matrimonio al Chousatti Ghat.

Varanasi, 11 dicembre 2016

E’ domenica e sta splendendo il sole. Lungo i ghat c’è molta gente oggi! Il freddo degli scorsi giorni si è attenuato e l’atmosfera è festosa! Qualcuno mi ha detto che nei quartieri islamici si sta festeggiando l’anniversario della nascita di Maometto e per questo motivo molti servizi rimarranno chiusi per tre giorni. Anche gli induisti sono in festa per qualche altro motivo.

Varanasi, 11 dicembre 2016. Dal Chousati Ghat sul lungo Gange.

Varanasi, 11 dicembre 2016. Il lungo fiume visto da Chousatti Ghat.

Sui ghat la temperatura è primaverile e molti uomini stanno facendo il bagno. I guru e tutti i celebranti sono in piena attività con piatti di fiori, candele accese, incensi fumanti, impasti di farina e acqua. Anche i barcaioli hanno un bel da fare con induisti, turisti e gruppi di musulmani in attesa di raggiungere l’altra sponda.

Varanasi, 12 dicembre 2016. Arrivi alla festa islamica per la nascita di Maometto.

Varanasi, dicembre 2016. Arrivi di islamici per i festeggiamenti della nascita di Maometto.

Le barche sono richiestissime e quelle già al largo si stanno muovendo lentamente, sempre inseguite dai numerosi stormi di gabbiani. L’energia di Varanasi mi riempie l’anima! Sui ghat, bancarelle di fiori, mucchi di taniche per portare a casa l’acqua del Gange, venditori di zucchero filato, di palloncini, di souvenirs, di borse e borsoni creano dei punti di riferimento, alternativi, agli altarini dei guru  e ai tempietti.

Varanasi, 11 dicembre 2016. Il Dasashwamedh Ghat nella tarda mattinata.

Varanasi, 11 dicembre 2016. Tarda mattinata al Dasashwamedh Ghat.

Mucche e vitelli continuano a gironzolare imponenti e senza meta tra la gente, cercando cibo in ogni dove. Cammino oltre il Manikarnika Ghat, il grande luogo delle cremazioni. Lì stanno bruciando almeno 4-5 cadaveri in questo momento. In una pira sporgono i piedi, di una salma, con i plantari dipinti con l’henna. Accanto alle pire sono accatastati dei tronchi e, degli indiani, li stanno spaccando con il cuneo e la mazza. L’edificio accanto è in fase di ristrutturazione: lo si capisce dalle impalcature esterne in bambù e dal battito di un martello che arriva dall’interno.

Varanasi, 10 dicembre 2016. Panni stesi nella nebbia.

Varanasi, dicembre 2016. Panni stesi nella nebbia.

Quassù, al nord, ci sono meno barche che attraversano il Gange oggi e i gabbiani stanno adagiati tranquillamente sull’acqua, ora.

Esco sulla Main road affollata. Lungo i bordi della strada ci sono lunghe file di bancarelle che vendono maglie, giacconi, paraorecchie, cuffie di ogni tipo, la maggior parte usati.

Varanasi, 10 dicembre 2016. Banchetto nuziale al Dasashwamedh Ghat.

Varanasi, dicembre 2016. Banchetto nuziale al Dasashwamedh Ghat.

Al Chousatti Ghat dove sta Sonu, il mio amico barcaiolo ci vado spesso: mi siedo sulle gradinate a parlare con lui oppure a leggere. Oggi, Sonu mi ha dato una nuova versione legata alle cicatrici che porta intorno alla gola. Dice che se le è fatte lui per amore di una ragazza che ha scelto di sposare un uomo ricco anziché lui. Dice che l’amava moltissimo!Anche la casa senza finestre non è mai esistita ed è vera la versione che mi ha fornito, tempo fa, il cugino, quello che possiede le barche che stanno accanto a quelle di Sonu.

12 dicembre 2016

Camminata a Godaulia fino all’altezza della chiesa protestante. Prendendo poi una stradina sulla sinistra mi sono addentrata all’interno del quartiere islamico dove, un’infinità di musulmani, stavano festeggiando l’anniversario della nascita di Maometto.

Varanasi, 12 dicembre 2016. Arrivi ai festeggiamenti per l'anniversario della nascita di Maometto.

Varanasi, 12 dicembre 2016. Arrivi al quartiere islamici per l’anniversario della nascita di Maometto.

Lì, in un cortile avevano allestito un palco dove un cantante si esibiva con delle canzoni accompagnato da una musica. C’erano diversi bambini con il tipico cappellino e le bambine con il velo tradizionale. Gruppi di fedeli con le bandiere sventolanti stavano arrivando in continuazione su dei camion addobbati con fiori e stoffe colorate. Da un palazzo lì accanto s’intravedevano diverse persone, per lo più donne, intente ad ammirare dall’alto l’evento.

Varanasi, 12 dicembre 2016. Bambini islamici in festa per l'anniversario della nascita di Maometto.

Varanasi, 12 dicembre 2016. Bambini islamici ai festeggiamenti per l’anniversario della nascita di Maometto.

Ai ghat c’erano diverse persone e molti uomini: anche oggi hanno fatto il bagno. La temperatura era mite e sul tardi è apparso un bellissimo sole che è rimasto tutto il pomeriggio. Verso sera si è levata la luna, quasi piena!

13 dicembre 2016

Un giro per Godonia ad esplorare i vicoletti pullulanti di negozi del vastissimo quartiere islamico.

Varanasi, 13 dicembre 2016. L'incrocio di Godonia in versione invernale.

Varanasi, 13 dicembre 2016. Godonia.

Poi, passeggiate e soste lungo i ghat. Mi sento come in trans, avvolta in un’atmosfera surreale.

Varanasi, 13 dicembre 2016. Il quartiere islamico accanto ad una moschea. Godonia, quart is

Varanasi, 13 dicembre 2016. Quartiere islamico di Godonia.

L’energia di Varanasi, l’atmosfera idilliaca dei ghat mi stanno davvero portando in una dimensione surreale!

Varanasi, 13 dicembre 2016. Pomeriggio lungo i ghat

Varanasi, 13 dicembre 2016. Pomeriggio lungo i ghat.

14 dicembre 2016

Son tornata nel vivace quartiere islamico, tra le antiche, strette stradine lastricate, immerse nella polvere sollevata dal traffico e dal movimento velocissimo dei numerosi piumini passati sulle merci esposte fuori dai negozi.

Varanasi, 13 dicembre 2016. Quartiere musulmano 13-12

Varanasi, dicembre 2016. Quartiere musulmano nei pressi di Bengali Tola.

Anche i gas di scarico delle moto si fermano nei vicoletti, di quelle moto che nonostante il poco spazio vanno avanti e indietro suonando i clacson per farsi strada tra i passanti. Anche risciò, biciclette, carretti, uomini con enormi scatoloni sulla testa chiedono continuamente di passare in fretta lungo i viottoli affollati di gente e bancarelle. E’ difficile muoversi qui, ma soprattutto si fa fatica a respirare. I fitti negozi che fiancheggiano i vicoletti e le gallerie sono addobbati a festa, con bandiere islamiche e lucette colorate che s’innalzano verso il cielo.

Varanasi, Bengali Tola, 14 dicembre 2016. Sulla Main Road.

Varanasi, Bengali Tola, 14 dicembre 2016. Sulla Main Road.

A volte intraprendo qualche diramazione, ma se mi accorgo che i negozi diradano seguo il cammino della gente per tornare nei vicoletti principali. In questo assembramento di persone e cose, in ogni angolo trovano spazio anche molte cagne affamate, con le mammelle gonfie di latte e penzolanti che testimoniano la recente maternità. Ieri sera ce n’era una che allattava ben 7 piccoli in un angolo, vicino ai ghat, riparato con un telo. Le scimmie ci sono sempre; dall’alto osservano le persone attendendone la loro distrazione per afferrare qualche cibo. Mentre guardo verso l’alto e osservo il  movimento delle scimmie da un palazzo all’altro, un grosso pacco mi sfiora la testa. Qualcuno grida al fattorino di stare più attento!

Varanasi, 14 dicembre 2016. Meditazione davanti al tempietto del Rama Ghat.

Varanasi, 14 dicembre 2016. Meditazione al tempietto del Rama Ghat.

All’interno dei vicoletti fa ancora freddo, nonostante si sia alzato un caldo sole. Quando arrivo nei piazzali dove splende il sole mi tolgo il giaccone e lo rimetto quando rientro nei vicoletti. E’ un togli e metti continuo! Da Godaulia o Godonia arrivo a Chowk, percorrendo i vicoletti. Ora attraverso la Main Road e mi dirigo verso i ghat. Mi sembra di riconoscere i dolci delle pasticcerie, ma forse mi sbaglio: sono tutte simili. No, sono proprio quelle! E’ una gran conquista riconoscere i luoghi tra i vicoletti!

Varanasi, 14 dicembre 2016. Pellegrina solitaria lungo i ghat.

Varanasi, 14 dicembre 2016. Pellegrina solitaria lungo i ghat.

Arrivo ai ghat: sono affollatissimi di pellegrini! Molti uomini si son fermati a fare il bagno, le donne stanno camminando con i loro borsoni sulla testa. Si ritroveranno tutti al Manikarnika Ghat, il grande ghat delle cremazioni.

Varanasi, 14 dicembre 2016. Lungo il Gange.

Varanasi, 14 dicembre 2016. Lungo il Gange.

Anche il Gange è percorso da barconi carichi di pellegrini, oggi. Vanno verso sud o all’altra sponda! La giornata è caldissima e mi siedo a leggere al sole.

varanasi, 15 dicembre 2016

Varanasi, 15 dicembre 2016. Mucca che mangia i fiori delle offerte al Gange.

Varanasi, 15 dicembre 2016. Mucca che mangia i fiori delle offerte al Gange.

Ancora nei quartieri islamici esplorando nuove stradine, tra zerbini sbattuti in faccia e motorette che cercano di farsi spazio muovendosi alternate nei due sensi.

Varanasi, 15 dicembre 2016. Tendopoli in un parco nei pressi di Godonia.

Varanasi, 15 dicembre 2016. Tendopoli in un parco nei pressi di Godonia.

Sbuco in un ampio cortile recintato con all’interno delle tende, dei panni accatastati e stesi, dei cumuli di immondizie. Qui vivono i poveri, mi dice qualcuno. Più giù, sempre in quell’area, dei ragazzini e degli adulti stanno seduti, gironzolano o giocano a calcio. Il cancello è chiuso con un lucchetto, ma c’è un via vai di persone che riescono ad entrare attraverso un buco fatto apposta nell’inferriata. Poco più avanti, di fronte al parco ci sono due macellerie di soli polli dove le bestiole vengono prelevate dalle gabbie esposte all’esterno, ammazzate, spiumate tagliate a pezzi e, volendo, anche cucinate.

Varanasi, 15 dicembre 2016. Bancarelle a Godonia.

Varanasi, 15 dicembre 2016. Bancarelle a Godonia.

Poco più avanti c’è la zona piena di negozi di stoffe: Mi ricorda il libro: “Il paradiso delle signore” letto qualche mese fa. Compro una stoffa a fiorellini: la sto ammirando da qualche giorno. La porterò dal mio sarto sick per farmi confezionare un ulteriore paio di braghe. Oggi, tutti gli sportelli bancomat sono chiusi, anche quello dove avevo prelevato 2000 rupje pochi giorni fa. Nemmeno la banca, nonostante le mie carte di debito e credito è in grado di darmi del denaro.

Varanasi, Bengali Tola, 15 dicembre 2016. Intervento pubblico del partito di Rahul Gandhi sulla demonetizzazione in India.

Varanasi, Bengali Tola, 15 dicembre 2016. Intervento pubblico del partito di Rahul Gandhi sulla demonetizzazione in India.

In una piazzetta di Bengali Tola c’è un animato intervento di rappresentanti del Partito del Congresso, capeggiato da Sonia e Rahul Gandhi, che espongono i problemi della crisi monetaria in cui il Paese versa.

Varanasi, 16 dicembre 2016

A Godaulia, all’incrocio con la chiesa protestante ho preso un autorisciò collettivo per andare alla stazione ferroviaria a comprare il biglietto per Khadwa, nel Madhia Pradesh.

Varanasi, 16 dicembre 2016. Il risveglio del guru.

Varanasi, 16 dicembre 2016. Il risveglio del guru.

Partirò da qui il 20 dicembre e arriverò là il 21, alle 4 di mattina. Poi, da Khadwa, prenderò la corriera per Maheshwar dove incontrerò mio figlio e trascorreremo qualche momento del periodo natalizio insieme. Nel pomeriggio son tornata allo sportello bancomat di ieri, a Chowk, ma anche oggi era chiuso come tutti gli altri ATM.

Varanasi, 16 dicembre 2016. Sera al Dasashwamedh Ghat.

Varanasi, 16 dicembre 2016. Sera al Dasashwamedh Ghat.

Sui ghat ho incontrato un’elegante donna vestita di arancione che mi ha confermato di essere una sadhu. In serata, mentre me ne stavo seduta a leggere “Delitto e castigo” di Dostoevskij è arrivato Sonu con una giovane coreana che camminava aiutata da una stampella. Lei mi ha raccontata che è nata in Corea e quando è rimasta orfana l’hanno portata in un collegio. Poi, è stata adottata da una famiglia belga e vive tuttora a Bruxelles. In un altro ghat, ho incontrato una signora austriaca che stava viaggiando da sola per la prima volta. Era molto titubante sulle scelte da fare per la serata dal momento che il suo hotel stava distante, nei pressi dell’Assi Ghat. Alla fine ha scelto di rientrare subito, a piedi attraverso i ghat. Domani si recherà a Ranchi dove sta seguendo un progetto di un’ associazione austriaca di sostegno alla povertà.

Varanasi, 17 dicembre 2016

Passeggiata oltre Chowk fino ad un piazzale appena allestito con delle giostre per bambini: le macchinine, la ruota panoramica, il bruco.

Varanasi, Chowk, 17 dicembre 2016.

Varanasi, Chowk, 17 dicembre 2016.

Accanto c’erano due tende per l’abitazione dei giostrai. Le diverse bancarelle vendevano utensili da cucina, di acciaio e plastica, dolciumi e frutta secca, capi di abbigliamento globalizzati. In uno spazio accanto, un po’ appartato, stava un mercato tibetano.

Varanasi, Rajenda Ghat, 17 dicembre 2016. toro con mantello.

Varanasi, Rajenda Ghat, 17 dicembre 2016. toro con mantello.

All’interno del piazzale gironzolavano soltanto dei gruppetti di studenti, probabilmente appena uscita da scuola o, data l’ora, durante la pausa pranzo. Poi, ho camminato verso i ghat e mi sono immersa nella lettura, seduta, tra i pellegrini, sulle gradinate piene di sole. Passando sotto il porticato che sta subito dopo il Manikarnika Ghat ho visto la sagoma del sadhu che vive lì. Stava disteso sulla lunga panca di cemento con il suo scheletrico corpo avvolto in una coperta dalla testa ai piedi. Degli indiani che stavano lì accanto mi han detto che aveva la febbre. Stare sui ghat, camminare su e giù, fermarmi a guardare la gente, sedermi a leggere e a meditare mi trasportano sempre più in una dimensione surreale.

Varanasi,17 dicembre 2016. Venditori notturni lungo i ghat.

Varanasi,17 dicembre 2016. Venditori notturni lungo i ghat.

Sarà forse per l’intensità delle energie religiose che si concentrano in questo luogo! Oggi mi siedo a pranzare in un ristorantino diverso: un servizio accurato, camerieri in divisa, gente che parla sottovoce. Il prezzo è doppio rispetto ai miei soliti ristorantini: due euro! Vicino al Dasashwamedh Ghat incontro un gruppetto di donne: rappresentano tre generazioni, nonna, madre e figlia adulta. Con loro c’è anche una zia. Sono arrivate in pellegrinaggio da una cittadina non molto distante da Varanasi. Mi dicono che han lasciato i loro mariti a casa.

Varanasi, 16 dicembre 2016. Sera al Dasashwamedh Ghat.

Varanasi, dicembre 2016. Sera al Dasashwamedh Ghat.

Di sera, dei bambini piccoli si aggirano per il Dasashwamedh a vendere palloncini e, tornano spesso al banchetto degli arachidi che sta qui, accanto a dove sto seduta, su un palco, insieme ad un altro anziano. Poco più su si sta svolgendo la cerimonia serale e io me ne sto qui ad osservare incantata il via vai di barche che arrivano alla cerimonia e poi, alla fine, ripartono. Torno al Chousatti Ghat dove Sonu sta rientrando in barca con una turista indiana. E’ felice, anzi, sembra già innamorato di lei!

Varanasi, 18 dicembre 2016

Passeggiata attraverso la Main Road fino al quartiere Manikarnika e discesa al Gange percorrendo i viottoli. Sia nella Main Road sia nelle stradine ho incontrato diversi funerali che arrivavano recitando i soliti mantra. Una salma aveva il volto scoperto: era una donna anziana con degli orecchini d’oro e un anellino alla narice sinistra. In quei vicoli ho incrociato pure l’indiano che parla perfettamente l’italiano e fa la guida turistica per Avventure nel mondo. Stava accompagnando un gruppetto di turisti in una guesthouse del posto.

Varanasi, 18 dicembre 2016. Il bagno sul Gange delle capre e dei caprettini.

Varanasi, 18 dicembre 2016. Il bagno sul Gange delle capre e dei caprettini.

Sono passata anche sotto il porticato a vedere come stava il baba ammalato. Incredibile, era in piena forma nella sua solita posizione yoga. Più avanti, un ragazzo stava facendo il bagno a due capre adulte e ai loro tre capretti. Lui ne stava insaponando una, mentre l’altra e i tre piccoli intirizziti si stavano già asciugando al sole. Camminando lungo i ghat ho incontrato una coppia di francesi con la loro figlia minore, quattordicenne. Lei, un’insegnante, è potuta andare in pensione con pochissimi anni di servizio in quanto madre di tre figli.

Varanasi, 18 dicembre 2016. Barcone con pellegrini in partenza dal Manikarnika Ghat.

Varanasi, 18 dicembre 2016. Barcone con pellegrini in partenza dal Manikarnika Ghat.

Sui ghat è arrivato anche Pakrash , un indiano conosciuto la scorsa primavera e con il quale son rimasta in contatto via internet. Al Chousati Ghat, Sonu era triste forse perché aveva atteso invano la ragazza indiana conosciuta ieri.

Varanasi, 19 dicembre 2016

Camminata nei vicoletti tra Bengali Tola e Chowk e discesa lungo i ghat. Ormai mi oriento abbastanza spontaneamente in questi labirinti. Vicino al Manikarnika Ghat ci sono ben otto barconi con centinaia di pellegrini e un gran movimento di fotografi e venditori che gironzolano loro intorno con borse, cartoline, occhiali, cibi e bevande di ogni genere, vestiti per bambini, piattini di fiori per le offerte al Gange….

Varanasi, 19 dicembre 2016. Arrivi di pellegrini sui ghat.

Varanasi, 19 dicembre 2016. Arrivi di pellegrini sui ghat.

Un barcone con 70 pellegrini è in viaggio da Indore, mi traduce uno studente seduto accanto a me sulla gradinata.

Varanasi, 19 dicembre 2016. Gruppo di donne mendicanti con bambini mentre riposano al Dasashwamedh Ghat.

Varanasi, 19 dicembre 2016. Gruppo di donne mendicanti con bambini mentre riposano al Dasashwamedh Ghat.

Anche più giù c’è un barcone dal quale scendono dei pellegrini che si dirigono verso il vicino tempio.

Varanasi, 19 dicembre 2016. Acquisti di cartoline sui ghat.

Varanasi, 19 dicembre 2016. Acquisti di cartoline sui ghat.

Di sera, mentre sto chiacchierando con Sonu sulla scalinata del Chousati Ghat arriva Prakash che, incredibilmento, un po’ scherzando, mi chiede di sposarlo! Lui, ha 38 anni, io ne ho 68! Con un matrimonio di questo tipo risolverebbe senz’altro il suo desiderio di viaggiare in Europa e ovunque!

 

Vrindavan 2016, (Uttar Pradesh)

Vrindavan, il piazzale dell'ingresso al tempio Hari Krishna.

Vrindavan, aprile 2016. Il piazzale dell’ingresso al tempio Hari Crishna.

Il percorso in pullman da Delhi a Vrindavan attraversa distese di campi di grano a volte già tagliato, con i chicchi messi ad essiccare e la paglia raccolta in covoni, un paesaggio già più volte incontrato durante questi mesi. Tornano anche le capanne fatte di sterco e lo sterco messo ad essiccare sui tetti a terrazza e sugli usci delle case. Dal finestrino vedo una donna che ne trasporta una grande quantità sul capo dentro un contenitore di alluminio. Arriva qualche villaggio con le bancarelle che vendono cetrioli, uva, banane e bibite fresche. Incrociamo diversi carri colmi di erba o di verdura trainati dai cavalli. Ancora ciminiere fumanti di fornaci che fabbricano mattoni e camion, tanti camion che li trasportano altrove. E ancora camion carichi di rotoloni di juta e altri con i cassoni pieni di lamine d’acciaio. Ricompaiono i greggi di pecore e capre che paiono sempre uguali, sempre gli stessi. Siamo a Chata e molti viaggiatori scendono qui.

Vrindavan, via del tempio.

Vrindavan, aprile 2016.  La Via del Tempio.

A Vrindavan dei ragazzi mi indicano una guest house: è un ashram di una famiglia di bramini Hari Crishna. Hanno entrambi una cinquantina d’anni: il marito si occupa delle puja, la moglie conduce l’ashram. C’è un tempio nel cortile interno chiuso in una gabbia per proteggerlo dalle numerose scimmie che vivono praticamente lì. Il figlio della coppia ha 25 anni e commercia in sari sintetici. Lo vedo trascorrere molto tempo davanti alla tv e ogni tanto ricevere gente nel salotto di casa. A volte vedo uscire dal piano di sopra dei gruppi di ragazze che lavorano per lui. Al piano terra ha una stanza dotata di qualche sedia e una scrivania che chiamano ufficio, ma non ci sono né gli arredi nè le attrezzature comuni di un ufficio. Le stanze dell’ashram sono quasi tutte disabitate. Quelle più economiche al piano di sopra paiono abbandonate: lungo le scale compaiono numerose le feci delle scimmie che gironzolano tranquille dappertutto.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Mendicanti vicino al tempio di Krishna.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Mendicanti vicino al tempio di Crishna.

Sto per andarmene quando la signora mi offre una stanza dignitosa accanto alla sua abitazione e rimango lì. Non hanno fretta di avere i miei dati e nemmeno di ricevere il pagamento. La sera la signora viene a chiacchierare in camera mia e mi racconta che proviene dal Panjab ed ha un’altra figlia laureata che vive negli USA. Lei stessa è laureata in storia dell’arte, ma si è sempre occupata soltanto della famiglia. Si interessa di chiromanzia e mi legge la mano sinistra cercando conferme su avvenimenti del passato e del presente. Rimaniamo d’accordo di andare insieme al meeting di Amma che si svolge in un ashram, poco lontano di qui. L’appuntamento è per le 8.00 di mattina. Ci auguriamo la buona notte con baci e abbracci. La mattina non si fa vedere: aspetto fino alle 9.30 e poi decido di andare da sola al meeting.

Vrindavan, 8 aprile 2016. La zona delle bancarelle al meeting della guru Amma.

Vrindavan, 8 aprile 2016. La zona delle bancarelle al meeting della guru Amma.

Qui la folla è immensa: donne in sari o vestite di bianco, uomini in abiti tradizionali, sadhu, ragazzi vestiti in camicia e cravatta entrano ammassati per andare a cercare un posto a sedere sotto l’enorme tendone dell’ashram. La folla aumenta sempre più: diventa necessario mettere le sedie anche all’esterno lasciando soltanto uno stretto percorso pedonale che affianchi le bancarelle. La parte commerciale con vendita di DVD, libri, magliette e altri oggetti legati alla guru è molto vasta e curata.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Bancarelle al seguito della guru Amma.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Bancarelle al seguito della guru Amma.

Anche qui è difficile passare: la gente, gente comune, spinge per andare in tutte le direzioni. All’interno del tendone c’è un grande palco e in alto stanno scorrendo delle immagini registrate della guru. Lassù ci sono molti uomini vestiti di giallo, arancione, bianco e rosa che a turno prenderanno la parola dopo l’arrivo di Amma. Si nota solo una donna sul palco che più tardi parlerà da lassù. Qua e là sotto il tendone c’è qualche donna vestita di rosso, come lo sono anch’io casualmente oggi: sono le swami-mi- dice la donna in bianco seduta accanto a me- le donne sadhu legate alla guru.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Amma meeting1

Vrindavan, 8 aprile 2016. Amma meeting.

Amma quando arriva sul palco viene accolta da numerosi applausi. E’ una donna sorridente, grassa, con un punto rosso racchiuso dentro un cerchio bianco sulla fronte e del colore bianco tra la faccia e i capelli che le incornicia il volto. E’tutta vestita di bianco e sta seduta in posizione yoga molto attenta agli interventi che si susseguono numerosi. Ogni tanto si sente un grido collettivo, forse dicono “Rade Rama” e tutti insieme dalla folla si alzano delle braccia. I vari personaggi del palco e della platea fanno la fila per mettere al collo della guru la collana di rose rosse e la stola gialla che lei di volta in volta si toglie dopo averli baciati. Le portano doni, tra cui moltissimi alberelli da trapiantare. L’avvolgono in uno scialle bianco: lei si alza per ricevere un grande attestato incorniciato.

U.P. Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del covegno della guru Amma.

U.P. Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del convegno della guru Amma.

Ora parla lei, Amma, nella sua lingua nazionale: viene coperta dai fotografi e dai video operatori che le si accalcano davanti. E’ una guru molto amata ed è la prima volta che viene qui a Vrindavan. Un indiano mi racconta che la povera gente le è molto grata per la donazione da lei fatta a favore della costruzione di un ashram per loro. Me ne sto seduta per un po’ di tempo ad ascoltare e ad osservare: parlano in indi ma su diversi schermi compaiono delle veloci sintesi in lingua inglese. Mi guardo intorno: militari e addetti alla sicurezza sono appostati ovunque. Pensavo di essere entrata senza alcun controllo, ma solo ora vedo che le porte di accesso alla sala sono tutte dotate del sistema di sicurezza.

U.P. Vrindavan, Floga Ashramam, 8 aprile 2016. Meeting della guru Amma.

U.P. Vrindavan, Floga Ashramam, 8-aprile 2016. Meeting della guru Amma.

Un anziano vestito di bianco seduto accanto a me ogni tanto mi tocca le ginocchia e i piedi; chiedo alla ragazza accanto se ci sia un significato e lei mi risponde che non lo sa e sorride. Nel primo pomeriggio ritorno nel mio ashram e la signora mi restituisce il passaporto: si è alzata tardi e si sente molto stanca: e se ne torna a riposare. Di sera esco a camminare lungo la via che porta al Thakur Banke Bihari Temple dedicato a Krishna. Qui a Vrindavan ci sono diversi fedeli anche occidentali legati a Krishna, molti dei quali si sono trasferiti definitivamente qui, in questo luogo sacro.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del convegno della guru Amma.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del convegno della guru Amma.

Uomini e donne vestono di bianco, ma in modo diverso gli uni dalle altre. Portano una o più collane di tulsi al collo attraverso le quali si riconoscono come appartenenti ad Hari Crishna e tengono una mano sempre dentro un sacchetto dove hanno la corona del mantra che recitano in continuazione. Oltre agli oggetti sacri lungo le strade non mancano ristorantini, pasticcerie, fruttivendoli, negozi di stoffe, casalinghi e giocattoli. I mendicanti qui sono numerosissimi: chiedono elemosine, bevande e cibi con molta, troppa pretesa.

zona tempio

Vrindavan, 8 aprile 2016. La zona accanto al tempio di Crishna.

All’interno del tempio dedicato a Crishna è vietato scattare delle foto e vengo ripresa più volte. Si entra scalzi e i fedeli fanno la fila per portare i loro doni ai sacerdoti nella cappella del Crishna nero: portano dolci, stole e collane di rose che poi vengono ridistribuiti ad altri. La cappella sta su un altare contornato di colonne d’argento e pareti rosate e in alto stanno appesi mazzi di foglie verdi, allungate; in alto ancora, intorno a tre lati del salone scorrono dei terrazzini interni dai quali si accede a delle stanze. Ogni tanto si alzano le voci che recitano “Hari, Hari, Crishna, Are, are” e tutti in contemporanea alzano le braccia al cielo. A momenti la tenda dell’altare viene tirata per pochi attimi.

Interno del tempio

Vrindavan, 8 aprile 2016. Il tempio dedicato a Crishna.

Alzando lo sguardo scorgo dei colombi che volano tra le travi e poi stanno per lungo tempo fermi, immobili. E’ tardi quando lascio il tempio: compro del cibo e della frutta per la cena e torno all’ashram. Qui c’è un ragazzino che frequenta la 10^ classe in un college di sanscrito che vive con la famiglia come ospite: ha 15 anni, ma è ancora molto bambino. Questa sera sta aspettandomi: mi informa che la signora mi deve parlare con urgenza e mi accompagna nel salottino di casa. La donna mi chiede dove sono stata tutto questo tempo e mi dice che devo lasciare immediatamente il suo ashram per dei problemi con la polizia e non ne conosce i motivi. E’ tardi e le chiedo di poter rimanere ancora una notte, ma lei mi risponde che per il bene di suo figlio e di suo marito non posso più rimanere lì. Le chiedo se il suo ashram è accessibile soltanto agli indiani e mi risponde affermativamente. Cerca o finge di telefonare per prenotare una camera per me al Floga Ashramam dove si è tenuto il convegno della guru Amma. Avevo pagato 3 notti come acconto e lasciato i miei dati e lei mi restituisce quanto pagato in più. Preparo i bagagli, regalo le 10 rupje che avevo promesso al ragazzino che quasi mi schernisce per l’irrisorietà della somma e lascio l’ashram. Il Floga Ashramam è al completo. Lascio i bagagli in una stanza adibita a negozio alimentare in occasione convegno e faccio un giro nell’ashram di fronte. I prezzi sono molto alti e l’ambiente è troppo raffinato per i miei gusti. Torno al Floga Ashraman e faccio un ultimo tentativo: fortunatamente m’imbatto in uno degli organizzatori che con qualche spostamento riesce a trovarmi una stanza, ma soltanto per una notte. Non c’era stata nessuna telefonata né prenotazione, naturalmente!

Ingresso al tempio.

Vrindavan, 8 aprile 2016. L’entrata al tempio dedicato a Crishna.

9 aprile 2016

Mi sono spostata in tarda mattinata e sono al Munger Raj Mandir Ashram, di proprietà di un guru Hare Crishna, Shirila Sadhu Manaray, discendente di una famiglia di marajà che già in passato aveva messo a disposizione le sue ricchezze per degli ideali di vita comunitaria e spirituale. L’ashram sta dall’altra parte degli altri due precedenti, in una zona tranquilla e non lontana dal centro. Verso sera vado a camminare verso la zona del Katyayani Peet Temple, un tempio induista affollato per l’ora che i fedeli dedicano alla preghiera e alle offerte.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Katyayni Peet Temple. Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Katyayni Peet Temple.

Nel piazzale adiacente al tempio ci sono le bancarelle che vendono fiori, candele, giocattoli, bevande e cibi. C’è anche una vecchia giostra, una piccola, vecchia ruota panoramica fatta girare manualmente e affollata di bambini e adulti.

Vrindavan, 9 aprile 2016, sera. La ruota panoramica accanto al Katyayani Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016 sera. La ruota panoramica accanto al Katyayani Peet Temple.

Nel cortile, all’interno di una rete posta per evitare l’invasione delle scimmie c’è una moltitudine di donne impegnate a suonare un organetto, a cantare e a danzare al centro dello spazio. Sotto la loggia ci sono dei sacerdoti, seduti in posizione yoga, che stanno leggendo dei libri sacri ad alta voce.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Preghiera con strofinio di monete su una parete del Katyayni Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Preghiera con strofinio di monete su una parete del Katyayni Peet Temple.

Sul retro, sempre all’interno del tempio, delle donne e degli uomini stanno strofinando delle monete sulla parete di marmo implorando la dea affinché li aiuti ad aver del denaro. Davanti all’altare del Katyayni Peet Temple un sacerdote vestito di azzurro riceve i doni dalla folla e li ridistribuisce. I fedeli avanzano a spintoni e allungano le braccia per dare e ricevere i soliti doni: collane di fiori, dolci, stole. Di fronte alla loggia c’è un’altra gabbia con all’interno dei musicisti in attesa di suonare della musica sacra con degli strumenti tradizionali.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Offerta e redistribuzione dei doni al Katyayni Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Offerta e redistribuzione dei doni al Katyayni Peet Temple.

Uscendo dalla zona del tempio faccio un giro ad esplorare questa zona di Vrindavan che ancora non conosco. Incrocio una serie di negozi che vendono sacchi pieni di grano che gli acquirenti portano immediatamente a macinare nei vicini rumorosi mulinelli a scoppio che stanno accanto. In ogni negozio o bancarella c’è qualcuno con un bastone in mano impegnato a cacciare le scimmie che in questa zona sono molto numerose e velocissime ad afferrare cibo e oggetti senza alcun timore.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Katyayani Devi Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Katyayani Devi Temple.

Più avanti, dove ci sono i ristorantini all’aperto e dove vendono alimenti appena cucinati c’è ovunque un addetto a cacciare le mosche con uno scopino.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Il luogo per i canti e le danze delle donne del Katyayni Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Il luogo per i canti e le danze delle donne del Katyayni Peet Temple.

10 aprile 2016

Verso sera vado in centro e arrivo per caso al Shahji Temple, una zona invasa dalle scimmie che strappano con una velocità fulminea tutto quello che i visitatori tengono in mano e le calzature che lasciano all’esterno del tempio. I negozianti dei paraggi hanno trovato una forma di guadagno nel recuperare gli oggetti finiti tra le zampe degli animali gettando loro, di volta in volta, del cibo. Queste, per afferrarlo, lasciano cadere l’oggetto che viene restituito alla persona dietro un cospicuo compenso.

Vrindavan, 10 aprile 2016. Sfilata di carri con le immagini delle divinità.

Vridavan, 10 aprile 2016. Sfilata di carri con le divinità.

Oggi è domenica e per le vie centrali c’è una processione con maestosi carri mossi da fragorosi motori a scoppio: trasportano a suon di musica personaggi in costume e immagini rappresentanti le diverse divinità induiste. Il corteo è partito dal Katyayani Peet Temple ed è accompagnato da numerosi fedeli, da una banda di musicisti, da un gruppo di bambine vestite con sfarzosi abiti di colore rosso ricamati con fili d’orati: tengono tra le mani dei flauti che a momenti suonano sotto la guida di un maestro. Dalle finestre e dai terrazzini una moltitudine di gente si sporge per assistere alla festosa esibizione.

Vrindavan, 10 apprile 2016, sera. Il carro con la divinità Ganesha durante la sfilata.

Vrindavan, 10 aprile 2016, sera. Il carro con la divinità Ganesha durante la sfilata.

11 aprile 2016

In tarda mattinata vado nella sala dove c’è il guru: qui c’è un via vai silenzioso di seguaci di diverse nazionalità che si inginocchiano toccando con la fronte il pavimento per salutare la loro guida spirituale. Molti di loro si fermano ad ascoltare la lettura di brani sacri che lui commenta interagendo a volte con il pubblico. Tra i seguaci ci sono coppie con bambini piccolissimi e con bambine quasi adolescenti. Molte famiglie straniere vivono qui e i loro figli frequentano le scuole pubbliche.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Nella sala del guru al Mungar Raj Madir Ashram.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Nella sala del guru al Mungar Raj Madir Ashram.

Verso sera torno in centro e ripercorro le strade e i vicoli che ormai riconosco. Al ritorno un auto risciò si offre di portarmi nella via del mio ashram in Mathura Road per sole 5 rupje. All’interno ci sono già due donne che mi sorridono invitanti e accoglienti. Durante il percorso prendo dal borsello, che tengo legato al giro vita, il portamonete per cercare le 5 rupie e lascio aperta la cerniera. La donna accanto infila subito la mano in questa apertura e fruga all’interno. Me ne accorgo subito e lancio un urlo: lei toglie la mano e mi indica la sua borsa dove, secondo lei, stava cercando qualcosa. La guardo con severità, in silenzio, a lungo negli occhi: lei sostiene il mio sguardo. L’autista si ferma poco dopo in una strada laterale non molto vicina al mio ashram e mi indica la direzione opposta per raggiungere la giusta via.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Uno scorcio della biblioteca dell'ashram Mungar Raj Mandir.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Uno scorcio della biblioteca dell’ashram-Mungar-Raj-Mandir.

12 aprile 2016

Parlo un po’ con Jagatam, un’insegnante di sostegno in pensione americana che vive in Inghilterra, ma trascorre lunghi periodi qui, in questo ashram. Proviene da una famiglia cattolica e il suo vero nome è Donna. Jagatam è il nome che le è stato assegnato da un altro guru Hare Crishna, ora scomparso. Sia lei che il marito, anche lui Hare Crishna, vivono qui in India, ma in città diverse. Donna mi conferma la consuetudine che avevo già riscontrato altrove in India: le coppie, quando raggiungono una certa età, scelgono di dividersi per intraprendere un percorso spirituale autonomo.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Ingresso al Katyayani Temple.

Vrindavan, aprile 2016 verso sera. L’entrata del Katyayani Temple.

Donna seguirà il guru Shirila Manaray nel viaggio in Italia che intraprenderà nel prossimo mese di giugno. Insieme a lei verrà in Italia anche suo figlio che ha 31 anni e vive in Inghilterra. Mi conferma, inoltre, che il guru dell’ashram è un principe discendente di una famiglia reale indiana. E’ un personaggio molto impegnato socialmente e, attualmente, sta coordinando diversi progetti umanitari, educativi e culturali sia in India che in Europa.

Vrindavan, 11 aprile 2016, sera. Il tempio del Mungar Raj Mandir Ashram.

Vrindavan, aprile 2016, sera. Il tempio del Mungar Raj Mandir Ashram.

13 aprile 2016

Sono in partenza per Delhi: vado un attimo a salutare il guru principe che sta seduto in posizione yoga su una sedia nella sua camera, la stanza senza porta che comunica con la sala riunioni e la biblioteca. C’è sempre qualche seguace insieme a lui: delle persone in età matura, sia indiani che occidentali, che vivono praticamente lì. Alcuni ragazzi e qualche ragazza, tutti europei, stanno in questo periodo collaborando per il funzionamento dell’ashram in cambio di vitto e alloggio.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Canti e musiche nella sala del guru al Mungar Raj Mandir Ashram.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Canti e musiche nella sala del guru al Mungar Raj Mandir Ashram.

Tra i ragazzi indiani che abitano e collaborano al funzionamento dell’ashram ce n’é uno di 21 anni, sempre vestito di giallo. Proviene da Chitrakoot ed è molto fiero di raccontarmi che Vrindavan è attraversata dallo stesso fiume della sua cittadina: il Jamuna. Lui, lo vedo sempre indaffarato a filtrare l’acqua e a trasportarla in delle botti di plastica nelle stanze servendosi di un triciclo con carretto incorporato. Un altro ragazzo, vestito con abiti comuni, si occupa della stalla dove ci sono diverse mucche e vitelli che si cibano con gli avanzi della cucina e della mensa. Questi giovani sono un po’ coordinati da un anziano indiano con la barba e i capelli bianchi, sempre vestito di bianco, un Hari Crishna che gira continuamente intorno al cortile con un vecchio motocarro, quando riesce a metterlo in moto.

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Vrindavan, aprile 2016. La sala del guru.

In auto risciò raggiungo la stazione ferroviaria di Mathura: ripercorro il tragitto che già avevo fatto, ma in autobus, una settimana fa. Riattraverso i campi di grano, questa volta visti dalla rete ferroviaria: ora i mucchi di chicchi sono numerosissimi, a volte stanno lì ad essiccare altre sono già messi nei sacchi per essere trasportati altrove. E’ una zona pianeggiante questa, tutta coltivata a grano che ora, dopo la sua mietitura ha lasciato una vivace distesa di stoppie gialle sul terreno. Rivedo i covoni di paglia e le capanne di interi villaggi costruite con la paglia, qualche nuovo campo arato, qualcuno bruciato per la concimazione, qualche altro allagato: c’è anche un branco di bufali, bianchi e altri neri all’ombra dei pochi alberi verdi intorno. E’ circa mezzogiorno e la temperatura s’aggira intorno ai 38° e ugualmente donne e uomini sono al lavoro nei campi su dei trattori o con le schiene abbassate a sistemare il grano e la paglia per il trasporto e la vendita. Siamo vicino alla città di Hazrat Nizzamudin. Prima di entrare in questa stazione il treno rallenta e ai lati si possono scorgere dei villaggi di baracche tutte attaccate, costruite con lamiera, plastica e ramaglie. Sono molto piccole, composte da una sola stanzetta, ma tutte possiedono l’antenna parabolica sulla copertura, formandone una distesa.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Un dipinto sulle pareti della biblioteca del Mungar Raj Mandir Ashram.

Vrindavan, aprile 2016. Un dipinto sulle pareti della biblioteca del Mungar Raj Mandir Ashram.

Arrivo a Delhi e per una volta tanto mi lascio portare in una guest house scelta dal guidatore del risciò, così prenderà la provvigione.