La moschea Sahah.
Oggi splende il sole ed esco ancora con il gruppetto familiare di Esfahan. Andiamo nella zona pedonale e raggiungiamo la moschea Iman Komeini, ora denominata Sahah, ma non è visitabile fino a domani. La zona pedonale è affollatissima.
Acquisti sulla strada.
Ci affacciamo al bazaar e proviamo ad entrare, ma usciamo subito per non venir sommersi e rischiare di perderci nella grande ressa.
Teheran, 27 marzo 2019. Zona pedonale.
Oggi, c’è molta più gente di ieri in giro e i negozi sono quasi tutti aperti sia sulla strada sia all’interno del bazaar. Le file davanti ai fast-food sono lunghissime già dal mattino. Qui, la gente pranza, fa colazione o cena a tutte le ore del giorno. Sono circa le 14:00.
Mercatino nella zona pedonale.
Ora, lungo la via, sulle panchine e sedute un po’ qua e là, numerose persone stanno pranzando con i cibi portati da casa o comprati nei numerosi fast-food della via. Entro con le mie amiche e il bambino in diversi negozi di profumi. I venditori ce li spruzzano nell’aria con una siringa per farci sentire l’odore delle varie essenze.
Nina, la figlia di Marzy e nipote di Nafiseh, in un negozio di profumi.
Nafiseh, la ragazza di 27 anni, ne compra una boccetta che il commesso riempie e vende a peso. Nina, la ragazza di 16 anni, figlia di Marzy, sorella maggiore di Nafiseh, invece si compra un foular coloratisssimo, ma sintetico, come la maggior parte dei tessuti in vendita qui. Camminiamo a lungo e ci fermiamo in un fast-food specializzato nel cucinare i felafel e ci sediamo a pranzo su un gradino di una piazzetta, insieme a numerose altre persone. Il bambino, Amir Abbass, l’altro figlio di Marzy, è stanco e torna in hotel con sua madre.
Una delle tante entrate al bazaar.
Noi tre, passeggiamo ancora, guardiamo le vetrine di frutta secca ed essicata con esposte un’infinità di pregiate e costose tipologie di: noci, arachidi, mandorle, pinoli, uva, albicocche, prugne e molte altre varietà. Guardiamo le file dei fast-food con delle persone sempre diverse, ma sempre lunghissime e infinite.
Una zona per il cambio dei soldi.
Passiamo davanti ad un gruppo di uomini che tengono tra le mani pacchi di banconote per il cambio: anche qui a Teheran questa attività dev’essere redditizia. Riguardo al cambio dell’euro e del dollaro in rial ci ho capito poco. Quello che sta scritto su internet è diverso da quello che mi han detto gli iraniani, ai quali ho chiesto delle informazioni.
Gente che pranza su una piazzetta nei pressi del bazaar.
Torniamo all’hotel e ci separiamo. Sono in arrivo i genitori di Nafiseh e Narzy, insieme al fratello con la moglie e il figlio di 4 anni. Esco da sola anche se è già tardi. La città è ancora animata da un gran via vai di gente. Appena fori dall’hotel c’è un assembramento di gente e mi avvicino a vedere cosa succede.
Ragazza di Tabriz.
C’è un uomo che parla al microfono ed ha con sè tre scatole, dalle quali estrae, uno per volta dei grossi serpenti. Non capisco che cosa stia dicendo, ma vedo la gente avvicinarsi a lui e dargli dei soldi, probabilmente per delle scommesse. Lui, dà, in cambio, un gettone. Lascio lo spettacolo senza vederne gli sviluppi e mi avvio verso il centro di Teheran.
Le scommesse sui serpenti.
Al rientro, nella sala dell’hotel incontrerò l’intera famiglia di Esfahan, ma tra tutti, soltanto Nafiseh sa parlare l’inglese. Lei, per un po’ traduce qualcosa di quello che stiamo dicendo, ma poi preferisce intensificare il dialogo soltanto con me.
Nafiseh.
E gli altri, ad uno ad uno se ne vanno, salutandomi con un sorriso.