Istanbul (Turchia), 1 aprile 2019

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Istanbul, 1 aprile 2019. Sultanahmet

L’ostello dove alloggio si trova a Sultanahmet, accanto alla Moschea Blu e all’antica chiesa-museo di Santa Sofia. L’ostello, ha organizzato per i suoi ospiti  un giro gratuito, a piedi, per la vecchia Istanbul.

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La Moschea Blu

Il gruppo di turisti è composto da una decina di persone: un ragazzo di Teheran che si occupa di import-export con la Turchia e la Cina, un ragazzo del Nord Carolina che studia storia europea e americana all’università di Berlino, una coppia e un ragazzo di Buenos Aires che viaggiano insieme e sono colleghi di lavoro. I tre argentini, prima di arrivare a Istanbul, hanno visitato: Gerusalemme e Tel Aviv in Palestina e Israele e Petra, in Giordania. Ora, proseguiranno il loro viaggio verso la Cappadocia e Pamukkale.

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Sullo sfondo la chiesa-moschea-museo di Santa Sofia.

Le due ragazze brasiliane si conoscono da diversi anni: una è ingegnere e l’altra sta facendo un dottorato di ricerca sugli interessi politici e il rapporto con la tecnologia dei giovani brasiliani. La ricercatrice, ora vive a Siviglia, in Spagna, dove è seguita da un professore esperto in questa problematica. Le due amiche si sono incontrate in Francia e insieme sono arrivate ad Istanbul. Proseguiranno il viaggio per Bucarest e, di seguito, visiteranno Atene, spostandosi in aereo. Dopo Atene, l’ingegnere tornerà nella sua città, a San Paulo del Brasile mentre la ricercatrice andrà, di nuovo, a Siviglia per un po’ di tempo.

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Il Bazar.

Nel gruppo, ci sono, poi: Tatiana, del Kazakistan, impiegata in una ditta farmaceutica, che viaggia con il figlio quattordicenne. Loro due, prima di Istanbul hanno visitato Dubai e il ragazzo è rimasto deluso da questa città.

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Bottega del Vecchio Bazar.

Infine, c’è una ragazza russa, Jane, che vive nei dintorni di San Pietroburgo e sta viaggiando da sola, senza un programma preciso. Ha 40 anni e una figlia di 10 avuta dal suo secondo matrimonio. Jane è titolare di una palestra di fitness che resterà chiusa per i 15 giorni della vacanza che si è presa.

Usciti dall’hostel con la guida, arriviamo in un piazzale, lì accanto, dove ammiriamo: da una parte la Moschea Blu e dall’altra Santa Sofia.

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Controlli ad un’entrata del bazar.

Oggi, entrambe queste moschee non sono visitabili. Su indicazione del ragazzo che ci fa da guida, ci fermiamo in una sala da the dove è abitudine fumare anche il narghilè, la tradizionale pipa turca, e provo anch’io, per la prima volta, a tirare due boccate. Il sapore alla mela è gustosissimo, come anche il the, dello stesso aroma.

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Sala da the con “narghilè” .

Riprendiamo il cammino e passiamo davanti ad un palazzo con all’esterno una serie di tombe in pietra, risalenti a circa trecento anni fa, e appartenute alla famiglia di un sultano. Entriamo nel Vecchio bazar, una costruzione risalente a 2000 anni fa con all’interno ancora qualche antico laboratorio di gioielli.

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Selfie con il ragazzo di Teheran.

La struttura, in mattoni,  ha un’infinità di piccole cupole sul soffitto. Ora c’è qualche parte transennata qua e là e sembra in attesa di qualche intervento di restauro. Attraversiamo, di seguito, il Bazar delle spezie, molto affollato e pieno di negozi carichi di ogni varietà di merce.

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Panorama dai tetti di Istanbul.

Da lì, saliamo su una terrazza ad ammirare il panorama splendido che si apre su Istanbul e il Bosforo. Il ragazzo che ci fa da guida è molto comunicativo e preparato. Senz’altro, la gratuità del giro turistico è legata a qualche accordo con gli esercizi commerciali della zona, perché, dopo aver attraversato il fantastico ponte di Galata, con la fila di pescatori sempre indaffarata a gettare l’amo, ci fermiamo ancora.

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Pescatori sul ponte di Galata.

La tappa successiva è il pranzo in un ristorante da lui indicato e poi, di seguito, una sosta in una pasticceria, nei pressi dell’antica torre di Galata, sempre legata al programma del tour. Qui, la guida ci lascia e il gruppo dei turisti si divide. Alcuni tornano all’ostello, altri prendono il traghetto per andare ad ammirare il tramonto sull’altra sponda, un terzo gruppo segue la madre e il figlio del Kazakistan in giro nei vari negozi e al bazar per cercare un paio di scarpe numero 45 che non riescono a trovare. Mi associo a quest’ultimo gruppo e insieme percorriamo l’affascinante Istiklal Caddesi, il viale della Resistenza, che un tempo si chiamava Grande Rue de Péra, a Sud-Ovest, della grande piazza di Taxsim.

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Panorama dal ponte di Galata.

Le scarpe numero 45 non si trovano da nessuna parte. Torniamo con un taxi collettivo al Balik Pazar dove c’è una vasta zona dedicata soltanto alle calzature; giriamo in lungo e in largo senza alcun risultato.

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La Istiklal Caddesi.

Alla fine, ecco una piccola varietà di scarpe, proprio con questo numero. Il ragazzo del Kazakistan sorride soddisfatto, con il suo grande pacco tra le mani, mentre ritorniamo insieme verso l’ostello.

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