Oggi esplorerò la città lentamente. Arrivo nella piazza Preseren dal retro della Chiesa francescana dell’Annunciazione che mi sembra più grande di quanto appaia dalla facciata.
Lubiana, 17 aprile 2017. Piazza Preseren.
La piazza è animatissima: diversi gruppi di turisti con la guida stanno ascoltando le spiegazioni sulla città e le diverse voci al microfono s’intersecano tra loro creando un certo frastuono. C’è anche Tina, la guida turistica, con un nuovo numeroso gruppo di gitanti ai quali sta ripetendo le stesse cose di ieri.
Lubiana, 17 aprile 2019. La Chiesa dell’Annunciazione, sullo sfondo.
La chiesa, dipinta di rosa, è stata costruita tra il 1460 e il 1660, in stile barocco. Nella parte in alto della facciata c’è la statua della Madonna di Loreto, realizzata in rame battuto. Lì, ci sono anche delle altre sculture inserite nelle nicchie: un Dio, un Angelo e la Madonna.
Chiesa dell’Annunciazione, interno.
Entro all’interno: c’è una sola navata centrale e due file di cappelle laterali. Il soffitto è a botte ed è tutto affrescato con scene religiose. Sull’altare maggiore c’è una pala con dipinta l’Annunciazione. Sugli altari laterali e intorno ci sono altri dipinti dell’Annunciazione, di Cristi in croce, di Madonne. Mi siedo un attimo su un banco: da un confessionale arriva una voce e dopo poco tempo, attraverso la porta, esce una donna ed entra un uomo. Mi guardo intorno: ci sono almeno sei confessionali con il nome del frate che sta all’interno scritto in alto. Da un altare laterale arriva la voce di un altro frate che sta pregando, in latino, insieme ad un gruppo di fedeli. La preghiera dura pochissimo e il frate si affretta a raggiungere il suo confessionale dal quale si accende, immediatamente, una luce verde.
Piazza Civica e Fontana dei Fiumi Carnoliani.
Nella piazza, dove oggi ci sono le bancarelle, degli studenti stanno dando delle lezioni pratiche di pronto soccorso alla gente, usando dei manichini. Giro intorno alla piazza e riguardo gli stessi palazzi di ieri, ma con maggior attenzione. Di fronte al Triplice ponte, composto da un vecchio ponte in pietra del 1842 e da due altri nuovi, progettati dall’architetto Joze Plecnik e costruiti nel 1931, c’è la Piazza Civica con il Municipio, ricostruito nel 1718, e la Fontana dei Fiumi Carniolani, realizzata da Francesco Robbia, nel 1751.
Il Municipio.
Sulla via, a lato del Municipio, c’è la Cattedrale di San Nicola, costruita tra il 1701 e il 1708. Entro anche qui. E’ immensa: ha una grande cupola affrescata e delle finestre che si aprono intorno ad essa.
La Basilica di San Nicola.
Il soffitto è a botte ed è affrescato con immagini che ricordano un po’ il ‘700 veneziano. Una musica sacra cantata contribuisce a creare un’atmosfera mistica, all’interno dell’edificio.
Interno della Cattedrale di San Nicola.
Poco dopo la cattedrale si apre la Piazza del Mercato, animatissimo in questa tarda mattinata. Al Ponte dei Draghi, che sta lì accanto, c’è un numerosissimo gruppo di turisti cinesi che sta posando per delle fotografie.
Il Triplice Ponte.
Torno verso il Triplice Ponte passando attraverso quello dei Lucchetti o dei Macellai per andare verso l’edificio che ospita la Biblioteca Nazionale.
Statue mitologiche accanto al Ponte dei Lucchetti o dei Macellai.
Oggi cerco gli edifici seguendo la planimetria che mi han dato all’ostello. Riattraverso il fiume dal Ponte dei Calzolai, anche questo progettato da Joze Plecnik e realizzato in cemento armato tra il 1931 e 1932. Trovo la Biblioteca Nazionale e Universitaria, già vista ieri, velocemente, con la guida.
La Biblioteca Nazionale.
Quest’opera è la più importante realizzata dall’architetto Plecnik in Slovenia ed è stata costruita tra il 1936 e il 1941. La facciata è una combinazione di mattoni e blocchi di pietra in forme diverse. La biblioteca custodisce numerosi manoscritti medioevali, incunamboli e libri a stampa rinascimentali. Nei pressi della biblioteca vedo l’indicazione delle Mura romane, che paiono poco distanti da lì.
Teatro all’aperto di Krizanke (?).
Passo davanti ad un portale: entro. E’ un teatro che si apre in un grande cortile. Credo si tratti del Krizanke, un teatro all’aperto. Proseguo il mio cammino verso il quartiere di Mirje, l’antica Emona, dove ci sono le mura e dei reperti del periodo che va dal I al VI secolo.
Resti romani nel sito archeologico di Emona.
Emona è stato un insediamento nel cuore della Lubiana odierna, e le mura, con 26 torri e quattro porte principali, sono state costruite tra gli anni 14 e 15 a. C. Formavano, attorno alla cittadina, un rettangolo perfetto. Le mura sono state ristrutturate negli anni ’30 del XX secolo, secondo il progetto dell’architetto Joze Plecnik.
Il sito archeologico dell’insediamento romano di Emona.
Ora, sono incorporate insieme ad una piramide costruita nel 1938 e inserita nel parco insieme ai resti romani.
Sono quasi le 15:00. Torno, attraverso il lungo fiume, nell’area del mercato per cercare qualche ristorantino dove pranzare. E’ una giornata tiepida e soleggiata.
Il Ponte dei Lucchetti o dei Macellai visto dal lungo fiume.
Molta gente se ne sta seduta sulle panchine, sui muretti e nei numerosi ristoranti del lungo fiume. Anche i diversi caffè della zona sono affollati. I barconi a motore passano silenziosi nelle due direzioni, carichi di turisti.
Metelkova, il centro culturale alternativo di Lubiana.
Dopo il pranzo mi dirigo verso il quartiere di Metelkova, il centro culturale alternativo, una delle peculiarità più famose di Lubiana. Questo centro, ha iniziato la sua attività con l’occupazione di una vecchia caserma in disuso e unisce diversi approcci e movimenti creativi contemporanei. Qui ci sono diversi gruppi di ragazzi che stanno suonando e chiacchierando tra di loro.
Metelkova, sculture all’aperto.
All’interno del quartiere, incontro una donna che sta andando ad un corso di scultura che si tiene in un locale del centro culturale. Mi racconta che lì ci sono spesso dei meeting internazionali di artisti che alloggiano nell’hotel che sta lì accanto ed è stato ricavato da un ex carcere.
L’artista Marijs Boulogne mentre illustra la sua opera a dei visitatori della mostra allestita all’interno di Metelkova.
Ci sono anche delle abitazioni che vengono occupate a periodi. Intorno al parco e agli edifici ci sono delle sculture realizzate con materiale di recupero. Ci sono anche due laboratori permanenti di artigiani che raccolgono materiale in disuso, lo lavorano o lo vendono. In una stanza è allestita una mostra di opere artistiche. Intorno alle pareti sono appesi dei quadri realizzata con lana e plastica. Al centro della stanza c’è un’opera che consiste in un piccolo carrello della spesa con collegati diversi pezzi di altri ferri e una specie di mixer a pila, che risponde con dei suoni diversi ad ogni percussione che il visitatore può produrre. L’opera rappresenta, in astratto, un corpo femminile. L’artista è lì presente e illustra ad alcuni visitatori i vari suoni che la scultura produce: sono numerosi ed imprevedibili. Lei, l’artista, si chiama Marije Boulogne e ha realizzato l’opera insieme ad un’amica.
Metelkova.
Percorro la strada per tornare all’ostello insieme ad una donna che parla un po’ d’inglese. Lei sta andando alla stazione ferroviaria che sta nella stessa direzione dell’ostello. Mi racconta che al posto del Centro sociale, durante la recente guerra, la caserma era occupata dall’esercito serbo. Ha appreso l’inglese a scuola, ma mi dice che parla meglio il tedesco. E’ molto contenta di conoscere queste lingue, perché le danno la possibilità di comunicare con la gente. Ha forse la mia età ed ha frequentato la scuola quando erano ancora in vigore i programmi scolastici dell’Impero austro-ungarico.