I’m going back to India: da Gokarna a Varanasi (13-14-15 febbraio 2017)

Da Gokarna a Kumta, in direzione Mumbai, 13-14 febbraio 2017.

Raggiungo, in autobus, la stazione ferroviaria di Kumta, una cittadina che sta ad un’ora di strada da Gokarna. Devo prendere il Mumbai express delle 16.55 che arriverà sul binario uno. Ci sono parecchi bancari, uomini e donne con le loro famiglie che lo stanno aspettando. Sono venuti  a Kumta per un incontro di formazione, ma hanno approfittato dell’occasione per salutare i loro parenti, che qui risiedono.  L’altoparlante annuncia che, il nostro treno, avrà un ritardo di due ore e mezza. C’è una coppia di polacchi seduta al sole, su una delle panchine che fiancheggiano il primo binario. Hanno diverse  valigie accanto a loro e stanno attendendo un altro treno ritardatario, sempre diretto a Mumbai. Fa caldissimo! Vado a sedermi all’ombra, sulla scalinata che porta ai binari, accanto a due anziani indiani. In quel momento arriva la voce dell’altoparlante che annuncia il ritardo anche del loro treno. Gli indiani sono abituati a questi ritardi e li motivano come problemi tecnici. I due indiani sono degli operatori finanziari di Bangalore,  che han trascorso qui, a Kumta, una giornata di aggiornamento e stanno rientrando a casa. A Mumbai avrò la coincidenza con il treno per Varanasi alle 11.00 di domattina e con il ritardo annunciato, sarò là alle sei e mezza. In realtà, arriverò a Mumbai soltanto mezz’ora prima della partenza del treno. Nello scompartimento incontro una coppia di jainisti: hanno 44 anni lei e 46 lui. Mi parlano dei loro due figli, di 18 e 22 anni, e delle particolarità della loro religione. Sono jainisti della corrente Svetambara: mangiano soltanto dopo il sorgere del sole e non consumano i pasti dopo il tramonto; sono strettamente vegetariani; non usano i servizi igienici per i bisogni fisiologici, ma l’aperta campagna (quando non stanno in città). I loro guru vestono di bianco e portano la mascherina dello stesso colore davanti alla bocca, mentre quelli dell’altra corrente, i Digambara, vanno in giro nudi. La coppia, con i due figli, vive a Mumbai, nella casa dei genitori del marito e insieme a loro. Marito e moglie appartengono entrambi alla casta più alta, mi dicono, quella che precede i bramini e provengono da famiglie appartenenti  alla medesima religione. Lui, ha frequentato, dopo la dodicesima classe, tre anni di scuola superiore e un master, poi, di quattro anni. Di lavoro fa il rappresentante di medicinali mentre, la moglie, ha frequentato fino alla decima classe e si occupa della casa. Ora stanno rientrando dal pellegrinaggio ad un tempio jainista di Mangalore. Ci scambiamo i nostri numeri di telefono e ci promettiamo di fare il possibile per incontrarci ancora. Nello stesso scompartimento, viaggiano con noi due sorelle, di 17 e 22 anni, vestite all’occidentale e un indiano abbastanza avanti con gli anni. Le ragazze abitano in un villaggio vicino a Mangalore e sono studentesse, mi raccontano, una del primo e l’altra del quinto anno di una scuola superiore di Mumbai. Questo specifico viaggio riguarda degli affari. Parlano un buon inglese, sono molto educate e cortesi, hanno due bei orologi ai polsi, non portano libri con loro e sono sempre impegnate a guardare lo smarthphone. L’uomo, che le accompagna, è quasi pelato e porta un paio di baffetti sottili, molto curati; indossa una camicia rosa, una catena d’oro al collo e due grossi anelli all’indice e all’anulare della mano destra. Amoreggia di continuo con la ragazza più giovane che corrisponde alle sue fusa accarezzandogli il viso. Quando scenderanno, in una stazione periferica di Mumbai, le due ragazze mi saluteranno porgendomi la mano e l’uomo mi guarderà con un sorriso.

Mumbai,14 febbraio 2017. Railway station.

Mumbai, 14 febbraio 2017. Railway station.

Da Mumbai a Varanasi, 14-15 febbraio 2017

Case addossate alla ferrovia, palazzi più distanti con terrazzini e finestre chiusi da reti e sbarre. Dopo Mumbai,  lunghe file di casette isolate, basse e attaccate, corsi d’acqua sporchi e immondizie sparse ovunque, alternate da discariche con fili di fumo che si sprigionano lentamente, sollevandosi nell’aria. Una leggera foschia avvolge tutto il paesaggio che sta intorno alla periferia di Mumbai. Sulle strade si vedono enormi cilindri ammassati, in attesa di essere utilizzati per le fognature in costruzione. In un piazzale periferico ci sono lunghi treni merci composti da vagoni-cisterna arruginiti che paiono in disuso. Ogni volta che il treno rallenta per entrare nelle stazioni più importanti si incrociano altri convogli che viaggiano con le portiere aperte e la gente in piedi che quasi sporge fuori. Guardando dall’altra parte del finestrino si vedono degli operai che lavorano sui binari, accanto ad immensi cumuli di immondizie, sparse qua e là. Un giovane infermiere del Karnataka sta andando a Varanasi dove lavora in un ospedale governativo. Per diventare infermiere, dopo il dodicesimo anno di scuola, ha proseguito gli studi per tre anni frequentando, di seguito, un tirocinio di quattro anni. A tre ore di distanza da Mumbai la campagna si trasforma: da arida e secca si fa più verde.  I campi sono coltivati con pomodori, legumi, granoturco, cipolle, riso e compaiono donne e uomini impegnati nel lavoro agricolo. Si vedono delle lagune, poi, una montagna isolata, quasi a forma di cono che si alza tra la fila di colline che la sostengono. Siamo a Mammad, mi dicono degli indiani. Nei campi si vede il frumento già maturo e, più avanti, emergono delle distese di granoturco già alto, campi di cotone con la bambagia matura e la gente impegnata a raccoglierlo. Compaiono le piantagioni di banani con le piante nuove, ancora piccole e altre, con le palme un po’ più grandi. Il treno sta rallentando e ora, prima della stazione, sale un ragazzo con un grosso zaino sulle spalle: lo apre, prende una specie di appendino e attacca su delle catene penzolanti. Con dei ganci appende una vasta scelta di giocattoli di plastica: cavallini a dondolo, mucche, pulcini, sonagli. Lo rivedrò, dopo qualche ora, quando il treno rallenterà di nuovo per entrare in un’altra stazione. In un attimo, rimetterà tutto nello zaino e scenderà prima che il treno si fermi. La mattina del 15 febbraio, alle 7.30, siamo a Manipur, nello Stato federale dell’Uttar Pradesh. Nel pieno della notte, con un gran frastuono di voci e rumori, sono arrivate due enormi donne con un giovane uomo. Stanno andando a Patna carichi di valigie e di borse, due delle quali, piene di coperte che utilizzeranno subito per ripararsi dal freddo e mettersi a dormire. Guardo fuori dal finestrino e vedo case e distese di campi contornati da muretti a secco, coltivazioni di frumento già alto, ancora banani, gruppi di mucche, vitelli e capre legati nei cortili delle abitazioni, pompe d’acqua con una grande ruota per attingerla. Intorno alle case agricole si vedono le varie composizioni geometriche create con lo sterco delle mucche, messo ad essiccare. Poco prima di Allahbad compare una lunga fila di fornaci, di mattoni e di cemento, con le ciminiere rossastre e grigie che si alzano, fumanti, su verso il cielo. Il treno arriva a Varanasi alle 12.15, in perfetto orario. La stazione di Mughal Sarai è parecchio distante dalla città: contratto il prezzo del autorisciò, ma poi mi devo rassegnare a pagare 200 rupje. E’ un prezzo onesto, mi dirà mio figlio più tardi.

 

I’m going back to India: Gokarna (Ka) e dintorni. (january-february 2017)

Gokarna, 12 gennaio 2017

Gokarna, 12 gennaio 2017. Tramonto sul Mare Arabico.

Gokarna, 12 gennaio 2017. L’ora del tramonto.

Questa notte sono arrivata a Gokarna, una cittadina sul Mare Arabico, situata a sud di Goa, nello stato federale del Karnataka. Sulla spiaggia principale, la Main Beach, affiorano delle rocce marroni con delle conchiglie attaccate. Più su, sulla stradina che porta al Rama Temple vedo spesso delle donne che le raccolgono dalle rocce e le mettono in un sacchetto di plastica. L’ora del tramonto è spettacolare qui a Gokarna come lo era a Maheshwar, in un contesto totalmente diverso. Turisti indiani provenienti per lo più da Bangalore e qualche viaggiatore occidentale si riversano sulla Main Beach ad ammirare il momento del tramonto. Non mancano i selfie e la richiesta da parte degli indiani di farsi fotografare insieme ai turisti occidentali. Gokarna è una cittadina molto pulita, con le vie piene di negozi, bancarelle, ristoranti e guest house. Ci sono due templi importanti, ma, contrariamente a quel che dice la mia vecchia Lonely planet e secondo me, la cittadina appare meno frequentata come  luogo di pellegrinaggio e molto di più come zona di villeggiatura.

Gokarna, 12 gennaio 2017. L'ora del tramonto.

Gokarna, 12 gennaio 2017. L’ora del tramonto sulla Main Beach.

A Gokarna, difatti, arrivano in vacanza sia gli indiani della middle class, che si fermano pochissimi giorni, sia diversi occidentali, anche molto avanti con gli anni, che trascorrono qui tutto l’inverno.

Gokarna, 13 gennaio2017

Nella tarda mattinata mi dirigo verso la grande cisterna dove c’è ancora qualche indiano che fa il bagno e prega con le mani giunte immerso nell’acqua.

la grande cisterna

Gokarna, gennaio 2016-febbraio 2017. La grande cisterna Koorti Teertha.

Su due lati della cisterna Koorti Teertha ci sono i portici, sotto i quali,  sacerdoti e guru, stanno celebrando le puja. Imbocco una stradina e mi fermo a visitare un tempietto deserto. Arrivo ai due templi principali: il Mahabaleshwara e il Ganapati. Nel Mahabaleshwara Temple è custodito un grande lingam di Shiva: negli spazi accessibili ai non indiani c’è un grande bufalo bianco legato ad un palo e delle immagini sacre appese. Nel Ganapati Temple un guardiano, quasi cieco, chiede alle altre persone se sono un’indiana e mi dice che non posso entrare in quella cappella. L’ingresso principale è molto accogliente e numerose donne stanno sedute sulle panchine a chiacchierare. Sui portali dei due templi ci sono numerose donne che indossano il sari lasciando la schiena scoperta:  vendono dei piattini fatti con le foglie di palma e ricolmi di fiori da offrire alle divinità.

Gokarna 13 genn

Gokarna, 13 gennaio 2017. Tramonto sulla Main Beach.

Il resto della mattinata lo trascorro in spiaggia a guardare l’uomo con il cammello mentre attende con calma i clienti e ne contratta il prezzo. Poco lontano ci sono dei gruppi di donne che stanno modellando con la sabbia dei piccoli lingam di Shiva. Ritorno al villaggio e mi fermo a pranzare al ristorante di ieri. Pago con 2000 rupje il thali che costa 80. Il proprietario non ha il resto da darmi: incassa le 2000 rupje e mi dice di tornare più tardi. Lungo la strada incontro Gil, il canadese conosciuto a Maheshwar che mi fornisce qualche informazione su Gokarna. All’ora del tramonto torno sulla spiaggia: è affollatissima di indiani. Il sole scompare poco dopo le 18.00 con dei colori e dei giochi di luce splendidi. Per ora questa cittadina non mi entusiasma, ma come dice Gil, forse ci vuole del tempo per ambientarsi.

Gokarna, 14 gennaio 2017

E’ sabato e già dal mattino le file per accedere ai due templi principali sono affollate di turisti, pellegrini e di venditrici di offerte. Una signora più tardi in spiaggia mi dirà che il 14 gennaio è una ricorrenza importante qui in India: si festeggia il Sankraman. Se ho capito bene, secondo la mitologia indiana in questo giorno il Dio Sole si sposta dal pianeta Karka Raashi al pianeta Makar Raashi per indicare il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile. Per le strade si vedono dei gruppi di ragazzi vestiti di nero, altri, uomini adulti indiani girano vestiti di giallo o di bianco. La spiaggia è affollata più che mai da intere famiglie e da gruppi di ragazzini. Arrivano con gli autobus dai paesi vicini, ma anche con dei pulmini e dei taxi-fuoristrada. Molti di loro si fermano alcune ore soltanto per una visita al tempio e per trascorrere qualche momento sulla spiaggia e per fare il bagno nel mare. Tutti entrano in acqua vestiti e solo alcuni uomini e ragazzi fanno il bagno in costume o in mutande. Gli occidentali raramente entrano in acqua: sia maschi che femmine passeggiano lungo la spiaggia, in pantaloncini corti e canottiera, passando quasi inosservati tra le numerose donne indiane coperte dalla testa ai piedi. Ogni tanto arriva, scampanellando, la bicicletta con il secchio dei gelati sul portapacchi attirando adulti e bambini intorno.

Gokarna, 14 gennaio 2017. Verso sera sulla spiaggia.

Gokarna, 14 gennaio 2017. Verso sera sulla spiaggia.

All’ora del tramonto dei ragazzi rincorrono le mucche e i torelli che gironzolano sulla spiaggia: uno di loro si fa trainare per la coda da un bufalo pezzato bianco e nero.

Gokarna, 15 gennaio 2017

Gokarna, 15 gennaio 2017. Il gelataio della Gokarna beach al tramonto.

Gokarna, 15 gennaio 2017. Il gelataio della Gokarna Beach, al tramonto.

Sia ieri che oggi ho fatto il bagno nel Mare Arabico lasciandomi trasportare dalle enormi onde che inaspettatamente arrivano violente fino alla spiaggia. Lungo la strada per la spiaggia ho incrociato Gil: era felice! Ieri sera è stato fino a tardi insieme ad una donna di New York con la quale ha iniziato una relazione sentimentale. Quando sono tornata in guest house mi ha chiamata, per salutarmi, dalla terrazza della sua camera. Verso sera ho incontrato Federica e insieme siamo andate su un’altura dove c’è il tempio dedicato al Dio Rama, all’interno del quale diversi sadhu trovano riparo per la notte. Lì c’è anche una sorgente di acqua sacra, medicamentosa e potabile, che molti vengono ad attingere riempendo diverse bottiglie di plastica.

Gokarna, 15 gennaio 2017. Incontro tra il gelataio in bicicletta e gelataio in moto..

Gokarna, 15 gennaio 2017. Incrocio tra il gelataio in bicicletta e quello in moto, sulla Main Beach.

Poco più giù, sotto la sorgente, c’è una grande vasca dentro la quale scorrono dei zampilli dalla stessa acqua e alcuni turisti si stanno lavando all’interno. Da questa altura ci si affaccia sul mare girando intorno ad una roccia terrazzata dalla quale si può assistere sia al tramonto del sole sia al panorama dalla Main Beach alla foce del fiume Gangavali.

Gokarna, 16 gennaio 2017. La fontana della sorgente medicamentosa.

Gokarna,  gennaio 2017. La fontana della sorgente del Rama Temple.

Lassù, al Rama Temple, abbiamo incontrato Roberto, un amico di Federica. Ha quasi 46 anni ed ha lasciato il suo lavoro di educatore all’età di 28 anni per viaggiare tra il sud America e il sud-est asiatico. Da un po’ di anni si ferma molto tempo in India, spostandosi soltanto in Sri Lanka o in Nepal per rinnovare il visto.

Gokarna, 16 gennaio 2017.

Ho ripercorso la strada fino al Rama Temple ed ho proseguito lungo la scalinata ed il sentiero sulle colline dei Ghati occidentali per una ventina di minuti. Sono poi scesa per una stradina e ho raggiunto la Kudle Beach, una spiaggia frequentata da parecchi turisti occidentali.

Gokarna, Kudle beach, 16 gennaio 2017

Gokarna, Kudle beach, 16 gennaio 2017

Qui ci sono diverse guesthouse, capanne, centri yoga, ristoranti e pizzerie. Lungo la spiaggia venditori e venditrici di collane e bigiotterie d’ogni tipo si susseguono senza interruzioni. Al tramonto son tornata al Rama Temple dove un sadhu vestito di bianco mi si è avvicinato per darmi qualche informazione e chiedermi un’offerta. Lui veste di bianco in quanto quel colore rappresenta la pace. L’arancione, invece, significa sofferenza. Ci sono anche gli uomini che vestono di verde dopo aver visitato un certo santuario, mentre invece i gruppi che vestono di nero sono quelli che adorano un dio specifico. Questo sadhu mi dice che non è un guru in quanto non sopporta la gente che gli sta troppo appiccicata. Vive a Varanasi, sui ghat, ma nei mesi freddi si trasferisce qui a causa della forte tosse che lo tormenta.

Gokarna, 16 gennaio 2017. Tramonto sulla Gokarna beach.

Gokarna, 16 gennaio 2017. Tramonto a Gokarna Beach.

A cena nel ristorantino dove si mangia il thali con il pesce ho incontrato sia Gil che Roberto. Gil è già in crisi con il suo amore iniziato l’altro ieri. I due grandi tavoli del ristorantino erano occupati per lo più da turisti italiani. Qui, a Gokarna, ce ne sono diversi.

Gokarna, 17 gennaio 2017

Oggi son tornata sia al Rama Temple sia in un altro tempietto vicino, dove non c’era nessuno. Alla sorgente del Rama Temple c’era il solito via vai di turisti con la serie di bottiglie che attingevano l’acqua medicamentosa. Al ritorno mi sono fermata  alla Gokarna Beach e ho camminato per la prima volta verso sud, dove ci sono parecchie guesthouse, dei resorts e molti ristoranti. Lungo la spiaggia ho incrociato, in momenti diversi, sia Roberto che Gil. Anche loro come tanti altri erano incantati a guardare il tramonto e ad attendere il crepuscolo. Di sera al ristorante ho incontrato Lucio, un italiano dell’Isola d’Elba che mi ha dato delle informazioni utili su come esplorare i dintorni di Gokarna.

Gokarna, 18 gennaio 2017

Ho preso la bicicletta a noleggio per andare a Gangavali. Tra andare e tornare ho percorso una trentina di km su una sella particolarmente dura e uno sterzo quasi assente.

Gokarna, dintorni, 18 gennaio 2017. raccoglitrici di vongole all Ganga Valli.

Gokarna, dintorni, 18 gennaio 2017. Raccoglitrici di vongole a Gangavali.

Poco prima del fiume, su una stradina laterale c’era una lunga fila di pescivendole con delle ceste di plastica colorata che vendevano pesci di varie dimensioni. Al fiume, in lontananza, ho scorto numerose persone con le gambe immerse nel fiume e chine su di esso. Le ho raggiunte: erano delle donne che raccoglievano le vongole. Le cercavano graffiando la sabbia e le mettevano in un sacchetto di plastica che tenevano legato alla vita.

Gokarna, dintorni, 18 gennaio 2017. Pescatrici di vongole alla Ganga Valli.

Gokarna, dintorni, 18 gennaio 2017. Pescatrici di vongole alla Gangavali.

Mi sono avvicinata a due sorelle camminando anch’io con i piedi nell’acqua: una delle due era una studentessa delle commerciali di 18 anni. Oggi non era andata a scuola perché non c’era l’autobus a causa del rifacimento della carreggiata. Ho caricato poi la bici sul traghetto che attraversa il fiume e ho raggiunto l’altra sponda. Lì c’erano dei posti di ristoro, ma ho preferito fare un altro pezzo di strada in bicicletta.

Gokarna, dintorni, 18 gennaio 2017. Pescivendole della Ganga Valli.

Gokarna, dintorni, 18 gennaio 2017. Pescivendole della Gangavali.

Gli abitanti che incontravo strada facendo mi dicevano che per la cittadina più vicina, Ankola, ci sarebbero stati circa 5-6 km, ma man mano che proseguivo mi davano sempre le stesse informazioni e i km non diminuivano. Allora ho deciso di tornare indietro e mi sono fermata al ristorantino del porticciolo.

Gokarna, 19 gennaio 2017

E’ giovedì ed è giorno di mercato qui a Gokarna.

Gokarna, 19 gennaio 2017. Donne in abito locale al mercato.

Gokarna, 19 gennaio 2017. Donne con il sari, tipico locale, al mercato.

Mentre mi aggiravo tra le bancarelle, ho incontrato l’austriaco che sta nella stanza accanto alla mia. Lui si cucina da solo e mi ha invitata a pranzo o cena. Mi sa che mi sono lasciata influenzare perché ho comprato, oltre ad alcune cosette di abbigliamento, anche una pentola e uno scolapasta.

Gokarna beach, 19 gennaio 2017. Al tramonto.

Gokarna Beach, 19 gennaio 2017. Verso l’ora del tramonto.

Il resto della giornata l’ho trascorso in spiaggia: ho fatto il bagno in mare la mattina e son tornata ad attendere il tramonto, insieme a numerosi indiani. Pur essendo giovedì, c’erano numerosi gruppi di turisti indiani e centinaia di scolaresche in gita scolastica.

Gokarna, 19 gennaio 2017. Tramonto.

Gokarna, 19 gennaio 2017. Tramonto.

Mi hanno spiegato, in seguito, che domani si festeggia la puja e quindi, questa settimana c’è un week-end più lungo del solito. I gitanti provengono dai paesetti vicini, ma si fermano una o due notti, comunque, a dormire qui.

Gokarna, 21 gennaio 2017

Ho preso la corriera per Ankola la cittadina che sta a circa 25 km da qui. La strada era diversa da quella da me intrapresa in bicicletta, qualche giorno fa. Difatti, la corriera ha attraversato la zona del Gangavali per mezzo di un lungo ponte. Di qua e di là della strada si vedevano delle vaste zone coltivate a risaie e legumi, ma ora con soltanto le stoppie rinsecchite o la terra a riposo. In questa zona, compaiono anche delle distese di palme da cocco con i frutti ancora appesi. Si vedono spesso degli alberi con i fiori gialli e delle bougainville rosse che si riversano con le loro chiome sulla strada.

Ankola, 21 gennaio 2017. Mercato del sabato.

Ankola, 21 gennaio 2017. Mercato del sabato.

Alcune donne trasportano degli enormi fasci di legna sulla testa. Hanno il capo scoperto e sono avvolte da un telo fermato sul davanti, all’altezza del petto e sulle spalle da un unico filo. A volte s’intravedono i seni che lasciano guardare senza nasconderli. Qui, mi han detto, come pure in Orissa, le donne anziane vestono in questo modo, ma io ne ho viste di donne, anche giovani, vestire così.

Ankola, 21 gennaio 2017. Incontri al mercato.

Ankola, 21 gennaio 2017. Incontri al mercato.

Ankola è una bella cittadina, forse un po’ più grande di Gokarna, ma non frequentata da occidentali. Oggi, è sabato, c’è un grandissimo mercato di vegetali e pesce, ma non mancano le donne che vendono dei polli vivi, legati fra loro attraverso le zampe. Ci sono dei posti dove vendono le pentole, cacciaviti, pile, lampade ad olio e attrezzi vari, oltre a borse ed a qualche capo di vestiario.

Ankola, 21 gennaio 2017. Mercato.

Ankola, 21 gennaio 2017. Venditrice al mercato del sabato.

Il mercato del pesce, quasi tutto al coperto è vastissimo e gestito tutto da donne miti e sorridenti. Lungo le vie del centro un folto di gruppo di giovani donne con la statua degli dei sul capo e un bambino in braccio si ferma davanti ai negozi producendo una vibrazione con un piatto di metallo legato ad un tamburo.

Ankola, 21 gennaio 2017. Mendicante con bambino

Ankola, 21 gennaio 2017. Mendicante, di una divinità, con bambino.

Suonano con insistenza fino a che i negozianti non escono a dare loro l’elemosina. Sulla strada del ritorno in autobus incrocio una coppia di triestini che nella loro città affittano delle camere ai ricercatori universitari indiani.

Ankola, 21 gennaio 2017. Donne al mercato del sabato.

Ankola, 21 gennaio 2017. Donne che vendono e donne che acquistano al mercato del sabato.

Al tramonto me ne sto seduta sulla spiaggia fino a sera inoltrata. Viene a sedersi accanto una donna di Bangalore che è arrivata qui in auto insieme al marito. A Bangalore hanno due negozi di sementi e piante agricole; il figlio lavora lì con loro. La figlia, invece, è un ingegnere informatico e lavora nel New Jersey. La signora mi indica un pianeta su nel cielo: è Venere, mi dice, molto vicino alla terra in questo periodo. Osserva, poi, che gli occidentali non si siedono in spiaggia a guardare il tramonto ed a godere del calare della sera come fanno gli indiani. Difatti, non se ne vedono di seduti, davvero!

Gokarna, 22 gennaio 2017

Un giro in autobus fino a Kunta, una cittadina ad una ventina di km da Gokarna. Il percorso ripropone le stesse campagne con le risaie a riposo vicino al fiume, qualche campo coltivato a legumi, alberi con fiori lilla, gialli, bianchi, palme da cocco e tante latifoglie. L’autobus attraversa piccolissimi villaggi con minuscoli mercatini locali. Kunta non presenta proprio nulla di interessante: cammino lungo la via principale piena di negozi e di traffico e torno subito a cercare un mezzo per tornare a Gokarna.

Gokarna, 22 gennaio 2017. Verso il tramonto.

Gokarna, 22 gennaio 2017. Verso il tramonto sulla Main Beach.

L’ora del tramonto, sulla spiaggia, è vivacissima: gruppi di scolaresche arrivano dai paesetti vicini per fare il bagno nel mare: si fermano giusto il tempo per immergersi in acqua e scattare qualche selfie.

tram 2

Gokarna, 22 gennaio 2017. Tramonto sulla Main Beach.

Anche oggi ci sono parecchi turisti: accanto alla spiaggia hanno allestito un palco e messe centinaia di sedie per gli spettatori. Lì, sul tardi, si esibiranno dei musicisti che suoneranno fino a notte inoltrata. Nella stessa zona sono comparse delle bancarelle, dei ristorantini di strada, una giostra per bambini con delle biciclette e delle automobiline che girano su un disco, uno scivolo enorme.

Gokarna, 23 gennaio 2017

Altro giro in autobus fino alla stazione ferroviaria di Gokarna che si trova ad una decina di km dalla cittadina. Dalla fermata dell’autobus alla stazione, poi, c’è un lungo tratto di strada tra i campi  da percorrere a piedi oppure su uno dei rari auto risciò che vanno avanti e indietro. Davanti a me ci sono  tre ragazzi che ad un certo punto prendono una scorciatoia che fiancheggia i binari. Li seguo e arrivo in una stazione moderna e affollata sia di indiani che di occidentali. Lì, gli impiegati mi dicono che non è possibile prendere il treno per Tipurati, ma mi consigliano di recarmi, con il prossimo convoglio in arrivo, a Karwar. Dopo un’attesa di oltre un’ora, prendo il treno per Karwar, ma lì non sono in grado di darmi le informazioni di cui ho bisogno perché il computer non funziona e mi consigliano di andare a Ubuli con il prossimo treno. Rinuncio alla ricerca, anche perché non sono sicura di voler andare a Tirupati, prendo l’autobus per il centro cercando di resistere ai numerosi driver dei risciò che mi giurano che non c’è. La città è anonima, ma ci sono i mercatini spontanei delle contadine e i venditori ambulanti che la animano un po’. Pranzo in un ristorantino nei pressi della Bus stand e pago con una banconota da 500 rupje. Il cassiere mi fa notare che gli ho dato due banconote da 500. Erano attaccate! Prendo l’autobus per tornare a Gokarna, ma devo passare per Ankola. Dal finestrino guardo il paesaggio della periferia di Karwar lungo la strada che fiancheggia il mare. Ci sono due grandi pescherecci in attività e diverse barche di pescatori. Dall’altra parte della carreggiata ci sono numerose cave di marmo, ormai tutte sventrate, e più avanti si vedono altri scavi di argilla e più in là una zona attiva per il recupero di terra calcarea. Si vedono delle intere colline ridotte a metà e delle vaste buche scavate nelle zone pianeggianti. Ci sono bufali, corvi, trampolieri che vagano qua e là nei campi in cerca di cibo. Accanto alle foci dei fiumi, in alcune zone, i contadini sono al lavoro nelle risaie e si notano già alcune foglie spiccare con il loro colore verde intenso.  In alcune zone le piantine sono riparate dal sole con dei teli disposti a serra, ma più avanti si vedono delle tende simili abitate da famiglie. Scorgo anche un piccolo accampamento con un camioncino ed un furgone con su disegnate delle immagini sacre che mi pare di riconoscere nelle sculture-copricapo delle mendicanti incontrate ad Ankola. Ora vedo un grande albero con numerosi fiori gialli che si aprono verso il cielo: sta lì, accanto ad una capanna, tra palme di cocco e grandi alberi dal tronco attorcigliato. All’esterno delle case, compaiono le bougainville con colori diversi: bianche, rosse, gialle e accanto vedo degli alberi dai fiori a calice bianchi e senza foglie. Alla stazione degli autobus di Ankola parlo un po’ con una coppia di russi in vacanza a Goa, che ha deciso di fare un giro a Gokarna. Lui è un pensionato e molti anni fa ha lavorato per la Olivetti di Ivrea. Chiacchiero un momento anche con un’insegnante indiana in pensione che ora fa volontariato occupandosi dei ragazzini poveri. Mi dice che le possibilità di riscatto sociale sono molto basse e che molti ragazzi preferiscono andare a chiedere l’elemosina come scelta di vita.

Gokarna, 23 gennaio 2017. Gelatai al tramonto.

Gokarna, 23 gennaio 2017. Gelatai sulla Main Beach.

Sull’autobus per Gokarna salgono numerose studentesse con le divise colorate, quadrettate o rigate a seconda del tipo di scuola che frequentano. Sono tutte molto curate sia nell’aspetto che nell’abbigliamento. Una di loro mi cede il posto: è un fatto eccezionale qui in India. In un primo momento la ringrazio e le dico soltanto che possiede una buona educazione. Non capisce l’inglese! E’ molto probabile che corrisponda a verità il fatto che nelle maggior parte delle scuole di alcuni stati studino soltanto l’indi e la lingua locale (mentre in altri stati prediligano lo studio della lingua locale e di quella inglese). Dopo qualche tempo, la ragazzina si alza e mi indica il posto lasciato libero per me.

Gokarna, 24 gennaio 2017

La mattina son tornata alla Kudle beach, anche oggi, piena sia di occidentali che di venditori e venditrici di collane. Al ritorno, in cima alla collina ho incontrato l’austriaco che stava andando da qui verso la Om beach. Al tramonto, in centro, ho rivisto Gil che fra due o tre giorni se ne tornerà a Maheshwar. Subito dopo, lungo la Car Road, mi son sentita chiamare: era Cristina, la ragazza che avevo conosciuto a Varanasi due anni fa: allora, mi aveva regalato una collana con  una pietra africana appesa. Non ero più riuscita a contattarla attraverso il suo indirizzo mail, probabilmente errato. Lei sta qui con Micael, il suo ragazzo francese. Durante questi due anni sono stati nel nord della California a raccogliere la marjuana, in Brasile, in Colombia e nel Viana francese. Lei ha trovato lavoro ovunque come infermiera mentre Michel ha insegnato francese. L’esperienza del Viana, avvenuta in una zona situata nel mezzo della foresta amazzonica e abitata da africani, non è stata significativa a causa dei comportamenti razzisti che questa popolazione manifesta nei confronti dei bianchi. Alla sera, nel parco della guesthouse c’era l’austriaco insieme ad una coppia di connazionali, che stava suonando la sua fisarmonica e cantando.

Gokarna, 25 gennaio 2017

Ho preso il bus per la Belekhan Beach, ma lì ho trovato solo una fila di ristoranti e delle piccole spiagge deserte, piene di immondizie. In alcuni tratti del lungo mare c’erano delle pietre posate lì per creare un argine tra il mare e la stradina. Ho Chiesto a dei ragazzi di indicarmi il cammino per la Paradise, la Half Moon, la Om e la Kudle Beach. Mi han risposto che il percorso richiede almeno due ore di cammino e che non è facile da percorrere.

Gokarna, 25 gennaio 2017. Paradise Beach.

Gokarna, dintorni, 25 gennaio 2017. Paradise Beach.

In effetti, dalla Paradise Beach alla Half Moon devo arrampicarmi per un tratto sulle rocce e cercare di trovare i segnali di altri passaggi. Quando , a momenti, credo di essermi persa, dall’alto delle colline mi arrivano le voci che mi indicano la vicinanza della spiaggia.

Gokarna,25 gennaio 2017. Ristorante nella Paradise Beach.

Gokarna, dintorni, 25 gennaio 2017. Ristorante all’aperto della Paradise Beach.

Là sotto ci sono capanne, amache appese tra le palme, tende, ristorantini di bambù, ragazzi che nuotano, indiani che si spostano in barca, donne che vendono acqua e trasportano rami per cucinare sulla testa. Mi colpisce un lungo tavolo composto da una grande lastra di marmo sostenuta ai lati da due grosse pietre: è il piano di lavoro di un ristorantino all’aperto, sul quale, un uomo e una donna, stanno preparando delle pietanze. Una nuvola di fumo si sprigiona dal fuoco appena acceso tra i sassi. Lì accanto, in alcuni tavolini di legno con le sedie di plastica ci sono diversi turisti occidentali, seduti ad aspettare il pranzo.

Gokarna, 25 gennaio 2017. La Om Beach.

Gokarna, dintorni, 25 gennaio 2017. Panorama sulla Om Beach.

C’è qualche mucca vagante anche qui, ma sono più numerose nei pressi dei ristoranti della Om e della Kudle Beach dove arrivano in massa quando i turisti stanno pranzando. Il panorama che si apre tra gli alberi delle colline quando il sentiero scende alle spiagge è spettacolare. Guardo meravigliata i numerosi giovani che hanno scelto di trascorrere le loro vacanze in questi posti isolati e incantevoli.

Half Moon Beach, 25 gennaio 2017. Il riposo della venditrice acqua

Gokarna, Half Moon Beach, 25 gennaio 2017. Il riposo della venditrice d’acqua.

Poco prima della Half Moon Beach scorgo due capanne: è un ristorante, ma c’è soltanto una coppia di ragazzi russi. Il ragazzo mi chiede di poter usare il mio telefono per inviare un messaggio a sua mamma. Lui, il suo, l’ha perso.

Gokarna, dintorni, 25 gennaio 2017. Paradise Beach.

Gokarna, Paradise Beach, 25 gennaio 2017.

Alla Om Beach c’è una scalinata che sale sopra la collina e arriva sulla strada principale. Qui ci sono un’infinità di autorisciò, corriere, fuoristrada, auto, motociclette parcheggiate. Proprio ora sta arrivando un pullman, carico di turisti, davanti al quale si apre il cancello automatico di un hotel. Mi accorgo di aver perso il sentiero tra la Om Beach e la Kudle Beach. Un ragazzo con l’auto di un’agenzia di viaggi mi offre un passaggio per un tratto di strada, fino all’hotel dei suoi clienti. Mi lascia ad un bivio: non so da che parte andare. Un taxi si ferma e si offre di portarmi a Gokarna per 100 rupje. Non posso accettare di percorrere gli ultimi km in taxi dopo aver camminato tanto. Gli chiedo la direzione per la Kudle Beach e me la indica. E’ una via che non conosco, ma quando arrivo nei pressi della spiaggia entro in una stradina stretta fiancheggiata da numerosi hotel anonimi. Sono tutti nuovi e ce ne sono molti altri in costruzione. Un gruppo di ragazzi indiani mi saluta da un terrazzino: probabilmente sono i lavoranti di qualche hotel in un momento di pausa.

Gokarna, 25 gennaio 2017. Vista sulla Om Beach.

Gokarna, Om Beach, 25 gennaio 2017. Panorama dalle colline dei Ghati.

Arrivo alla Kudle Beach con i suoi numerosi ristoranti di paglia che fiancheggiano tutto il lungo mare. E’ l’ora del pranzo e laggiù in fondo stanno radunandosi i bufali in attesa degli avanzi di cibo del ristorante.

Gokarna, 25 gennaio 2017. L'ora del pranzo alla Kudle Beach.

Gokarna, Kudle Beach, 25 gennaio 2017. Ora di pranzo accanto ad un ristorante sulla spiaggia.

Faccio il bagno lasciandomi spingere dalle onde sempre più alte e tuffandomi dentro la loro schiuma quando arrivano. Esco dall’acqua e giro intorno al sole per asciugarmi: anche oggi mi raggiungono le venditrici di collane, ma scappo via con un gran bisogno di tornare in guesthouse a riposare.

Gokarna, 25 gennaio 2017. Vista dalla collina sulla Gokarna Beach.

Gokarna, 25 gennaio 2017. Panorama sulla Main Beach vista dalle colline dei Ghati.

Percorro veloce il sentiero tra le colline per tornare a Gokarna. Mi fermo a bere alla sorgente dell’acqua medicamentosa del Rama Temple e riempio anch’io la bottiglia che ho portato con me. Sono stanchissima, ma non resisto a non fermarmi quando vedo due tedesche provare dei top di seta in un negozio del centro. Alla fine, tirando sul prezzo, ne acquisto due anch’io. All’ingresso della guesthouse incontro l’australiano che viaggia in motocicletta: l’ ho conosciuto a Maheshwar lo scorso anno e rivisto da poco là.

Gokarna, 26 gennaio 2017

E’ giovedì, giorno di mercato. Chiedo al ragazzo dell’agenzia di viaggi qualche informazione riguardo al modo di vestire delle donne di qui e mi dice che è una caratteristica locale quella di indossare il sari lasciando la schiena scoperta.

Gokarna, 26 gennaio 2017. Le verduraie.

Gokarna, 26 gennaio 2017. Le verduraie.

Al mercato compro: frutta, verdura, del pesce, una terrina per l’insalata, le mollette per stendere i panni: ormai la mia stanza è diventata la mia casa! Nel tardo pomeriggio vado alla sorgente del Rama Temple a riempire due bottiglie d’acqua. Lungo la strada sterrata incontro un ragazzo che sta andando alla Kudle Beach. Viene da Bangalore, è laureato in contabilità aziendale e lavora in una ditta di software, in quella città. Oggi è una giornata di festa nazionale per la ricorrenza dell’anniversario della Repubblica indiana. Molte aziende e uffici pubblici hanno esteso la festività per quattro giorni, aggiungendo la giornata di domani, venerdì, al lungo ponte. Dall’alto del Rama Temple si può ammirare la Main Beach affollatissima di turisti indiani.

Gokarna, 26 gennaio 2017. Un attimo di sole al tramonto.

Gokarna, 26 gennaio 2017. Un attimo di sole al tramonto di una giornata nuvolosa.

Al ritorno, rimango un po’ di tempo sulla spiaggia e dopo il bagno, faccio conoscenza con alcune famiglie composte da più generazioni, tutte provenienti da Bangalore. Prima di rientrare in guesthouse rifaccio un giro al mercato: è sera inoltrata e tutte le bancarelle sono ancora lì, quasi al buio!

Gokarna, 27 gennaio 2017

Sto andando alla stazione degli autobus per prendere un mezzo e tornare a Gangavali. Lungo la strada mi fermo ad osservare il cantiere di una casa in costruzione: ci sono sia uomini che donne che lavorano come muratori.

Gokarna, 27 gennaio 2017. Muratori donne e uomini.

Gokarna, Main Street, 27 gennaio 2017. Muratori donne e uomini al lavoro in una casa in costruzione.

Mentre me ne sto seduta su una panchina della Bus stand, osservo il consistente numero di viaggiatori che viene qui a chiedere direttamente le informazioni sui mezzi pubblici, senza rivolgersi alle agenzie. Arriva la coppia di triestini che ho conosciuto qualche giorno fa: chiedono delle informazioni sugli orari per Hampi. Con loro c’è una signora di 62 anni che vive ad Arezzo: è una cuoca ed è qui in vacanza per sei mesi. Lei, invece, andrà a Hyderabad verso il 20 febbraio. Una ragazza francese di 22 anni sta chiedendo informazioni per andare a Sravanabella dove c’è l’enorme statua di Shiva. Mi racconta che ha lasciato la scuola quando aveva 15 anni e già allora aveva scelto di vivere girando il mondo. E’ stata in Australia dove ha incontrato molti giovani italiani, che stavano lì per lavoro: il guadagno, mi racconta, è alto anche se i lavori non sono qualificati. La ragazza francese se ne va e  mi accorgo che sto attendendo l’autobus da oltre un’ora.

Gangavali, 27 gennaio 2017. Barcone per attraversare il fiume.

Gokarna, dintorni, Gangavali, 27 gennaio 2017. Il barcone che congiunge le due sponde del fiume.

M’incammino per una strada sconosciuta che dovrebbe portarmi verso il mare. Chiedo delle informazioni: la strada porta proprio a Gangavali, ma dista 6 km da qui. Arriva un autobus: leggo il cartello Gangavali sul parabrezza e gli faccio segno di fermarsi. E’ affollato di ragazze in divisa rosa e grigia che tornano da scuola per il pranzo. Attraverso il fiume con il barcone e mi fermo a pranzo al ristorantino dell’omlette. Non c’è altro da mangiare e, oltre alla frittata, per saziarmi, inzuppo dei biscotti nel cjai. All’ombra del ristorantino c’è un gruppo di donne indù con il sari tradizionale che le copre dalla testa ai piedi e due musulmane con il burka: stanno aspettando l’autobus per Ankola. Altre donne stanno tornando dai mercatini con le ceste vuote e le ginocchia doloranti. Sul barcone salgono anche auto cariche di turisti indiani, motociclette e scooter con giovani del posto. In lontananza, laggiù in fondo al fiume, scorgo le cercatrici di vongole che son comparse lì da poco. Di là del fiume l’autobus non arriva, ma c’è una lunga fila di taxi e autorisciò. Il prezzo che chiedono è troppo alto e mi siedo ad attendere. Dopo qualche tempo arriva un taxista di un’auto collettiva che costa come l’autobus. Alla guesthouse incontro l’australiano che mi dice di aver visto Gil stamattina mentre partiva per Maheshwar.

Gokarna, 28 gennaio 2017

Nei pressi della stazione prendo un minivan per Gangavali e da lì poi andrò al mercato del sabato di Ankola.

Da Gangavali ad Ankola, 28 gennaio 2017.

Su un minivan, da Gangavali ad Ankola, 28 gennaio 2017.

Dopo aver attraversato il fiume, salgo su un altro mezzo collettivo per Ankola: il minivan è pieno, ma sale ancora una donna robusta che si siede di peso sulla mia gamba. Dopo un breve tratto qualcuno scende e anche lei si mette più comoda. A Gangavali il traghetto è ancora dall’altra parte e faccio in tempo a camminare sulla stradina di terra battuta del lungo fiume. E’ un’oasi di pace qui, tra capanne di bambù, palme rigogliose e gente silenziosa. Incrocio alcuni abitanti che mi riconoscono e mi salutano sorridendomi.

Gangavali, 28 gennaio 2017. Con una ragazza ucraina sul barcone.

Gangavali, 28 gennaio 2017. Con una ragazza ucraina sul barcone che attraversa il fiume.

Le raccoglitrici di vongole non ci sono stamattina; difatti l’acqua è più alta del solito, i tronchi degli alberi sono completamente coperti e lasciano sporgere soltanto le chiome. Legate tra di loro ci sono le canoe dei pescatori dipinte di nero, forse catramate: scorgo soltanto un anziano su una di esse, intento ad aggiustare le reti. Laggiù in fondo, al largo, c’è un’altra canoa con due uomini seduti alle due estremità e intenti a pescare. Il barcone dei passeggeri si sta ora muovendo dall’altra sponda,  producendo il solito cigolio assordante. L’attraversata avviene in un attimo e faccio appena in tempo a tornare al porticciolo ed a sedermi su una panca del barcone. Una coppia ucraina sui quarant’anni e forse più si siede accanto a me. Entrambi vivono praticamente in India, sono studenti della filosofia indiana e seguaci di un guru appartenente agli Hari Krishna.

Ankola, 28 gennaio 2017. Al mercato settimanale del sabato.

Ankola, 28 gennaio 2017. Al mercato settimanale del sabato.

Il mercato di Ankola è affollato di bancarelle con frutta e verdura, spezie, legumi secchi, zucchero, abbigliamento per bambini, pentole, statuine con gli dei, pesce essiccato e fresco. Acquisto anch’io qualcosa: un asciugamano, una candela, due pesci puliti al momento.

Ankola, 28 gennaio 2017. La mano di una pescivendola.

Ankola, 28 gennaio 2017. La mano di una pescivendola.

Fa caldissimo: gironzolo un po’ tra le bancarelle e poi raggiungo la stazione degli autobus per tornare a Gokarna. Sono da poco passate le tredici e a quest’ora l’autobus è pieno di studenti che ritornano da scuola e si accalcano veloci sulla portiera per correre ad accaparrarsi i posti a sedere.

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Ankola, 28 gennaio 2017. Incontro al mercato del sabato.

Rimango in piedi per oltre metà del tragitto, fino a che una ragazza con il burka mi cede il suo posto. Non vorrei accettare, ma lei insiste sorridendomi.

Gokarna, 29 gennaio 2017

All’uscita della guesthouse ho incontrato la coppia tedesco-svedese che sta nella camera accanto. Hanno entrambi una sessantina d’anni: lui faceva il macellaio nella vecchia bottega di famiglia, a Francoforte, lei ha svolto per qualche anno l’assistente in un kindergarten. Entrambi hanno lasciato la loro attività e hanno deciso di vivere in libertà e con poco denaro. Non hanno figli e l’unico motivo che li fa tornare, dopo tre mesi, a Francoforte è quello della madre novantenne di lui, che, comunque, gode di ottima salute.

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Gokarna, 29 gennaio 2017. Kudle Beach.

Ho percorso, poi, un tratto di strada per la Kudle Beach con un musicista sessantenne che si fermerà qui per circa sette mesi, spostandosi in Nepal per prolungare il visto. Ha assistito i genitori fino a tre mesi fa, quando anche il padre è mancato. Ha venduto la casa di famiglia ed è andato ad abitare dalla sua compagna in un villaggio della periferia di Norimberga, un paesetto contadino dove si sono rifugiati numerosi artisti. Qui, a Gokarna, riprenderà a studiare musica classica indiana, esercitandosi con il flauto di bambù.

Gokarna, 29 gennaio 2017. Vendita di offerte davanti al tempio di Shiva.

Gokarna, 29 gennaio 2017. Vendita di offerte davanti al portale del tempio Mahaganapati.

Nel pomeriggio ho incontrato Cristina e insieme siamo andate in spiaggia dove avevo un appuntamento con Federica. E’ arrivato anche Michel, il ragazzo francese di Cristina che mentre faceva il bagno ha messo un piede sopra un riccio di mare e degli indiani l’hanno aiutato a togliere le spine.

Gokarna, 29 gennaio 2017. Sun set.

Gokarna, 29 gennaio 2017. Sun set sulla Main Beach.

Con Federica ci siamo sedute al bar della spiaggia dalla quale si gode di un panorama splendido verso il mare.

Gokarna, 31 gennaio 2017

Stamattina, sul tardi, ho camminato ancora verso la Kudle Beach. Arrivata in cima alla collina dei Ghati Occidentali, accanto al tempietto dove i turisti di solito si fermano a riposare, ho deciso di inoltrarmi per un sentiero diverso. In questo tratto di collina qualcuno ha costruito con delle piccole pietre un grande cerchio e all’interno, con lo stesso materiale ha modellato il simbolo della pace.

Gokarna, 31 gennaio 2017. Simbolo della pace in un sentiero sulle colline dei Ghati, tra la Main Beach e la Kudle Beach.

Gokarna, 31 gennaio 2017. Simbolo della pace sulle colline dei Ghati.

Ho camminato ancora un po’ verso il bordo della collina e sono arrivata sopra un’altra parte di mare, quello che sta tra la Main Beach e la Kudle Beach. Dall’alto si vedevano solo rocce e su nel cielo due rapaci mi giravano intorno. Poi, dagli scogli sono sbucati due ragazzi russi che, dopo aver esplorato questa parte difficoltosa e senza spiaggia, avevano deciso di tornare a Gokarna. Ho ripreso il mio cammino passando davanti ad una cava di argilla dove un gruppetto operai, uomini e donne, stavano cuocendo il riso per il pranzo.

Gokarna, 31 gennaio 2017. Un'operaia di una cava di argilla.

Gokarna, 31 gennaio 2017. Operaia di una cava d’argilla sulle colline dei Ghati Occidentali.

Alla Kudle Beach mi son presa un lunghissimo bagno. Poi, sulla spiaggia mi si è avvicinata una ragazza spagnola che avevo già incontrato a Gokarna qualche giorno fa. Ha 22 anni ed la lasciato l’università, dove studiava antropologia. Il costo di 2000,00 euro annui erano e sono tuttora per lei impossibili da sostenere non avendo il sostegno di una famiglia alle spalle. In Spagna, mi dice, non esiste nessuna agevolazione per gli studenti privi di reddito.

Gokarna, 31 gennaio 2017. Sulle colline dei Ghati occidentali.

Gokarna, 31 gennaio 2017. Sulle colline dei Ghati Occidentali.

Gokarna, 1 febbraio 2017

Son tornata alla Kudle Beach attraverso il vecchio sentiero sulle colline dei Ghati. Ho visto in lontananza la cava e anche oggi, operai e operaie, stavano pranzando. Soltanto il manovratore della ruspa stava ancora lavorando per ultimare uno scavo prima della pausa. Dal sentiero si vedeva un gran nuvolone di polvere rossastra che si alzava a fatica nell’aria mentre gli operai si spostavano, con i loro piatti di foglie, il più lontano possibile dalla cava. Un gruppo di ragazzi occidentali mi chiede delle informazioni sul sentiero per Gokarna e io li rassicuro che sono sulla giusta via. Alla Kudle Beach entro subito in acqua prima che i venditori e le venditrici di collane mi assalgano.

Gokarna, Kudle Beach, 1 febbraio 2017. Venditori e venditrici di collane.

Gokarna, Kudle Beach, 1 febbraio 2017. Venditori e venditrici di collane.

All’uscita dall’acqua però, mi intenerisco nel vedere una venditrice poco più che adolescente girare con una bambina di cinque mesi appesa al collo.

Gokarna, Kudle Beach, 1 febbraio 2017. Venditrice di collane con bambina.

Gokarna, Kudle Beach, 1 febbraio 2017. Venditrice di collane con bambina di pochi mesi.

La spiaggia si anima, improvvisamente, quando un gruppo di ragazzi getta in mare una lunga rete e riesce a catturare diversi pesci. Uno del gruppo li mette in un secchio e li porta via. Oltre ai turisti, intorno alla rete con i pesci si sono radunati anche i numerosi venditori di collane che lavorano nella zona: saranno una quindicina, tutti con la stessa identica merce!

Gokarna, Kudle Beach, 1 febbraio 2017. Pesca libera con la rete.

Gokarna, Kudle Beach, 1 febbraio 2017. Pesca di dilettanti.

Al ritorno mi son fermata alla sorgente dell’acqua medicamentosa e lì, al Rama Temple, c’era il sadhu vestito di bianco che chiacchierava con una turista straniera. Oltre a lui, intorno al tempio, c’erano diversi altri pellegrini indiani e turisti occidentali, distesi sulla terra battuta e sulle panche di pietra. Lungo la stradina tra il Rama Temple e Gokarna mi ha raggiunta Paola, la cuoca toscana: anche lei era stata ad attingere l’acqua medicamentosa. Insieme abbiamo camminato all’interno delle stradine, all’ombra delle case fino oltre la grande cisterna.  Paola lavora soltanto nella stagione estiva e gli altri mesi li trascorre qui, a Gokarna. Ha frequentato i tre anni della scuola magistrare ed anche il quarto anno del tirocinio, mi racconta. Ha avuto diverse convivenze ed ora preferisce rimanere sola. E’ molto legata alle nipoti, figlie di sua sorella, ed ai tre gatti che vivono indipendenti uscendo ed entrando da una finestrella situata accanto al tetto della sua casa. Dopo il bagno del tramonto alla Main Beach sono rimasta a leggere ed a chattare in spiaggia fino a sera inoltrata.

Gokarna, 1 febbraio 2017. L'incanto del tramonto sulla Main Beach.

Gokarna, 1 febbraio 2017. L’incanto del tramonto visto dalla Main Beach.

Guardavo ogni tanto la falce di luna con il pianeta Venere luminosissimi, spuntati entrambi proprio di fronte a me. Non sono sola: decine di indiani arrivano sulla spiaggia ogni sera all’ora del tramonto e rimangono incantati a guardare il sole mentre sparisce all’orizzonte. Molti di loro, per lo più intere famiglie, rimangono sulla spiaggia fino a tardi, a godere del calar della sera.

Gokarna, 2 febbraio 2017.

Oggi è giovedì ed è giornata di mercato. Devo comprare qualche provvista dal momento che ho deciso di rimanere ancora un po’ qui.

Gokarna, 2 febbraio 2017. Mercato del pesce.

Gokarna, 2 febbraio 2017. Il Mercato del pesce.

Da qualche tempo, difatti, ho iniziato a preparare da sola i pasti: uso un piccolissimo fornello elettrico e riesco a cucinare negli spazi tra il leggere, lo chattare, il lavare i panni. Stamattina, prima che uscissi, hanno bussato alla porta e finalmente ho avuto un faccia a faccia con l’autore di ben due biglietti lasciati sulla mia maniglia. Qualcuno mi scriveva riguardo a delle ordinazioni di un farmaco, la Spirulina, che pare dia dei benefici per l’esposizione ai raggi solari. Probabilmente, le ordinazioni, le aveva fatte la persona che stava nella mia camera precedentemente. L’uomo della Spirulina è un occidentale di una certa età, con i capelli bianchi e lunghi. Gira per Gokarna con una motocicletta colorata munita di un tettuccio parasole e sul manubrio porta una tabella, probabilmente riferita al farmaco o all’integratore che procura, su ordinazione, durante i suoi viaggi a Goa.

Gokarna, 2 febbraio 2017. Verduraia al mercato del giovedì.

Gokarna, 2 febbraio 2017. Verduraia al mercato del giovedì.

Al mercato settimanale compro della frutta e della verdura. Tra le bancarelle mi arriva la voce di Federica anche lei qui insieme ad un amico tedesco. Al mercato del pesce compro tre piccoli tonni per pranzo.

Gokarna, Fish market, 2 febbraio 2017. Pescivendola.

Gokarna, Fish market, 2 febbraio 2017. Pescivendola.

In spiaggia, alla Main Beach, faccio un lungo bagno anche se le onde sono più violente del solito. Mentre torno in guesthouse mi fermo ad osservare le bambine della scuola di fronte mentre stanno lavando il piatto di metallo servito per il pranzo. Sono in fila e con pazienza aspettano il loro turno.

Gokarna, 2 febbraio 2017. Bambine di una scuola mentre lavano a turno il proprio piatto alla fontana del loro cortile.

Gokarna, 2 febbraio 2017. Bambine delle classi prima e seconda della scuola statale mentre stanno lavando il proprio piatto, dopo il pranzo.

Dall’altra parte del cortile un gruppo di bambini della stessa scuola sta giocando al pallone: ognuno di loro, mi dirà qualcuno più tardi, ha già lavato il proprio piatto. All’ora del tramonto, sulla Car Road, incontro Paola, la cuoca di Arezzo, che sta andando in spiaggia come me. Più tardi, all’uscita dalla Main Beach, mi sentirò chiamare da Cristina e insieme a lei andrò ad acquistare il biglietto del treno per Varanasi. Lascerò Gokarna fra dieci giorni, il 13 febbraio. Arriverò a Varanasi il 15 febbraio, verso mezzogiorno.

Gokarna, 3 febbraio 2017

Appena esco dalla guest house, in tarda mattinata, come d’incanto vedo l’uomo della Spirulina con la sua motocicletta stravagante parcheggiata davanti al cancello. Gli chiedo qualche informazione su questo prodotto e lui prontamente mi passa un foglio con le spiegazioni. Si tratta di un alimento ricco di proteine, vitamine e sali minerali che vengono sintetizzati da un organismo unicellulare che cresce tra le alghe.

Gokarna, 3 febbraio 2017. L'uomo che vende la Spirulina.

Gokarna, Main Road, 3 febbraio 2017. L’uomo che vende la Spirulina sulla sua motocicletta.

Mi dice, poi, che vive in India e risiede a Rishikesh, ma ha trascorso molti anni in Nepal, a Pokhara. Possiede un visto indiano valido dieci anni. I suoi genitori erano originari dalla Sicilia l’uno, dalla Svizzera l’altro. Percorro la Main e la Car Road e mi incammino verso le colline dei Ghati. Mi fermo un attimo a bere alla sorgente dall’acqua medicamentosa del Rama Temple. Lì, c’è sempre il sadhu vestito di bianco che chiacchiera con i turisti. Salgo la scalinata, raggiungo il tempietto solitario della cima e mi fermo ad ammirare dall’alto la Main Beach e il mare. Alla Kudle Beach oggi è il turno di una giovane venditrice di collane che a 22 anni è già madre di due bambine: una di quattro anni, l’altra di uno e mezzo. La bambina più piccola la porta con sé, avvolta in un telo appeso al collo. Ora è il momento del pasto e la giovane madre si accovaccia e porge prima un seno e poi l’altro alla sua bambina.

Gokarna, Kudle Beach, 3 febbraio 2017. Venditrice di collane mentre allatta la sua bambina.

Gokarna, Kudle Beach, 3 febbraio 2017. Venditrice di collane mentre allatta la sua bambina.

Giro lo sguardo verso il mare e vedo un giovane indiano che sta suonando la chitarra, in bilico su uno scoglio, mentre la venditrice sta raccogliendo le numerose collane, le infila sulle braccia e con la sua bambina appesa se ne va. Al ritorno, mi fermo a riempire due bottiglie d’acqua alla sorgente. Mi siedo un momento a parlare con uno svizzero di 55 anni che sta trascorrendo, in India, un periodo sabbatico di due mesi e mezzo. E’ di Lucerna e appartiene ai sei milioni di abitanti svizzeri autoctoni, mi dice. Su sette milioni di abitanti, la Svizzera, conta soltanto un milione di immigrati residenti, mi informa.  Lui, è un insegnante per portatori di Handikap gravi.

Gokarna, 3 febbraio 2017. La Main Beach vista dal Rama Temple.

Gokarna, 3 febbraio 2017. Panorama dal Rama Temple sulla Main Beach.

Sulla strada del ritorno incontro Paola, anche lei con la bottiglia dell’acqua medicamentosa appena riempita. All’ora del tramonto vado alla Main Beach: è affollata di comitive di indiani che stanno fermi, immobili sulla spiaggia, vicino al mare, a guardare incantati  il sole mentre scende all’orizzonte e poi sparisce.

Gokarna, Main Beach, 3 febbraio 2017. Tramonto.

Gokarna, 3 febbraio 2017. Tramonto sulla Main Beach.

Una ragazza occidentale  si  avvicina per chiedermi cosa sia successo: in effetti l’atmosfera che si crea al tramonto è quella di un evento eccezionale.

Gokarna, 5 febbraio 2017

Gokarna, 5 febbraio 2017. Domenica mattina al mercato del pesce.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Domenica mattina al mercato del pesce.

E’ domenica e mi reco anche oggi al mercato del pesce. C’è molta più gente degli altri giorni, sia venditrici sia acquirenti.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Venditore di stoviglie in terracotta al mercato del pesce.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Venditore di stoviglie in terracotta al mercato del pesce.

Oggi c’è anche una bancarella che vende terrecotte artigianali. Prendo in mano un braciere, ma è troppo pesante da trasportare e mi accontento di acquistare un piatto e una ciotola con il coperchio.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Venditrice di pan alle pescivendole.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Venditrice di paan per le pescivendole.

Vedo anche una vecchina vestita con il tradizionale sari di qui, quello che lascia la schiena scoperta. Sta vendendo il paan da masticare alle pescivendole e lo fa in modo quasi nascosto. Il paan è un composto leggermente (credo) allucinogeno, costituito da foglie di betel, noce di areca e tabacco. Gli indiani, ma anche molti altri asiatici masticano questo paan producendo una considerevole salivazione di colore rosso che li costringe frequentemente a sputare, ovunque.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Primo piano della venditrice di paan (foglie di betel, noce di areca e anche tabacco).

Gokarna, 5 febbraio 2017. Primo piano della venditrice di paan al Mercato del pesce.

Attraversando la Car Road per andare in spiaggia incrocio una ragazza con sul capo la scultura di alcune divinità. Ne avevo già vista un’altra ieri, ma si era allontanata subito dal posto dove stavo. Oggi riesco a guardare meglio la statua che portano sul capo: è composta da tre divinità. Chiedo alla ragazza se si tratta di Shiva e lei mi risponde affermativamente, ma evidentemente non aveva compreso. Un indiano che stava seduto sulla porta del suo negozio mi dice che quelle sono le donne legate  alla dea Yellamma e vivono ad un centinaio di km da qui. Appartengono, senz’altro, allo stesso gruppo delle donne che ho incontrato qualche tempo fa ad Ankola, mentre mendicavano davanti ai negozi. E’ da poco passato mezzogiorno e fa molto caldo.

Gokarna, 5 febbraio 2017. La Main Beach verso mezzogiorno.

Gokarna, 5 febbraio 2017. La Main Beach verso mezzogiorno.

La spiaggia è affollatissima di gitanti che paiono rimanere incantati ad ammirare il mare. I fotografi sono indaffarati più che mai a scattare le foto ricordo ed a svilupparle nelle due postazioni con ombrellone e stampante che hanno allestito sulla spiaggia. All’ora del tramonto cammino attraverso dei vicoletti alternativi fino alla sorgente del Rama Temple. Lì c’è sempre il sadhu vestito di bianco. Questa sera mi ha detto di non aver ancora pianificato la data del suo ritorno a Varanasi.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Pescatori al tramonto.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Pescatori al tramonto.

Rientrando dalla sorgente, lungo la spiaggia, c’erano i pescatori che stavano preparando le reti per la pesca notturna. Più avanti, ho incontrato Paola che stava tornando da una lunga passeggiata nei campi. Alla Main Beach c’era tantissima gente questa sera. Moltissimi indiani, difatti, sono arrivati qui per ammirare il tramonto del sole prima di rientrare nei loro villaggi e nelle loro città.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Tramonto sulla Main Beach.

Gokarna, 5 febbraio 2017. Tramonto sulla Main Beach.

La sera è calata in un attimo e la spiaggia si è svuotata quasi completamente. Son rimasti solamente alcuni gruppi di persone che disposte in cerchio si son fermate a guardare il mare, parlando sottovoce o rimanendo in silenzio.

Gokarna, 6 gennaio 2017

Attraversando i vicoletti arrivo alla sorgente del Rama Temple. Sono le 11.30 e il sadhu vestito di bianco si sta lavando ad una fontana. Porta soltanto un telo, bianco, avvolto intorno alla vita e mi guarda con aria assente ed assonata.

Gokarna, 6 febbraio 2017. Panorama dal tempietto in cima al colle.

Gokarna, 6 febbraio 2017. Panorama dal tempietto sopra la collina dei Ghati.

Sto andando alla Kudle Beach: salgo la scalinata, cammino sull’altopiano sopra la collina dei Ghati e mi fermo a guardare da una parte il panorama verso la Main Beach e il mare, dall’altra le alture e la prateria, a tratti bruciata dagli incendi, a tratti seccata dal sole. In lontananza compare la grande cava. Laggiù, la Main Beach appare quasi deserta con un mare  mosso da tumultuose onde che vanno a sbattere violente sugli scogli provocando un intenso rumore. Nel cantiere della cava, oggi, non c’è nessuno ma, tutto intorno, sono aumentati i blocchi di pietra rossa, tutti ben squadrati e disposti a muretto su lunghe file. Sulle facce laterali dei blocchi s’intravede una composizione mista di pietruzze, terra e vegetali. La Kudle Beach è affollata di occidentali e anche qui il mare è molto mosso. Una venditrici di collane con una bimba di 6 mesi appesa al collo viene a sedersi accanto a me: ha 21 anni, abita a Gokarna ed è originaria del Gujarat. Mi racconta che molti indiani, fuori casta come lei, si sono spostati ad Hampi ed a Goa per trovare lavoro, mentre altri hanno deciso di andare a vivere nella foresta per coltivare la terra ed allevare gli animali da cortile. Dopo il bagno mi distendo al sole a leggere “In India” di   William Dalrymple sul mio e-book.

Gokarna, 6 febbraio 2017. La biblioteca, sempre chiusa, in cima al colle.

Gokarna, 6 febbraio 2017. La biblioteca, sempre chiusa, in cima alla collina.

Al ritorno, sull’altopiano, una mucca nera e una marrone stanno brucando l’erba secca alla ricerca di qualche filo verde. Più in là, un vitellino sta mangiando le foglie di un cespuglio. In lontananza arriva il suono del battito della scure di un boscaiolo, mentre su un sentiero, dalla collina di fronte, compare un uomo con una bimba per mano. Mi giro a guardare un nuovo accampamento composto da due tende appoggiate su una struttura a cono fatta di pali di bambù. La struttura è coperta intorno al perimetro o in parte di esso con dei teli di plastica azzurra. Dall’accampamento arrivano delle voci: sono quelle di un gruppo di ragazzi occidentali. Nel frattempo l’uomo con la bambina è arrivato sul retro dell’edificio azzurro sulla cui facciata sta scritto in più lingue “Library”. Giro intorno all’edificio dal quale escono delle voci. Guardo dalle finestre con le inferriate orizzontali o oblique: ci sono parecchi scaffali con dei libri, un salottino elegante all’ingresso, dei panni stesi, un letto matrimoniale.

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Gokarna, 6 febbraio 2017. Interno della biblioteca, sempre chiusa, in cima alla collina del Rama Temple.

Le porte sono tutte chiuse, mentre alcune finestre con le sbarre sono aperte. Tra gli spazi vuoti dei cespugli e delle palme che stanno intorno a questo edificio si può intravedere il mare.

Gokarna, 6 febbraio 2017. Tramonto sul Mare Arabico mosso.

Gokarna, 6 febbraio 2017. Tramonto sul Mare Arabico.

Il rumore fragoroso delle onde si sente fin quassù. In spiaggia, alla Main Beach, all’ora del tramonto, incontro una numerosa famiglia di Bangalore. Sono qui per celebrare la puja della madre morta 10 giorni fa. Domani sarà la giornata più importante della ricorrenza con la celebrazione del rituale e la visita al tempio. Qui, sulla spiaggia c’è un forte vento che sta sollevando la sabbia e il mare sta diventando sempre più mosso. Questa sera è impossibile fare il bagno! La famiglia della puja mi saluta e se ne va, con gli abiti sospinti all’indietro dal vento . Dopo un po’, con la faccia piena di sabbia, lascio la spiaggia anch’io, trascinandomi a fatica verso la zona riparata della Car Road.

Gangavali, dintorni di Gokarna, 7 febbraio 2017

Nei pressi della stazione degli autobus prendo un minivan collettivo per Gangavali. Arrivo là proprio quando il traghetto è appena partito per l’altra sponda.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Il fiume Gangavali.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Il fiume Gangavali.

Cammino anche oggi lungo la stradina che fiancheggia il fiume; oggi, oltre alle numerose canoe dipinte di nero ci sono una decina di grandi barche colorate. In lontananza si scorge una canoa con un uomo vestito di bianco che sta pescando.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Abitazioni di qua del fiume Gangavali.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Abitazioni al di qua del fiume Gangavali.

Qui, sul lungo fiume ci sono delle case costruite con i mattoni crudi, lasciati soltanto ad essicare al sole, ma ci sono anche moltissime capanne in bambù. Nemmeno oggi ci sono le raccoglitrici di vongole: l’acqua del fiume, difatti, è ancora molto alta. Sul retro di una capanna, proprio a ridosso del fiume, due ragazzi stanno catramando una canoa. In questo piccolo spazio ce ne sono delle altre simili, in fase di riparazione. Intorno a tutte le abitazioni si vedono galli, polli e galline gironzolare insieme a qualche raro bufalo.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Abitazione lungo il fiume Gangavali

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Abitazione al di là del fiume Gangavali.

L’acqua del fiume è calmissima e solo laggiù, sulla sinistra, in fondo, si scorgono le onde del mare, anche oggi molto agitato. Attraversato il fiume sul traghetto, mi avvio verso la strada che dovrebbe portare alla Honey Beach. Un gruppo di bufali sta avanzando nella mia direzione correndo scatenato e, più avanti, degli altri, stanno andando, di corsa, nella direzione opposta. Tra le capanne si vedono grosse palme da cocco con i frutti appesi, degli alti pini marittimi e una moltitudine di piccoli cactus raggruppati e allineati sul ciglio della stradina. Passo davanti ad un edificio di mattoni con all’esterno una moltitudine di motociclette e bici parcheggiate. Si sente un’unica voce, maschile, mentre sta tenendo una lezione in lingua indi. Quasi certamente si tratta di una scuola superiore.

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Gangavali, di là del fiume, 7 febbraio 2017. Pescivendola ad un incrocio di strade bianche.

Ad un incrocio tra delle strade sterrate, seduta su una cassetta di plastica e con un catino colorato appoggiato in terra, c’è una pescivendola che vende dei piccoli pesci agli abitanti del villaggio. Da lontano, arrivano delle voci di bambini. C’è una scuola, poco più in là, con sei classi di bambini e bambine, dai sei ai dodici anni. Su tutta la facciata emergono  dei grandi disegni colorati che rappresentano la geografia locale, quella dell’India insieme ad altre, sia dell’Asia  che del mondo.

Gangavali, 7 febbraio 2017. Scuola per bambini e bambine dai 6 ai 12 anni.

Gangavali, 7 febbraio 2017. Scuola per bambini e bambine dai 6 ai 12 anni.

Salgo sulla collina seguendo le indicazioni della gente del posto, ma su quel percorso non incontro più nessuno. Non ci sono segnali che indichino la via per la Honey Beach e, arrivata in cima alla collina, quando i sentieri si diramano, non so più dove andare. Sono completamente immersa nella foresta, nel silenzio più profondo, interrotto soltanto dal rumore del mare che arriva da più direzioni. Rinuncio alla Honey Beach e torno indietro.

Gokarna, 7 febbraio 2017. Minivan da Gangavali a Gokarna.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Minivan da Gangavali a Gokarna.

Prendo un minivan di passaggio fino al traghetto e dal finestrino posso scorgere le cercatrici di vongole al lavoro da quest’altra parte, dove il fiume è già rientrato, lasciando scoperte delle isole di sabbia. Di là del fiume l’acqua si è abbassata da poco e le pescatrici non sono ancora arrivate.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Abitante di Gangavali, di là del fiume.

Gokarna, dintorni, 7 febbraio 2017. Abitante di Gangavali, di là del fiume.

Mentre attendo il minivan per Gokarna arriva un camion di terra rossa mista a ghiaia e la scarica vicino ad altri cumuli simili. Lì accanto c’è una vasca che servirà per impastare la poltiglia e ricavare i mattoni crudi, da essicare soltanto, al calore del sole.

Gokarna, 8 febbraio 2017

Giro intorno al perimetro della Koorti Teertha, la grande cisterna dove i bramini, la gente del posto e i pellegrini fanno il bagno purificatore e celebrano le puja per i defunti recenti e per gli antenati. Alcuni uomini stanno rivestendosi, dopo il bagno, con delle lunghe stoffe bianche nuovissime.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Bagno alla Grande Vasca.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Koorti Teertha, la grande cisterna del tempio.

Le puja le stanno celebrando sotto i porticati che fiancheggiano la vasca: riconosco le palline fatte di farina ed acqua che rappresentano gli antenati e la procedura di irrorarle con l’acqua e di aggiungere ad ognuna dei semi e degli altri elementi.

Gokarna, 8 gennaio 2017. Celebrazioni di puje per gli antenati sotto i portici della Grande Vasca.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Celebrazioni di puje alla Koorti Teertha, la grande cisterna.

Anche qui, al sud, la partecipazione a questo rituale è riservata soltanto ai componenti maschi della famiglia che siedono, a dorso nudo e avvolti in un panno bianco, di fronte al celebrante. Una coppia con un bambino di circa otto anni mi riconosce. Ci siamo già incontrati a Gangavali, il giorno in cui sono andata da quelle parti, in bicicletta. La coppia ha un altro bambino, più piccolo, che in questo periodo sta frequentando la scuola indiana. La giovane donna è ucraina, mentre il suo compagno è originario della Georgia. Staranno qui, a Gokarna, per altri due mesi e poi torneranno in Ucraina dove risiedono. Cammino ancora intorno alla grande cisterna e mi fermo a guardare la scritta ” No Foreign” sulla facciata di un tempio.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Tempio accanto alla Koorti Teertha, la grande cisterna.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Tempio accanto alla Koorti Teertha, la grande cisterna.

Corre, infatti, la voce che gli abitanti di Gokarna non gradiscano molto l’invasione di stranieri avvenuta negli ultimi decenni in quanto ne turberebbero la sacralità del luogo. Dalla  Koorti Teertha imbocco un vicoletto che mi porta alla fine della Car Street e in direzione della Main Beach.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Incontro intorno alla Grande Vasca.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Incontro intorno alla Koorthi Teertha, la grande cisterna.

Lungo questa stradina incontro uno studente di scienze matematiche arrivato qui assieme alla sua famiglia da una cittadina vicina per celebrare il rituale per la morte del nonno. Il mare oggi è abbastanza calmo, ma le onde, a momenti, sono ancora violente. Durante il bagno, un indiano mi dice di mantenermi distante dalle rocce, forse, per evitare che, spinta dalle onde, possa cadere su di esse. Lui si allontana nel mare aperto, ma i poliziotti che controllano la zona lo richiamano con un fischio e lo invitano ad avvicinarsi alla spiaggia.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Car Street.

Gokarna, 8 febbraio 2017. L’ora del tramonto sulla Car Street.

All’ora del tramonto la Main Beach si è riempita di pellegrini coloratissimi, arrivati in quel momento in pulman dalla divisione di Kolhapur, nello stato federale del Maharshtra.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Arrivo di pellegrini alla Main Beach.

Gokarna, 8 febbraio 2017. Arrivo di pellegrini alla Main Beach.

Si sono immersi nell’acqua del mare soltanto con i piedi e sono rimasti un po’ di tempo incantati a guardare il sole tramontare.

Gokarna, 9 febbraio 2017

E’ giovedì e mi dirigo verso la zona dove si tiene il mercato settimanale. Mi fermo a guardare la vetrina della bottega del barbiere: entro e concordo il prezzo per il taglio.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Dal barbiere.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Dal barbiere.

Il giovanissimo barbiere mi avvolge in una mantellina azzurra, piena, zeppa di macchie marrone, forse di henna. Usa le forbici con ancora attaccati i capelli del cliente precedente e anche per il pettine la situazione è la stessa. Mi taglia i capelli con molta abilità, in tutte le direzioni, lasciando soltanto un ciuffo più lungo, come frangia.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Al mercato del giovedì.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Il mercato del giovedì.

Al mercato acquisto: uva, patate, cetrioli, pomodori, limoni, ginger, due tipi di riso e tre pesci. Sulla Main Street, davanti ad una bottega, vedo la motocicletta dell’uomo della spirulina e poi scorgo anche lui, impegnato in una conversazione con il negoziante.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Fish Market.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Fish Market.

Mi fermo a lungo a guardare degli attrezzi agricoli e dei coltelli appoggiati per terra. Sono foggiati in modo grezzo, in acciaio, ed hanno il manico di legno. Osservo la giovane che li vende: non indossa il sari ed è vestita con una lunga ed ampia gonna a righe, una grande blusa a fiori, di colori diversi e un fazzoletto arancione con il bordo di pizzo appoggiato sul capo per ripararsi dal sole.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Venditrice di utensili agricoli.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Venditrice di attrezzi agricoli al mercato.

Sta in piedi, dietro il minuscolo spazio occupato dai suoi attrezzi, e tiene un bambino di circa due anni, addormentato, in braccio.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Venditrice di attrezzi agricoli artigianali al mercato del giovedì.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Venditrice di utensili per l’agricoltura al mercato del giovedì.

E’ quasi mezzogiorno: porto i cibi acquistati in camera e corro verso la Main Beach per fare il bagno.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Car street.

Gokarna, 9 febbraio 2017. La Car Street con sullo sfondo gli antichi carri di legno.

Lungo la Car Street vedo, con sorpresa, il gruppo di ragazze con le sculture sul capo. Sono giovanissime: una porta un neonato appeso al collo, una tiene un bambino grandicello per mano, un’altra è in gravidanza avanzata.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Una ragazza del Yellama Devi Temple.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Ragazza del Yellamma Devi Temple di Saudatti (Ka).

Mi dicono che sono seguaci della dea Yellamma e vivono in un antico tempio, su una collina, nei pressi di Saundati, nel Karnataka del sud.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Ragazza dedita al tempio Yellamma di Saundatti.

Gokarna, 9 febbraio 2017. Ragazza devota alla dea Yellamma.

Il ragazzo della bancarella di bigiotteria che stava seduto lì accanto mi spiega che queste ragazze vivono all’interno del tempio e si dedicano, secondo la tradizione, al culto della dea Yellamma, protettrice della fertilità. Il tempio risale al 1500, ma nella zona ci sono delle tombe risalenti al periodo che va dal 3° secolo B. C. al 3° secolo A. D.

Gokarna, 10 febbraio 2017

Attraverso i vicoletti di Gokarna e arrivo al Rama Temple. C’è una processione che sta scendendo cantando dalla gradinata della collina con due sadhu che trasportano sulle spalle un altarino appeso ad un grosso ramo, secco e curvo. Il gruppo fa una sosta al tempietto della piazzetta, fa un giro intorno al Rama Temple, si ferma un attimo davanti al suo portale e poi prosegue, sempre cantando, verso Gokarna. Oltre al sadhu vestito di bianco, oggi quassù, sotto la loggia, c’è un altro personaggio che si sta truccando, guardandosi nello specchietto che tiene in mano.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Un momento del trucco al Rama Temple.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Il trucco di un sadhu di passaggio, al Rama Temple.

Salgo la scalinata e mi fermo a leggere il quotidiano sul portale del piccolo tempio che sta sulla cima della collina, del quale non conosco ancora il nome. Passano di qui diversi occidentali; alcuni si fermano all’ombra a riposare, altri proseguono senza alzare lo sguardo.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Panorama sulla Main Beach dal portale del tempietto sulla collina.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Panorama sulla Main Beach dal tempietto sulla collina.

Un indiano con un secchio bianco sulle spalle mi chiede se voglio del miele. Di lì a poco, sul sentiero per la Kudle Beach, lo raggiungerà la moglie con una borsa rossa piena di bottiglie vuote, di plastica, appena recuperate. Compro un piccolo quantitativo di miele e subito dopo, tre turisti occidentali, ne acquistano due bottiglie da litro. Ne vorrebbero ancora, ma non hanno sufficiente denaro.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Venditori di miele sulla collina tra la Main e la Kudle Beach.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Venditori di miele sul sentiero che porta alla Kudle Beach.

I tre occidentali, seguiti dalla coppia con il secchio e la sporta, si dirigono, quindi, verso la loro guesthouse per recuperare il denaro e acquistare  dell’altro miele. Riprendo il cammino e lancio uno sguardo verso la cava: oggi è in attività, ma ogni volta che passo di qui è il momento della pausa per il pranzo. Alla Kudle Beach mi immergo nell’acqua del mare, lasciandomi cullare dalle onde, oggi più tranquille. Torno alla guesthouse per la strada più lunga, molto frequentata sia da turisti che la percorrono a piedi, sia da autorisciò che corrono avanti e indietro trasportando altri villeggianti. La cittadina dista circa 2 km dalla Kudle Beach e lungo la strada asfaltata si vedono degli edifici in costruzione, alcuni ristoranti, molti centri yoga e ayurveda, tutti recenti. A momenti, quando gli alberi diventano più radi, mi fermo a guardare il panorama  incantevole che si apre, oltre la collina, sulla Main Beach. Poco prima di Gokarna, fermo sul ciglio della stradina, all’ombra degli alberi, vedo la motocicletta dell’uomo della spirulina, e lui, seduto sulla sella che sta trafficando con un tablet appoggiato sul manubrio. Arrivo sulla Car Street e mi si avvicinano tre ragazzine: sono delle studentesse di una scuola statale di Bangalore. Hanno 14, 15 e 16 anni e sono qui, a Gokarna, per una gita scolastica di cinque giorni.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Arrivo di pellegrini sulla Main Beach al tramonto.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Pellegrini all’ora del tramonto sulla Main Beach.

Verso sera, tornando dalla spiaggia, accanto ai due antichi carri della Car street, vedo due furgoni parcheggiati. Hanno delle scritte e delle grandissime immagini sacre induiste dipinte sulle fiancate. Sono stati predisposti per il trasporto dei pellegrini e  adattati in modo da farli stare distesi.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Main Beach al tramonto.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Tramonto sulla Main Beach.

Sono gli stessi indiani arrivati poco fa sulla spiaggia ad ammirare gli ultimi attimi del tramonto.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Furgone di pellegrini sulla Car Street.

Gokarna, 10 febbraio 2017. Furgone adibito al trasporto dei pellegrini.

Si fermeranno qui, a Gokarna, nel piazzale della stazione degli autobus, per trascorrere la notte sui due furgoni. Arrivano dal Maharashtra, mi dicono sorridendo, mentre salgono per sistemarsi nei loro posti letto.

Gokarna, 11 febbraio 2017

Questa mattina sono andata alla Bus Stand ad aspettare l’autobus per Ankola. Nel piazzale c’erano numerose corriere e diversi furgoni parcheggiati con su i pellegrini; sulle staccionate e sui muretti sventolavano i sari e i dhoti, messi ad asciugare al sole.

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Gokarna, 11 febbraio 2017. Il piazzale della stazione degli autobus dove trascorrono la notte i pellegrini.

Sull’autobus ho trovato posto di fianco, sulla destra e lungo il viaggio ho guardato le risaie secche e i grossi covoni di paglia sistemati accanto, le saline con le vasche piene d’acqua marina e i mucchi di sale sistemati più in là.  Subito dopo, ho rivisto i Kilometri di  colline sventrate che avevo già incontrato verso Karwar, con le rocce e le argille accatastate negli spazi spianati con le ruspe. Più avanti, c’è un ponte in costruzione, parallelo a quello su cui la corriera sta passando. Ora, compaiono delle altre distese di risaie con alcuni rettangoli verdi, con le piantine già alte. Ogni tanto si vedono gli enormi alberi dalla chioma gialla, delle bouganville rosse e lilla, dei gruppi di piante verdi e, la sagoma dell’albero senza foglie, con dei mazzi di fiori bianchi in cima ai suoi rami. Osservo le case: quelle di recente costruzione hanno tutte la cisterna sul tetto per la riserva dell’acqua e per raccogliere quella piovana durante i monsoni. Vicino ad Ankola, compare una piccola chiesa cristiana, con una croce in rilievo sulla facciata. Qui, al mercato, s’incontrano sia molti induisti sia diversi musulmani che rappresentano, probabilmente, le due religioni principali della città.

Ankola, 11 febbraio 2017. Mercato.

Ankola, 11 febbraio 2017. Al mercato settimanale.

Il mercato è vastissimo e offre per lo più  frutta e verdura.

pAnkola, 11 febbraio 2017. Acquisto di polli al mercato.

Ankola, 11 febbraio 2017. Acquisto di polli vivi, al mercato.

Qualche rara bancherella vende capi di abbigliamento per bambini, utensili da cucina, prese e prolunghe elettriche, polli vivi.

Ankola, 11 febbraio 2017. Incontri al mercato.

Ankola, 11 febbraio 2017. Incontri al mercato.

Faccio un salto al mercato del pesce, sempre molto animato dalle donne che lo vendono e compro due piccoli tonni.

Ankola, 11 febbraio 2017. Mercato del pesce.

Ankola, 11 febbraio 2017. Mercato del pesce.

Faccio un giro per la strada principale, animata da numerosissimi negozietti e, improvvisamente sento la vibrazione caratteristica  delle donne del Yellama Temple. Ce ne sono diverse in giro qui ad Ankola, oggi. Noto un particolare: le offerte vengono lanciate direttamente sull’altarino che portano sul capo.

Ankola, 11 febbraio 2017. Una ragazza del Yellamma Temple di Saundatti mentre, producendo una vibrazione, chiede l'elemosina.

Ankola, 11 febbraio 2017. Una ragazza del Yellamma Temple di Saundatti mentre, producendo una vibrazione, chiede l’elemosina.

Mentre attendo l’autobus per tornare a Gokarna, mi si avvicina una turista francese. E’ arrivata da Bhuy nel Gujarat con un viaggio in traghetto fino a Goa ed in autobus fin qui, ad Ankola. Ora sta aspettando la corriera per Gokarna. Ha circa 35 anni, fa la sarta ed è della Bretagna. Nel Gujarat ha acquistato un grosso quantitativo di stoffe da vendere alle sue clienti e le ha spedite attraverso la posta.

Ankola, 11 febbraio 2017. Venditrice al mercato del sabato.

Ankola, 11 febbraio 2017. Venditrice al mercato del sabato.

A Gokarna ha affittato una stanza nella mia stessa guesthouse, ma non l’ho più incontrata.

Gokarna, 12 febbraio 2017

Gokarna, 12 febbraio 2017. Car Street, poco dopo le 12.00, con il fumo delle puja che esce dalla finestra del tempio.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Car Street.

Domani lascerò Kokarna e devo dire che mi sono affezionata a questa cittadina e ai suoi dintorni. Oggi è domenica e decido di andare a fare il bagno alla Kudle Beach.

Il fumo delle puja.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Car Street, poco dopo le 12.00, con il fumo delle puja che esce dalla finestra del Ganapati Temple.

Attraverso la Car Street e mi fermo a guardare le donne spazzine che, vestite di azzurro, stanno pulendo con cura la strada utilizzando delle grandi scope di rami d’albero.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Spazzina sulla Car Road.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Spazzina sulla Car Street.

Davanti al Ganapati Temple ci sono numerose donne indaffarate a preparare le offerte da vendere a turisti e pellegrini.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Preparazione delle offerte da vendere ai visitatori del Ganapti Temple.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Preparazione delle offerte da vendere ai visitatori del Ganapati Temple.

Sulla stradina che porta al Rama Temple ci sono diversi furgoni parcheggiati, coperti da una moltitudine di panni messi sopra ad asciugare; lì accanto, gruppi di indiani stanno facendo colazione, seduti in terra. Appoggiato ad un muretto del Rama Temple, c’è il sadhu vestito di bianco che da qualche tempo porta uno scialletto giallo sulle spalle. Gli chiedo il nome del tempietto che sta in cima alla gradinata e mi risponde che è dedicato al fratello del dio Rama.

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Gokarna, 12 febbraio 2017. La facciata del Rama Temple.

Arrivata lassù, però, mi accorgo che sul portale c’è una scritta ed è riferita ad un commerciante della Car Street. Guardo giù e mi fermo a contemplare il magnifico panorama che va dalla Main Beach fino al fiume Gangavali. Come ogni fine settimana, la spiaggia, è affollatissima, in particolare la Main Beach. Riprendo il cammino sul sentiero della collina e vedo le tende azzurre con la struttura a cono ancora lì, con le stesse voci maschili che le animano. Poco più in là, c’è la cava, scavata dentro la collina, che si presenta come un enorme buco in mezzo prati e cespugli. Numerosi rapaci girano sopra la zona: a momenti planano all’improvviso, poi si rialzano, sembrano andare via, ma poi ritornano. Sul sentiero incrocio qualche turista silenzioso che va verso la Kudle Beach o nella direzione opposta. Dove termina il sentiero c’è la strada principale ed anche l’inizio della gradinata che scende alla spiaggia. Lì, accanto al grande ristorante, ci sono diversi furgoni, dei fuoristrada, numerose motociclette e degli autorisciò parcheggiati. Riconosco il veicolo dell’uomo che vende la Spirulina, ma lui non c’è. Vedo un’altra motocicletta simile, con una cassetta fissata davanti al manubrio e una sul portapacchi dietro la sella. Sono piene di sacchettini bianchi con dentro degli alimenti che, due giovani francesi, distribuiscono con le mani ricoperte da vivaci guanti gialli. Oltre ai sacchettini picnic vendono anche del pane e dei dolci sfusi.

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Gokarna, 12 febbraio 2017. Verduraia accanto al Ganapati Temple.

Alla Kudle Beach mi distendo al sole: inizia il via vai di venditori e venditrici di collane, sempre più numerosi.

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Gokarna, 12 febbraio 2017. Kudle Beach.

Quassù, non ci sono negozi e probabilmente questo luogo rappresenta, una buona opportunità di lavoro per gli abitanti di Gokarna.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Incontro sulle colline dei Ghati, tra la Main e la Kudle Beach.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Incontro sulle colline dei Ghati, tra la Main e la Kudle Beach.

Tornando verso il tempietto solitario e il Rama Temple, sulle colline, vedo  un anziano indiano con un grande fascio di paglia sulla testa. Mi fermo per fotografarlo, ma lui appoggia il carico per terra, prende una pietra e fa il gesto di lanciarmela. Poi, si gira di spalle e rimane così, immobile, fino a quando non me ne vado via. All’ora del tramonto mi siedo sulla spiaggia insieme ai numerosi indiani che stanno continuando ad arrivare qui per salutare il dio sole che se ne va. Una famiglia con più generazioni mi saluta stringendomi la mano; le ragazze più giovani scattano diverse fotografie insieme a me. Tre fratellini della stessa famiglia arrivano dal bagno felici di poter scambiare qualche frase in inglese. Hanno 10, 9 e 6 anni e mi presentano, orgogliosi, tutti i componenti della loro famiglia, compresi nonni, zie e zii ancora giovanissimi.

Gokarna, 12 febbraio 2017. Tramonto sul Mare Arabico.

 

I’m going back to India: Mandu, M. P. (december 2016).

Alle 12.00, da Maheshwar, prendiamo la corriera per Mandu; 50 km in 2 ore e mezza. Anche qui c’ero già stata, ma andare con mio figlio i posti dove lui sceglie di sostare più a lungo mi porta a scoprire dei dettagli nuovi e significativi.

Mandu, Madhia Pradesh, 26 dicembre 2016. Grotte dove vivevano i guardiani delle mura.

Mandu, 26 dicembre 2016. Grotte dove vivevano i guardiani delle mura.

Ci inoltriamo per una passeggiata sull’altura intorno all’altopiano con i resti della cinta muraria del periodo di dominazione islamica della zona, dal 1300 al 1600, con le grotte ancora intatte dove abitavano i guardiani della fortezza.

Mandu, 27 dicembre 2016. Una delle porte del territorio murato nel periodo Moghul.

Mandu, dicembre 2016. Una delle porte del territorio murato nel periodo Moghul.

Il luogo si apre con un panorama stupendo fatto di massi e rocce in alto e di campi coltivati nelle zone pianeggianti. In lontananza si delineano nel cielo i profili delicati di una moschea e di due tombe musulmane solitarie.

Mandu, 27 dicembre 2016

Partiamo per una camminata lunghissima all’interno dei villaggi Adivasi, l’etnia originaria dell’India.

Mandu, 27 dicembre 2016. Famiglia Adivasi davanti alla loro abitazione.

Mandu, 27 dicembre 2016. Famiglia di etnia Adivasi davanti alla propria abitazione.

Percorriamo le strade sterrate ed i sentieri che si snodano intorno all’altopiano di Mandu; camminiamo sui resti delle antiche mura e delle porte che circondavano il territorio nei trecento anni di dominio islamico (1300-1600). In mezzo ai campi coltivati, la gente è intenta a spostare delle tubature mobili, in plastica, utilizzate per l’approvvigionamento idrico della zona e per l’irrigazione dei campi. Sono dei tubi lunghi e flessibili, a volte in plastica a volte in bambù.

Mandu, 27 dicembre 2016. Pozzo tra i villaggi Adivasi.

Mandu, 27 dicembre 2016. Pozzo tra i villaggi Adivasi.

Vengono trasportati sulle spalle da bambini e bambine, dalle falde acquifere scavate nei pressi del villaggio fino alle loro capanne. Sono dei bambini e delle bambine, di varie età, ragazzini che non sanno ne leggere ne scrivere e non sono mai andati a scuola.

Mandu, 27 dicembre 2016. Simone in un villaggio Adivasi.

Mandu, 27 dicembre 2016. Simone Mestroni, antropologo, in un villaggio Adivasi.

Al villaggio ci viene offerto del cibo senza accettare del denaro in cambio. Una bambina ci chiede soltanto dei biscotti da dividere con gli altri. Sulla strada del ritorno, proseguo da sola per un lungo tratto e mi fermo a visitare i ruderi della Chorkot Mosque e poi una delle tante eleganti tombe Moghul dalla forma di tempietto.

Mandu, 27 dicembre 2016. Tomba Chorkot

Mandu, 27 dicembre 2016. Tomba Chorkot.

Qualcuno mi racconta che molte tombe fino a poco tempo fa venivano utilizzate dagli Adivasi come abitazione ed anche come riparo per gli animali. Tra i rami dei maestosi alberi, che stanno accanto alle abitazioni, si vedono spiccare degli enormi fienili con grossi quantitativi di foraggio, posto all’aria ad essiccare.

Mandu, 27 dicembre 2016. Resti della Chorkoot Moschea.

Mandu, 27 dicembre 2016. Resti della Chorkot Moschea.

Al tramonto, andiamo a camminare intorno alla cima dell’altopiano. Ci sediamo ad ammirare il tramonto del sole un po’ offuscato dalla foschia ed a guardare i profili di una moschea e di alcune tombe islamiche. Sopra e sotto i dirupi ci sono delle vaste zone pianeggianti coltivate a frumento e grano. Nel fitto bosco dicono sia stato avvistato un leopardo. Certo è, che nel silenzio della montagna, vive un guru, in totale solitudine.

Mandu, 27 dicembre 2016. Trasporto di tubature nei villaggi Adivasi.

Mandu, 27 dicembre 2016. Trasporto di tubature nei villaggi Adivasi.

Dopo la decadenza del periodo islamico e prima dell’arrivo dei colonizzatori, sono stati avvistati molti fantasmi in tutta la zona. Secondo una giovane guida bramina del luogo, questi fenomeni si sono estinti grazie all’arrivo della religione induista che ha provveduto a ripulire la negatività della zona.

Mandu, 28 dicembre 2016

Questa mattina siamo usciti presto dalla guesthouse, quando ancora la temperatura era fredda. Abbiamo percorso una stradina sterrata che attraverso i villaggi Adivasi arriva fino ai resti di un palazzo Moghul.

Mandu, 28 dicembre 2016. Donna di etnia Divasi.

Mandu, 28 dicembre 2016. Donna di etnia Adivasi.

Gli edifici storici in questa zona sono molto curati e accoglienti. Dopo di noi è arrivato in bicicletta l’addetto alla pulizia dell’edificio: ci ha raccontato che ha un incarico governativo per questo ruolo, retribuito con 40 mila rupje al mese, circa 600 euro. Lungo la strada c’è un tempietto a forma ottagonale, sempre appartenuto al periodo di dominazione islamica. Quello che caratterizza il luogo è la stretta connessione tra le abitazioni degli Adivari e la molteplice distesa di edifici storici della zona. Le case sono costruite con i materiali poveri del luogo e sono simili a delle capanne. Solo alcune hanno la parabola sul tetto.

Mandu, 29 dicembre 2016. Pellegrina al tempio di Shiva.

Mandu, dicembre 2016. Pellegrina al tempio di Shiva.

Accanto alle capanne, in un tutt’uno con le costruzioni, c’è sempre un riparo per gli animali che per lo più vivono insieme alle persone. Difatti, la quotidianità delle famiglie si mescola insieme a quella di ovini e bovini con i loro piccoli, di chiocce con pulcini, a qualche gatto ed a molti cani. Qui a Mandu c’è un gran fermento per le prossime elezioni comunali che si terranno il 4 gennaio 2017. I due gruppi in competizione sono: quello che amministra attualmente la città, legato al partito di Modi, attuale primo ministro, e quello del Congresso che fa riferimento a Sonia e Rahul Gandhi. Per la campagna elettorale, ogni abitazione, tiene esposta la bandierina con il simbolo del partito scelto: il loto per il partito di Modi, il palmo della mano per quello del Congresso. Manifesti e striscioni poi, riempiono ogni piccolo spazio della cittadina e camioncini con altoparlanti urlanti attraversano le strade ed i villaggi, fermandosi a momenti per qualche comizio a diretto contatto con la gente. I candidati del partito del Congresso stanno battendo in particolare i villaggi Adivasi ed anche le casette ed i negozietti. Mi pare di notare che le aree rurali abbiano esposti più manifesti legati a questo partito, ma qualcuno mi dice che questa gente non conosce il significato dei simboli.

Mandu, 29 dicembre 2016. Pellegrini al tempio di Shiva.

Mandu, dicembre 2016. Pellegrini al tempio di Shiva.

Al tramonto ci spostiamo verso la cresta di un’altura e raggiungiamo un albero maestoso sotto il quale ci sediamo a guardare il sole tramontare. In lontananza si vede un tempietto con il tetto adibito a fienile e tante altre tombe che si delineano tra i profili di rocce e alberi. Da qui possiamo vedere i pellegrini scendere la gradinata che porta al tempio induista che sta sotto una roccia. E’ quasi notte quando attraversiamo i campi appena irrigati per tornare alla guesthouse. E’ buio e le strade non sono illuminate che dai fari di corriere e motociclette che ci accecano quando arrivano.

Mandu, 29 dicembre 2016

Siamo ancora a Mandu e nella mattinata raggiungiamo il tempio induista dedicato a Shiva situato tra le rocce che sostengono l’altopiano. La tabella in metallo posta all’entrata lo indica come “Nilakantha Palace”. E’ stato costruito in pietra rosa nel XVI secolo, nel periodo della dominazione islamica e la sua struttura è quella tipica utilizzata dall’imperatore Akbare che ricorda molto lo stile  delle moschee.

Mandu, 29 dicembre 2016. Il tempio indu del XVI secolo.

Mandu, 29 dicembre 2016. Il tempio indu del XVI secolo.

Scendiamo attraverso una lunga scalinata insieme ai numerosi pellegrini del Narmada che, nel loro percorso, solitamente si fermano anche qui. Laggiù, seduto in posizione yoga c’è un giovane guru con una lunga barba che offre il cjai a tutti. All’interno si scende di qualche gradino e si raggiunge una sorgente la cui acqua viene raccolta all’esterno in una grande vasca.

Mandu, 29 dicembre 2016. Pellegrini del Narmada di passaggio.

Mandu, 29 dicembre 2016. Pellegrini del Narmada di passaggio.

Verso mezzogiorno ci spostiamo nella piazza del mercato per prendere la corriera per tornare a Maheshwar. Polizia e ambulanti ci forniscono degli orari completamente diversi tra di loro. Alla fine accettiamo di salire su un furgone fatiscente, insieme ad un numeroso gruppo di pellegrini. Attraversiamo per lo più stradine sterrate tra i campi coltivati con i pellegrini seduti dietro di noi, su due panche di metallo, poste l’una di fronte all’altra. Noi due, siamo seduti davanti insieme all’autista: una rete metallica ci separa dai pellegrini. Da dietro arrivano i canti delle donne insieme a delle grandi vampate di fumo da sigaretta.