Karnataka. Tra Hospet e Hampi. Incontri sull’autobus.
11 dicembre 2015: da Tanjore ad Hampi.
Ho viaggiato tutta la notte fino al pomeriggio per raggiungere Hampi. Ho valutato che in questo posto ero già stata, come anche a Tanjore del resto, ma rivedendo alcuni luoghi dopo qualche anno mi sto rendendo conto di aver raggiunto una maggior consapevolezza nell’avvicinarmi alla storia e alla cultura delle città. Qui ad Hampi non piove, anzi, fa caldo e ci sono un’infinità di templi da visitare.
Karnataka, dintorni di Hampi. La cittadina di Kamalapura.
Nel tratto da Bangalore ad Hospet sono riapparse le colline, con massi enormi, di colore rossastro, in bilico sugli strapiombi e qualche macchia verde di cespugli qua e là. Qui, ora, c’è una vasta pianura ricca di alberi con dei grossi frutti penzolanti, forse carrube, diversi bananeti e un’infinità di palme da cocco e di piante di avocado. Coltivazioni di mais, canna da zucchero, legumi, grano, riso, cipolle, piante di cotone, girasoli, colza si notano un po’ dappertutto. Da alcune parti le canne di granoturco sono secche e i contadini le stanno sistemando su dei carri di legno trainati da bufali saltellanti, ma anche da qualche vivace trattore. Capre, mucche, bufali e maiali pascolano sotto gli occhi vigili dei padroni che siedono all’ombra dei maggiociondoli in fiore. Lassù, sul profilo delle montagne spuntano ancora delle pale eoliche, che non paiono disturbare il paesaggio. I segni del vento si notano dalla posizione dei pali della corrente elettrica che seppur in cemento stanno inclinati in tutte le direzioni. Ci sono diversi campi appena arati, anche lassù, sulla pendenza della collina e sia in quelli lontani sia in quelli lungo i prati che fiancheggiano la strada, compaiono i covoni di paglia e fieno.
Karnataka, Kalamapura, nei pressi di Hampi. Trasporti comuni di persone e cose.
La strada è percorsa da un’infinità di camion carichi di merci che arrivano e partono; ogni tanto si fermano a riposare nelle diverse piazzuole di sosta sempre piene. La corriera per Hospet, ora, sta attraversando delle cittadine: Hinyur, Chitradurga, Osarilli, Fulli, tutte animate da vivaci mercati, da uomini che si spostano in bicicletta o in moto, da numerosi tuc-tuc sempre in attesa di clienti, da diversi carri di legno con sacchi di iuta pieni di granaglie e trainati anche qui da eleganti bufali dalle lunghe corna dipinte e inanellate. Vicino a Hospet c’è un grande fiume e sulla riva è ormeggiata qualche piccola barca di pescatori. Più avanti ancora un altro grande fiume che pare arginato in un grosso canale: su entrambi i lati molta gente sta facendo il bucato sui lavatoi in pietra. Più avanti ancora un grosso lago. La corriera si ferma al passaggio a livello chiuso: da entrambe le direzioni la gente attraversa i binari con tranquillità, nonostante le sbarre siano abbassate. Finalmente passa sbuffando un lentissimo treno merci azionato da una vecchia locomotiva che traina un’infinito numero di vagoni.
Karnataka, Hampi. Tramonto sul Krishna o Crishna Temple.
Mentre da Hospet ci avviciniamo ad Hampi compaiono numerosi i templi che ricordano un po’ lo stile di Khajuraho. Verso sera vado al tempio principale: il Virupaksha Temple. C’è molta gente all’interno che accende lumini e porta le offerte ai sacerdoti in cambio delle benedizioni. Nel cortile i bambini giocano a rincorrersi: l’atmosfera è simile a quella che ho percepito nel bellissimo tempio di Orchaa alcuni mesi fa.
Karnataka centrale, Hampi. Cortile interno del Virupaksha Temple, XV secolo.
12 dicembre 2015
In mattinata torno per un attimo al Virupaksha Temple a sentire l’atmosfera del mattino. Salgo al Hemakuta Group of Temples dove, scendendo dalla parte opposta trovo una scultura monolitica di Ganesha, il dio elefante, alta 18 piedi.
Karnataka, Hampi, Crishna Temple. Particolare del portale, XVI secolo.
Mi siedo a contemplare l’incantevole paesaggio di massi e di templi. Qui, ci sono ogni giorno in visita numerose scolaresche di varie età, rigorosamente divise in file di maschi e femmine e con le scuole di appartenenza distinte dal colore delle divise.
Karnataka, Hampi.
Scendo dalla collina dei templi Hermakuta e incontro una donna austriaca di 54 anni che sta viaggiando in India dalla fine di novembre e rimarrà fino a marzo. Non ha un lavoro fisso: un tempo faceva l’impiegata, ma si è stancata di quel tipo di lavoro. Quando tornerà al suo paese farà la badante.
Karnataka, Hampi. Bagno di ragazze al ghat sul fiume Thungabadra.
Nel tardo pomeriggio vado a cercare la riva del fiume Thungabadra: ci sono i barcaioli che trasportano i turisti da una sponda all’altra. Di là del fiume mi dicono ci sono soltanto delle guest house: i templi anche da lì sono distanti 7 km. Mi siedo all’ombra ad osservare i turisti: ci sono molti coreani, alcuni francesi, ma anche parecchi indiani che si spostano per il weekend. Un agricoltore indiano della zona di Varanasi mi fornisce delle indicazioni sui luoghi interessanti da visitare nella zona est dell’India. Puri potrebbe essere una meta interessante.
Karnataka centrale, Hampi. Panorama dal Hemakuta group of temples. Sullo sfondo il Virupaksha Temple.
Di sera torno al Virupaksha Temple, sempre affollato e animato sia dalle persone sia dalle scimmie che scendono senza timore a raccogliere i residui di cibo lasciati dai turisti.
Karnataka, Hampi. Elephant Stable.
13 dicembre 2015
Oggi decido di concedermi il costoso giro in tuc-tuc attraverso i templi. Condivido il tour con un indiano che abita a 150 km da Hampi ed è appena arrivato qui per una gita di un giorno. Ha 37 anni, lavora per una multinazionale che vende auto giapponesi e guadagna 16.000 rupie al mese, l’equivalente di 220-230 euro. Appartiene ad una famiglia di bramini, la casta più elevata del rigido sistema hindù, così pure la moglie che lavora come insegnante. Ha due figli, un maschio e una femmina, di 12 e 6 anni. Il costo del moto-risciò e dell’entrata ai templi è molto più elevato per i turisti stranieri, ma era un giro che desideravo fare perchè non mi sentivo di affrontare la camminata di almeno sette kilometri a piedi con questo caldo. Il ragazzo del risciò ad ogni tappa mi fornisce qualche spiegazione, ma quasi ogni tempio è fornito di qualche sommaria informazione.
Karnataka, Hampi. Tempietto per puja nella zona del Vitthala Temple.
L’insieme delle costruzioni rappresentano quel che rimane dell’antica Vijayanagar e sono situate accanto all’attuale villaggio di Hampi. Le rovine di Vijayanagar sorgono su delle colline formate da massi tondeggianti che formano un paesaggio suggestivo e quasi magico. Vijayanagar è stata fondata nel 1336 ed è stata un tempo la capitale del grande impero hindu. Ha raggiunto il suo massimo splendore nel XVI secolo quando la popolazione ha raggiunto i 500.000 abitanti e gestiva il commercio delle spezie, delle pietre preziose e la produzione del cotone. La città era protetta da sette cinte murarie e si estendeva su una superficie di 43 kmq. Il grande impero si disperse improvvisamente, nel 1565, quando la città venne saccheggiata da un gruppo di sultani del Deccan.
Karnataka, Hampi. Queen’s bath, profondo 8 metri, con un sistema di entrata ed uscita dell’acqua. Architettura mista tra gli stili Hindu e Musulmano.
Il percorso in tuc-tuc è veloce: il guidatore si ferma nelle parti più importanti dell’antica città così l’indiano e io possiamo visitare: le Sister’s Rocks, il Kamala Mahal, la Dancing Hall, l’Elephant Stable, il Queen’s Bath, il Vijaya Vittala Temple, il Stone Chariat, il Hajara Rama Temple, il Lotus Mahal e il Museo Archeologico.
Karnataka, Hampi. Vitthala Temple e Stone Chariat. XVI secolo.
Verso sera torno a fare un giro al sempre movimentato Virupaksha Temple, una passeggiata di routine ad osservare i turisti devoti che portano le loro offerte ai sacerdoti e le scimmie sempre attente ad ogni risorsa di cibo da catturare.
Karnataka, Hampi. Sera al Virupaksha Temple, XV secolo.
14 dicembre 2015
Questa mattina mi sono spostata in direzione della stazione degli autobus per andare ad imbucare una cartolina al Post Office. Un ragazzino mi ha vista con la cartolina in mano e mi ha fatta entrare in una stanza semi nascosta dalle bancarelle del mercato.
Karnataka, Hampi. Ufficio postale.
Era l’impiegato dell’ufficio postale che ha attaccato due francobolli e posto il timbro sulla cartolina. L’ha messa poi in una scatola da imballaggio usata insieme ad altre due o tre, e da lì, forse, un giorno tutte partiranno.
Karnataka, Hampi. Celebrazione puja in una loggia lungo il Thungabadra River.
Sul piccolo bivio tra il mercato e la stazione delle corriere c’è ogni giorno un bambino che vende delle sottili fette bianche tagliate da una specie di grossa zucca cilindrica. Già ieri gli avevo chiesto se andava a scuola e mi pare di aver capito che non è mai andato. Oggi, lì accanto a lui c’era l’indiano agricoltore di Varanasi esperto di viaggi. Gli ho riferito che avevo tenuto conto dei suoi suggerimenti e che sarei partita tra due giorni in treno per Puri. Lui ha subito criticato il percorso suggeritomi dall’agenzia di viaggi: mi ha accompagnata là per annullare il lungo tragitto prenotato, farmi restituire quanto avevo già pagato. In agenzia ha discusso un po’ e mi ha preparato un percorso alternativo. Ho preso l’autobus per Hospet e ho comprato i biglietti direttamente alla stazione ferroviaria pagando soltanto un quinto di quanto mi aveva chiesto l’agenzia. In stazione ho scoperto che tutte le difficoltà che poneva l’agenzia non esistevano e la prenotazione è stata rapidissima. Ho riflettuto un attimo sul metodo che io chiamo “truffaldino” che consiste nell’ingannare la buona fede della persona per trarne profitto.
Karnataka, Kamalapura, dintorni di Hampi. Interni della città.
Lungo il breve tragitto in autobus mi sono goduta ancora una volta lo splendido paesaggio di templi, di campi coltivati a canne e palme, di carri in legno trainati dai bufali dalle corna dipinte, di corsi d’acqua con i lavatoi affollati. Sull’autobus, come per incanto, si sono sedute vicino a me delle donne musulmane tutte coperte dal velo nero e delle coloratissime donne locali cariche di gioielli sui capelli, sul naso, sulle orecchie che coprivano loro buona parte del volto. Sono tutte scese separatamente prima di arrivare ad Hampi.
Karnakata, Hampi. Ugra Narasimha, il maggior idolo di Hampi.
Nel tardo pomeriggio vado a leggere al Virupaksha Temple, accanto ad uno dei loggiati un tempo dedicati alle puja e poco distante dalla serie di piccole stanze disadorne a disposizione dei pellegrini. A cena, al ristorante, mi siedo accanto ad una coppia di San Marino. 56 anni lei, 44 lui: viaggiano quattro mesi all’anno e acquistano degli oggetti che poi rivenderanno nel loro negozio di San Marino.
karnataka, Hampi. King’s Balance. I re si pesavano insieme alle loro pietre preziose.
15 dicembre 2015
Nella mattinata cammino verso i ghat dove stanno le donne che lavano i panni e li stendono sul terreno e sui massi. Nel ghat dell’imbarco che porta dall’altra parte del fiume, c’è l’elefante sacro disteso che si fa il bagno. In realtà il suo proprietario lo insapona e lo spazzola versandogli l’acqua del fiume addosso. Lui muove la proboscide manifestando la sua gioia e segue i comandi del proprietario con molta velocità.
Karnataka, Hampi. Il bagno dell’elefante sacro al Thungabadra River.
Lì ai ghat già di mattina presto ci sono numerosi ragazzi in gita scolastica che, dopo essersi fatti il bagno, si accalcano nelle due cabine per rivestirsi e seguire i loro insegnanti. In un altro ghat, semi immerse nel fiume, stanno diverse ragazze e delle donne che si versano l’acqua addosso con un recipiente di plastica rosa. Dei bufali neri, più giù, stanno attraversando il fiume lasciandosi in parte trascinare dalla corrente. Più tardi li scorgerò sull’altra riva, a momenti correre e a tratti camminare brucando l’erba qua e là.
Karnataka, Hampi. Bagni al Thungabadra River.
Qui, vicino al ghat dove son seduta, c’è un altro gruppo di bufali, ma di color marrone; accanto a loro i soliti uccelli bianchi dal collo lungo che stanno prendendo il volo tutti insieme per andare ad appoggiarsi sui massi del fiume. Sugli alberi si muovono le scimmie: qui, stanno quelle più aggressive dal pelo corto, più giù, verso il Virupaksha Temple ci sono anche quelle dal pelo lungo, con i loro piccoli aggrappati al petto che somigliano a dei vecchietti. Nell’ultimo ghat, più avanti, ci sono le logge per le puja con i numerosi bramini, con il cordone beige a tracolla e il lungo ciuffo di capelli sulla nuca, che le celebrano. In questa zona lungo il fiume mi sembra di ritrovare un po’ della spiritualità di Varanasi; qui le puja paiono essere celebrate solo per la loro religiosità e non per ricevere le offerte.
Karnataka, Hampi. Lotus Mahal, dove si riunivano, al fresco, le donne di corte.
Pranzo al mio solito ristorante e si ferma accanto al mio tavolo il francese che ho incontrato ieri sera per strada e con il quale avevo scambiato qualche informazione sull’India. Ha 62 anni ed era una guardia giurata. Ora è in pensione ed è in viaggio per sei mesi verso il Sud dell’India.
Hampi, aspetti di quotidianità lungo il fiume Thungabadra.
Nel pomeriggio torno ai ghat: lungo la strada di pietra si sono aggiunti alle bancarelle i venditori di arachidi e banane. C’è molta gente nei primi ghats, ma laggiù, le logge delle puja così affollate di mattina, ora sono deserte. Proseguo il cammino senza scendere al fiume e arrivo al villaggio di Prakash Nagara , fatto di capanne e casette colorate con qualche piccolo negozio di alimentari lungo la via.
Karnataka, Hampi. Villaggio di Prakash Nagara. Gioco.
Dall’alto degli enormi massi un bambino mi chiama per mostrarmi come lancia i sassi con una specie di grossa fionda. Altri bambini per strada mi si avvicinano per chiedermi delle penne e dei soldi come fosse abituale per loro riceverli. Molte donne stanno intrecciando cordoni di plastica per realizzare delle piccole borse colorate.
karnataka, Hampi. Villaggio di Prakash Nagara.
Il villaggio tra i massi di Prakash Nagara, con qualche capra legata sull’uscio di casa, polli, galline, galli che gironzolano intorno alle capanne, un bambino che trasporta l’acqua con un’anfora di plastica dalla fontana pubblica alla sua abitazione, una bambina che spazza davanti alla sua porta con un lungo scopino di ramoscelli, mandrie di mucche, greggi di capre ovunque, forniscono un quadro lontano nel tempo se non fosse per qualche motocicletta parcheggiata qua e là che ci riporta al tempo presente. Torno verso Hampi attraverso un’altra strada che andrà a congiungersi poi alla principale. E’ l’ora del tramonto e lassù sui massi della collina Hemakuta ci sono alcuni turisti saliti per godersi lo spettacolo del calar del sole. Tra il cielo rossastro e un’altra serie di massi spiccano le sagome delle scimmie giganti. Di fronte alla collina Hemakuta c’è il tempio di Crishna, il mercato di Krishna e vado a visitarli.
Karnataka, Hampi. Crishna Bazar, XVI secolo.
E’ tardi, sono quasi le 18.00. Entro nel tempio deserto e mi soffermo ad ammirare le bellissime colonne con le figure femminili in rilievo. Di fronte c’è un grande cortile con i resti di un enorme porticato dove si teneva il mercato locale. E’ quasi buio e vado a sedermi nel cortile del familiare Virupaksha Temple. Qui, ci sono dei gruppi di famiglie accampate all’aperto per la notte. Hanno messo dei teli sul pavimento: alcuni stanno cenando, altri stanno chiacchierando, altri ancora stanno già dormendo mentre alcune donne sono intente a far addormentare i bambini più piccoli dondolandoli.
Karnataka, Kamalapura. Pattabhirama Temple, sec. XVI.
16 dicembre 2015
Questa mattina ho deciso di andare all’ambulatorio ayurveda che sta al Virupaksha Temple per il rossore ad un occhio che mi è comparso già ieri. Il medico, una donna, mi dice che è un’infezione e mi ordina delle gocce da andare a comprare in un paese poco lontano: Kamalapura. In autobus stringo amicizia con un giovane di 36 anni che vuole accompagnarmi alla farmacia e trascorrere poi la giornata girando per i luoghi della zona.
Karnataka, Kalamapura, dintorni di Hampi. Attività per le vie del centro.
A kalamapura andiamo a far visita ad una coppia di mezza età. La signora ha 40 anni e soffre da un anno di una grave forma di depressione che cura con degli antidepressivi. Ha lasciato il lavoro di impiegata e se ne sta tutto il giorno a casa davanti alla tv. Il marito è un dirigente scolastico, ma è anche proprietario di una guest house e di un ristorante ad Hampi. La scuola che dirige qui a Kamalapura ha 387 ragazzi: 206 ragazzi e 181 ragazze. Le classi sono suddivise in 8 anni, accolgono gli allievi e le allieve dai 6 ai 14 anni, sono miste e ciascuna è formata da circa 45 allievi. Alla scuola sono stati assegnati 11 docenti, compresi il dirigente e il segretario. Kamalapura conta 24.000 abitanti con una percentuale di induisti del 67% e di musulmani del 32%. C’è un esiguo numero di cattolici nonostante la cittadina conti ben 4 chiese. Salutata la coppia di coniugi, attraversiamo la Main Road e visitiamo il Pattabhirama Temple, una costruzione del XVI secolo, lievemente successiva ai templi di Hampi, ma simile nello stile architettonico.
Karnataka, Kalamapura, nei dintorni di Hampi.
Girando per il paese incrociamo carri di fieno, donne che stanno sedute all’ombra a chiacchierare, ragazze e ragazzi in divisa bianca che vanno a scuola o che tornano a casa per la pausa pranzo, maiali di tutte le età che cercano cibo, galli e galline, chiocce con pulcini, greggi di pecore e capre, mandrie di mucche e bufali. Lungo una via interna c’è anche una colombaia in legno con i colombi che covano le loro piccole uova adagiate su un po’ di paglia.
Karnataka, Kamalapura, dintorni di Hampi. Colombaia per le vie del centro.
Da Kamalapura ci spostiamo su una auto collettiva e raggiungiamo Hospet per poi attraversare in corriera dalla parte opposta dei paesetti fino a raggiungere la sponda del fiume che sta al di là di Hampi. Il giovane indiano mi racconta che è originario di Richikesh dove la sua famiglia possiede una guest house, ma lui preferisce gestire una sua attività qui, al di là del fiume, a Virupapuragaddi. Per vedere questa sua guest house percorriamo un lunghissimo tratto di strada, cambiando autobus ad un villaggio, attraversando distese di coltivazioni nelle diverse fasi di crescita e raccolta sia del grano che del riso. Alcuni campi anche qui, dopo il raccolto sono stati bruciati utilizzando un metodo antico di concimazione naturale attraverso la cenere che ricade sul terreno. Un po’ ovunque, come altrove, ci sono cumuli di granaglie che vengono lasciate essiccare al sole e poi trasportate in sacchi di iuta nei vari mercati. I villaggi che attraversiamo sono prevalentemente agricoli e i contadini sono tutti indaffarati nelle attività dei campi, aiutati a volte da qualche trattore. Guardando dal finestrino vedo pian piano ritornare le colline di sassi: siamo nella direzione di Hampi, ma dall’altra parte del fiume. Ora salgono sull’autobus scolari e studenti di diverse età, alcuni in divisa bianca, altri, i più piccoli, vestiti comunemente. Oltre allo zainetto hanno con loro una sportina con i contenitori del pranzo vuoti. Sono le 17.00 e la scuola è appena terminata. L’autobus ora sta salendo proprio in mezzo a due colline con dei massi perfettamente allineati tra di loro. In lontananza finalmente compare la torre del Virupaksha Temple. Lungo la strada incrociamo ancora bufali, pecore, capre, uccelli bianchi che qui chiamano “bacole” e corvi neri che gironzolano tra i mucchi di granaglie. Quel che rimane dei gambi rimasti nelle risaie dopo la raccolta sono avvolti in piccoli fasci e anche nei campi vicini ci sono ancora distese di piccoli covoni di paglia e fieno. Saliamo a piedi alla guest house del giovane indiano: è molto bella e adatta alle persone che cercano tranquillità e solitudine. Sono quasi le 18.00 e corro velocemente verso il porticciolo per prendere l’ultima barca che mi porterà nell’altra sponda.
Karnataka, Kalamapura, dintorni di Hampi. Mattino.
17 dicembre, mattina.
Nel pomeriggio lascerò questo posto sorprendente e mi sposterò verso Nord-Est, nella zona di Puri. Spero di trovare un luogo significativo e non turistico. Mi sono fidata dei consigli che mi ha fornito il viaggiatore che abita nei pressi di Varanasi. Viaggio un po’ a tastoni, a volte trovo luoghi autentici con ancora delle tradizioni vere tra la gente, a volte mi imbatto in luoghi completamente turistici e anonimi.
Hampi, tempietti dei desideri lungo il percorso per il Kodandarama Temple.
Nella mattinata torno ai ghat e mi siedo a leggere un po’ lungo la riva del Thungabadra River. Poi, vado a salutare il Virupaksha Temple tempio e cammino un po’ dalla parte opposta, dove ci sono degli altri templi arroccati sulla sponda del fiume. Visito solo il Kodandarama Temple, un edificio con delle parti colorate d’azzurro e una divinità tutta nera avvolta in un manto rosso. Il percorso prosegue verso altri luoghi sacri attraverso uno sterrato che fiancheggia il fiume. Questa parte del Thungabadra River è meno frequentata dai turisti, ma il tempio è pulitissimo. Ci sono delle donne all’entrata e all’interno; nella cappella della divinità c’è un sacerdote che distribuisce benedizioni. Lungo il fiume ci sono delle imbarcazioni che fanno servizio per l’altra sponda. Accanto al tempio c’è un grande albero dove le scimmie saltano tra i rami e le più piccole giocano tra di loro stando anche appese a testa in giù e aggrappandosi le une con le altre.
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