Milano Malpensa, 17 gennaio 2019
Eccomi in partenza per un lungo periodo, finalmente! Son riuscita a vincere la pigrizia, ad abbandonare il piacere di una vita tranquilla, a riempire lo zaino con le solite poche cose. A dir il vero ho con me un bel peso tra guide, libri da leggere, il computer vecchio e quello nuovo, il Kobo ed anche la mia minuscola attrezzatura per cucinare. E così, con un misto di tradizione e tecnologia, me ne vado per un po’ di tempo da casa. L’architetto che abita dalle parti di Chennai ha avuto un lutto e mi ha scritto che non potrà farmi da guida nella sua zona, come mi aveva assicurato. In alternativa, mi ha invitata a casa sua, ospite di sua madre. Probabilmente non lo rivedrò più! Si disperderà anche lui, nell’area dei ricordi, come succede quasi sempre con le persone che s’incontrano durante i viaggi. Questa volta parto da Milano e arrivo direttamente a Delhi, con un volo molto economico. Quindi, sveglia prima delle 4.00, partenza in pullman dall’autostazione e metrò fino al trenino di prima classe collegato con l’aeroporto. Qualche problema con il visto, presto risolto con un’altra stampa e il pagamento di 10,00 euro.
Verso l’India, 18 gennaio 2019
L’aereo atterra a Delhi alle 8:15, in lieve ritardo. Ho i minuti contati: devo ritirare il bagaglio e passare attraverso lo sportello del visto prima delle 9:00, l’ora dell’imbarco per Chennai. Le distanze da percorrere da un posto all’altro mi sembrano lunghissime, le file mi paiono enormi. Alle persone in fila per i visti chiedo di farmi passare perché ho l’aereo in partenza. Ce la faccio e con la posa per la foto, un paio di timbri e il mio visto stampato sul passaporto, passo il controllo. Via di corsa verso un’altra distanza chilometrica per ritirare il bagaglio. Ora sono proprio le 9:00 e lo zaino non arriva! Eccolo finalmente! Lo prendo e lo consegno velocissima al volo per Chennai. Ho con me soltanto lo zainetto e la piccola borsa, ma devo passare un altro controllo. Sono le 9:30 e l’aereo parte alle 9:45. Dico ai militari che ho fretta, ma loro, forse, si insospettiscono e mi perquisiscono con calma e minuziosamente. Ributto in tutta fretta le cose nello zainetto e nella borsa e corro come un razzo al gate. Qui scopro che l’aereo è fermo a causa della nebbia. Dopo alcuni rinvii ci fanno salire, ma lì rimarremo fermi per ore. Un po’ leggo, un po’ parlo con la giovane seduta accanto a me. Mi racconta che ha 23 anni ed è sposata da un anno. Sta tornando con il marito da un viaggio in Olanda, Svezia, Finlandia e Norvegia. Vive a Chennai con il marito e con la famiglia di lui che commercia in gioielli e tessuti. La famiglia della ragazza è originaria di Jodhpur, in Rajasthan, ma si è trasferita a Chennai diverso tempo fa, per dedicarsi al commercio di grosse auto e furgoni. La giovane dice di essere una fotografa e di aver frequentato una scuola specifica sui mass-media a Chennai. Dal suo telefono mi mostra tutte le foto dei momenti più importanti della sua vita: il matrimonio, la nascita dei nipoti, i selfie durante i pranzi di famiglia e nelle varie ricorrenze. Finalmente, alle 15:30 l’aereo arriva a Chennai. Devo necessariamente farmi portare in taxi alla fermata dell’autobus per Mamallapuram, in quanto non ci sono autobus diretti dall’areoporto, contrariamente a quanto mi aveva assicurato l’amico architetto. La fermata è molto distante ed è difficile individuare l’autobus giusto, ma l’autista del taxi mi sarà d’aiuto.
Mamallapuram o Mahabalipuram, 19 gennaio 2019
Mamallapuran, Tamil Nadu, 19 gennaio 2019. Mukundanayar Temple, VII secolo.
Camminando verso la strada che congiunge Mamallapuram alla Main road, da una parte, verso Nord c’è l’indicazione di Chennai, mentre verso Sud c’è quella di Pondicherry. Proprio all’incrocio c’è un piccolo tempio: il “Mukundanayanar Temple”. E’ stato costruito in pietra tagliata, nel VII secolo, nello stile Pallavas.
Mamallapuran, Tamil Nadu, 19 gennaio 2019. Lingam di Shiva all’interno del Mukundanayanar Temple, VII secolo.
Il tempio è situato all’estremità di un grande prato accuratamente rasato e contornato da una rete coperta da grandi bouganville gialle. Una giovane coppia, probabilmente i guardiani, sta pranzando, seduta sul prato, all’ombra dei cespugli. Più tardi li vedrò passare con un tagliaerba e spazzare l’erba del prato, poi, con uno scopino. Dal di là della rete, il guardiano dell’edificio confinante, forse di un college privato, in divisa militare, mi saluta con un cenno della mano.
Mamallapuram, 19 gennaio 2019. Mahishasuramarddhini Cave.
Torno verso Mamallapuram. La cittadina, ora patrimonio U.N.E.S.C.O. è sorta, come porto, nel VII secolo, ed è stata governata dai Pallava Kings, dal 600 al 750 A.D. La parte più interessante dal punto di vista archeologico è proprio la zona che si estende intorno e sulla collina. Composta da numerosi templi in pietra tagliata, rocce incise e massi scolpiti, rappresenta un insieme archeologico vasto e stupendo. Colpisce molto la “Krishna’s Butter Ball”, un grosso masso che pare sospeso e che, secondo la mitologia, nemmeno i re Pallava con tutti i loro elefanti sono riusciti a raddrizzare. Il centro di Mamallapuran è composto da vie che partono dalla strada principale e si diramano sia verso il mare sia verso la collina della zona archeologica che, anch’essa, arriva fino al mare. Sulla spiaggia c’è il posto dove arenano le barche dei pescatori e un altro dove stazionano le numerose giostre e le infinite bancarelle che segnano il percorso per i visitatori. La zona commerciale, fatta di baracche e bancarelle ambulanti, si estende fino alla collina dei templi e alla vicina Bus stand.
Mamallapuran, 19 gennaio 2019. La zona accanto alla collina archeologica.
Anche le vie principali del centro sono invase da negozi, ristoranti e guest houses. In qualche via più solitaria sono stati costruiti degli hotels e dei residences di lusso. Oggi è sabato e Mamallapuram è affollata di turisti indiani, famiglie con tutte le generazioni al seguito, che arrivano in pullman per lo più dalla vicina Bangaloru.
Mamallapuran, 19 gennaio 2019. La gelataia.
Il luogo più frequentato è senz’altro quello delle bancarelle dove vendono giocattoli, abiti, calzature, stoviglie, occhiali, bevande e cibi. Ma rimane sempre affollatissimo anche il parco delle giostre, dove sia adulti che bambini girano all’impazzata con grande divertimento. Il percorso porta all’entrata della collina, ma più giù sbuca sulla spiaggia, dove gli indiani si ammassano in attesa del tramonto.
Mamallapuram, 19 gennaio 2019. Turisti indiani sopra i massi della collina archeologica.
Nel tardo pomeriggio torno alla collina. Mentre sto osservando le figure scolpite all’interno del “Mahishasuramarddhini Cave” mi si avvicina un indiano di mezza età che mi descrive la figura del dio Vishnu mentre dorme tra i serpenti.
Mamallapuran, 19 gennaio 2019.
Mahishasuramarddhini Cave e Vishnu.
Mi dice che lui stesso lavora le pietre e ci tiene a farmi vedere le sue sculture. Lo seguo nella sua casa dove le pareti sono piene di scaffali con statuette. Quando gli dico che non sono interessata all’acquisto, mi lascia andar via senza nemmeno accompagnarmi alla porta.
Mamallapuran, 19 gennaio 2019. Sulla collina archeologica.
Tornando in guest house mi fermo al “Tempio di Shiva”. Ci sono due sacerdoti che distribuiscono benedizioni in cambio di offerte in denaro, ma io li evito. Mi addentro tra un corridoio che gira intorno alla parte centrale del tempio e vedo una donna che prega in solitudine, appoggiata ad una parete.
Mamallapuram, 19 gennaio 2019. Preghiera al tempio di Shiva.
Passo e ripasso di lì, ma lei sta sempre appoggiata alla parete.
Mamallapuran, sera del 19 gennaio 2019. Il centro della cittadina.
Mamallapuram, 20 gennaio 2019
E’ domenica e la spiaggia è ancora più affollata di ieri. Le giostre sono continuamente in funzione e girano a suon di musica in tutte le direzioni.
Mamallapuran, 20 gennaio 2019. Giostre in spiaggia.
Sono comparsi i fucili che utilizzano anche le ragazzine per colpire i palloncini.
Mamallapuram, 20 gennaio 2019. Adulti e bambini sulle giostre della spiaggia.
Torno a girare intorno alla collina, scoprendo nuovi percorsi e altri templi. In un trittico sono stati scolpiti i tre importanti dei della religione induista: Vishnu a destra, Brama a sinistra e Shiva in centro.
Mamallapuran, 20 gennaio 2019. Tripla cella scolpita in pietra con le tre divinità. All’esterno la dea Durga.
All’esterno emerge imponente la figura della dea Durga. Sulla spiaggia, in mezzo alla ressa di indiani, mi fermo a guardare il tramonto.
Kottikal-Mandara Temple, particolare di una delle tre celle.
La sera cala in un attimo. Esco dalla spiaggia e mi siedo di fronte alle bancarelle illuminate. Una numerosa famiglia di Tirupati, nell’Andra Pradesh, composta anche dalle anziane madri, viene a sedersi accanto a me. Dopo alcuni selfie, uno di loro mi dice che lavora, nella sua città, per un’industria chimica tedesca.
La dea Durga. Particolare del tempio delle tre celle.
Sulla via principale incontro Salam, il ragazzo trentenne del Kashmir che ha il negozio sotto la mia guest house. E’ su uno scooter e sul davanti porta seduto suo figlio, Salam junior, di due anni e mezzo. Salgo sul suo scooter e andiamo a conoscere sua moglie, a casa sua. Nella stanza dove vivono c’è soltanto un’imbottita rivestita da un telo e una specie di piccola libreria coperta da una tenda. Tutto è pulitissimo. Mi offrono il the al latte speziato e del plum-cake. La moglie mi racconta che ha venduto tutti gioielli per avviare il negozio del marito. Entrambi mi confidano che gli affari a Mamallapuram non vanno bene in quanto ci sono troppi negozi di articoli kashmiri. Ad aprile si sposteranno nella città di Luchnow. Dopo un po’ Salam senior mi dice che deve andare in moschea per la preghiera serale: questa è la quinta e l’ultima della giornata.
Krisna’s Butter Ball.
Mamallapuram, 21 gennaio 2019
E’ lunedì e tutta Mamallapuran pare tranquilla, quasi competamente svuotata dal fermento dei turisti.
Mamallapuram, 21 gennaio 2019. Spazzine al lavoro sulla collina archeologica.
Torno alla collina ad esplorare la zona archeologica e mi accorgo che riesco ogni volta a scoprire sui massi dei rilievi e delle incisioni nuove. Salgo sulle gradinate scolpite sui massi e passeggio tra le loro cime. Oggi, tutt’intorno a questa zona s’aggirano le spazzine, munite di scopino e catino di alluminio: raccolgono una ad una le immondizie lasciate dai gitanti durante il week end.
L’attrezzatura delle spazzine.
Pur semi vuota rispetto a ieri, la zona è animata da numerose scolaresche in gita d’istruzione. Si vedono anche dei gruppetti di turisti con guida, sia indiani che stranieri.
Shiva’s Butter Ball, dal retro.
Accanto ad un pullman, sedute su un muretto, incontro delle donne vestite di rosso che stanno pranzando su dei piatti di plastica. Arrivano da Bangaloru, mi dicono.
Mamallapuram, 21 gennaio 2019. Gruppo di visitatrici giunte in pullman da Bangaloru.
Nel pomeriggio, nei pressi della zona archeologia, vedo arrivare, al suono della banda, un carro trainato da un trattore. Sopra c’è un sacerdote e, accanto a lui, legata ad un palo, sta Lakshmi, la dea dell’abbondanza.
Mamallapuram, 21 gennaio 2019. Arrivo di Lakshmi, la dea dell’abbondanza, al Shiva Temple.
Il carro rallenta ogni volta che qualcuno si avvicina per ricevere la benedizione, in cambio di un’offerta. Il trattore si ferma definitivamente quando arriva al tempio di Shiva. Qui, alcuni uomini tagliano la corda con cui la dea è legata e la trasportano all’interno del tempio. Ai suoi piedi viene posta una grossa pentola di latte bollente.
Tempio di Shiva. Rituali alla dea Lakshmi.
Seguono, al suono della musica, delle benedizioni con le mani che i fedeli avvicinano alla fiamma di un candelabro. Vengono depositati anche dei doni, come noci di cocco, fiori e denaro. La sera vado a salutare Salam senior nel suo negozio. Sta scappando via per la preghiera, ma mi chiede di attenderlo. Più tardi mi dirà che il suo negozio è di proprietà del ragazzo della mia stessa guest house. Il tutto gli è stato regalato dall’anziana proprietaria, innamorata di lui. Quindi, il proprietario di tutto lo stabile sarebbe quel ragazzo di circa 25 anni, alto, sorridente, con i capelli lunghi, che gira in moto ascoltando musica.
Partenza da Mamallapuram, 22 gennaio 2019
Sono uscita dalla guest house poco dopo le 7:00. C’era poca gente in giro: qualche spazzina con lo scopino, gruppetti di donne ad attingere l’acqua delle fontanelle sulla strada, qualche commerciante che lavava l’asfalto davanti al suo negozio. Più avanti un pianto di bambino su un marciapiede e dei movimenti di corpi accanto, sotto dei teli sbiaditi. Arrivo alla stazione degli autobus di Chennai e il personale di servizio mi informa che non ci sono autobus per Guntar, la città del mio “amico” architetto. Mi ha dato un’informazione approssimativa, penso! Prendo un altro autobus per andare alla stazione dei treni. I tempi e le distanze sono lunghissimi! Mando un messaggio all’amico, dicendogli che il treno partirebbe nel pomeriggio e arriverebbe nella sua città a mezzanotte. Lui tarda a rispondermi, così decido di prendere un’altra direzione e compro il biglietto per Bhubameswar nonostante debba trascorrere 11-12 ore in stazione e sostenere 21 ore di viaggio. Invio un altro messaggio all’amico per comunicargli la mia decisione. Mi risponde per chiedermi il numero del treno e, in seguito, mi scrive che verrà a prendermi alla stazione di Vijayawada che sta poco distante da Guntar. Gli rispondo che, considerate le inesattezze da lui fornite e le incertezze dimostrate dopo gli iniziali incoraggiamenti, preferisco ormai andare direttamente a Puri. Lo cancello dai miei contatti. E’ la seconda volta che mi capita di trovarmi di fronte a dei grandi inviti che poi si affievoliscono, quando si trovano davanti alla realtà concreta.
La sala d’aspetto di Chennai è molto accogliente e c’è una parte riservata soltanto alle donne, fornita di pulitissimi bagni e docce. Leggo e scrivo per lunghe ore e il tempo vola via veloce. In treno, nel vagone letto, mi addormento subito e mi sveglio verso le 8.00 del giorno dopo. Durante la notte mi accorgo che il vagone è affollato di ragazzi che dormono distesi un po’ dappertutto.
Verso Bhubameswar e Puri, 23 gennaio 2019
Il sole è già alto. Guardo fuori dal finestrino: c’è tutta una serie di fornaci fumanti con delle lunghe file di mattoni messi ad essicare. Poi, un’infinità di risaie con le piantine appena germogliate e che affioranano. In mezzo, con le gambe immerse nell’acqua, si scorgono dei contadini che spruzzano delle sostanze dai contenitori che portano sulle spalle. Il paesaggio delle risaie si alterna con quello delle fornaci. A volte si inseriscono dei piccoli laghi e dei gruppetti di palme. Alle 9:45 siamo a Rajahmundry, a circa metà del percorso per Bhubameswar. Ci vorranno ancora 11 ore per arrivare. I ragazzi dello scompartimento sono simpatici, sorridenti e molto comunicativi, nonostante parlino pochissimo o quasi per nulla l’inglese. Chiacchierano tra loro e trascorrono molto tempo a maneggiare sul telefono. Alcuni sono di Kalkutta, altri di Bodhgaia e sono stati a Chennai per partecipare a dei colloqui di lavoro. C’è una ragazza su in alto, distesa sulla brandina, ma se ne sta per conto suo. E’ portoghese e mi dice soltanto che è ospitata a Bhubameswar attraverso il “Couch Surfing”, il sito dello scambio di ospitalità. Arriviamo a Bhubameswar alle 21:00 e a quell’ora non ci sono più autobus per Puri. Così, decido di cercare una camera per trascorrere la notte lì. Sulla strada principale ci sono diversi alberghi di lusso. Io cerco una guest house economica e pur essendoci già stata non riesco a ricordare il posto. Percorro alcune viette perpendicolari alla Main road. In una di queste incontro un grande carro con addobbi colorati seguito da un’automobile addobbata pure lei.
Bhubameswar, Orissa, 23 gennaio 2019. Corteo nuziale.
Il corteo è fermo perchè alcune persone stanno danzando in cerchio al suono di una musica frastornante. Due file di donne sfilano sostenendo delle grosse lampade accese. Stanno festeggiando un matrimonio, mi dicono. Lo zaino sulle spalle mi pesa e voglio trovare una stanza al più presto. Mi faccio aiutare da un ragazzo, ma i prezzi sono tutti elevati e le stanze squallide. Girando per le stradine incrocio ancora il corteo nuziale che sbarra il passaggio. Vinta dalla stanchezza, mi rassegno a dormire per una notte in una costosa topaia, piena di incrostazioni e muffe sui muri, con un tubo che perde acqua, ma con l’ultimo modello di tv appeso alla parete. Al mattino faccio colazione sulla Main road ad un baracchino ambulante, gestito da un uomo con la cuffia, più interessato a dar da mangiare pane e latte ad un cane che a me.