Andando verso l’Harishchandra ghat, in una tenda, c’è un venditore di miele. Lui vive al di là del fiume, nella parte dove ci sono i boschi: là alleva le api e produce il miele. Me ne mette un po’ sul palmo della mano per farmelo assaggiare, ed è squisito. Non ho con me un contenitore dove metterlo e nemmeno lui ne è provvisto. E’ un incontro talmente extemporaneo che difficilmente avrò modo di ritrovare ancora. Mentre anche gli altri sadhu porgono la mano per l’assaggio, io guardo la disposizione degli arredi e dei cibi nella tenda.
Apicoltore mentre cerca di vendere il suo miele in una tenda di sadhu.
La dispensa, gli utensili che riguardano la cucina, le immagini appese, i tappeti e le coperte distese sulle pietre. E ammiro anche la spontanea accoglienza di questa gente. Alla scalinata del palazzetto dei barcaioli c’è il mio amico venditore di collane. Ha promesso che mi riparerà una serie di bracciali e collane che ho portato dall’Italia. E’ passato oltre un mese, ma c’è sempre un motivo per rimandare. E nemmeno oggi si sente in forma! Alla fine, riporterò il tutto in Italia, così com’è. Quando attraverso l’Hanuman ghat sono da poco passate le 11:00 e la mensa è già in funzione. Anzi, un turno di sadhu, forse il primo, ha già terminato il pasto e sta portando il piatto a lavare nelle bacinelle. Oggi non mi fermo a questa mensa, il riso scotto e freddo di ieri mi è bastato! Vado fino al Shivala ghat. Lì, c’è un sadhu che sta dipingendo di rosso il pavimento della sua tenda e, sull’uscio sta scrivendo il suo nome: Harishad.
La tenda con il nome sulla soglia.
Molte persone si fermano ad ammirare il suo lavoro e lui ne è molto fiero. Più in là, sotto la scalinata, c’è un gruppo di tre mendicanti donne con diversi bambini piccolissimi in braccio e intorno. Due di loro stanno togliendo i pidocchi dal capo delle bambine più grandicelle.
Shivala ghat, 7 marzo 2019. In lontananza gruppo di donne mendicanti impegnate nella pulizia dei pidocchi dei figli.
Salgo all’ashram verso le 13:00, ma quando vedo i pavimenti bagnati, capisco che è tardi e non chiedo nemmeno se c’è la “cana”. Esco dalla parte opposta al Gange, e m’incammino lungo una gali che ho percorso già diverse altre volte. Attraverso il delizioso mercato di Kedar sempre ben fornito e animato e mi dirigo verso il “Monalisa restaurant” di Bangali Tola.
Kedar, 7 marzo 2019.
Qui, al mio tavolo si siedono due fratelli del Panama, un giovane di New York e la loro guida. Si fermeranno a Varanasi soltanto tre giorni e poi visiteranno, velocemente, il Rajashan. La mia ordinazione va un po’ per le lunghe, forse han fatto un po’ di confusione con i nuovi arrivati. Quando il gruppetto con guida se ne va, arrivano tre donne e una ragazzina di Delhi. Sono: una giovane madre con la figlia e due amiche piuttosto anziane. Si fanno portare tre bibite e poi tirano fuori dalle borse un’infinità di cibi: cjapati, yogurt, salse di vario tipo e le versano, forse involontariamente, sul tavolo. L’anziano proprietario del locale, quando vede questa specie di pick-nick sul tavolo, si mette a gridare e loro sono costrette ad andarsene.
Pick-nick al ristorante.
Nel tardo pomeriggio entro nella gali che porta all’Annapurna Temple. E’ una zona ricca di negozi, ma percorso il primo tratto mi riesce troppo difficile proseguire a causa della grande calca di gente e torno indietro. Mi fermo in un negozietto a comprare del the per la colazione, che preparo sempre in camera, con il mio fornellino elettrico.
Vitellino che si coccola lungo i ghat.
Torno sui ghat svicolando tra le gali. Sulle scalinate incrocio diversi sadhu, in partenza, con la borsa sulle spalle. Credo siano partiti anche il mio amico baba dei tamburelli e il divo con gli occhiali da sole perchè non li vedo più da nessuna parte. Poco prima del Manikarnika, verso il Lalita ghat, ci sono i soliti barconi pieni di gente che arriva e che parte. Dalle barche che si allontanano si sentono dei cori che gridano degli slogan con molta allegria.
Gruppo di donne del Maharashtra.
Sulla scalinata accanto a me si siede un numeroso gruppo di pellegrini di Bombay, nel Maharashtra. Molti di loro portano un cappellino rosso sul capo. Immediatamente piombano sul posto i venditori di cjai e lemon the, collane, immagini sacre, libretti, cartoline, vasetti di rame, marmellate, piattini di fiori, borse e borsette.
Pellegrini del Bihar nei pressi del Dashashwamedh ghat.
Con la frenesia della partenza quasi tutti i pellegrini si affrettano a non perdere gli ultimi acquisti. Ora stanno salendo sul barcone e, prima di partire, alcuni di loro tornano indietro per scattare altre foto e selfie insieme a me. Arriva una barca con un nuovo gruppo, da Napu, nel Maharashtra, che sale la scalinata e si avvia verso il Vishwanath Temple anche se è già sera. Mi avvio verso il Dashashwamedh ghat.
La lotta a testate tra due montoni sulla riva del Gange.
All’altezza del Manamandir ghat ci sono due montoni che si stanno dando delle testate fortissime. C’è molta gente che li sta osservando e anche fotografando. Loro, sembrano accarezzarsi, poi, si allontanano e prendono la rincorsa per andare a sbattere testa contro testa.
La scultura della madre Ganga al Dashashwamedh ghat.
Al Dashashwamedh ghat è esposta, già da ieri, la bellissima statua della”Madre Ganga” con un bambino in braccio, una specie di Madonna. Seduta su una panchina c’è la coppia incontrata ieri al Shivala ghat. Non riusciamo a comunicare, ma la donna mi canta più pezzi delle sue canzoni. Più giù, incrocio i due fratelli di Panama e il ragazzo di New York che stanno andando alla cerimonia della puja serale. Questi, li rivedrò più tardi, da lontano, mentre stanno per entrare in un lussuosissimo ristorante. Al Chousati ghat, Sonu mi racconta di un flirt nato tra un sadhu quarantenne e una turista australiana. E’ strano questo fatto, in quanto la vita dei sadhu dovrebbe essere soltanto spirituale!
Suonatori e traffico a Bangali Tola.
Mentre sto ascoltando questo strano racconto, si siedono accanto a me due indiani, padre e figlio. Sono di Seoni, nel Madhia Pradesh e rimarranno a Varanasi per due giorni. Il padre ha 49 anni e fa l’agricoltore. Coltiva in particolare il riso e il grano. Il figlio ne ha 20 e studia medicina omeopatica. Ha un fratello, più grande, che studia commercio e in futuro si occuperà della vendita dei prodotti agricoli del padre.