Istanbul (Turchia), 4 aprile 2019

santa ssof

Santa Sofia, 4 aprile 2019. La fila per entrare.

Salgo lungo la riva che porta alla piazza di Sultanahmet, dove stanno la Moschea Blu e Santa Sofia, l’antica chiesa divenuta moschea dopo la caduta di Costantinopoli e ora adibita a museo.

ss entrata

Istanbul, Santa Sofia, 4 aprile 2019. Il portale.

Santa Sofia, l’ho già visitata, parecchi anni fa, ma credo che di allora mi sia rimasta soltanto la piacevole sensazione di aver ammirato una costruzione stupenda. Allora, l’ingresso costava molto poco: ora il biglietto costa 60 lire turche, pari a 10,00 euro. Le file per entrare sono lunghissime anche oggi, come tutti i giorni.

porta bronzo de II secolo B,C. trasportata

Porta in bronzo del II secolo A. C., trasportata a Santa Sofia nel IX secolo.

Gruppi di visitatori dall’Indonesia, dalla Cina, dall’Iran, dal Messico, dalla Francia, dalla Germania, dall’Italia e da ogni parte del mondo, seguono l’ombrello colorato o le bandierine che le guide tengono sollevati per rassicurarli. La maggior parte dei visitatori viaggia con dei gruppi organizzati, ma c’è anche qualcuno che viaggia da solo: questi, sono per lo più giovani. Tra questi solitari, ci sono i tre ragazzi che dormono in camera con me. Uno di loro è di Pechino, ha 26 anni ed è laureato in lingua tedesca. Attualmente lavora per la Wolkswagen. Un altro è brasiliano, ha 31 anni e fa il promotore pubblicitario per personaggi famosi. L’ultimo dei tre, è messicano, di Città del Messico. Tutti questi ragazzi hanno visitato la Cappadocia prima di arrivare a Istanbul, anche se là faceva freddo e  spesso nevicava intensamente. Per fortuna, a Istanbul, in questi giorni splende il sole, anche se la temperatura, in particolare dopo il tramonto, si raffredda rapidamente.

Sannnta s Loggiato

Santa Sofia, interno.

Oggi, a Santa Sofia ci sono numerose scolaresche in visita d’istruzione. Bambini e bambine delle scuole primarie, con lo zainetto colorato sulle spalle, seguono le loro insegnanti con il velo sul capo, attraverso un percorso privilegiato per loro.

salita 1 p

Santa Sofia, la salita al primo piano.

Dal portale dell’edificio si sale in una specie di tunnel di mattoni e con il pavimento in pietra grezza.. Al primo piano, alzando lo sguardo, si vedono diverse cupole e semi-cupole sostenute da file di colonne tonde che formano delle logge. Qui, il pavimento è in marmo bianco. Su un lato dell’edificio, il soffitto è a volta con riportati dei disegni di figure quadrate ruotate. Anche la parte inferiore della parete qui è in marmo.

pan verso pt

Santa Sofia, vista dal primo piano.

Sul perimetro esterno si aprono dei finestroni con la parte alta a forma di arco e i vetri racchiusi in tanti piccoli telai quadrati. Il porticato e le logge sono collegati tra loro attraverso delle aperture sostenute da delle colonne con sopra degli archi. La grande cupola, che si apre nella parte centrale dell’edificio, è incantevole! E’ contornata da finestrelle che si aprono intorno alla sua circonferenza e alle semi-cupole sottostanti, che gradualmente diventano più piccole, fino a trasformarsi in finestre soltanto, dai vetri colorati.

scolare

Santa Sofia, 4 aprile 2019. Scolaresche n visita.

In diverse zone dell’edificio sono presenti delle impalcature e in altre, delle parti coperte da teli per dei lavori di restauro. Il porticato con la loggia, ad un certo punto, curva verso destra e prosegue con dei colonnati e dei soffitti a volta con dei disegni colorati di blu e azzurro su uno sfondo giallo. In fondo a quest’ultima loggia spiccano i mosaici bizantini della Madonna con il bambino in braccio, risalente al XII secolo e quello di Cristo sul trono, appartenente all’XI secolo. Prima di questi, c’è un altro bellissimo mosaico, molto danneggiato, del XIII secolo, che rappresenta il Cristo in mezzo a San Giovanni Battista e alla Madonna.

madonna con b

Santa Sofia, 4 aprile 2019. Finestre e Madonna con bambino.

La parte dell’edificio che sta al piano terra ha il pavimento in marmo e intorno al perimetro si aprono numerose logge, diversi colonnati e un’infinità di soffitti a cupola con lampadari che arrivano quasi a toccare il pavimento. La luce che filtra dalle finestre, poste ad altezze diverse, crea un’atmosfera di mistero e surreale. Sono soltanto le voci dei bambini delle numerose scolaresche che riportano, questa sensazione di sogno, ad una dimensione più reale.

mosaico XIII

Mosaico del XIII secolo raffigurante il Cristo con la Madonna e Giovanni Battista.

E’ molto strano come ricordassi soltanto il piacere provato anni fa nel visitare questo edificio, ma non ne ricordassi i minimi dettagli. E’ stato come vederla per la prima volta!

loggia

Santa Sofia, loggia al primo piano.

Esco da Santa Sofia e pecorro la grande Divanyolu Caddesi, una strada piena di ristoranti, pasticcerie, gelaterie, banche e uffici di cambio. Ritrovo la moschea “Nur-U Osmadij” del Nuruosmaniye social complex che ho visitato l’altro giorno ed entro nel grande parco che arriva fino al portale d’ingresso del Gran Bazar.

gran bazar

Istanbul, 4 aprile 2019. Gran bazar.

Da lì, assaggiando i vari dolci e la frutta secca che i negozianti offrono ai visitatori per attirarli nelle vendite, arrivo nel piazzale di Eminonu. Sono le 17 e 30 e qui c’è ancora moltissima gente che fa acquisti o sta seduta sulle panchine a chiacchierare.

grann baz

Gran Bazar di Istanbul.

Oltre ai negozi di formaggi, pesce, frutta secca, olive e ai carretti che vendono pane dolce e caldarroste c’è un uomo che gira tra la gente con numerose bandiere della Turchia, di misure diverse, tra le braccia.

Hisilicon Balong
La piazza di Eminonu verso l’ora del tramonto.

Riesce a venderne qualcuna, qua e là, alla gente che se ne sta andando via.

mercato piazza Eminonu

Il mercato di Eminonu.

Mentre il sole sta calando, attraverso di nuovo, ma per stradine diverse, il Gran Bazar, raggiungo la piazza di Sultanahmet e mi avvio verso l’ostello.

me

Istanbul (Turchia), 3 aprile 2019

Ieri è morto il baba dell’Assi ghat di Varanasi. Qualcuno dei suoi amici ha postato l’annuncio su Facebook con la foto di come è stato trovato: pareva dormisse, sotto il suo albero sacro. Addio Amrit Netra: uomo di grande cultura e coraggio.

Baba Amrit Netra Assi Ghat 3 aprile 19

Il baba Amrit Netra, morto nel sonno, sotto l’ albero sacro dell’Assi ghat, in cui viveva.

Con la tristezza nel cuore pensando a quel grande personaggio di asceta, conosciuto meno di un mese fa, a Varanasi, inizio la mia giornata di Istanbul. Camminando lungo la costa del Mar di Marmara incontro le rovine del Bucoleon Palace, quello che resta di una costruzione iniziata tra il 408 e il 450 a.D., sotto l’impero di Theodosius II, e ampliata nell’era di Teofilus, tra l’829 e l’842, a. D. Le parti ancora visibili appartengono probabilmente a quest’ultimo periodo.

Le rovine del Bucoleon Palace,829-842, a. D.

Le rovine del Bucoleon Palace.

Cammino ancora per un lungo tratto per raggiungere la stazione ferroviaria di Sirkeci da dove parte ogni sera il treno per Sofia, in Bulgaria. Quando arrivo là, mi accorgo che avrei potuto accorciare di molto la distanza, tagliando in verticale il percorso, ma me ne sono resa conto soltanto dopo.

Hisilicon Balong
La stazione ferroviaria di Sirkeci.

La stazione, difatti, si trova nei pressi del ponte di Galata, uno dei posti da me preferiti, qui ad Istanbul. Sono venuta qui, a Sinkeci o Sirkeci, per acquistare il biglietto per Sofia e partirò sabato notte, alle 22.40, da Alkali, un’altra stazione, collegata a Sirkeci con una navetta. L’arrivo a Sofia è previsto per il giorno dopo, verso le 9:30 di mattina. La stazione di Sirkeci è molto vecchia ed elegante: mi ricorda un po’ quella di Gemona, negli anni ’50. Qui, le vetrate sono colorate e le panchine sono in legno scuro e circolari.

La stazione ferroviaria di Sirkeci

La stazione di Sirkeci con le panchine rotonde.

Ci sono diversi tavolini, piccoli e squadrati, per il the, in più parti del salone, tutti con una tovaglietta appoggiata sopra e delle persone sedute intorno. Da Sirkeci o da Alkali, mi racconta il ragazzo della reception, partiva l’Orient Express fino ad una quindicina di anni fa. Era il treno che collegava Istanbul con l’Europa e arrivava fino a Parigi passando per Venezia o Trieste.

piante merc

Istanbul, mercato delle piante e delle sementi di Eminonu.

Accanto alla stazione ferroviaria c’è un vasto mercato di piante da giardino e da orto e anche diversi tipi di sementi sfuse e confezionate. Ci sono, pure, dei negozi che vendono cibo per gli animali. Lì accanto c’è anche la “Moschea Nuova” di Eminonu, grande e imponente.

in moschea

Preghiera delle donne nella Moschea Nuova di Eminonu.

L’avevo già ammirata in lontananza, perchè emerge da tutta questa zona ed anche dal di là del ponte di Galata. Oggi entro a visitarla: sull’entrata c’è un guardiano che controlla i visitatori. Il regolamento della moschea prevede che ci si tolga le scarpe prima di appoggiare i piedi sul tappeto e io vengo subito richiamata. All’interno c’è parecchia gente, sia uomini che donne assorti nelle loro preghiere. Le parti riservate alle donne, qui, sono due, separate dal grande salone degli uomini con delle grate in legno. La moschea è sostenuta da delle grandi colonne in pietra di forma circolare e da diverse altre a forma di parallelepipedo e rivestite di piastrelle blu.

Staz bus

Eminonu, la Stazione degli autobus che sta accanto al ponte di Galata.

Sono circa le 15:00 e oggi pranzo nel piazzale del ponte di Galata dove ci sono i ristoranti affollati ed economici. Verso l’ora del tramonto, torno verso l’ostello attraverso il bazar che ha una delle entrate proprio qui, nella piazza di Eminonu.

ristor Gall ok

Ristoranti nella zona del ponte di Galata.

Arrivo con facilità a Sultahnamet dove le due grandi moschee, quella Blu e Santa Sofia, sono avvolte dalla luce rossastra del tramonto.

Santa Sofia

Santa Sofia al tramonto.

I raggi del sole che filtrano, obliqui ormai, attraverso gli alberi spogli accentuano ancora di più il colore rosa dell’antica chiesa che assume un aspetto surreale, quasi fiabesco, a quest’ora.

la piazza di Sultanahmet

Istanbul (Turchia), 2 aprile 2019

Oggi, tutte le foto scattate con tanto impegno, nei diversi  luoghi attraversati, non so perchè, sono andate perse.

Dalla mattina fino a quasi sera ho ripercorso, lentamente, il tragitto effettuato ieri con la guida, e, Istanbul, mi sta piacendo molto. C’ero già stata qui: una prima volta, quasi 40 anni fa, nel 1980, quando ero in coppia con Armando. Eravamo arrivati in auto e dormivamo in tenda, in un campeggio della periferia di Istanbul. Poi, ero tornata nel 1988, 21 anni fa, con mio figlio, che allora aveva 17 anni. Stavamo in un appartamento di un’amica, nella Istiklal Caddesi, nei pressi della torre di Galata, dall’altra parte del ponte. Oggi, esco dal mio raffinato ostello a metà mattinata, salgo lungo la riva della vicina Ayasofia street e attraverso l’Arasta Bazaar. Questo mercato è piccolo ed elegante; pare nuovo con i suoi diversi negozi di cuscini, tappeti, profumi, piastrelle, abiti e bigiotterie varie. Arrivo alla Sultan Ahmet Camii, la moschea del sultano Ahmet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu. E’ stata costruita tra il 1603 e il 1617 ed è un capolavoro di armonia ed equilibrio, tra le proporzioni degli elementi che la compongono. La piccola cupola posta in alto, sopra il portale dell’entrata aveva lo scopo di indurre il visitatore a sollevare lo sguardo verso il cielo. Ci sono anche altre cupole e semicupole che attirano l’attenzione della gente; queste si susseguono numerose e vanno a raggiungere la grande cupola e i sei minareti che s’innalzano verso il cielo. L’interno della Moschea Blu è immenso: i rivestimenti delle cupole e delle pareti con le maioliche dai colori blu, rosso e verde sullo sfondo bianco creano un effetto magico. Anche le vetrate colorate sono suggestive. I pavimenti sono coperti da una moquette che ricorda i disegni dei tappeti tradizionali. Anche le 6 colonne che sostengono l’edificio sono mastodontiche, in pietra e con le forme arrotondate. All’interno si possono osservare degli uomini e delle donne che stanno pregando, separatamente, negli spazi a loro riservati. In fondo, su un davanzale ci sono dei libretti per bambini e per adulti, scritti in diverse lingue, che contengono delle spiegazioni riguardo ai valori di riferimento della religione musulmana. In un libro a parte c’è anche la versione del Corano, tradotta in varie lingue, tra le quali anche l’italiano e ne prendo una copia. Esco dalla Moschea Blu e mi sposto verso Santa Sofia. Lì, l’entrata è a pagamento, 600 lire turche, l’equivalente di 10,00 euro. Le file di attesa per l’acquisto del biglietto sono lunghissime. Lascio perdere, per oggi, e raggiungo il Nurvosmaniye social complex e la moschea Nur-U Osmani che ne fa parte. Costruita in stile barocco durante l’era di Osman, tra il 1749 e il 1755, questa moschea è alta 24 metri ed ha 124 finestre e due alti minareti. L’interno è bianco ed ha un enorme lampadario circolare che arriva molto in basso nel salone. La moschea ha qualche altro piccolo elemento barocco sia nella biblioteca che nella tomba e nella fontana pubblica che la compongono. Lì accanto c’è il Gran Bazaar che si apre con una grande galleria dal tetto a botte e con diversi rivestimenti in maiolica e il pavimento in pietra. Sul portale dell’ingresso compare la data del 1461. L’interno è affollato di gente che cammina e si ferma nei vari negozi. Ci sono botteghe di dolciumi, frutta secca, gioielli, bigiotteria, amuleti con l’Occhio di Fatima, contro il malocchio. E ci sono molti negozi di scialli, foulard, vestiti e tappeti: tutta merce molto raffinata. Un negoziante mi ferma per mostrarmi degli scialli. Ha la carnagione molto chiara; difatti, i suoi genitori sono originari dalla Bosnia e sono arrivati a Istanbul una quarantina di anni fa, quando lui era piccolo. Guardando alcune parti piastrellate del bazar, come la grande fontana rivestita in maiolica e alcuni archi simili mi tornano in mente, lentamente, le immagini che anche in passato mi erano rimaste impresse. Questa parte del Gran Bazar è stata restaurata e le cupole in mattoni sono ben conservate. Accanto ad un negozio di dolci incontro un ragazzo pakistano che lavora lì. Mi mostra la sua carta d’identità, una tessera elettronica con la bandiera turca stampata in alto. Mi dice che in Pakistan c’è una grande crisi economica e manca il lavoro anche nella grande metropoli economica di Karachi. Mi muovo piano, piano e osservo il gran via vai di uomini che corrono qua e là con un vassoio tondo, appeso a tre ganci tenuti insieme da un anello.Vanno a portare i bicchieri pieni di cjai nei negozi. Come riescano a non versare nemmeno una goccia di the non l’ho mai capito. Esco dal Gran Bazar proprio dal portale che sta nella direzione del ponte di Galata. Fa freddo, ma ora c’è il sole e la temperatura è più mite. Questa zona si chiama Eminonu ed ha una grande moschea che si vede in lontananza e pare nuova. Il piazzale è pieno di gente seduta sulle panchine a chiacchierare. Qui, ci sono molti negozi di formaggio, frutta secca, salumi, pesce, carne e dolci. Ci sono anche dei carretti che vendono delle ciambelle di pane dolce. Poco più là, c’è anche l’entrata con lo screening per lo Spice Bazar, il mercato egiziano delle spezie. Su una pietra del portale, accanto al nome, è riportata la data: 1597-1664. Cerco una rivendita di pane per farmi un panino al formaggio, ma non la trovo. Compro una ciambella dolciastra dal carrettino e dei filamenti di formaggio in un negozio e pranzo così. Poi, da un venditore ambulante prendo il cjai. Attraverso il ponte di Galata e, vedo con sorpresa che, sia nel piazzale che lo precede, sia sotto i pilastri c’è una lunga fila di ristorantini che offrono dei cibi allo stesso prezzo o forse meno del mio pane e formaggio con il cjai.