Madhya Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. Con Marissa (americana) e la signora del ristorantino con i suoi figli (foto di Reshef Szekely, israeliano).
9 febbraio 2016
Questa mattina ho lasciato anch’io Amarkantak e sto andando a Chitrakoot, un luogo sacro a qualche ora di distanza da Varanasi. Ho camminato per oltre 1 km con lo zaino sulle spalle per raggiungere la stazione degli autobus di Amarkantak. Il percorso in corriera per la stazione ferroviaria di Penta Road ora mi sembra molto più bello e interessante di quello in fuoristrada attraversato durante l’andata. Molti pezzi di strada sono sterrati e dissestati con delle buche che fanno spesso sussultare i passeggeri dell’affollata corriera.
Madhya Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. Raghavghat.
Donne avvolte in grandi scialli o coperte con bambini piccoli in braccio e uomini con borse di plastica salgono nei villaggi e scendono in mezzo alle colline per andare chissà dove. Davanti a noi c’è un’altra corriera che lascia dietro un nuvolone di polvere e impedisce di vedere cosa c’è davanti a noi. Molte donne dei villaggi che attraversiamo portano il velo colorato anche sul volto, forse per proteggersi dal polverone della strada. Sono quasi le 10.00 del mattino e si vedono alcuni bambini scalzi e poveramente vestiti che stanno andando verso la scuola.
Chitrakoot, febbraio 2016. Casa tipica lungo la riva del fiume.
Lungo un tratto di strada ci sono delle macchine scavatrici e spianatrici in movimento impegnate per l’allargamento della carreggiata. Vicino ad un villaggio incrociamo un camion e un trattore, a poca distanza l’uno dall’altro. Il percorso da Amarkantak a Pentra Road si svolge quasi interamente in mezzo alla foresta e spaventa le scimmie che stanno tranquillamente sedute in mezzo alla strada, sulla terra rossastra dei bordi o arrampicate sugli alberi intirizziti dal freddo.
M. P. Chitrakoot, febbraio 2016. Puja di pellegrini di Jagdalpur.
Più su, nella parte alta della collina, la corriera si ferma per offrire una noce di cocco al tempio di Allomandi, una costruzione che sta su un cucuzzolo dall’altro lato della strada. Deve essere una consuetudine di questa zona: difatti anche ieri sera ho visto celebrare una puja su un’altra corriera, prima della partenza. Guardando attraverso le fitte sbarre che separano il mio sedile dall’autista osservo che nei tratti accanto ai villaggi la zona si fa quasi pianeggiante: ci sono dei laghetti, forse artificiali, ma ora le risaie sono quasi tutte secche a parte qualche piccolo raro appezzamento dove son già spuntate le piantine.
Chitrakoot, febbraio 2016. L’ora del tramonto.
Poco lontano dal tempietto in cima alla collina c’è una grossa mandria di mucche, tori e vitellini con un pastore che s’affretta a farli attraversare la strada. Più in là ci sono altri bovini che vagano sparsi nella vasta campagna. Non lontano da lì, tutte assieme in un campo, ci sono molte capre nere dal pelo lungo impegnate a brucare quel po’ d’erba che trovano. Le case di questa zona sono tutte larghe e basse, composte solo dal piano terra e hanno spesso sul davanti la stalla racchiusa da una staccionata. Sono costruite in mattoni o terra battuta dipinta di bianco e creano un paesaggio armonico con il contrasto marron rossastro delle tegole dei tetti.
M. P. Chitrakoot, febbraio 2016. Il lavoro delle donne.
Attraversiamo un passaggio a livello con due binari e dall’aspetto movimentato delle strade sicuramente ci stiamo avvicinando a Pendra Road. Si sente l’atmosfera della città: le vie sono piene di negozi in muratura, le vetrine hanno esposto ogni tipo di merce, i ristoranti e le chajwalla sono indaffarati a cucinare i cibi speziati che gli indiani mangiano a colazione e a preparare il chai. Per le strade si vede la gente che cammina veloce o corre in bicicletta e scooter per andare a lavorare. Una moltitudine di adolescenti, vestiti elegantemente nella loro divisa bianca e azzurra si sta dirigendo veloci verso la scuola. A Pendra Road lascio una decina di minuti in custodia gli zaini ad un’anziana donna, probabilmente una mendicante. Quando torno le porgo 10 rupie che lei rifiuta con grande dignità. Più tardi vado a pranzo in un ristorantino che sta sulla via principale: lascio una mezz’ora i bagagli lì e faccio un giro nel simpatico mercato locale. Compro due tazzine, una grattugia, qualche limone, dei biscotti e del ginger.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. Lavori sul fiume Mandakini.
Il viaggio in treno su una classe privilegiata non è molto interessante. Ci sono dei ragazzi e delle ragazze, probabilmente di un college, che parlano continuamente in inglese, ad alta voce, tra di loro e si muovono senza rispettare le due donne che stanno nello stesso scompartimento. La signora più giovane è una professionista di counseling e opera privatamente. Abita a Raipur e sta accompagnando la suocera a casa, a Luknov. Commento con lei il comportamento dei giovani che per me rimane un’eccezione qui in India, ma lei mi risponde che la maggior parte delle nuove generazioni della classe medio-alta è così e secondo lei nei prossimi anni aumenteranno.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016.Pujia al Raghavghat.
Commento con lei anche l’episodio di qualche ora fa. Il mio posto sta lungo il corridoio e quando son salita ho dovuto chiedere alla giovane donna che stava seduta lì, di spostarsi. Stava con 2 bambini: un bambino di circa un anno e una bambina di poco più di due. Il viaggio era difficoltoso: i bambini si muovevano e arrivavano continuamente sul mio sedile. Ho alzato gli occhi e ho visto che sul letto sopra le nostre teste stava disteso tranquillamente il giovane padre dei bambini. Non parlavano l’inglese, ma aiutata dalla signora di Raipur sono riuscita a fare in modo che la giovane madre salisse sul letto soprastante con i 2 bambini e il padre venisse a sedersi accanto a me. Il genitore non si è mai occupato dei due figli durante il viaggio e quando ha aperto il suo letto tra il mio e quello della moglie ha trascorso diverso tempo al telefono parlando a bassa voce.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. La siesta sul tetto a terrazza.
Sono arrivata ora a Chitrakoot ed è mezzanotte ormai. Salgo su un autorisciò per farmi portare in centro, ma ci sono troppe variazioni di prezzi e non vengono rispettati gli accordi presi e decido di trascorrere la notte qui, vicino alla stazione ferroviaria.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. L’albero secco di seesam, protetto.
10 febbraio 2016
Con un moto risciò stracarico arrivo a Citrakoot centro e cerco una guest house dove stare. Le camere sono tutte buie e seguo l’indicazione di alcuni indiani che mi consigliano di alloggiare in una struttura governativa poco distante: il Mandakini (nome del fiume) Resort. La distanza a piedi è di circa 1 km e accetto il passaggio in motoretta di un giovane giornalaio che si offre di accompagnarmi fin qui. Il Resort è quasi vuoto e per 200 rupie ( meno di 3 euro) accetto di stare una notte nel dormitorio. Ci sono due indiani lì, ma alla sera si trasferiscono nell’altro stanzone vuoto e così mi ritrovo con una grande camera tutta per me, con tutte le comodità compreso l’accesso a internet.
M. Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. Bagno di donne nel Mandakini River.
Esco per visitare la cittadina e incontro al Rama ghat, sul Mandakini, lo stesso autista del motorisciò che l’altra notte mi chiedeva troppi soldi per arrivare fino qui. Sta su una motocicletta oggi: lo riconosco dal foular multicolore che porta arrotolato sul capo come i sick. Non è sick, mi dice: mi spiega a che variabile induista appartiene, ma non parla inglese e così non riesco a capirlo.
M. Pradesh, Chitrakoot, 10 febbraio 2016. Raghavghat, sul fiume Mandakini.
Chitrakoot è un luogo molto frequentato da pellegrini e da sadhu per la sacralità che rappresenta. I motorisciò viaggiano sempre carichi e vanno avanti e indietro dalla e per la stazione ferroviaria che dista 9 km da qui. Lungo tutta la parte del Rama ghat ci sono delle barche colorate che trasportano i pellegrini in giro per i templi. Sulle barche ci sono dei conigli bianchi ben curati e tranquilli che servono da ornamento e per le foto dei turisti. Sulla sponda ci sono 4 enormi pupazzi di tigri: nei giorni successivi mi diranno che anche questi servono per attirare i turisti.
Citrakoot, febbraio 2016. Giro in barca con Ben, Marissa e Reshef. La foto è di Reshef Szekely.
Un ragazzo del posto mi dice che Citrakoot è una cittadina integralmente indiana e che non è stata intaccata dalla colonizzazione inglese. Verso sera al Rama ghat chiacchiero un po’ con due famiglie che abitano vicino a Durg, nel Chhattisgah. Un ragazzo di 28 anni e sua moglie di 25 hanno 4 bambine la più grande delle quali ha 7 anni. Sono in viaggio in alcuni luoghi sacri soltanto con la figlia più piccola che ha 10 mesi già cammina da sola. Con loro ci sono pure il fratello maggiore del ragazzo e sua moglie: sono una coppia molto triste in quanto non possono avere figli.
Chitrakoot, febbraio 2016, mattina. Barcaioli e guru in attesa di clienti al Raghavghat.
Più tardi un indiano vestito di bianco mi invita a salire la gradinata del Rama Temple. Lassù ci sono sadhu e guru che si affacciano dalle porte delle cappelle che gestiscono per invitarmi ad entrare. Nell’ashram adiacente vivono anche molte donne anziane che ora stanno lì tranquille a chiacchierare insieme agli altri vicini.
Chitrakoot, febbraio 2016. Incontri al Raghavghat.
11 febbraio 2016
Lungo il Raghavghat c’è una Lodge e il proprietario mi invita a visitarla. Le camere sono state costruite nel 1989, riducendo in parte lo spazio occupato dalla grande terrazza di un palazzo donato dal marajà al suo guru personale, un bisnonno dell’attuale giovane proprietario. Il vecchio edificio risale a 500 anni fa e ora è divenuto un monastero, il Badamath Monastery, con annesso ashram. L’intero complesso è di proprietà del ragazzo che ho incontrato al ghat che possiede anche dei campi coltivati a 30 km da Chitrakoot. Oltre a curare questi interessi il giovane mi dice che fa parte di un’associazione che si occupa della protezione delle donne e delle bambine ed è supportata da un’organizzazione tedesca.
Chitrakoot, febbraio 2016. Il ritorno delle donne dalla foresta.
Più tardi, seguendo su una scalinata una scia di pellegrini, arrivo al Sankar Temple, un edificio ricco di sculture e dipinti di dei e dee.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, 12 febbraio 2016. Decorazioni al Sankar Temple.
Ci sono all’interno diverse donne e ragazzine con dei secchi d’acqua e uno straccio, impegnate a lavare e decorare le sculture. Nella loggia del tempio ci sono ben due gruppi di donne sedute in circolo con l’attrezzatura necessaria per celebrare la puja.
Chitrakoot, 11 febbraio 2016. Sankar Temple.
Mi siedo accanto al gruppo di Sitapur (Uttar Pradesh). Sono molto cordiali ed accoglienti: la più anziana distribuisce a tutte, su un foglio di carta di giornale del chapati e della pastella dolce che mangeranno alla fine della cerimonia, porgendo anche a me un assaggio. Un bambino di circa 8 anni, vestito con camicia e pantaloni color cachi, se ne sta in disparte a guardare: è il figlio di una delle donne ed è escluso dal rituale.
Chitrakoot, 11 febbraio 2016. La scalinata del Sankar Temple.
La donna più anziana recita dei mantra dopo aver acceso delle candele appoggiate su delle foglie verdi e sopra dei pentolini. Tutte le partecipanti hanno i piedi colorati con l’hennè sia sul fondo sia intorno ai bordi e qualche donna ha anche lo smalto sulle unghie. Sopra al piede, sul davanti, vicino alla caviglia tutte hanno disegnato un grosso punto rosso. Intorno alle due caviglie portano dei caviglieri d’argento mentre ai polsi indossano numerosi bracciali di plastica coloratissimi. Anche il volto è abbellito da orecchini pendenti e percing infilati alle narici.
M. P. Chitrakoot, 11 febbraio 2016. Puja di donne al Sankar Temple.
Alla fine della cerimonia ogni donna mette un pezzettino del suo cibo sulla mano della persona più grande. Lei lo annoda nel suo velo formando un sacchettino. Nel pomeriggio mi avventuro lungo la via che porta all’Hanuman Dhara Temple che sta a 3 km da qui.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, 12 febbraio 2016. Panorama dall’ Hanuman Dhara Temple.
Salgo su un motorisciò insieme ad un numeroso gruppo di pellegrini e raggiungo il tempio dopo una salita di oltre 700 gradini. Lassù hanno costruito un percorso che porta le persone a passare attraverso dei punti in cui sono costrette a versare un’offerta. I guardiani sono armati di una specie di manganello ornato da una striscia di stoffa rossa bordata con fili dorati che appoggiano con decisione sulla spalla sinistra della persona, bloccandola. Con ordini militareschi indicano, poi, ad ognuno, il vassoio dei soldi.
Chitrakoot, dintorni, 12 febbraio 2016. Panorama dal’Hanuman Temple.
Al primo passaggio obbligato dono anch’io una moneta da una o due rupie, ma nei blocchi successivi mi rifiuto di stare al gioco e manifesto il mio disappunto ad alcuni ragazzi addetti al servizio.
Citrakoot, febbraio 2016. La stazione dei moto risciò.
Verso sera lungo il Raghavghat incontro tre giovani viaggiatori occidentali: una ragazza americana, un ragazzo israeliano e uno australiano. Stanno andando alla Lodge che ho visitato nel pomeriggio e il proprietario ci sta guardando dall’alto della sua terrazza. Dico ai ragazzi che la Lodge è molto bella, ma che io alloggio al Mandakini Resort, una struttura governativa quasi vuota e ben attrezzata, che sta a meno di un km da qui. Al rientro al Resort poco dopo, li trovo lì, con grande piacere!
Chitrakoot, Raghavghat, 12 febbraio 2016. Mendicante e capretta.
12 febb 2016
Il Raghavghat è un punto di riferimento importante per la cittadina. Qui, lungo il fiume, su dei tavoli si susseguono i guru con i loro rituali, i numerosi negozi di bigiotteria, di quadretti con le divinità, gli utensili per cucinare, gli olii per la pelle, le stoffe, i giocattoli e molte altri souvenr.
Chitrakoot, febbraio 2016. Ristorantino.
Tra i negozietti ci sono anche dei piccoli ristorantini e delle chajwalla. Non mancano, naturalmente, i venditori che espongono le loro merci sulla pavimentazione in pietra del ghat. Risalgo la gradinata che porta al Panakuti Temple. C’ero già stata l’altro ieri, ma oggi incontro un indiano del posto che mi fornisce qualche informazione in più.
Chitrakoot,12 febbraio 2016, Raghavghat. Pellegrini all’ombra di un tempietto.
Secondo il suo racconto il tempio ha circa 700 anni ed è stato costruito da Lord Rama, un re arrivato in esilio dall’Orissa e rimasto a vivere qui, accanto alla foresta di Chitrakoot insieme alla moglie Sita per 11 anni. Il palazzo adiacente, l’Holi Palace, invece, è stato costruito 300-400 anni fa e accanto c’è una parte adibita ad ashram per i poveri, una costruzione molto più recente. Nel Panakuti Temple, il più grande del complesso, è sempre presente un bramino. Anche lui sta seduto insieme all’indiano che mi fornisce queste informazioni.
Chitrakoot, 12 febbraio 2016, Raghavghat. Dal guru.
Mi racconta, attraverso la traduzione dell’altro indiano, che ha ricevuto in eredità dalla sua famiglia l’intero edificio, una proprietà tramandata di diritto attraverso i secoli. Accanto all’ashram del complesso c’è un altro piccolo tempio costruito circa 300-400 anni fa anch’esso, il Yagyavadi Nadir. All’interno ci sono le statuette raffiguranti tutti i componenti della famiglia del raja arrivato qui da Puri. Secondo il racconto di questo abitante di Chitrakoot questo raja ha fatto costruire qui, in questa zona ben 365 templi.
Chitrakoot, 11 febbraio 2016. Personaggio al Raghavghat.
Rimane sempre difficile ricostruire la storia delle città indiane in quanto raramente le persone conoscono le date e forniscono delle informazioni che si contraddicono tra loro. Le date poi, non vengono riportate da nessuna parte e tutti gli opuscoli sono scritti solamente in indi. Scendendo la gradinata, vedo su una terrazza un grosso albero sacro sotto il quale un sacerdote sta celebrando la puja per un gruppo di pellegrini di Jagdalpur (Chhattisgarh).
M. P. Chitrakoot, 12 febbraio 2016. Bambini che vendono piattini con candele e fiori da donare al fiume.
Mi siedo sul muretto a guardare lo svolgersi della cerimonia fino alla raccolta delle offerte. Alla fine, il gruppo sale al tempio soprastante e lì rimangono le sporte e i sacchi di plastica, lasciati in custodia alla donna più anziana. Nel pomeriggio lungo il percorso dal Mandakini Resort al Raghavghat Ghat, in un vicoletto che porta al fiume, scorgo un maestoso albero secco. Mi addentro tra le case per fotografarlo e subito dalla terrazza in alto si affacciano i componenti di un’intera famiglia. Scende un ragazzino di 11 anni e mi racconta che l’albero, un Seesam, era una pianta medicinale ed è protetta dal corpo forestale. In questo lungo fiume di Chitrakoot ci sono diversi altri alberi e l’aspetto è simile ad un parco. Il padre del ragazzino è un giardiniere e si occupa sia di questa zona sia di tutti i parchi delle scuole e degli edifici governativi. Più tardi torno al Ramaghat e all’Haratghat, i ghat che stanno dall’altra parte del fiume Mandakini.
M. P. Chitrakoot, 12 febbraio 2016. Sosta al Ramavghat.
All’inizio del lungo fiume c’è un guru musicista che canta al microfono a tutte le ore, sotto il porticato del tempio. Oggi ha la voce più debole dell’altro giorno: pare stanco, ma non si ferma ancora. Anche in questo ghat ci sono vecchi palazzi e templi a non finire.
Chitrakoot. Un guru musicista che suona e canta in un tempio del Ramaghat.
Il più importante è il Ram Temple dove alla sera si celebra il rituale della puja a suon di canti e musica trasmessi con degli altoparlanti. C’è un’altra importante cerimonia anche al Raghavghat dove partecipo la sera. Si svolge in contemporanea con quella del Ram Temple dalla quale giungono frammenti di suoni e canti.
Chitrakoot, Raghavghat, febbraio 2016. Cerimonia serale.
Qui, sul Raghavghat, accanto al tempio che s’affaccia più degli altri sul fiume Mandakini, la cerimonia si svolge con persone che si alternano ai microfoni: recitano i mantra, una suona uno strumento a percussione, altre cantano e pregano. I turisti e i fedeli pian piano s’infittiscono sulle gradinate: stanno seduti lì per seguire lo spettacolo. Sullo sfondo, lungo il fiume i battelli illuminati da filamenti di luci colorate trasportano lentamente i passeggeri avanti e indietro per fermarsi di fronte alla cerimonia finchè termina con l’accensione di lumini su 3 strutture ad alberello. La gente delle gradinate improvvisamente si alza e va ad accostare le mani al calore delle fiammelle. E’ uno spettacolo da favola!
Chitrakoot, 12 febbraio 2016. Cerimonia in un tempietto sul Raghavghat.
M’incammino per il Resort: verso Ovest c’è una piccola falce di luna e il cielo è pieno di stelle. Lungo la strada, dai piccoli templi debolmente illuminati arrivano ancora suoni di musiche e canti: sono i Madir (templi), mi dice un ragazzo che sta lì fuori, sulla strada.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, 12 febbraio 2016.Bambine che tutti i giorni lavano le sculture del Sankar Temple.
13 febbraio 2016
Oggi è sabato e già da 4 giorni si sta svolgendo il festival del Durga Devi e i ghat sono affollati anche oggi già dal mattino. Nella tarda mattinata insieme ai tre miei compagni di dormitorio andiamo con il barcone addobbato a mo’ di carnevale e arredato con un comodo salotto di color rosso, al Glass Temple.
Citrakoot, 13 febbraio 2016. In barca verso il Glass Temple (foto di Reshef Szekely).
L’edificio è nuovo e possiede diverse moderne rappresentazioni religiose in mosaico di vetro.
Chitrakoot, 13 febbraio 2016. Paesaggio nei dintorni del Glass Temple.
Il percorso in barcone permette di vedere i verdi paesaggi lungo il fiume abitati da animali e gente che trae la sua sussistenza da quel po’ che offrono quei luoghi.
Madhia Pradesh, Chitrakoot, 13 febbraio 2016. La gradinata che porta al Glass Temple.
Nel fiume grandi e piccoli si insaponano e poi si immergono nell’acqua per risciacquarsi, lavano i panni, le verdure, i piatti e le pentole mentre gli animali si abbeverano e fanno il bagno lì accanto.
Chitrakoot, 13 febbraio 2016. Pellegrini al Glass Temple.
Nel tardo pomeriggio salgo al Charkari Temple che è aperto dalle 16.00. Un gruppo di parenti del bramino proprietario mi dice che il tempio ha 200 anni ed anche in questo caso è un’eredità trasmessa dalla famiglia nei diversi periodi. Accanto al tempio principale dedicato a Crishna c’è un Rada Crishna Temple con la statua del dio e della moglie Rada.
Chitrakoot, febbraio 2016. Lungo le stradine interne.
Nel cortile si aprono anche qui delle piccole stanze adibite ad ashram per i poveri. In questo tempio ogni giorno vengono distribuiti i pasti per i poveri. Anche ora, alle 18.00, c’è diversa gente seduta in terra e su delle sedie di plastica in attesa della cena. La famiglia del bramino è molto numerosa: è composta da sorelle, fratelli, cognati e cognate, figlie e figli della nuova generazione. Quasi tutti vivono con i redditi delle offerte del tempio.
Chitrakoot, 13 febbraio 2016. Il Raghavghat visto dal fiume.
Scendo al ghat e incontro due ragazzi dalla pelle bianca: sono due architetti, uno di Siviglia e l’altro brasiliano, ma figlio di genitori tedeschi. Stanno alla Lodge sul ghat, quella che ho visitato qualche giorno fa. Il ragazzo di Siviglia era già stato lì, un’altra volta, e aveva stretto amicizia con Babu, il proprietario. Oggi sono stati insieme a lui a visitare i villaggi dove Babu ha le sue tenute agricole. Mi raccontano che tutti gli abitanti gli si stringevano intorno e gli baciavano i piedi.
Citrakoot, febbraio 2016. Con Marissa e la proprietaria del nosto abituale ristorantino.
Di sera, in dormitorio, parlo un po’ con Marissa, la ragazza di Las Vegas: ha 24 anni, non ha completato le scuole superiori e viaggia con un hula hoop smontato. Non sa ancora che lavoro farà in futuro: ha frequentato un corso di yoga a Richikesh e forse si orienterà in quel campo. I suoi genitori sono entrambi risposati con un altro patner. Sta insieme con Ben, il ragazzo australiano. Lui ha 25 anni, ha terminato gli studi di scuola superiore e per un periodo ha deciso di viaggiare. Più avanti, riprenderà gli studi universitari nel settore sociologico, ma soltanto per avere una laurea. Il ragazzo israeliano, Refef, ha 23 anni ed ha già prestato il servizio militare di tre anni obbligatorio nel suo Paese. Lui partirà domani per Mombay dove raggiungerà degli amici.
M. Pradesh, Chitrakoot, febbraio 2016. Ristoratrice.
14 febbraio 2016
Assisto alla cerimonia di mezzodì del Rama Temple. Il sacerdote ha già aperto le inferriate del tempio dove ci sono 3 grandi statue di donne, una delle quali raffigura Sita, la moglie del Raja dell’Orissa divenuto Rama.
Chitrakoot, febbraio 2016. La scultura del Bade Hanuman Naya Gaon vista dal Rama Temple.
La cerimonia si svolge con un canto e una preghiera solitaria del sacerdote che si rivolge a una quindicina di fedeli. Una giovane del gruppo si apparta dietro ad una colonna per allattare il suo bambino mentre dei ragazzini mi si avvicinano incuriositi dal mio cellulare che uso per scattare qualche foto. Cammino un po’ verso Sud e mi siedo su una gradinata a leggere il quotidiano. S’intrecciano qui diversi canti e preghiere: dal solito tempietto ora non giunge la voce del guru musicista e più tardi mi accorgerò che al suo posto c’è un altro, più anziano che ha appena ripreso a cantare. Qui sulla gradinata arrivano le musiche delle barche che stanno tornando dal Glass Temple. C’è un’altra voce continua e assordante che giunge dall’altra sponda e trasmette dei discorsi religiosi per mezzo di un altoparlante. Attraverso il ponte e riguardo il cartello che indica la direzione dei due ghat principali: secondo me sono invertiti! Chiedo una spiegazione ad un militare in servizio lì accanto e lui mi dà conferma dell’errore riportato sul cartello. Nel tardo pomeriggio torno al ghat e salgo una ripida scalinata rivestita di piastrelle azzurre che porta ad un tempio. Mi si affianca subito un gruppetto di ragazzi molto, fin troppo invitanti. Non parlano inglese, non sanno fornirmi nessuna notizia, ma capisco che questo è il Barat Temple ed è anche questo dedicato a Rama e a sua moglie Sita.
Chitrakoot, 14 febbraio 2016. Barbieri.
Hanno molta fretta di farmi accomodare su un tappeto e di porgermi un modulo da compilare con il suggerimento dell’offerta da depositare. Capisco che anche questo edificio è una proprietà privata e più tardi, comunque, vedrò un folto gruppo di pellegrini scendere proprio da quella scalinata.
Chitrakoot, febbraio 2016. La madre della ristoratrice nel suo negozietto.
Il percorso che i pellegrini fanno comprende anche questo tempio, il Barat, ma poi attraversano il fiume sul barcone per raggiungere gli altri due templi dedicati al dio Rama che stanno sull’altra sponda.