Scendo nel salone per far colazione. Mi sono attardata a scrivere sul blog e poi a cercare la chiave della camera che non trovavo. Le lavoranti del ristorante mi guardano inorridite! Penso: “sarà troppo tardi per la colazione” L’autista con il quale ho fatto un po’ di amicizia ieri sera mi avverte che non ho il velo sul capo. Me lo sono dimenticato! Corro in camera a riparare la mancanza e nessuno più fa caso a me.
Entrata della Moschea Chakhmaq.
Esco nella piazza della moschea, l’Amir Chakhmaq Square e lì incontro una coppia di italiani un po’ meno vecchi di me. Sono originari di Milano, ma ora vivono in campagna, nelle vicinanze della grande città. Lui, Paolo, è un fotografo e lei, Rossella, scrive libri di geografia per tutti gli ordini di scuole. Loro hanno già visitato l’Iran qualche anno fa e ora ci scambiamo qualche impressione su Shiraz, Yazd e su Esfahan, la mia ed anche la loro prossima meta.
Panorama sulle vecchie case di fango.
Dalla piazza della moschea entro ad esplorare la città vecchia che si apre proprio lì accanto. Mi addentro nelle stradine che si snodano tra due file di alte muraglie costruite in mattoni. A tratti, si possono scorgere i resti di quelli non cotti e soltanto essicati al sole. Questa parte antica pare disabitata, ma ho letto sulla guida che, all’interno degli alti muri, ci sono le case, alcune in rovina, ma molte sono abitate. Ma a chi chiedere delle informazioni? A volte passa qualche auto facendo delle complicate manovre e più avanti, incrocio qualche uomo che quando gli parlo scappa via e va a commentare, quello che non ha capito, nella sala da the lì accanto.
Yadz, panorama sulla città vecchia.
Chiedo soltanto dove posso trovare la vecchia casa, ma nessuno capisce quello che cerco. Arrivo in un parcheggio e da un’auto scende un giovane. Lui mi farà da guida per diverso tempo. E’ un insegnante elementare di 28 anni, ora in vacanza, in quanto le scuole resteranno chiuse fino alla metà di aprile, quando inizierà il nuovo anno scolastico.
Il giardino interno di una casa ristrutturata. La zona di fronte è abitata nella stagione primaverile.
Il ragazzo parla bene l’inglese e mi fa da interprete con gli uomini della sala da the, che ora sono curiosi di capire che cosa avevo chiesto loro poco fa. La sala da the, in realtà è una piccola stanza con un banco e due tavolini e quattro sedie per sedersi. Alle pareti sono esposte le immagini fotografiche dell’ultimo Festival del caffè, dove è rappresentata una marea di gente intorno a un grande cilindro inclinato, di metallo, che probabilmente serviva in passato per tostare il caffè. Questo arnese sta ora depositato in un parcheggio, in attesa di venir addobbato ed esposto nella prossima manifestazione.
Casa antica restaurata: interno. Yazd, 16 marzo 2019.
Il ragazzo mi accompagna a visitare la sua abitazione: c’è la parte estiva simile ad una loggia ricoperta da teli e tappeti sul pavimento e la parte chiusa da delle porte di fronte e ad un lato. Tutti i locali sono disposti intorno ad un giardino centrale. Lì, c’è il padre che sta portando del cibo alle pecore che stanno nell’abitazione antica, ora adibita a stalla. Il ragazzo mi accompagna anche lì, in quella che era stata la casa della sua famiglia in passato, costruita con il fango e ora semi distrutta dal tempo.
Resti di un’antica casa ora adibita a stalla.
Qui ci vive un numeroso gruppo di pecore, agnelli e anche un montone. La famiglia del giovane utilizza il latte di pecora per trasformarlo in yoghurt e formaggio. Il ragazzo mi accompagna poi a visitare un’altra casa, costruita 500 anni fa, ora in fase di restauro, ma abitata da un iraniano che per diversi anni ha lavorato, come panettiere, in Kuwait. Recentemente è tornato nella sua città ed è stato in grado di acquistare questa grande casa che un tempo apparteneva ad una famiglia di ricchi tessitori.
La forma ricorrente dell’ottagono.
Anche qui, con spazi molto ampi, c’è un giardino centrale, la loggia per la residenza estiva, di fronte rivolta verso Sud con le porte in legno sta la zona invernale e su un lato, con le porte che si affacciano verso Est, sta la residenza primaverile. Sopra il tetto a terrazza c’è la torre di ventilazione, un sistema di areazione per la casa che portava sollievo, nel passato, alla calura estiva.
La torretta di aereazione naturale.
Dalla terrazza se ne vedono diverse di queste torrette: sono numerose e ancora in uso nelle case, nonostante l’avvento di ventilatori e condizionatori elettrici. Il ragazzo mi fa notare il ripetersi di forme ottagonali nell’architettura della casa. Mi indica, di seguito, le porte che si susseguono a gruppi di tre, cinque sette e otto. In origine in questa casa c’era la stanza della filatura e tessitura della seta che ora verrà trasformata nella cucina di un ristorante con il forno per la cottura del pane.
Terminata la visita alla casa, il giovane maestro mi parla molto della situazione politica dell’Iran, delle penalizzazioni economiche nell’acquisto di gas e petrolio imposte dall’attuale governo Usa. Lui, ha fatto parte e forse lo è ancora dell’ “Iran National Teem” e mi mostra i suoi muscoli rassodati durante gli allenamenti. Mi parla dell’ISIS, che, secondo lui, viene erroneamente identificato con la religione islamica. Mi racconta del contributo fornito dall’Iran per la cattura di Saddam Hussein il quale aveva commesso numerosi crimini, utilizzando anche i gas nervini per sterminare la popolazione kurda. I problemi con gli USa sono sorti in seguito all’invasione dell’Iran da parte dell’Iraq e, come già mi aveva raccontato il taxista di Shiraz, dall’appoggio fornito loro dall’America. Ora, i rapporti tra Iran e Iraq sono buoni mentre, quelli con gli USA si sono guastati. Il proprietario della casa è appena tornato dalla moschea e sta preparando il pollo da cucinare. Ci offre il the e mi invita a pranzo, ma io preferisco andare verso la piazza della moschea.
La Moschea Amir Chakhmaq : interno.
Mi siedo su un gradino a trascrivere qualche appunto: arriva un altro ragazzo a sedersi accanto a me. Ha 24 anni e sta frequentando un master all’università nel settore dell’elettronica. Mi spiega che la situazione lavorativa è disastrosa in tutto l’Iran e che, su una popolazione di 80 milioni ben 3 milioni di giovani sono disoccupati e senza speranze di trovare un lavoro in futuro.
Antico pestello esposto al museo della moschea.
Entro a visitare la moschea: è grande, ricca di mosaici e piastrellature, tutte decorate con dei colori prevalentemente della tonalità verde e azzurra. La moschea originaria è stata costruita 700 anni fa e poi restaurata 70 anni fa. All’interno del complesso è stato allestito un museo che documenta con qualche antico reperto e dei plastici recenti, la storia dell’edificio. La moschea vanta due minareti altissimi, forse i più maestosi del mondo.
Antiche piastrellature.
Di sera viene illuminata da una luce azzura e qualcuno mi informa che la scelta di questa tonalità è una strategia usata per tener lontane le zanzare. All’interno del complesso c’è una vasta libreria con esposti diversi libri anche in lingua italiana. Nel pomeriggio visito il vastissimo bazar che si sviluppa nell’altra ala della città vecchia con vaste esposizioni di tappeti, tessuti, capi di abbigliamento, articoli per la casa, gioiellerie, giocattoli, profumerie. Anche stasera ceno sulla strada con un minestrone e un piatto di fave. Si ferma un ragazzo di 14 anni che parla un perfetto inglese ed è desideroso di esercitare questa lingua. E’ sceso qui, in città insieme ai genitori e a due sorelle più grandi. E’ interessante questa curiosità che esprimono i giovani, sia quando parlano del loro Paese sia quando vogliono conoscere le altre culture. Mi sento chiamare per nome: sono Rossella e Paolo, la coppia di Milano che ha appena acquistato il biglietto dell’autobus per Esfaham.
Uno dei tanti selfie richiesti dai ragazzi iraniani.
Che strana coincidenza: è proprio quello che voglio fare ora anch’io, fra poco. Lui, Paolo Sacchi, è un fotografo professionista e desidera farmi un ritratto. Io ne sono lusingata e mi metto in posa seguendo i suoi consigli.