Che fortuna, arrivare a Shiraz e trovare all’areoporto una ragazza italiana che è arrivata qui per suonare. I suoi amici vengono a prenderla in auto e danno un passaggio anche a me, fino all’hotel. L’albergo, si trova all’interno di un antico gruppo di edifici con delle stradine strettissime racchiuse tra due muraglie. Chissà se riuscirò ad orientarmi. La mia camera è dislocata rispetto all’hotel, in un edificio raggiungibile con un percorso ancora più complesso e allo stesso tempo anonimo, con il giardino interno e dei tavoloni, ricoperti da tappeti, disposti sotto i portici. Esco e vado a camminare verso la parte più animata della città. C’è una grande moschea che guardo soltanto dall’esterno, per oggi.
Ingresso del Bazar Vakil a Shiraz. 12 marzo 2019.
Lì vicino c’è il bazar che si apre su due versanti, l’uno di fronte all’altro, In una larga strada pedonale. Qui, ci sono molte donne, anche giovani, avvolte nei loro burqa neri, sedute sulle pietre, che vendono delle mercerie.
Shiraz, zona pedonale del Bazar Vakil.
Le donne sono quasi tutte vestite allo stesso modo, alcune coperte fin sulla fronte e con una fascia, sempre nera, intorno alla bocca. Molte giovani, però, vestono all’occidentale, coprendo comunque tutto il corpo e portando sempre delle sciarpe o dei foular sul capo.
Shiraz, 12 marzo 2019. Venditrice di mercerie.
Le donne che indossano il burqa sono comunque tante e, verso sera, nella zona dei negozi, dei mercati e delle moschee, in particolare, si delineano queste figure che paiono degli spettri, pur sempre sorridenti.
Shiraz, 12 marzo 2019. L’ora del tramonto nella Piazza Vakil.
Sta calando la sera e mi sono un po’ disorientata. Chiedo a destra e a manca dove si trova l’hotel Niayesh , in che direzione andare e mi sembra un miracolo quando lo ritrovo.