Ritorno in India: Orchha e Khajuraho.

2 aprile 2015

Orchha, vista panoramica da una delle porte d'ingresso del Chaturbhuj Temple.

Orchha, vista panoramica da una delle porte d’ingresso del Chaturbhuj Temple.

Arrivo a Orchha in motorisciò: 18 kilometri per 200 rupie, quasi 3 euro. Accetto la proposta del ragazzo che guida il risciò: mi doveva accompagnare alla stazione degli autobus per 30 rupie e lungo il tragitto ho ritenuto più conveniente e pratico farmi portare fino ad una guesthouse indicata dalla lonely planet come economica. C’è anche un hotel con lo stesso nome della guesthouse ed è dello stesso proprietario: il ragazzo del risciò mi accompagna lì. Prezzo: 300 rupie per notte, circa 4,00 euro. Qui c’è il wi.fi. anche nelle camere e così ricevo subito la notizia da casa, tramite mio nipote, che ci sono delle bollette da pagare. C’è anche una mail di mio figlio: tornerà a Varanasi verso l’8 aprile. Alkesh, poi, il mio amico inglese, mi scrive in un sms, che si trovava qui a Orchha fino a questa mattina, ma ora è partito per Khajuraho dove andrò anch’io, ma dopodomani. Ci incontreremo probabilmente a Varanasi, la tappa successiva di entrambi.
Qui a Orchha fa molto caldo, ma la città è carina: si arriva da un portale con sopra un piccolo elefante rosso scolpito: il dio Ganesh. Ci sono molti templi e palazzi con guglie e cupole
sulle quali nidificano gli avvoltoi.

Orchha, il tetto del tempio Chatarbhuj.

Orchha, il tetto del tempio Chatarbhuj.

Il significato di Orchha è “luogo nascosto” forse per le stradine quasi nascoste dai palazzi e dai templi maestosi con le guglie che testimoniano la dominazione islamica avvenuta nel XVI secolo. Orchha è stata la capitale dei raja di Bundela dal XVI al XVIII secolo. Bin Singh regnò qui dal 1605 al 1627 e fece erigere il Jehangir Mahal, un complesso di edifici di architettura islamica. La costruzione si trova al di là del ponte sul fiume Betwa e riesco ad evitare il costoso ingresso che penalizza i turisti stranieri entrando da una stradina periferica che mi porta ad un piccolo palazzo, anch’esso costruito nel XVI secolo. Scorgo dei ragazzi giovanissimi e dico loro che non ho il biglietto e sto per tornare indietro. Invece loro mi invitano a visitare il vicino Ray Mahal dicendomi di salire al primo piano dove ci sono dei bellissimi dipinti.

Orchha, dipinti murali del XVI secolo, raffigurante la famiglia reale, al Raj Mahal.

Orchha, dipinti murali del XVI secolo, raffigurante la famiglia reale, al Raj Mahal.

In effetti, le pitture murali, risalenti anch’esse al XVI secolo sono molto belle e rappresentano delle donne danzanti e degli uomini a cavallo. Sono immagini dei componenti la famiglia reale di allora.

Orchha, panoramica delle pitture murali che si trovano nelle stanze del Raj Mahal.

Orchha, panoramica delle pitture murali che si trovano nelle stanze del Raj Mahal.

Seguendo le indicazioni dei ragazzi vado a visitare anche le altre strutture del complesso architettonico, in quel momento pieno di turisti francesi e spagnoli. Visito l’intera struttura e arrivo all’entrata principale attraverso il percorso inverso; la parte più bella rimane senz’altro il Ray Mahal. Nella parte opposta del Jehangir Mahal c’è il Chaturbhuj Temple: è vastissimo ed ha una struttura a pianta cruciforme. All’interno c’e un bramino che celebra le puya e riceve le offerte in cambio. Un giovane con grossi handicap fisici e privo della possibilità di parlare mi invita a salire lungo una serie di scale buie e strette.

Orchha, panorama sulla citta vista dal Chaturbhuj Temple.

Orchha, panorama sulla città visto dal Chaturbhuj Temple.

Nei vari piani posso osservare il panorama sulla città e guardare dall’alto l’interno della basilica. Sul tetto del tempio ci sono degli avvoltoi nei loro nidi: uno di loro prende il volo proprio ora, esibendo un’apertura d’ali enorme. Il ragazzo muto mi mostra una banconota da 50 rupie che sta ad indicare il prezzo della ricompensa da dargli: gliene do solo 20. E’ incredibile constatare come vengano addestrate queste persone con handicap! Avevo già osservato a Rishikesh il comportamento del fratello del titolare dell’hotel: mi ero accorta dopo qualche momento che era portatore di un deficit intellettivo perché pareva sempre impegnato al computer, diceva che non era possibile fare la cosa che chiedevo, ma sapeva contare i soldi dopo che il prezzo era stato calcolato dal fratello. Mi era venuto spontaneo un paragone con certi impiegati e amministratori inutili di un minuscolo comune dell’area collinare che, nascondendosi dietro un comportamento convenzionale e omologato, negano qualsiasi iniziativa sia per non avere problemi sia per tenere saldo il loro potere e non esporlo a rischi.

Orchha, la piazza dei poveri.

Orchha, la piazza dei poveri.

Pranzo in un ristorantino con un bellissimo topolino che corre impaurito qua e là. Ad un tavolo vicino sta seduta una famiglia: il signore mi rivolge la parola in un inglese più stentato del mio. Mi dice che è un magistrato e abita a Khajuraho. I tre figli, due ragazze grandi e un ragazzino adolescente studiano alla scuola pubblica. La moglie e la cognata si occupano soltanto della casa. C’è anche un uomo vestito con abiti simili ai militari: sta girando tra i tavoli come fosse un cameriere del locale, ma forse è la guardia del magistrato e della sua scorta. L’uomo si sposta continuamente, con un asciugamano al collo, tra il tavolo del magistrato e quello di altri due uomini in borghese. Quando se ne vanno, noto che la guardia sta portando due borse come se fosse il necessario di un pic-nik: quindi non ho ben capito se si tratti di un attendente in divisa o di una guardia del corpo. Verso sera, sulla strada di ritorno in hotel una signora abbastanza giovane, da un cancello, mi invita ad entrare. Sapevo che ci sarebbe stato un tranello, ma ho voluto constatare ugualmente lo scopo della strategia. Mi racconta che lavora come cuoca in una scuola di Orchha, che ha tre figli e mi offre un cjai che condivide con me e con il figlio maschio adolescente. Ad un certo punto la signora apre una piccola scatola di bigiotteria, ma ho appena acquistato diverse cavigliere da regalare e le dico che non sono interessata. Da una borsa, quindi, tira fuori, uno per uno, dei camicioni, ma non sono di mio gusto. Al mio rifiuto lei si contrae e il figlio mi chiede di pagare il cjai che mi avevano offerto. Mi rivolgo alla signora e le chiedo se veramente desidera che le paghi il tè. Mi ha fa cenno di no con il capo. Fuggita via, indignata, da quella casa!

Orchha, l'entrata del Ram Raja Temple.

Orchha, l’entrata del Ram Raja Temple.

Il Ram Raja Temple spicca nella piazza principale per le sue cupole di colore rosa e dorate. Si entra a piedi scalzi e si lasciano le calzature e le cinture ad un custode che non chiede soldi e si ricorda perfettamente, senza prendere alcun appunto, chi sono i proprietari. Ieri, nel pomeriggio, il tempio era chiuso, ma un prete ha celebrato ugualmente un matrimonio all’esterno, chiedendo poi, con insistenza dei soldi alle donne presenti alla cerimonia. I matrimoni qui, raramente si festeggiano con un pranzo. Le donne quando si sposano e dopo il matrimonio portano due anelli alle dita dei piedi, al secondo e al terzo dito. Secondo quanto mi raccontano qui, al momento del matrimonio lo sposo regala alla moglie anche una collana. Questi gioielli acquistano valore diverso a seconda della condizione sociale delle famiglie. Al tempio questa mattina mi siedo accanto ad una giovane: mi racconta che appartiene ad una famiglia di bramini ed è moglie di un bramino a sua volta. Porta degli anelli alle dita dei piedi e una collana d’oro di grande valore. Il suo matrimonio è stato scelto dalle relative famiglie, ma lei mi assicura di essere contenta. Ha le mani e le braccia dipinte con l’hennè, una decorazione fatta per conto suo, molto curata.

Orchha, donne che cantano e suonano di primo mattino, al Ram Raja Temple.

Orchha, donne che cantano e suonano di primo mattino, al Ram Raja Temple.

Nella mattinata, dall’apertura delle ore 7.00 fino alle 10.00, un numeroso gruppo di donne sta cantando, suonando e danzando, mentre numerosi pellegrini sfilano davanti all’immagine del dio Rama, l’unico re adorato come un dio. Davanti ad una rientranza c’è la sagoma del dio Rama, con il volto nero, avvolto in un manto rossastro; lì c’è sempre un militare di guardia. C’è anche un prete accanto, che, dalle scatole che portano i fedeli, prende una piccola parte dei dolci o dell’impasto fatto di miele, zucchero e latte e poi le restituisce al proprietario. Quello che toglie dai contenitori lo ridistribuisce ad altri fedeli. Le offerte in fiori vengono lasciate al dio Rama e lanciate sul pavimento del tempio che viene continuamente ripulito dei colorati petali usando un lungo scopino. Un altro prete e degli allievi sacerdoti, posizionati davanti ad un gruppo di sagome dal volto in terracotta che rappresentano il dio Rama dalla faccia nera, suo fratello con il volto bianco e altre figure, usando un mestolino, mettono nelle mani delle persone, che ad una a una sfilano loro davanti, dell’acqua che bevono e poi si bagnano il viso e i capelli. Anch’io ricevo l’acqua , ma non la bevo.

Orchha, celebrazione di un matrimonio davanti al Ram Raja Temple.

Orchha, celebrazione di un matrimonio davanti al Ram Raja Temple.

Il tempio chiude alle 12.00 e riapre alle 19.30 tra le urla di gioia e le braccia alzate dei fedeli. In lontananza si scorge solo il movimento delle braccia della folla che esulta, ma la procedura di saluto al dio avviene portando le mani alle orecchie, alzando le braccia e inginocchiandosi portando il volto fino a toccare il pavimento. Sempre ben controllato dai militari che vietano lo scatto di fotografie, il tempio è costantemente affollato da uomini, donne e bambini.

Orchha, adorazione e offerte ad una divinità del Ram Raja Temple.

Orchha, adorazione e offerte ad una divinità del Ram Raja Temple.

Tutti, indistintamente, portano delle borsette di plastica ricolme di fiori e dolci da donare. Inoltre, molti uomini e bambini accendono degli incensi che fanno ruotare con le mani per disegnare dei cerchi nell’aria. Ognuno, anche di sera sfila davanti ai sacerdoti per ricevere e donare le offerte e non mancano, comunque, le postazioni dei preti che ricevono le offerte. Nel tempio, i bambini e le bambine possono giocare liberamente negli ampi spazi che lo compongono e gli uomini, dopo la sfilata, vanno a sedersi in cerchio, insieme alle loro famiglie per parlare tutti insieme. Il tempio, qui ad Orchha, ma anche in diversi altri luoghi, rappresenta un grosso punto di riferimento sia per gli abitanti della cittadina sia per i pellegrini che vengono a visitarlo.

 

Orchha, rituale serale e solitario davanti al Ram Raja Temple.

Orchha, rituale serale e solitario davanti al Ram Raja Temple.

Verso sera, passo accanto al Chaturbhuj Temple e cammino ancora tra le bancarelle che vendono bracciali, collane, cavigliere e immagini sacre. Incontro il ragazzo che ieri mi ha venduto dei regalini da portare in Italia. Mi offre un cjai e mi racconta che proviene da una famiglia di agricoltori poveri e molto anziani che abita in un villaggio distante un centinaio di kilometri da qui. Ha due lavori: uno in un college distante 16 kilometri da Orchha che raggiunge ogni giorno con la motocicletta dell’istituto: là, pulisce le stanze degli studenti. L’altro lavoro è questo, qui, alla bancarella. Il suo sogno è quello di avere il suo negozio-bancarella, ma potrà realizzarlo soltanto con i risparmi che metterà da parte nell’arco di cinque anni.

Orchha, personaggi.

Orchha, personaggi.

4 aprile, verso Khajuraho
Il treno che da Jhansi va a Khajuraho attraversa una moltitudine di alberi dai fiori rossi; a momenti si aprono dei panorami con delle distese di campi colorati con le varie tonalità di giallo. Sono campi colmi di grano maturo con le donne avvolte nei loro sari colorati, che lo mietono e raccolgono poi la paglia rimasta in piccoli fasci. In alcune zone i chicchi sono già stati ammucchiati su dei teli e ora formano delle belle montagne dorate. C’è anche qualche uomo tra le tante donne dei campi, spesso alla guida dei pochi trattori che s’intravedono qua e là. Anche nelle stradine interpoderali s’intravede qualche figura maschile vestita di bianco, che se ne torna a casa in bicicletta. E’ormai sera, ma ci sono ancora delle donne che continuano a lavorare; non lontano da loro gironzolano delle capre, dei bufali ed anche dei maiali.
5 aprile 2015 Khajuraho

Khajuraho, il vecchio nucleo della cittadina.

Khajuraho, il vecchio nucleo della cittadina.

Giornata intensa, con l’incontro di prima mattina del proprietario della guesthouse che parla italiano e conosce benissimo il Friuli. Ha viaggiato molto in Italia con suo padre quando questi teneva dei corsi di yoga nelle varie città. Ora sua padre non c’è più e lui possiede oltre alla guesthouse, che preferisce seguire personalmente, anche un ashram a circa un kilometro da qui. A Khajuraho ci sono molti negozi e ristoranti con le scritte in italiano e diversi negozianti e studenti parlano la nostra lingua.

Khajuraho, la città vecchia.

Khajuraho, la città vecchia.

Un ragazzo che lavora in un negozio di oggetti antichi fra un mese e per la durata di 6 mesi, andrà all’Expo di Milano a vendere gli articoli indiani per il suo datore di lavoro. Prenderà uno stipendio mensile di circa 500 euro, una mancia settimanale di 50 euro e non dovrà provvedere né all’affitto della stanza, né al mangiare, né ai trasporti. Un altro ragazzo che parla molto bene l’italiano mi mostra il suo negozio appena aperto. Preferisce tenere pochi articoli di gioielli d’argento e pietre, ma di qualità. Verso sera, quando lo vedo andar via in moto molto prima della chiusura dei negozi, il proprietario della guest house mi racconta che il ragazzo ha chiuso il negozio in anticipo in quanto ha concluso dei buoni affari con un gruppo di turisti spagnoli. Nella mattinata del giorno successivo, visito il gruppo di templi della zona ovest, quelli che stanno proprio accanto alla mia guesthouse. Il percorso si svolge in senso orario.

Khajuraho, turisti in visita al gruppo di templi occidentali.

Khajuraho, turisti in visita al gruppo di templi occidentali.

Visito il tempio di Varaha che è dedicato a Vishnu e alla sua incarnazione sotto l’aspetto di un cinghiale: è scolpito in pietra arenaria ed è alto 1,5 metri. E’ stato scolpito nel 900 d.C. insieme a numerose altre divinità del tempio. Accanto a questo edificio c’è un tempio dedicato a Lakshmi: entrambi questi santuari guardano verso il grandioso Lakshmana Temple, anch’esso dedicato a Vishnu, una costruzione durata circa 20 anni e completata verso il 954. Il tempio presenta delle sculture in rilievo di guerrieri, di musici, di cavalli, di elefanti, di animali mitologici, di dei e di dee che s’intrecciano in modo armonico intorno a tutto l’edificio.

Khajuraho, Varaha Temple. Costruito nel 900 e dedicato a Vishnu reincarnato sotto l’aspetto di un cinghiale.

Khajuraho, Varaha Temple. Costruito nel 900 e dedicato a Vishnu reincarnato sotto l’aspetto di un cinghiale.

Il Kandariya Mahadev Temple, costruito tra il 1025 e il 1050, è il più vasto di Khajuraho e contiene un grandissimo numero di scene erotiche con bellissime figure femminili, alte e snelle. Molte sculture raggiungono 1 metro di altezza. Le mithuna, cioè i rilievi erotici, sono delle opere di grande valore artistico. Le sensuali ninfe celesti, denominate surasundari diventano apsaras quando danzano; le donne mortali, scolpite in diverse posizioni, paiono fuoriuscire con forza dalla prigione di pietra che le trattiene.

Khajuraho, figure scolpite, in rilievo, al Varaha Temple. Costruito nel X secolo è dedicato a Vishnu reincarnato sotto forma di un cinghiale.

Khajuraho, figure scolpite, in rilievo, al Varaha Temple. Costruito nel X secolo è dedicato a Vishnu reincarnato sotto forma di un cinghiale.

Il piccolo tempio di Mahadeva è dedicato a Shiva: ospita la scultura mitica di una sardula, creatura mitologica in parte leone e in parte un altro animale, a volte anche una figura umana, scolpita mentre accarezza un enorme leone.
Il Devi Jagadamba Temple, costruito tra il 1000 e il 1025, è simile ad un altro importante tempio, il Chitragupta, costruito subito dopo. Il Devi Jagadamba Temple, all’origine era dedicato a Vishnu, poi è passato a Parvati e alla fine alla dea Kali. Le sculture posizionate verso l’alto rappresentano delle surasundari, delle figure con specchi, ornamenti e fiori che hanno il ruolo di prendersi cura degli dei; stanno insieme a Vishnu e a molte altre, scolpiti in posizione erotica. Il Chitragupta Temple è dedicato a Surya, il dio del sole e contiene degli splendidi rilievi di apsara, cioè di ninfe celesti danzatrici, bellissime, ed anche delle sarasundari, le curatrici delle dee e degli dei.

Khajuraho, particolare dei corpi in rilievo al Chitragrupta Temple, gruppo occidentale.

Khajuraho, particolare dei corpi in rilievo al Chitragrupta Temple, gruppo occidentale.

Accanto al Chitragupta sorge il tempio dedicato a Parvati, la moglie di Shiva: al suo interno c’è un’immagine di Gauri a cavallo di un’iguana.
Il Vishvanath Temple e il Nandi Shrine sono posizionati sopra delle gradinate delimitate da figure di elefanti e leoni. Le sculture dell’edificio sono composte da sensuali e provocanti surasundari rappresentate mentre suonano, scrivono o si occupano dei bambini.

Khajuraho, Kandarja Mahadeva Temple. Costruito tra il 1025 e il 1050, è il più vasto di Khajuraho e contiene un grandissimo numero di scene erotiche.

Khajuraho, Kandarja Mahadeva Temple. Costruito tra il 1025 e il 1050, è il più vasto di Khajuraho e contiene un grandissimo numero di scene erotiche.

Nel Matangesvara Temple si trova un lingam di Shiva, il simbolo fallico del dio, alto ben 2.5 m.
Nel pomeriggio in moto risciò vado a visitare alcuni altri templi sparsi intorno alla città vecchia: contengono diverse sculture simili a quelle del gruppo occidentale. Decisamente diverso e recente nella sua costruzione in quanto risalente a soli 100 anni fa è il tempio giainista di Shanti Nath che ospita numerose sculture provenienti da antichi templi.

Khajuraho, interno dell tempio giainista di Shanti Nath.

Khajuraho, interno dell tempio giainista di Shanti Nath.

Una camminata veloce all’interno del villaggio della città vecchia rende visibile una realtà rurale molto povera, con donne e uomini seduti a chiacchierare lungo la stradina del centro abitato.

Khajuraho. madre con bambini nel villaggio della old town.

Khajuraho. madre con bambini nel villaggio della old town.

C’è un unico negozio nella città vecchia, che vende oggetti di ottone del tutto uguali a quelli che pullulano nella città nuova.

Khajuraho, il villaggio della città vecchia.

Khajuraho, il villaggio della città vecchia.

La sera prendo il treno per Varanasi e mi sveglio il mattino dopo, verso le 7.00. C’è stato un gran movimento di passeggeri, sia durante la notte che al mattino molto presto. Guardo fuori dal finestrino e vedo ancora distese di campi con la paglia del grano già raccolta in fasci ammucchiati per formare degli enormi covoni. C’è qualcuno già al lavoro nei campi, ma soltanto per falciare quel poco di grano rimasto da mietere.

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