Verso Maheshwar, Madya Pradesh, 21 dicembre 2016
Sono le 4:00 di mattina e sono appena arrivata a Kadhwa, nel Madhya Pradesh.
Kahdwa, 21 dicembre 2016. Bus station alle quattro di mattina.
Da qui, devo prendere la corriera per Maheshwar che sta a circa 4 ore e mezza da qui. Là, ci sarà Simone, mio figlio! Il treno da Varanasi a kadhwa era affollatissimo di gente che dormiva un po’ dappertutto. Per consentirmi di scendere è intervenuto un anziano indiano che è riuscito a far spostare le donne e i bambini che dormivano addossati alla portiera. La stazione degli autobus sta a due passi da quella ferroviaria e lungo il tratto di strada ci sono i soliti numerosi motorisciò in piena attività tutta la notte. Qualche figura allampanata, coperta da un plaid fino alla testa, gironzola infreddolita tra i vari botteghini, sempre aperti. Qua e là ci sono gruppi di persone accovacciate che si riscaldano intorno a dei piccoli falò. Alla stazione degli autobus c’è un porticato sotto il quale stan dormendo per lo più delle donne e dei bambini. La stazione è affollata, nonostante l’ora, di persone che stanno aspettando di partire, ma anche di gente che arriva qui e si ferma il tempo di aspettare la coincidenza per un’ altra destinazione. Dovrò attendere almeno tre ore per prendere la corriera diretta a Maheshwar: potrei prenderne una che va da un’altra parte e lì cambiare, ma non mi fido dal momento che qui non sbiaciccano nemmeno una parola d’inglese. Prendo uno, due cjai sotto il porticato e mi metto a scrivere questi appunti. Uno dei ragazzi dei botteghini mi porta una sedia di plastica bianca, sporca e fatiscente, appoggiata sopra ad un’altra mezza rotta anch’essa. Le musiche che provengono dai vari botteghini sono assordanti e in più si mescolano le une con le altre creando un gran frastuono. Arriva un numeroso gruppo di viaggiatori imbacuccati in coperte colorate e si ferma a far colazione al botteghino di fronte a me. Comprano: verdure tritate, patate sottilissime essicate e salse messe su un pezzo di carta di giornale. Le mangiano con un cucchiaino d’acciaio che poi restituiscono al ragazzo del negozietto. Lì in parte, sul pavimento, c’è un pentolone con dell’acqua. L’attingono con un pentolino e si bagnano la faccia strofinandola con le mani, un po’ come fanno i gatti quando si lavano. Alcuni si spostano più in là e versano l’acqua per lavarsi viso e denti da una bottiglia di plastica. I denti se li i lavano accuratamente strofinandoli con un dito e sputando in terra l’acqua usata per risciacquarli. Alcuni anche si pettinano.
Maheshwar, 21 dicembre 2016. Tramonto sui ghat.
Qualcuno viene ad avvisarmi che la corriera per Maheshwar è in partenza. Sono le 7.15: arriverò a Maheshwar alle 12.00 e con grande sorpresa troverò mio figlio ad aspettarmi .
Maheshwar 22 dicembre 2016. Il tramonto sul fiume sacro Narmada.
Maheshwar è splendida! C’ero già stata circa un anno e mezzo fa, ma passeggiare lungo il fiume sacro Narmada con mio figlio, al tramonto mi ha trasportata in un mondo di favola!
Maheshwar, 22 dicembre 2016. I ghat del Narmada.
Maheshwar, 23 dicembre 2016
Maheshwar, 23 dicembre 2016. Il Tempio dedicato alla dea Narmada lungo i ghat del fiume sacro.
La favola continua! Oggi mi sono alzata più presto del solito, ma già tardi per assistere alla discesa dei pellegrini a fare il bagno al fiume e a celebrare le puja.
Maheshwar, 23 dicembre 2016. Incontri lungo i ghat.
Sono arrivata ai ghat poco prima delle 8.00 e c’erano ancora gli ultimi pellegrini che risalivano la scalinata verso il piazzale dell’ashram dove avevano alloggiato per la notte e dove stavano parcheggiati i pullman.
Maheshwar, 23 dicembre 2016. Pellegrini.
Questi pellegrinaggi lungo il Narmada si svolgono in pullman e necessitano di 20 giorni di viaggio. Arrivano durante la notte e la mattina prestissimo i pellegrini scendono a salutare il fiume e poi ripartono.
Maheshwar, 23 dicembre 2016. Lungo i ghat del Narmada.
I ghat sono frequentatissimi anche da donne nomadi di diverse età, che sfoggiando splendidi sorrisi, con diversi denti a volte ricoperti d’oro, vendono bracciali e collane coloratissimi, per lo più di vetro.
Maheshwar, 23 dicembre 2016. Pellegrinaggi ai ghat.
Maheshwar, 23 dicembre 2016. Il Tempio della dea Narmada lungo il fiume sacro a lei dedicato.
Maheshwar, 25 dicembre 2016
E’ il giorno di Natale e mi sono alzata all’alba per vedere anche oggi il sole sorgere. La mattina fa freddo, ma appena il sole si alza l’aria si riscalda. Ho fatto il bagno nel Narmada e mi son sentita avvolgere da un’intensa energia.
Maheshwar, 25 dicembre 2016. Zingarelle venditrici di collane sui ghat.
Ho parlato a lungo con Sagita, una donna inglese di 46 anni, di origine indiana, che si è trasferita qui da quattro anni. A Londra era un avvocato, possedeva una casa che ha regalato all’ex marito e ha scelto di venire qui, a Maheshwar, sul Narmada. Per vivere fa l’insegnante di yoga, ma più che altro utilizza i risparmi che ha messo da parte quando stava in Inghilterra.
Maheshwar, 25 dicembre 2016. Le vedove mendicanti.
Maheshwar, 26 dicembre 2016
Il Natale è passato in armonia con mio figlio e con Consuelo, Armando e nipoti sentiti al telefono. Oggi sul fiume c’è una fitta nebbia, ma i pellegrini stan facendo il bagno e celebrando i rituali ugualmente.
Maheshwar, 26 dicembre 2016. Il bagno con la nebbia.
Per le puja le donne si dispongono in cerchio o allineate in base allo spazio che hanno a disposizione; appoggiano le immagini sacre e dei pupazzi con collane, delle ciotole e dell’acqua su delle tovaglie e dei centrini. Accendono poi le candele alimentate dal ghii, una specie di burro fuso, e muovono le fiamme nell’aria con gesti circolari accompagnandole con il suono di campanelli.
Maheshwar, 26 dicembre 2016. Rituale all’apice della celebrazione.
Alcune cantano dei mantra mentre gli uomini si inseriscono nel rituale solo a tratti e prendono le noci di cocco con alcuni segni rossi, appena dipinti, e vanno a gettarle nel fiume.
Maheshwar, 26 dicembre 2016. Rituale.
Le donne dipingono con le dita dei punti rossi su tutti gli altri simboli e sulle fronti di ognuno e ognuna di loro e cercano il portamonete nascosto nel seno per prendere le monete da donare al fiume Narmada. Sia donne che uomini mi offrono dei grossi granelli di zucchero e delle caramelle bianche. Una di loro mi porge anche il vassoio con le fiamme accese che cerco di muovere nell’aria, imitando i loro movimenti.
Maheshwar, 26 dicembre 2016. Donne in posa.
Concluso il rituale, ripongono con molta cura gli oggetti in cestelli di plastica e borse. Dietro di me è comparso un barbiere che sta già rasando barba e capelli ai pellegrini che in fila attendono il loro turno.
Maheshwar, 26 dicembre 2016. Donne in pellegrinaggio.
Alle 12.00 prendiamo la corriera per Mandu; 50 km in 2 ore e mezza. Anche qui c’ero già stata, ma vivere con mio figlio i posti dove lui sceglie di sostare più a lungo mi porta a scoprire dei dettagli nuovi e significativi (vedi Mandu).
Trascorriamo alcuni giorni a Mandu: il 29 dicembre, verso mezzogiorno ci spostiamo nella Piazza del mercato per prendere la corriera per tornare a Maheshwar. Polizia e ambulanti ci forniscono degli orari completamente diversi tra di loro. Alla fine accettiamo di salire su un furgone fatiscente insieme ad un numeroso gruppo di pellegrini. Attraversiamo per lo più stradine sterrate tra i campi coltivati con i pellegrini seduti dietro su due panche di metallo poste l’una di fronte all’altra. Noi due, siamo seduti davanti insieme all’autista: una rete metallica ci separa dai pellegrini. Da dietro arrivano i canti delle donne insieme a delle grandi vampate di fumo da sigaretta.
Maheshwar, 29 dicembre 2016. Tramonto sul Narmada.
Maheshwar, 31 dicembre 2016
Son seduta in alto, su un tempietto rivolto verso il fiume, nella zona dove c’è il grande ashram che accoglie i pellegrini. Oltre ad essere l’ultimo giorno dell’anno è anche sabato e i ghat sono affollatissimi.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Incontro sui ghat.
Questa zona è frequentata da agricoltori e pastori che arrivano in pellegrinaggio e si fermano soltanto una notte e la mattina si riversano al fiume per celebrare le puja. Nella parte est, verso il palazzo del marajà, in una zona adibita a lussuoso albergo, si trova, invece, gente della media ed alta borghesia indiana: veste in modo del tutto occidentale, chiede continuamente di scattare dei selfie assieme agli occidentali, fa il giro in barca fino all’isoletta accanto e se ne torna all’hotel.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Puja.
Nella zona ovest, proprio ora si è allineata verso il bordo del fiume una lunga fila di uomini e bambini con il dorso nudo e un telo bianco annodato intorno alla vita. Stanno pregando! E lo fanno sia prima di immergersi nell’acqua sia dopo esserne usciti. Un anziano Baba con una lunga barba bianca mette loro nelle mani dei semi e tutti insieme poi recitano dei mantra. Il vecchio guru, con dei lunghi calzini grigi ai piedi, se ne sta seduto sulla gradinata e ogni tanto viene colto da una forte tosse che lo costringe ad interrompere la preghiera.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Rituali sui ghat.
Poco più in là, ed anche oltre, altri pellegrini stanno celebrando delle puja per gli antenati, impastando la farina con l’acqua. Disposti, su un telo, ci sono tutti i prodotti della terra e i cibi vegetali ricavati da essi. Ci sono anche dei sacchetti con i diversi colori simbolici in polvere.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Puja per gli antenati.
In una postazione due figli e un celebrante stanno disponendo le palline di farina ed acqua allineate su due file. Le irrorano insieme a tutti gli altri alimenti con l’acqua e dispongono della paglia sopra. Son cerimonie alle quali ho già assistito in varie zone dell’India, ma queste sono molto accurate e ricche di elementi.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Asciugatura dei vestiti dopo il bagno.
M’addentro nella cerimonia degli antenati ricordando uno per uno i miei cari defunti. Le palline sono oltre una decina: solo dopo aver ricordato tutti i miei cari mi accorgo di aver dimenticato il mio primo marito e i suoi genitori. Mi vengono le lacrime agli occhi, ma prendo coscienza che è un nodo doloroso e poco sereno che devo ancora risolvere dentro di me.
Maheshwar, periferia, 31 dicembre 2016. Madre e bimba di etnia Pawar.
Nel pomeriggio ci spostiamo a far visita al campo rom dove abitano le ragazze che vendono le collane lungo i ghat. L’accampamento dista due-tre km dal paese e un ragazzo ci da un passaggio in motocicletta fin là. Le casette sono semplici, costruite in cemento o mattoni. Ci accolgono in cortile e ci offrono il cjai in delle coppe con il fondo molto alto.
Maheshwar, dintorni, 31 dicembre 2016. Donna di etnia Pawar nel campo nomadi.
Bambini e ragazze giovani, già madri, ci attorniano e si mettono in posa per farsi fotografare: sono nomadi dell’etnia Pawar ci dicono. Prima di questo campo, subito dopo il ponte, ce n’era un altro, fatto di tende e di ripari precari. Il ragazzo della moto ci dice che quelli sono i luoghi degli Adivasi che si spostano qui a periodi per svolgere delle attività agricole.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Campo nomadi di etnia Pawar.
La sera è accompagnata fino oltre la mezzanotte dallo scoppio fortissimo di fuochi d’artificio. Faccio un giro sui ghat per vedere cosa succede là e trovo il Narmada tappezzato di candele dei desideri.
Maheshwar, 31 dicembre 2016. Mendicanti sul far della sera.
Questo evento lo organizza ogni fine anno il marajà che abita nel palazzo adibito ad hotel. Ho messo delle candele dei desideri anch’io, nel Narmada, qualche ora fa.
Maheshwar, 1 gennaio 2017
E’ una giornata piena di sole ed esco sul tardi dirigendomi verso i ghat per una stradina diversa. Mi addentro tra le abitazioni del villaggio e arrivo ad una casetta con un’insegna riferita ad una scuola di yoga. Mi fermo a leggere la tabella e mi trovo davanti Sangita, la donna di lontana origine indiana, nata e cresciuta a Londra, che da quattro anni vive qui. Quella casetta con la tabella è la sua abitazione. Ci accordiamo per trovarci più tardi quando ci saranno anche mio figlio e Gil, lo scenografo canadese che sta nella stanza accanto alla mia.
Maheshwar, 1 gennaio 2017. Puja di donne.
Al tramonto mi siedo un po’ qua e un po’ là sui ghat e vengo sommersa dai numerosi turisti indiani che mi chiedono di farsi fotografare insieme.
Maheshwar, 1 gennaio 20 17. L’ora del tramonto sui ghat.
E’ una giornata particolare e moltissimi indiani sono arrivati qui dai villaggi, dai paesi e dalle città vicine per fare il bagno nel Narmada e celebrare i rituali, ma anche soltanto per passeggiare lungo il fiume e farsi i selfie.
Maheshwar, 1 gennaio 2017. Tramonto.
Maheshwar, 2 gennaio 2017
Simone è partito per Orkameshwar: tornerà a piedi da lì insieme ai pellegrini che percorrono il tragitto lungo il fiume Narmada.
Maheshwar, 2 gennaio 2016. Quartiere islamico.
Nelle tarda mattinata sono andata da Sangita, la donna anglo-indiana che abita qui. Vive in una buia e minuscola casetta composta da una saletta che fa da ingresso e zona pranzo. Poi c’è una stanzetta rettangolare con la parte per cucinare e un letto accanto. Dietro una tenda sul fondo dell’ingresso ci stanno i vestiti appesi a delle grucce. Secondo Sangita, il fatto che arrivi poco sole all’interno dell’abitazione, è un privilegio che tiene lontano il caldo afoso che caratterizza la zona per la maggior parte dell’anno. Kapil, l’ex compagno indiano di Sangita, ci ha dato un passaggio in motocicletta fino alla bottega del sarto che vende stoffe e confeziona vestiti. Sangita ha ordinato diversi abiti in quanto sta attendendo dei turisti inglesi ai quali terrà delle lezioni di danza, canto e yoga. Anch’io mi son fatta confezionare qualcosa.
Maheshwar, 2 gennaio 2017. Tessitrici di un’organizzazione no-profit per le donne.
Nel pomeriggio, girando per le strade interne della cittadina per cercare una matassa di cotone ho incontrato dei ragazzini che mi hanno accompagnata nella sede di un’associazione di donne tessitrici: la “Women Weave”. Si stava svolgendo una cerimonia: numerose donne erano sedute sul prato mentre gli uomini stavano in disparte, sotto un gazebo. I tessuti, belli e costosi, erano esposti su degli scaffali e degli uomini molto eleganti ne seguivano le vendite. Mentre me ne stavo andando via, le tessitrici hanno intonato un canto, per salutarmi.
Maheshwar, 2 gennaio 2017. Case con telai.
Attraversando le stradine, dalle numerose porte aperte delle case, s’intravedevano le persone tessere manovrando i telai meccanici e producendo il caratteristico rumore delle vecchie fabbriche. Questo quartiere è abitato per lo più da musulmani e si sviluppa intorno ad una piccola moschea.
Maheshwar, 3 gennaio 2017.
Maheshwar, 4 gennaio 2017
Questa mattina son rimasta a lungo sul Narmada a leggere e a guardare i pochi indiani che arrivavano ai ghat tutti imbacuccati, si spogliavano per fare il bagno e si rivestivano subito dopo aver sciacquato gli abiti e messi in vecchie borse di plastica, tutte bucherellate e stropicciate.
Maheshwar, 4 gennaio 2017. Tarda mattinata lungo il fiume.
Oggi soffia un venticello freddo qui; è conseguente alla nevicata caduta a circa 300 km da qui. Sul tardi decido di fare il bagno anch’io nonostante la bassa temperatura. Immergermi nelle acque del Narmada è stato piacevole, anche se mi son presa un bel raffreddore!
Maheshwar, gennaio 2017. Canto di pellegrini dopo il bagno nel Narmada.
Soltanto verso mezzogiorno, quando la temperatura si era ammorbidita, è arrivato un numeroso e colorato gruppo di pellegrini che si è riversato subito nel fiume per il bagno. Anche qui è seguito un gran lavorio per sciacquare, strizzare e stendere sulle pietre ad asciugare i vestiti bagnati. Verso sera sono andata da Sangita, a vedere il suo doposcuola.
Maheshwar, 4 gennaio 2017. Atività del doposcuola di Sangita.
Aiutata da Kapil, un indiano di 27 anni di famiglia benestante, al quale ha fatto da guru aiutandolo a dare un senso alla sua vita, Sangita questa settimana sta tenendo delle lezioni introduttive di musica, canto, danza, yoga e lingua inglese.
Maheshwar, 4 gennaio 2017. Il doposcuola di Sangita.
Il suo progetto di dopo scuola mira a sensibilizzare l’immaginario dei bambini per ampliare le loro aspettative nel futuro. Oggi erano presenti 86 allievi di diverse età, di differenti caste ed anche dei bambini probabilmente appartenenti a delle famiglie fuori casta. La sera son tornata alla guest house attraverso le stradine interne della cittadina. I templi, anche i più piccoli erano illuminati e tutte le porte delle case erano spalancate e con la luce accesa: alcuni componenti delle famiglie stavano seduti all’esterno, altri erano dentro le loro stanze con la televisione accesa. Tutti gli interni, composti da una-due stanze arredate con delle brandine, a volte con un divano, con l’attrezzatura per cucinare disposta su un lato, erano visibili dalla strada così, come lo è lo svolgersi della loro vita.
Maheshwar, 6 gennaio 2017
Oggi pomeriggio è tornato Simone dal percorso di pellegrinaggio sul Narmada, a piedi da Orkameshwar. Ha camminato per oltre 60 km in tre giorni, fermandosi a dormire negli ashram insieme agli altri pellegrini del Narmada.
Maheshwar, 6 gennaio 2017. Tramonto.
Verso sera sono andata ai ghat a vedere la situazione notturna del mio presepio vivente. Basta girarsi un attimo e la situazione cambia con l’arrivo di nuovi personaggi e lo spostamento di altri. Sul far della sera, poi, sotto le arcate dei templi, ma anche sui piazzali, non mancano mai le vedove che vivono di elemosina, qualche sadhu di passaggio, alcuni mendicanti vestiti di bianco. L’insieme si trasforma, in modo sempre diverso, con le bancarelle del cjai che illuminano le scene fino a tarda sera. Ci sono poi i turisti indiani che scendono al fiume per il bagno notturno e qualche raro occidentale che si fa trasportare in barca qua e là, spesso soltanto all’isoletta del tempio.
Maheshwar, 6 dicembre 2017. Il “presepio vivente”di sera.
L’aria si raffredda rapidamente dopo il tramonto del sole e anche stasera i mendicanti si stanno preparando un giaciglio ricolmo di coperte. Nell’aria si spargono le voci dei mantra e dei canti che arrivano dalle moschee e dai numerosi templi induisti.
Maheshwar, 7 gennaio 2017
Son seduta all’ombra di una pianta, sulla gradinata di un tempio. Ai due lati ci sono dei terrazzamenti dove, di solito, i pellegrini celebrano le puja per gli antenati. Oggi c’è un numeroso gruppo di pellegrini arrivati da un villaggio non lontano da qui. Sono tutti maschi ed hanno diverse età. I ragazzini parlano un po’ d’inglese e mi raccontano che sono arrivati, sul Narmada, per la tradizionale puja che si celebra all’undicesimo giorno dopo la morte di una persona cara: la loro nonna. La commemorazione, in questo caso, si svolgerà in tre giornate, dal decimo al dodicesimo giorno. Oggi è la giornata del pranzo collettivo: da più di un’ora hanno acceso un grande fuoco e in un enorme pentolone stanno cucinato del riso con delle salse. Ho intravisto anche delle specie di crocchette e tanti cjapati, forse portati da casa. Mi invitano al loro pranzo, tutto maschile, ma non posso fermarmi.
Maheshwar, 7 gennaio 2017. Per la via del centro.
Maheshwar, 8 gennaio 2017
Son tornata sui ghat e ho incontrato lo stesso gruppo di ieri con i capelli rasati a zero se non fosse per un ciuffetto lasciato intatto sulla nuca. Tutti avevano soltanto un telo bianco avvolto intorno ai fianchi: stavano celebrando la puja, un rituale che ha lo scopo di facilitare il distacco terreno della persona defunta. Mentre stavo seduta a lavorare ai ferri è arrivata Sangita: era vestita in uno stile indiano molto elegante e raffinato. Tornata in guesthouse ho trovato gli amici di mio figlio che erano appena arrivati dall’Italia. Nel primo pomeriggio siamo andati a pranzo sotto un tendone dove si festeggiava Vishnu, una delle tre principali divinità induiste.
Maheshwar, 8 gennaio 2017. Corteo del festival in movimento verso il Narmada.
Da lì, era già partito un corteo con dei camion su uno dei quali c’era un sacerdote seduto davanti ad un grande lingam di Shiva. Tutti i camion erano addobbati con fiori e immagini di divinità. I veicoli si muovevano lentamente, fermandosi per delle lunghe pause durante le quali i gruppi di uomini e donne si disponevano in cerchio per cantare e danzare accompagnati dalla musica. La sera sono tornata sui ghat: erano affollatissimi e decorati con archi, immagini di dei, sculture di una principessa benefattrice e di mucche sacre.
Maheshwar, 8 gennaio 2017. Corteo al festival induista.
Quando il corteo è arrivato sul Narmada la folla ha acceso le candele che erano appena state distribuite a tutti i partecipanti. Nel cielo sono comparsi numerosi fuochi d’artificio mentre le voci che arrivavano da un altoparlante diffondevano in ripetizione canti e mantra.
Maheshwar, 8 gennaio 2017. Festival sul Narmada.
Maheshwar, 9 gennaio 2017
Sui ghat ho incontrato Kapil: era raffreddato, ma in procinto di farsi uno dei tanti bagni giornalieri nel Narmada. Poi, è arrivato Simone insieme a Mary e ai suoi bambini piccolissimi. Lei è una giovane donna francese, sposata con un giornalista indiano di Mandu. Si sono incontrati a Delhi dove lei insegnava francese in un’università, ma con la nascita dei bambini la vita là era diventata troppo complessa e si sono trasferiti presso la famiglia del marito, a Mandu. La differenza culturale ha reso subito difficile la convivenza ed ora la coppia e i bambini sono andati a vivere da soli in un appartamento preso in affitto, sempre a Mandu. Oggi, Mary e i due bambini sono venuti qui a Maheshwar in auto per conoscere Sangita.
Maheshwar, 9 gennaio 2017. Guardando i tramonto.
Maheshwar, 10 gennaio 2017
Oggi, Sangita mi ha parlato dei suoi progetti futuri. La casetta dove abita è di proprietà del governo indiano e, l’accordo che aveva stipulato con il baba che ci abitava prima non ha alcun valore legale.
Maheshwar, 10 gennaio 2017. Davanti alla casa di Sangita.
Nei suoi progetti futuri c’è l’acquisto di un grande appezzamento di terra al di là del fiume per costruire un villaggio ecologico con tutte le strutture: le casette di bambù e fango, un ospedale ayerveda, la scuola, la produzione e la rivendita di cibi biologici. La terra qui è molto costosa, mi dice, quindi, ha bisogno di estendere la sua attività di insegnante di canto e yoga nel U.K. per accumularne il denaro necessario alla realizzazione del progetto.