Vrindavan 2016, (Uttar Pradesh)

Vrindavan, il piazzale dell'ingresso al tempio Hari Krishna.

Vrindavan, aprile 2016. Il piazzale dell’ingresso al tempio Hari Crishna.

Il percorso in pullman da Delhi a Vrindavan attraversa distese di campi di grano a volte già tagliato, con i chicchi messi ad essiccare e la paglia raccolta in covoni, un paesaggio già più volte incontrato durante questi mesi. Tornano anche le capanne fatte di sterco e lo sterco messo ad essiccare sui tetti a terrazza e sugli usci delle case. Dal finestrino vedo una donna che ne trasporta una grande quantità sul capo dentro un contenitore di alluminio. Arriva qualche villaggio con le bancarelle che vendono cetrioli, uva, banane e bibite fresche. Incrociamo diversi carri colmi di erba o di verdura trainati dai cavalli. Ancora ciminiere fumanti di fornaci che fabbricano mattoni e camion, tanti camion che li trasportano altrove. E ancora camion carichi di rotoloni di juta e altri con i cassoni pieni di lamine d’acciaio. Ricompaiono i greggi di pecore e capre che paiono sempre uguali, sempre gli stessi. Siamo a Chata e molti viaggiatori scendono qui.

Vrindavan, via del tempio.

Vrindavan, aprile 2016.  La Via del Tempio.

A Vrindavan dei ragazzi mi indicano una guest house: è un ashram di una famiglia di bramini Hari Crishna. Hanno entrambi una cinquantina d’anni: il marito si occupa delle puja, la moglie conduce l’ashram. C’è un tempio nel cortile interno chiuso in una gabbia per proteggerlo dalle numerose scimmie che vivono praticamente lì. Il figlio della coppia ha 25 anni e commercia in sari sintetici. Lo vedo trascorrere molto tempo davanti alla tv e ogni tanto ricevere gente nel salotto di casa. A volte vedo uscire dal piano di sopra dei gruppi di ragazze che lavorano per lui. Al piano terra ha una stanza dotata di qualche sedia e una scrivania che chiamano ufficio, ma non ci sono né gli arredi nè le attrezzature comuni di un ufficio. Le stanze dell’ashram sono quasi tutte disabitate. Quelle più economiche al piano di sopra paiono abbandonate: lungo le scale compaiono numerose le feci delle scimmie che gironzolano tranquille dappertutto.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Mendicanti vicino al tempio di Krishna.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Mendicanti vicino al tempio di Crishna.

Sto per andarmene quando la signora mi offre una stanza dignitosa accanto alla sua abitazione e rimango lì. Non hanno fretta di avere i miei dati e nemmeno di ricevere il pagamento. La sera la signora viene a chiacchierare in camera mia e mi racconta che proviene dal Panjab ed ha un’altra figlia laureata che vive negli USA. Lei stessa è laureata in storia dell’arte, ma si è sempre occupata soltanto della famiglia. Si interessa di chiromanzia e mi legge la mano sinistra cercando conferme su avvenimenti del passato e del presente. Rimaniamo d’accordo di andare insieme al meeting di Amma che si svolge in un ashram, poco lontano di qui. L’appuntamento è per le 8.00 di mattina. Ci auguriamo la buona notte con baci e abbracci. La mattina non si fa vedere: aspetto fino alle 9.30 e poi decido di andare da sola al meeting.

Vrindavan, 8 aprile 2016. La zona delle bancarelle al meeting della guru Amma.

Vrindavan, 8 aprile 2016. La zona delle bancarelle al meeting della guru Amma.

Qui la folla è immensa: donne in sari o vestite di bianco, uomini in abiti tradizionali, sadhu, ragazzi vestiti in camicia e cravatta entrano ammassati per andare a cercare un posto a sedere sotto l’enorme tendone dell’ashram. La folla aumenta sempre più: diventa necessario mettere le sedie anche all’esterno lasciando soltanto uno stretto percorso pedonale che affianchi le bancarelle. La parte commerciale con vendita di DVD, libri, magliette e altri oggetti legati alla guru è molto vasta e curata.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Bancarelle al seguito della guru Amma.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Bancarelle al seguito della guru Amma.

Anche qui è difficile passare: la gente, gente comune, spinge per andare in tutte le direzioni. All’interno del tendone c’è un grande palco e in alto stanno scorrendo delle immagini registrate della guru. Lassù ci sono molti uomini vestiti di giallo, arancione, bianco e rosa che a turno prenderanno la parola dopo l’arrivo di Amma. Si nota solo una donna sul palco che più tardi parlerà da lassù. Qua e là sotto il tendone c’è qualche donna vestita di rosso, come lo sono anch’io casualmente oggi: sono le swami-mi- dice la donna in bianco seduta accanto a me- le donne sadhu legate alla guru.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Amma meeting1

Vrindavan, 8 aprile 2016. Amma meeting.

Amma quando arriva sul palco viene accolta da numerosi applausi. E’ una donna sorridente, grassa, con un punto rosso racchiuso dentro un cerchio bianco sulla fronte e del colore bianco tra la faccia e i capelli che le incornicia il volto. E’tutta vestita di bianco e sta seduta in posizione yoga molto attenta agli interventi che si susseguono numerosi. Ogni tanto si sente un grido collettivo, forse dicono “Rade Rama” e tutti insieme dalla folla si alzano delle braccia. I vari personaggi del palco e della platea fanno la fila per mettere al collo della guru la collana di rose rosse e la stola gialla che lei di volta in volta si toglie dopo averli baciati. Le portano doni, tra cui moltissimi alberelli da trapiantare. L’avvolgono in uno scialle bianco: lei si alza per ricevere un grande attestato incorniciato.

U.P. Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del covegno della guru Amma.

U.P. Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del convegno della guru Amma.

Ora parla lei, Amma, nella sua lingua nazionale: viene coperta dai fotografi e dai video operatori che le si accalcano davanti. E’ una guru molto amata ed è la prima volta che viene qui a Vrindavan. Un indiano mi racconta che la povera gente le è molto grata per la donazione da lei fatta a favore della costruzione di un ashram per loro. Me ne sto seduta per un po’ di tempo ad ascoltare e ad osservare: parlano in indi ma su diversi schermi compaiono delle veloci sintesi in lingua inglese. Mi guardo intorno: militari e addetti alla sicurezza sono appostati ovunque. Pensavo di essere entrata senza alcun controllo, ma solo ora vedo che le porte di accesso alla sala sono tutte dotate del sistema di sicurezza.

U.P. Vrindavan, Floga Ashramam, 8 aprile 2016. Meeting della guru Amma.

U.P. Vrindavan, Floga Ashramam, 8-aprile 2016. Meeting della guru Amma.

Un anziano vestito di bianco seduto accanto a me ogni tanto mi tocca le ginocchia e i piedi; chiedo alla ragazza accanto se ci sia un significato e lei mi risponde che non lo sa e sorride. Nel primo pomeriggio ritorno nel mio ashram e la signora mi restituisce il passaporto: si è alzata tardi e si sente molto stanca: e se ne torna a riposare. Di sera esco a camminare lungo la via che porta al Thakur Banke Bihari Temple dedicato a Krishna. Qui a Vrindavan ci sono diversi fedeli anche occidentali legati a Krishna, molti dei quali si sono trasferiti definitivamente qui, in questo luogo sacro.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del convegno della guru Amma.

Vrindavan, 8 aprile 2016. Aspetti del convegno della guru Amma.

Uomini e donne vestono di bianco, ma in modo diverso gli uni dalle altre. Portano una o più collane di tulsi al collo attraverso le quali si riconoscono come appartenenti ad Hari Crishna e tengono una mano sempre dentro un sacchetto dove hanno la corona del mantra che recitano in continuazione. Oltre agli oggetti sacri lungo le strade non mancano ristorantini, pasticcerie, fruttivendoli, negozi di stoffe, casalinghi e giocattoli. I mendicanti qui sono numerosissimi: chiedono elemosine, bevande e cibi con molta, troppa pretesa.

zona tempio

Vrindavan, 8 aprile 2016. La zona accanto al tempio di Crishna.

All’interno del tempio dedicato a Crishna è vietato scattare delle foto e vengo ripresa più volte. Si entra scalzi e i fedeli fanno la fila per portare i loro doni ai sacerdoti nella cappella del Crishna nero: portano dolci, stole e collane di rose che poi vengono ridistribuiti ad altri. La cappella sta su un altare contornato di colonne d’argento e pareti rosate e in alto stanno appesi mazzi di foglie verdi, allungate; in alto ancora, intorno a tre lati del salone scorrono dei terrazzini interni dai quali si accede a delle stanze. Ogni tanto si alzano le voci che recitano “Hari, Hari, Crishna, Are, are” e tutti in contemporanea alzano le braccia al cielo. A momenti la tenda dell’altare viene tirata per pochi attimi.

Interno del tempio

Vrindavan, 8 aprile 2016. Il tempio dedicato a Crishna.

Alzando lo sguardo scorgo dei colombi che volano tra le travi e poi stanno per lungo tempo fermi, immobili. E’ tardi quando lascio il tempio: compro del cibo e della frutta per la cena e torno all’ashram. Qui c’è un ragazzino che frequenta la 10^ classe in un college di sanscrito che vive con la famiglia come ospite: ha 15 anni, ma è ancora molto bambino. Questa sera sta aspettandomi: mi informa che la signora mi deve parlare con urgenza e mi accompagna nel salottino di casa. La donna mi chiede dove sono stata tutto questo tempo e mi dice che devo lasciare immediatamente il suo ashram per dei problemi con la polizia e non ne conosce i motivi. E’ tardi e le chiedo di poter rimanere ancora una notte, ma lei mi risponde che per il bene di suo figlio e di suo marito non posso più rimanere lì. Le chiedo se il suo ashram è accessibile soltanto agli indiani e mi risponde affermativamente. Cerca o finge di telefonare per prenotare una camera per me al Floga Ashramam dove si è tenuto il convegno della guru Amma. Avevo pagato 3 notti come acconto e lasciato i miei dati e lei mi restituisce quanto pagato in più. Preparo i bagagli, regalo le 10 rupje che avevo promesso al ragazzino che quasi mi schernisce per l’irrisorietà della somma e lascio l’ashram. Il Floga Ashramam è al completo. Lascio i bagagli in una stanza adibita a negozio alimentare in occasione convegno e faccio un giro nell’ashram di fronte. I prezzi sono molto alti e l’ambiente è troppo raffinato per i miei gusti. Torno al Floga Ashraman e faccio un ultimo tentativo: fortunatamente m’imbatto in uno degli organizzatori che con qualche spostamento riesce a trovarmi una stanza, ma soltanto per una notte. Non c’era stata nessuna telefonata né prenotazione, naturalmente!

Ingresso al tempio.

Vrindavan, 8 aprile 2016. L’entrata al tempio dedicato a Crishna.

9 aprile 2016

Mi sono spostata in tarda mattinata e sono al Munger Raj Mandir Ashram, di proprietà di un guru Hare Crishna, Shirila Sadhu Manaray, discendente di una famiglia di marajà che già in passato aveva messo a disposizione le sue ricchezze per degli ideali di vita comunitaria e spirituale. L’ashram sta dall’altra parte degli altri due precedenti, in una zona tranquilla e non lontana dal centro. Verso sera vado a camminare verso la zona del Katyayani Peet Temple, un tempio induista affollato per l’ora che i fedeli dedicano alla preghiera e alle offerte.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Katyayni Peet Temple. Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Katyayni Peet Temple.

Nel piazzale adiacente al tempio ci sono le bancarelle che vendono fiori, candele, giocattoli, bevande e cibi. C’è anche una vecchia giostra, una piccola, vecchia ruota panoramica fatta girare manualmente e affollata di bambini e adulti.

Vrindavan, 9 aprile 2016, sera. La ruota panoramica accanto al Katyayani Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016 sera. La ruota panoramica accanto al Katyayani Peet Temple.

Nel cortile, all’interno di una rete posta per evitare l’invasione delle scimmie c’è una moltitudine di donne impegnate a suonare un organetto, a cantare e a danzare al centro dello spazio. Sotto la loggia ci sono dei sacerdoti, seduti in posizione yoga, che stanno leggendo dei libri sacri ad alta voce.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Preghiera con strofinio di monete su una parete del Katyayni Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Preghiera con strofinio di monete su una parete del Katyayni Peet Temple.

Sul retro, sempre all’interno del tempio, delle donne e degli uomini stanno strofinando delle monete sulla parete di marmo implorando la dea affinché li aiuti ad aver del denaro. Davanti all’altare del Katyayni Peet Temple un sacerdote vestito di azzurro riceve i doni dalla folla e li ridistribuisce. I fedeli avanzano a spintoni e allungano le braccia per dare e ricevere i soliti doni: collane di fiori, dolci, stole. Di fronte alla loggia c’è un’altra gabbia con all’interno dei musicisti in attesa di suonare della musica sacra con degli strumenti tradizionali.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Offerta e redistribuzione dei doni al Katyayni Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Offerta e redistribuzione dei doni al Katyayni Peet Temple.

Uscendo dalla zona del tempio faccio un giro ad esplorare questa zona di Vrindavan che ancora non conosco. Incrocio una serie di negozi che vendono sacchi pieni di grano che gli acquirenti portano immediatamente a macinare nei vicini rumorosi mulinelli a scoppio che stanno accanto. In ogni negozio o bancarella c’è qualcuno con un bastone in mano impegnato a cacciare le scimmie che in questa zona sono molto numerose e velocissime ad afferrare cibo e oggetti senza alcun timore.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Katyayani Devi Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Katyayani Devi Temple.

Più avanti, dove ci sono i ristorantini all’aperto e dove vendono alimenti appena cucinati c’è ovunque un addetto a cacciare le mosche con uno scopino.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Il luogo per i canti e le danze delle donne del Katyayni Peet Temple.

Vrindavan, 9 aprile 2016. Il luogo per i canti e le danze delle donne del Katyayni Peet Temple.

10 aprile 2016

Verso sera vado in centro e arrivo per caso al Shahji Temple, una zona invasa dalle scimmie che strappano con una velocità fulminea tutto quello che i visitatori tengono in mano e le calzature che lasciano all’esterno del tempio. I negozianti dei paraggi hanno trovato una forma di guadagno nel recuperare gli oggetti finiti tra le zampe degli animali gettando loro, di volta in volta, del cibo. Queste, per afferrarlo, lasciano cadere l’oggetto che viene restituito alla persona dietro un cospicuo compenso.

Vrindavan, 10 aprile 2016. Sfilata di carri con le immagini delle divinità.

Vridavan, 10 aprile 2016. Sfilata di carri con le divinità.

Oggi è domenica e per le vie centrali c’è una processione con maestosi carri mossi da fragorosi motori a scoppio: trasportano a suon di musica personaggi in costume e immagini rappresentanti le diverse divinità induiste. Il corteo è partito dal Katyayani Peet Temple ed è accompagnato da numerosi fedeli, da una banda di musicisti, da un gruppo di bambine vestite con sfarzosi abiti di colore rosso ricamati con fili d’orati: tengono tra le mani dei flauti che a momenti suonano sotto la guida di un maestro. Dalle finestre e dai terrazzini una moltitudine di gente si sporge per assistere alla festosa esibizione.

Vrindavan, 10 apprile 2016, sera. Il carro con la divinità Ganesha durante la sfilata.

Vrindavan, 10 aprile 2016, sera. Il carro con la divinità Ganesha durante la sfilata.

11 aprile 2016

In tarda mattinata vado nella sala dove c’è il guru: qui c’è un via vai silenzioso di seguaci di diverse nazionalità che si inginocchiano toccando con la fronte il pavimento per salutare la loro guida spirituale. Molti di loro si fermano ad ascoltare la lettura di brani sacri che lui commenta interagendo a volte con il pubblico. Tra i seguaci ci sono coppie con bambini piccolissimi e con bambine quasi adolescenti. Molte famiglie straniere vivono qui e i loro figli frequentano le scuole pubbliche.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Nella sala del guru al Mungar Raj Madir Ashram.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Nella sala del guru al Mungar Raj Madir Ashram.

Verso sera torno in centro e ripercorro le strade e i vicoli che ormai riconosco. Al ritorno un auto risciò si offre di portarmi nella via del mio ashram in Mathura Road per sole 5 rupje. All’interno ci sono già due donne che mi sorridono invitanti e accoglienti. Durante il percorso prendo dal borsello, che tengo legato al giro vita, il portamonete per cercare le 5 rupie e lascio aperta la cerniera. La donna accanto infila subito la mano in questa apertura e fruga all’interno. Me ne accorgo subito e lancio un urlo: lei toglie la mano e mi indica la sua borsa dove, secondo lei, stava cercando qualcosa. La guardo con severità, in silenzio, a lungo negli occhi: lei sostiene il mio sguardo. L’autista si ferma poco dopo in una strada laterale non molto vicina al mio ashram e mi indica la direzione opposta per raggiungere la giusta via.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Uno scorcio della biblioteca dell'ashram Mungar Raj Mandir.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Uno scorcio della biblioteca dell’ashram-Mungar-Raj-Mandir.

12 aprile 2016

Parlo un po’ con Jagatam, un’insegnante di sostegno in pensione americana che vive in Inghilterra, ma trascorre lunghi periodi qui, in questo ashram. Proviene da una famiglia cattolica e il suo vero nome è Donna. Jagatam è il nome che le è stato assegnato da un altro guru Hare Crishna, ora scomparso. Sia lei che il marito, anche lui Hare Crishna, vivono qui in India, ma in città diverse. Donna mi conferma la consuetudine che avevo già riscontrato altrove in India: le coppie, quando raggiungono una certa età, scelgono di dividersi per intraprendere un percorso spirituale autonomo.

Vrindavan, 9 aprile 2016, verso sera. Ingresso al Katyayani Temple.

Vrindavan, aprile 2016 verso sera. L’entrata del Katyayani Temple.

Donna seguirà il guru Shirila Manaray nel viaggio in Italia che intraprenderà nel prossimo mese di giugno. Insieme a lei verrà in Italia anche suo figlio che ha 31 anni e vive in Inghilterra. Mi conferma, inoltre, che il guru dell’ashram è un principe discendente di una famiglia reale indiana. E’ un personaggio molto impegnato socialmente e, attualmente, sta coordinando diversi progetti umanitari, educativi e culturali sia in India che in Europa.

Vrindavan, 11 aprile 2016, sera. Il tempio del Mungar Raj Mandir Ashram.

Vrindavan, aprile 2016, sera. Il tempio del Mungar Raj Mandir Ashram.

13 aprile 2016

Sono in partenza per Delhi: vado un attimo a salutare il guru principe che sta seduto in posizione yoga su una sedia nella sua camera, la stanza senza porta che comunica con la sala riunioni e la biblioteca. C’è sempre qualche seguace insieme a lui: delle persone in età matura, sia indiani che occidentali, che vivono praticamente lì. Alcuni ragazzi e qualche ragazza, tutti europei, stanno in questo periodo collaborando per il funzionamento dell’ashram in cambio di vitto e alloggio.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Canti e musiche nella sala del guru al Mungar Raj Mandir Ashram.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Canti e musiche nella sala del guru al Mungar Raj Mandir Ashram.

Tra i ragazzi indiani che abitano e collaborano al funzionamento dell’ashram ce n’é uno di 21 anni, sempre vestito di giallo. Proviene da Chitrakoot ed è molto fiero di raccontarmi che Vrindavan è attraversata dallo stesso fiume della sua cittadina: il Jamuna. Lui, lo vedo sempre indaffarato a filtrare l’acqua e a trasportarla in delle botti di plastica nelle stanze servendosi di un triciclo con carretto incorporato. Un altro ragazzo, vestito con abiti comuni, si occupa della stalla dove ci sono diverse mucche e vitelli che si cibano con gli avanzi della cucina e della mensa. Questi giovani sono un po’ coordinati da un anziano indiano con la barba e i capelli bianchi, sempre vestito di bianco, un Hari Crishna che gira continuamente intorno al cortile con un vecchio motocarro, quando riesce a metterlo in moto.

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Vrindavan, aprile 2016. La sala del guru.

In auto risciò raggiungo la stazione ferroviaria di Mathura: ripercorro il tragitto che già avevo fatto, ma in autobus, una settimana fa. Riattraverso i campi di grano, questa volta visti dalla rete ferroviaria: ora i mucchi di chicchi sono numerosissimi, a volte stanno lì ad essiccare altre sono già messi nei sacchi per essere trasportati altrove. E’ una zona pianeggiante questa, tutta coltivata a grano che ora, dopo la sua mietitura ha lasciato una vivace distesa di stoppie gialle sul terreno. Rivedo i covoni di paglia e le capanne di interi villaggi costruite con la paglia, qualche nuovo campo arato, qualcuno bruciato per la concimazione, qualche altro allagato: c’è anche un branco di bufali, bianchi e altri neri all’ombra dei pochi alberi verdi intorno. E’ circa mezzogiorno e la temperatura s’aggira intorno ai 38° e ugualmente donne e uomini sono al lavoro nei campi su dei trattori o con le schiene abbassate a sistemare il grano e la paglia per il trasporto e la vendita. Siamo vicino alla città di Hazrat Nizzamudin. Prima di entrare in questa stazione il treno rallenta e ai lati si possono scorgere dei villaggi di baracche tutte attaccate, costruite con lamiera, plastica e ramaglie. Sono molto piccole, composte da una sola stanzetta, ma tutte possiedono l’antenna parabolica sulla copertura, formandone una distesa.

Vrindavan, 11 aprile 2016. Un dipinto sulle pareti della biblioteca del Mungar Raj Mandir Ashram.

Vrindavan, aprile 2016. Un dipinto sulle pareti della biblioteca del Mungar Raj Mandir Ashram.

Arrivo a Delhi e per una volta tanto mi lascio portare in una guest house scelta dal guidatore del risciò, così prenderà la provvigione.

3 pensieri riguardo “Vrindavan 2016, (Uttar Pradesh)”

  1. In effetti dopo aver letto il testo, le immagini sostanziano, come in un film, il testo, un film di colori intensi e votati al sacro…

  2. Ciao sono ancora Claudio di Torino, Italia diari sono tutti affascinanti, consiglieresti Vrindavan in un itinerario di un primo viaggio in India? Ti premetto che non sono alla ricerca di luoghi troppo turistici ma piuttosto luoghi dove vivere l’India. Grazie Claudio

    1. Ciao Claudio! Si, Vrindavan è carina, particolare in quanto ricca di templi e molto frequentata dagli Hari Krisna. E’ un luogo dove desidero ritornare. Buon viaggio!

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