Udine, 14 dicembre 2019
Udine, Piazza XX settembre, 13 dicembre 2019. Alla manifestazione regionale delle “Sardine”.
Stamattina, sveglia alle 2:20 per andare in autostazione a prendere la corriera per Roma. Là, a Piazza San Giovanni, alle 15:00, inizierà la manifestazione delle “Sardine”, il movimento antifascista ed ecologista che sta risvegliando la partecipazione della gente. Ieri sera, alle 18:00, c’era la manifestazione regionale, sempre delle “Sardine”, proprio qui, a Udine e ci tenevo moltissimo a partecipare ad entrambe. A differenza della pioggia torrenziale di ieri, oggi il cielo è sereno: c’è la luna e stanno brillando le stelle.
E’ notte fonda, alle 3:15, quando esco da casa e in 10 minuti di cammino, attraverso un Viale Trieste deserto, raggiungo l’autostazione. La corriera parte in orario, alle 3:25. Alle 7:05 è ancora buio quando arriviamo a Bologna; da qui c’è quasi un’ora d’attesa per la coincidenza che mi porterà a Roma. Nel piazzale ci sono dei lavori in corso e delle transenne che indicano il percorso per raggiungere il bar che sta lì accanto. Tutto è innevato e, alcuni tratti, sono coperti da pezzi di lastre di ghiaccio. Il tempo dell’attesa vola e quando, alle 8:00, esco dal bar per raggiungere la fermata del pullman sta già splendendo un intenso sole. L’autobus è a due piani e prendo posto sopra e davanti, così durante il viaggio potrò guardare al meglio il panorama. Il paesaggio, difatti, è incantevole! In lontananza spiccano i colli innevati con gli alberi, ancora carichi di foglie secche, che si delineano, con i loro profili, lungo le cime bianche e ondulate. Dall’altra parte, sulla destra compaiono i palazzoni della periferia di Bologna; sono altissimi e accostati gli uni agli altri, quasi a non voler lasciar passare né il sole né l’aria in mezzo a loro. Sono, però, molto colorati: di giallo, di rosa e di bianco. Poco più in là, si scorgono dei capannoni e delle fabbriche. Poi, nel panorama, tornano le colline, si susseguono tutt’intorno, sempre più vicine alla strada e compare il cartello con la scritta “Firenze”. Il sole è già alto ora, e sta splendendo con una luce intensa ed abbagliante. Qua e là, sulle colline, si intravedono delle chiesette solitarie, seminascoste dai filari di alberi ormai spogli e carichi di nidi di gazze ladre tra i rami. Oltrepassiamo diversi viadotti che s’intrecciano tra loro, in ogni direzione e attraversiamo delle gallerie interminabili, che si susseguono numerose, una dopo l’altra. Siamo sugli Appennini e il paesaggio innevato che si apre tutt’intorno è da favola. Si scorgono delle case sparse con i tetti coperti di neve e tanta, tantissima neve ammassata tutto intorno. Poi, compare un paesetto con le case di pietra, arroccato sulla montagna, proprio allineato sopra la strada che stiamo percorrendo. Sul pullman viaggia diversa gente dell’est Europa, molti africani e due giovani turiste del Kazakistan. Una donna di mezza età, con il figlio undicenne accanto, sta viaggiando da Francoforte a Bari, la sua città d’origine. Ha altri tre figli e a Francoforte lavora come cuoca in un ristorante. Lei e il figlio minore stanno tornando a Bari per un periodo di vacanza approfittando del mese di chiusura invernale delle scuole. Verso Firenze la neve diminuisce e poi scompare. Si susseguono ancora viadotti, sia vecchi che nuovi e, forse suggestionata dai recenti avvenimenti, ho l’impressione di viaggiare sospesa nel vuoto e di poter precipitare da un momento all’altro. Più avanti, nei pressi di Firenze, si vedono delle serre e accanto e per lunghi tratti si notano i campi zeppi d’acqua, quasi completamente allagati. Il cielo si sta facendo sempre più nuvoloso. Siamo nei dintorni di Firenze città. Le colline con i casolari sparsi sono ora più frequenti. I profili di torri, cipressi, pioppi, aceri, ulivi, filari di viti, prati erbosi e ville padronali paiono molto vicini mentre le montagne innevate si sono allontanate. Qui si vedono molti terreni arati da poco, tutti in pendenza fino a raggiungere le cime dei pendii. In alcuni campi è già spuntato il grano. Nei pressi di Orvieto, nei prati pianeggianti, si notano diversi greggi di pecore e mucche al pascolo. Il sole è tornato a splendere, per fortuna! Passiamo accanto ad un altro paesino arroccato su una rupe e poi ne scorgo un altro ancora. Ai piedi delle rocce che sostengono le case ci sono molti cespugli di bacche rosse, dei bufali che gironzolano, degli stormi di uccelli che volano su nel cielo, molti nidi di gazza, forse vuoti, sugli alberi spogli. Ecco apparire il fiume Tevere che ci accompagnerà per un lungo tratto e poi, ecco, l’immagine di un grande gruppo di palazzoni fitti e anonimi che chiudono, imponenti ed opprimenti, la vista sul paesaggio. Siamo a Roma!
Roma, 14 dicembre 2019
Roma, 14 dicembre 2019. La manifestazione di piazza San Giovanni.
La giornata è splendida! Incontro Francesca, la mia amica romana, all’uscita della metro “Manzoni”, che sta nei pressi della piazza San Giovanni. Lì, tra poco avrà inizio la manifestazione nazionale delle “Sardine”e sono felicissima di essere arrivata in tempo per partecipare all’ evento. Ho già pranzato, proprio qui, in piedi, poco fa, con il formaggio, i cracker e le due mele affettate che mi ero portata da casa.
Francesca arriva quasi subito e mi offre il caffè, nel bar attaccato alla metro. La consumazione qui è, comunque, d’obbligo, con tanto di controllore che esige lo scontrino per lasciar accedere la gente ai servizi igienici del bar.
Arriviamo a San Giovanni: qui c’è già il pienone. Cerchiamo i componenti del gruppo “Mani rosse antirazziste” del quale Francesca fa parte. Li troviamo all’angolo della piazza concordato per l’appuntamento!
Loro stanno già sventolando la Costituzione italiana. Uno dei componenti se ne sta in mezzo alla folla, per conto suo, innalzando una grossa e bellissima medusa rosa.
Roma, piazza San Giovanni, 14 dicembre 2019. La manifestazione delle Sardine.
Tantissime, infinite sardine colorate, costruite in modo artigianale dai manifestanti stessi, s’innalzano sopra la folla o si muovono appiccicate agli abiti della gente. Numerosi cartelli con le scritte che caratterizzano il movimento si spostano a stento tra la massa della gente.
Roma, 14 dicembre 2019. La folla delle Sardine.
Leggo con attenzione alcune frasi: sono tutte indirizzate ad un modo di vivere etico, onesto, solidale, contro lo strapotere e la corruzione che sta caratterizzando la politica di questi anni. Anch’io porto appesa al petto la mia bella sardina fatta in casa, reduce dalla pioggia torrenziale che ha accompagnato la manifestazione di ieri a Udine.
Roma, piazza San Giovanni, 14 dicembre 2019. Con la Costituzione.
Con il gruppo di “Mani Rosse” unito cerchiamo di addentrarci tra la folla più fitta. Siamo una decina di persone tra le quali c’è Marina Premoli, un’ex terrorista di cui ho letto recentemente il suo libro autobiografico. Il gruppo “Mani Rosse” piano, piano si smembra e dirama e rimaniamo soltanto Francesca, Emanuela ed io. Siamo ancora desiderose di spostarci tra la gente e percepire l’atmosfera e la voglia di cambiamento degli italiani. Sono da poco passate le 18:00!
Roma, piazza San Giovanni, 14 dicembre 2019. I manifesti.
Come a Monfalcone e a Udine, anche qui a Roma la gente vorrebbe rimanere ancora a lungo, insieme, nella piazza, a manifestare. Noi lasciamo la piazza San Giovanni ancora affollata e ci avviamo verso casa.
Roma, 15 dicembre 2019
E’ domenica mattina e la stanchezza accumulata, in queste intense giornate, pare essere passata. Francesca è impegnata tutto il giorno ad Anguillara per dei festeggiamenti di famiglia e io approfitto per gironzolare per Roma. Francesca mi accompagna fino alla chiesa di San Pietro in Vincoli (V secolo) che sta a due passi dal quartiere Monti.
Roma, chiesa di San Pietro in Vincoli, 15 dicembre 2019. Il Mosè di Michelangelo e la Tomba di Giulio II.
Qui c’è la scultura marmorea del Mosè di Michelangelo che fa parte del complesso statuario della Tomba di Giulio II. Ci sono stata altre volte qui, ma quest’opera la rivedo molto volentieri sia per la sua bellezza sia perché mi ricorda la figura di mia madre quando raccontava, a noi bambini,l’episodio della martellata furibonda lanciata alla statua, proprio da Michelangelo, gridandole: “Perché non parli!”
Roma, 15 dicembre 2019. Il Pantheon.
Esco dalla chiesa e mi avvio verso il Quirinale dove è allestita la mostra archeologica: “Pompei e Santorini: l’eternità in un giorno”. Anche oggi la giornata è splendida e nella Piazza del Quirinale c’è parecchia gente in attesa di qualche imminente avvenimento. Diversi agenti in divisa e armati stanno allontanando la folla dalla parte centrale del piazzale circolare, arginandola intorno al perimetro.
Roma, piazza Navona, 15 dicembre 2019. Le quattro fontane.
Gironzolo un po’ intorno alla piazza combattuta sul da farsi: entrare a visitare la mostra dalla porticina che sta sul retro o continuare ad esplorare Roma? Scelgo la seconda opzione, per oggi! Vado verso il Pantheon che ho già visitato altre volte, ma entro ugualmente ad ammirare la cupola emisferica, costruita quasi due millenni fa, in calcestruzzo, con l’oculo circolare al suo apice che illumina tutto l’ambiente interno. Nel piazzale, denominato Piazza della Rotonda, sostano diverse carrozze trainate dai cavalli che attendono pazienti e a lungo l’arrivo dei turisti.
Roma, Piazza Navona, 15 dicembre 2019.
Non lontano dal Pantheon c’è la Fontana di Trevi, la più grande e una delle più celebri fontane di Roma. Di stile tardo barocco, costruita con travertino, marmo, intonaco, stucco e metalli è stata completata nel 1762. E’ sempre affollata di turisti che la immortalano continuamente con video, fotografie e selfie. Qui, ma in tutti i posti dove si accalcano i turisti, pullulano decine e decine di venditori asiatici che si affiancano alle persone offrendo loro sciarpe, scialli, giochi e fiori. I vicoli che si diramano dai luoghi di maggior interesse sono pieni di ristoranti- pizzeria e, sugli usci, ci sono sempre dei camerieri che invitano i turisti a sedersi ai tavoli, già apparecchiati e in parte occupati. Lancio un’occhiata ai prezzi esposti accanto ai menù e non mi sembrano per nulla alti. Noto che, nei vicoletti del centro, sono sorti anche diversi supermercati della Coop, della Conad e di altre sigle più o meno conosciute. Francesca, più tardi, mi dirà che questi supermercati hanno preso il posto dei numerosi negozietti tipici della zona, ormai scomparsi. Nelle vie principali del centro, non mancano, naturalmente, i numerosi negozi di abbigliamento con le firme più prestigiose, quelle che ormai si trovano in ogni parte del mondo.
Roma, Via Condotti, 15 dicembre 2019.
Proseguo il mio gironzolare e raggiungo Piazza Navona che trovo molto disadorna e spenta rispetto alla vivacità che la caratterizzava qualche tempo fa. Anche di questo fatto Francesca mi spiegherà, dopo, che le varie attività della piazza sono ferme, in attesa delle decisioni del Comune. Percorro la Via Condotti e arrivo a Piazza di Spagna, dove, l’atmosfera è allegra e c’è un gran fermento: una grande folla si estende sia intorno alla Fontana della Barcaccia che lungo tutta la scalinata di Trinità dei Monti.
Roma, Piazza di Spagna, 15 dicembre 2019. La fontana della “Barcaccia”.
Mi siedo sulle panchine in pietra che contornano la fontana, proprio a forma di barca, insieme alla gente più svariata. Tolgo con cautela da un sacchetto di carta dei pezzetti dal panino che mi son fatta preparare poco fa alla Conad e pranzo spensierata. Per dolce mi son comprata dei biscotti alla crema e li mangio tutti, velocemente. Adoro fare la vita della turista un po’ barbona! Mi piace la gente, a periodi starei sempre in mezzo alla folla ad ascoltare come si intrecciano le relazioni, ad osservare quello che fanno le persone e la vitalità che le caratterizza nelle varie età.
Roma, Piazza di Spagna e Trinità dei Monti.
Vedo tanti turisti e anche dei romani salire su una pietra, portarsi in mezzo alla vasca e avvicinarsi ai tubi da dove sgorga l’acqua della fontana per bere. “Veramente”, penso fra me e me, “con tutti quei biscotti, è venuta sete anche a me!” Aspetto un po’ e poi imito i miei predecessori. Mi sposto sulla pietra e bevo un sorso d’acqua e poi un altro. Nel frattempo sulle panchine era appena arrivato un gruppo di romane, anziane e prepotenti. Le sento parlottare fra loro sdegnate e poi, tutte assieme, rimproverarmi per il danno causato allo storico monumento.
Roma, nei pressi di Piazza di Spagna.
Alle 16:00 il sole è ancora alto nel cielo e decido di ripetere lo stesso percorso della mattinata per far ritorno alla casa di Francesca.
Mancano pochi minuti alle 17:00 quando arrivo nel piazzale del Quirinale dove c’è molta più gente di stamattina. “E’ per il cambio della guardia!” mi spiega uno dei tanti militari addetti alla sicurezza.
Piazza e Palazzo del Quirinale, 15 dicembre 2019. Il cambio della guardia.
Mi fermo a guardare l’evento per un po’. Non riesco a vedere molto: c’è un’orchestra, dei gruppi di militari armati che marciano e si fermano all’alt. E quando intonano l’”Inno di Mameli” canto anch’io, ad alta voce, insieme alla folla.
Roma, cerimonia per il cambio della guardia al Quirinale del 15 dicembre 2019.
Rimango lì fino a quando avviene il cambio della guardia con due donne soldato che, con il fucile tra le mani, prendono il posto dei due uomini armati precedenti.
Roma, 15 dicembre 2019. Il cambio della guardia al Quirinale.
Roma, 16 dicembre 2019
Francesca esce di casa un po’ prima di me. Siamo d’accordo di trovarci alle 12:15 in Piazza Navona per poi andare a pranzo a Trastevere, alla Casa delle Donne. Dalla Via del Boschetto raggiungo la Via Nazionale e arrivo a Piazzale Venezia. Lancio uno sguardo all’albero di Natale innalzato e addobbato in mezzo alla piazza, ma non mi avvicino. Alzo gli occhi un attimo verso il balcone del palazzo dal quale Benito Mussolini teneva i suoi discorsi alla numerosa folla esultante e noto con sollievo che ora l’edificio è adibito a museo e ad altre iniziative culturali. Con facilità arrivo a Piazza Navona, soltanto qualche minuto prima di Francesca. Lei, sta tornando da un corso di francese che frequenta da qualche mese. Si è appassionata a questa lingua dopo aver trascorso due anni a Parigi come insegnante elementare in una scuola italiana. Piazza Navona è anche oggi triste e disadorna. Le giostre e alcune bancarelle sono ancora avvolte in tristissimi teli nerastri e grigi.
Roma, 16 dicembre 2019. Ponte Sisto.
Attraversiamo il Ponte Sisto e poi Trastevere e raggiungiamo il ristorantino della “Casa delle donne” che dista una decina di minuti da lì.
Roma, 16 dicembre 2019. Trastevere.
C’ero già stata anni fa, forse per un convegno delle “Donne in Nero”, ma era estate e si stava molto tempo sedute fuori, nel giardinetto, a chiacchierare.
Roma, Trastevere.
Il ristorante è carino, pulito ed economico. E’ gestito solamente da donne, ma ai tavoli stanno seduti anche degli uomini. Dopo un po’ di tempo ci raggiunge Cecilia, la sorella di Francesca, di circa due anni più grande di lei, ma dalla faccia incredibilmente giovane! Quando Francesca le parla del mio viaggio notturno in pullman, Cecilia inorridisce ed esprime molte perplessità anche per il movimento delle Sardine che sia Francesca che io sosteniamo.
Roma, 16 dicembre 2019. Alla Casa delle donne.
Salutiamo Cecilia e delle altre donne sedute qua e là ai tavoli e ci spostiamo al Palazzo della Camera dove, nella Sala della Lupa, stanno esposti dei dipinti di Renato Guttuso. All’entrata ci sta aspettando Emanuela, la ragazza che ho conosciuto sabato alla manifestazione. Lei è di origine palermitana e conosce perfettamente il mercato della “Vucciria” rappresentato nella grande tela dipinta nel 1974 dall’artista.
La Vucciria di Renato Guttuso.
Ci sono altri due dipinti di Guttuso esposti nella sala, il “Cristo deriso” e il “Carro siciliano e il carrettiere”, ma la straordinaria bellezza della “Vucciria”e le vicende sull’eredità dell’artista assorbe tutto il tempo messoci a disposizione per la visita. Uscite dalla Camera decidiamo di andare a visitare l’esposizione del pittore El Greco che si trova al Palazzo “Rhinoceros”, non lontano dalla Stazione Termini. L’opera esposta rappresenta i “ Santi Pietro e Paolo” ed è stata realizzata dall’artista tra il 1587 e il 1592, durante la sua attività a Toledo. Il Palazzo “Rhinoceros” è sede delle proposte e delle sperimentazioni artistiche e culturali della “Fondazione Alda Fendi Esperimenti”, ma oggi è lunedì e la mostra è chiusa. Siamo stanchissime, ma salutiamo Emanuela e raccogliamo le ultime forze per prendere un autobus e andare alle Scuderie del Quirinale che dista soltanto due fermate da lì.
Roma, 16 dicembre 2019. La mostra Pompei e Santorini l’eternità in un giorno.
La mostra “Pompei e Santorini l’eternità di un giorno” è splendida. Rappresenta la città di Pompei, investita dall’esplosione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo e riscoperta nella prima metà del Settecento, e Akrotiri, nell’isola di Santorini, distrutta a metà del II millennio avanti Cristo da una spaventosa eruzione e riportata alla luce nella seconda metà del Novecento.
Copie di calchi eseguite nel XX secolo, provenienti dal Parco archeologico di Pompei.
Al piano terra si susseguono numerosi: calchi di figure umane, mappe storiche, affreschi recuperati, stoviglie, vasi, gioielli e opere moderne che assorbono totalmente la nostra attenzione e ci riempiono di gioia.
Pompei, copia calco di uomo con bambino.
La vita di Pompei è rimasta sospesa tra le rovine, nelle sale delle domus e delle terme, nelle suppellettili e nei reperti organici e nei calchi dei corpi sorpresi dall’eruzione.
Akrotiri, Santorini, affresco.
La sua riscoperta, nel 1748, ha segnato la storia del pensiero moderno come pochi altri avvenimenti.
Akrotiri, Santorini, contenitori età del Bronzo.
Al primo piano troviamo i resti dell’antica città di Akrotiri, sull’isola di Santorini, distrutta quasi 2000 anni prima di Pompei, da una spaventosa eruzione e riportata alla luce soltanto nel 1967. Sotto le ceneri vulcaniche sono stati trovati interi edifici, affreschi, ceramiche e arredi.
Akrotiri, Santorini, vasca, età del Bronzo.
Tornando verso casa penso a quanto siano stati importanti per me la cultura e il calore di persone buone e intelligenti. Questi due elementi hanno dato sicuramente senso alla mia vita!
Vesuvius, Andy Warhol.
Stanche e doloranti, arrivate a casa, immergiamo i nostri piedi in un bagno di acqua tiepida e sale. Chiacchieriamo ancora a lungo, fin oltre la mezzanotte!
Affresco del Giovane Pescatore, tarda età del Bronzo, Akrotiri, Santorini.
Da Roma a Udine, 17 dicembre 2019
E’ il giorno del mio ritorno a Udine. Alle 10:00, Francesca ed io, abbiamo appuntamento con Luigia e Amelie al bar Monti di Via Urbana per un breve saluto. E’ un gran piacere ritrovare queste due amiche qui a Roma dopo averle conosciute a Varanasi. Le incontro anche qui, a Roma, ogni volta che ci torno. Mi accompagnano tutte tre alla metro Cavour e Amelie viaggia con me fino alla Stazione Termini. Io proseguo per la Stazione Tiburtina dove alle 12:15 arriverà il pullman per Firenze e poi, con un cambio, questa notte, raggiungerò Udine. Durante il percorso da Roma a Siena si siede accanto a me una signora di 75 anni, molto vitale e giovanile che mi confida di essere una leghista, simpatizzante di Matteo Salvini. Porta una pettinatura molto sbarazzina, con un taglio a caschetto e un colore di capelli biondo oro. Si chiama Grazia ed è originaria di Siena da dove è partita giovanissima per Roma in cerca di lavoro. Era il 1966 o ’67 e cercando lavoro entrando nelle varie botteghe, ha incontrato quello che sarebbe poi diventato suo marito, un parrucchiere di 5/6 anni più grande di lei. Ora vivono entrambi ad Anzio, in una villetta in riva al mare. Grazia, sta tornando a Siena per far visita alla sorella malata di leucemia e ricoverata in ospedale. Ha due figli: la femmina di 58 anni ha un figlio di 7 anni, avuto a 51 anni. La figlia lavora a Roma con il suo compagno che si occupa della fornitura di strumentazioni elettriche ed elettroniche per gli spettacoli teatrali. Il figlio ha una ditta di soccorso stradale ed è padre di una ragazza che studia una materia artistica all’università. Anche i nipoti (da nonna) di sua sorella studiano delle materie artistiche all’università. Ascolto i racconti di Grazia e ogni tanto lancio lo sguardo fuori dal finestrino per rivedere gli stessi colli, i prati, i campi arati e quelli con il grano appena nato, le pecore e le mucche al pascolo, i paesetti arroccati sulla rupe, la neve sulle montagne, in lontananza. Grazia scende a Siena: ci sarà un nipote ad attenderla. Dopo qualche giorno mi giungerà un suo messaggio che mi dirà che sua sorella è morta la sera stessa del suo arrivo.
A Firenze c’è oltre mezz’ora da attendere per la coincidenza che mi porterà a Udine. Pranzo all’aperto con dei pezzettini di formaggio, il pacchetto di craker rimasto dal viaggio di andata e un mandarino. Poi, entro al bar per bere un caffè e mi siedo a scrivere qualche appunto per questo diario. Allo stesso tavolino sta seduto un uomo della mia età, circa. Quando mi alzo per andarmene sono le 18:15 il mio pullman sta per partire. L’uomo mi saluta amichevolmente e mi dice di essere calabrese, di aver lavorato per diversi anni qui a Firenze e di aver perso il lavoro qualche tempo fa. Ha soltanto 56 anni, anche se ne dimostra molti di più, ed è tornato qui a Firenze, in giornata, per richiedere dei documenti. Deve attendere fino alle 23:00 il pullman che lo riporterà in Calabria. Mi racconta che non riesce in alcun modo a trovare un lavoro e che attualmente sta percependo un “Reddito di cittadinanza” di 380,00 euro mensili.
Salgo sul pullman che è già in partenza. Fuori dal finestrino vedo soltanto un gran buio! Socchiudo gli occhi e lascio scorrere i pensieri nel vuoto, in una dimensione distesa, serena e, quasi surreale!