Questa mattina, prima di uscire, ho parlato un po’ con la donna dell’ostello: ha 50 anni soltanto, ma con quei capelli semi lunghi, tinti a metà e spettinati, senza denti e con quella mole enorme ne dimostra molti di più. Le pago le ultime due notti che rimarrò qui, in anticipo, così evito che me lo chieda lei, con la sua sgarbatezza. Oggi non piove, ma il cielo è nuvoloso e fa meno freddo di ieri.
Il Palazzo presidenziale e le due giovani guardie.
Gironzolo per il centro: passo davanti al Palazzo presidenziale con le due bandiere esposte anche qui: quella della Bulgaria e quella dell’Europa. Sul portone ci sono due giovani guardie, ferme, immobili, in divisa rossa e nera. Arriva un numeroso gruppo di turisti di varie nazionalità, con la guida al seguito. Stanno entrando nel porticato del palazzo accanto.
La Rotonda di San Giorgio e gli scavi archeologici accanto.
Li seguo e con mia grande sorpresa arriviamo, attraverso questa scorciatoia, proprio davanti al sito archeologico che sta accanto alla Rotonda di San Giorgio. Riguardo gli scavi davanti alla chiesa, illuminati da un raggio di sole appena spuntato dalle spesse nuvole: sono in mattoni e pietre e si vedono diverse bocche ad arco sui muri, che probabilmente erano delle tombe. La guida parla un inglese velocissimo e io riesco a captare soltanto qualche parola. Dopo una veloce spiegazione sulle rovine e sulla storia della chiesa il gruppo si allontana, in gran fretta, senza visitare l’interno.
Il parco in centro alla città.
Mi sposto verso il Museo archeologico che vorrei visitare prima di partire per Sarajevo. Qui, incontro un giovane che sta entrando negli uffici e mi spiega quali altre cose interessanti potrei visitare ancora a Sofia. “Oltre ai musei”, mi informa, “c’è la cripta con i resti delle antiche costruzioni di Santa Sofia”. Mi dice che molta gente di qui è emigrata e che quelli rimasti non parlano l’inglese ed è per questo che sono così poco comunicativi, secondo lui. Non credo sia questa la ragione della freddezza e della scontrosità di questa gente. In Iran, in Turchia, in India dove sono stata di recente, la gente, pur non parlando l’inglese, era molto cordiale ed accogliente.
La mostra esposta nel parco della città, per ricordare i 140 anni della nomina di Sofia a capitale della Bulgaria.
Entro nel grande parco che sta in mezzo al centro storico. Intorno ci sono dei palazzi colorati di: giallo, marrone, beige e rosa. Qui, le forsizie e i pirus, sono già sfioriti e gli alberi hanno già messo le nuove foglie. Seduti, sulle panchine, ci sono diversi giovani che chiacchierano o mangiano dei panini. Su una panchina, un ragazzo, sta ripetendo ad alta voce una testo in inglese, tenendo una dispensa tra le mani. Altra gente, anche anziana, sta seduta per conto proprio a leggere o a far nulla. Il parco è semplice e pulito: gli spazzini passano in continuazione a raccogliere i rifiuti e a svuotare i cestini.
La mostra nel parco, per i 140 anni di Sofia, capitale della Bulgaria.
Lungo un percorso è stata allestita una mostra per ricordare i 140 anni della nomina di Sofia capitale della Bulgaria. I pannelli contengono le immagini dei vari eventi accaduti nella città e delle sue trasformazioni, con fotografie d’epoca, planimetrie e documenti che ne ripercorrono la storia. La mostra è stata curata dall’Archivio di Stato bulgaro in collaborazione con l’amministrazione comunale di Sofia.
L’albero dei desideri con i braccialetti rossi appesi.
Mentre sto guardando la mostra, noto un albero pieno di braccialetti rossi appesi ai rami, ed un uomo che ne sta mettendo degli altri. E’ senz’altro un albero dei desideri! Il parco prosegue dopo una grande strada trafficata e ripropone delle statue, alberi, siepi e numerose panchine piene di gente. E’ il Parco della Libertà, che si estende per oltre 3 Km lungo il viale Lenin, ed è il più grande e bello di Sofia.
Il Palazzo reale ora sede del Museo etnografico e della Galleria d’arte nazionale.
Camminando tra alberi e siepi, incontro di nuovo il gruppo di turisti con la guida. Sono fermi davanti ad un palazzo colorato di giallo che, se non ho capito male, era la residenza reale. Ora, comunque, questo edificio, ospita, sia la Galleria nazionale d’arte che il Museo etnografico. La guida sta spiegando come una mitraglia la storia di quel palazzo, ma molti turisti del gruppo vanno a sedersi sulle panchine, a riposare. La guida non si ferma e riprende il cammino andando nella direzione della chiesa di Santa Sofia e di quella di Alexander Newski.
Il parco-giardino tra la moschea Banya-Bashi e il Museo di storia della città.
Passando attraverso degli altri porticati entro in un curatissimo parco con delle vaste zone piastrellate dove dei giardinieri stanno tagliando le siepi e potando gli alberi. Anche qui c’è parecchia gente seduta sulle panchine a leggere e chiacchierare. Di fronte c’è il Museo di storia della città.
Il Museo di storia della città.
Torno verso la zona pedonale del centro storico, alla ricerca di un ristorante alternativo a quello diventato per me ormai abituale. Cammino fino alla fine della via, guardo le varie insegne dei negozi e le pubblicità che espongono.
La zona pedonale di Sofia.
Ci sono le scritte di: Benetton, Rocco Barocco, Zara, L’erbolario, Generali, UniCredit, Canon, Mc Donalds, Burger King, Martini, Heineken, Coca cola, Pepsi, Illy, DM e molte altre. Guardo i menù e i prezzi esposti, quando ci sono. Lancio uno sguardo ai tavoli e alla gente racchiusi dentro le vetrate, ma alla fine ritorno ancora là, dalle ragazze in minigonna rossa. Uscita dal ristorante scopro che la chiesetta ortodossa che sta accanto alle rovine dell’antica Serdika è aperta.
La chiesetta ortodossa di Santa Petka, XIV secolo.
L’entrata quasi non si nota se non scendendo attraverso delle strette scale nascoste. La chiesetta, in pietra, è dedicata a Santa Petka ed è stata costruita nel XIV secolo. E’ piccolissima: ha soltanto una stanzetta piena di quadretti con immagini sacre appese e appoggiate in ogni spazio. C’è anche un piccolissimo negozio di souvenir all’interno.
Santa Petka.
Ritorno nella direzione delle chiese di Santa Sofia e di Alexander Newski percorrendo il grande parco che arriva fin laggiù. Vorrei visitare la cripta di Santa Sofia, ma sono le 17:00 ed è già chiusa. Mi fermo a guardare le bancarelle del mercatino dell’antiquariato che oggi sono molto numerose.
Il parco verso le chiese di Santa Sofia e di Alexander Newski.
Oltre ai quadri e ai distintivi, c’è un vasto assortimento di orologi da taschino e da polso, bracciali, anelli, collane, spille, orecchini, qualche strumento musicale, numeri civici e indicazioni interne di abitazioni, occhiali Ray Ban, centrini ricamati a punto croce, pizzi lavorati a mano, bicchieri, bottiglie, posate e diversi altri vecchi oggetti.