Il cielo è nuvoloso, ma appena esco inizia a piovigginare. Pazienza, non mi va di tornare indietro a prendere l’ombrello. Spero tanto che compaia il sole, come qualcuno ieri aveva previsto.
La Moschea Jameh
Niente, comincia a piovere a dirotto e qui, a Tehran, l’acqua della pioggia non scorre via, ma si ferma lungo i bordi della strada e dei percorsi pedonali, formando delle grandi pozzanghere, difficili da evitare. La zona dove sta il mio ostello si trova nei pressi del bazaar e per raggiungerlo cammino su una vasta zona pedonale, con delle file di alberi ai lati e delle fioriere disposte un po’ dappertutto. Il bazaar è vastissimo, ma quasi tutte le serrande sono chiuse per il Nawruz, il Nuovo Anno iraniano.
Preghiera nell’area riservata alle donne della moschea.
I festeggiamenti, mi dicono, andranno avanti per un’altra settimana ancora, ma già da domani numerosi negozi riapriranno. Accanto al bazaar, trovo una moschea, la Jameh Mosque, che porta lo stesso nome di questo mercato. Il bazaar è suddiviso in zone, con diversi nomi, e ogni parte è collegata con dei viottoli interni, che percorrono tutto il mercato. Con tutti i negozi chiusi e senza la gente, però, la zona è desolata.
La Moschea Jameh
Un venditore di tappeti mi dice che lui è lì perchè ha bisogno di lavorare e non può concedersi la vacanza, come gli altri. Esco sulla strada principale: sta piovendo a dirotto e quasi, quasi me ne torno in ostello a leggere. Lì, accanto c’è un’altra moschea ed entro a visitarla. Qualcuno mi accompagna verso l’entrata sul retro, dove c’è la zona riservata alle donne. Qui, ci sono i figli di una giovane che stanno giocando animatamente e due anziane assorte in preghiera. Mi fermo nella prima stanza dove stanno i due bambini e le due anziane. Più in là ci sono altre sale di preghiera e la madre dei bambini probabilmente sta là dentro. Una delle due donne, ad un certo punto, inizia a protestare, ad alta voce, per il disturbo che le stanno arrecando i due bambini e la madre viene a riprenderseli.
Moschea nei pressi del bazaar.
La moschea è ricca di cristalli e piastrelle in maiolica ed ha il pavimento in marmo ricoperto da preziosi tappeti. Arrivano delle altre donne: una madre con due giovani figlie. Sono di una città del Nord-Est dell’Iran e sono qui per i festeggiare il Nowruz, come tanti altri. Mi invitano ad uscire per mostrarmi un’antica tomba in pietra, esposta in una stanza recintata del cortile interno della moschea. Lì fuori ci sono anche il marito della donna, un generale, e il figlio di 23 anni, studente di medicina. La tomba ha 250 anni, mi dicono, e contiene la salma di un prelato, particolarmente buono e amato da tutti.
Il Golestan Palace.
La famiglia, dopo una sequenza di selfie sotto la pioggia, mi accompagna, fino all’entrata del “Golesan Palace” una delle residenze reali più lussuose dell’Iran. L’ingresso è costoso, ma è affollatissimo di iraniani.
Il giardino Golestan.
Il palazzo è costituito da maestosi edifici disposti intorno ad un curatissimo giardino. In questo luogo sorgeva, in precedenza, una cittadella safavide, ma lo scià Nasser al-Din, che regnò dal 1848 al 1896, decise di far costruire lì un edificio simile a quelli che aveva visto durante un suo viaggio in Europa. Lo sfarzo che lo caratterizza è immenso. Marmi, maioliche, cristalli, specchi, vetri colorati, alabastri, dipinti e cesellature spaziano ovunque.
Trono in alabastro, particolare.
C’è la “Veranda del trono di marmo”che serviva per le udienze. Aperto su un lato e rivestito di specchi, il salone contiene un trono sorretto da figure umane, costruito nel 1800, con l’alabastro, proveniente da Yazd, sotto il regno di Fath Alì. In questa sala venne incoronato anche lo scià Reza, nel 1925.
La Nicchia di Karim Khan Zhand.
Poi, c’è la “Nicchia di Karim Khan Zhand”, una specie di terrazza elevata, l’unica parte rimasta di un edificio del 1759, utilizzata, in particolare, dallo scià Nasseral-Din per fumare il “galyan”, la pipa ad acqua della tradizione turco-iraniana. In questa terrazza c’è ora anche la sua tomba. Diverse stanze del palazzo sono ora adibite a museo ed ospitano opere d’arte di epoca qagiara, ritratti degli scià e scene di vita quotidiana dell’Iran ottocentesco.
Interno del palazzo Golestan.
Poi, tra le varie stanze, c’è la “Sala degli specchi”, costruita tra il 1874 e il 1877, che ospitava il Trono del Pavone. Il palazzo è enorme e le sale si susseguono con esposizioni di doni ricevuti dai vari scià, di arredi, orologi, vasi e quadri.
Particolari del palazzo Golestan.
I pavimenti e i rivestimenti in maiolica sono splendidi. Esco dal palazzo che sta piovendo ancora a dirotto e torno in ostello grondante d’acqua. Nella sala da pranzo incontro di nuovo tre donne che avevo già intravisto ieri: una di 27 anni, l’altra di 37, una ragazza di 16 anni e un bambino di 5 anni. Sono di Esfahan e viaggiano in auto, per la prima volta da soli. Mi propongono di andare insieme a loro a visitare la “Milad Tower”, la grande torre che sta alla periferia della città, a circa 8 Km da Teheran.
Interno della Milad Tower.
La “Milad Tower” è stata inaugurata nel 2008 ed è la sesta tra le torri più alte del mondo. Misura 435 metri di altezza ed è suddivisa in 12 piani. Sulla cima e al piano terra ci sono diversi fast-food, un centro commerciale ed anche un hotel di lusso. Il parcheggio si estende su un’area di 27.000 mq.
La lunga fila per salire in ascensore sulla torre.
La base della torre ha la forma ottagonale, una caratteristica dell’architettura persiana. Il posto è affollatissimo di iraniani che fanno lunghe file in attesa dell’ascensore per salire in cima alla torre e poi, un’altra lunga fila per ridiscendere. La torre è controllatissima ed è necessario acquistare il biglietto per accedervi.
In posa per la foto con il ragazzo travestito da pupazzo.
La torre è attrezzata di servizi di ogni genere: fast-food, parchi gioco, salotti, fontane zampillanti, luci colorate e musiche. Più in là, all’esterno, c’è anche una vasta zona mercato. Nel salone, incontriamo un simpatico ragazzo travestito da pupazzo, sempre in attesa di posare per le foto con i turisti. E’ molto tardi, sono circa le 22:00.
Vasi e luci della Milad Tower.
Saliamo sulla cima della torre dopo una lunghissima fila: il paesaggio che si estende su Teheran illuminata è immenso e stupendo. Qua e là, tutt’intorno, una miriade di canocchiali consentono di esplorare le zone lontane. Più sotto, qualche sala con delle esposizione di vasi e ceramiche, vuota.
Panorama notturno su Teheran, visto dalla Milad Tower.
E’ mezzanotte ormai. Con le mie nuove amiche ceniamo nel fast-food che sta nell’interrato e ci avviamo verso l’auto. Ci siamo disorientate. La zona dei parcheggi è più vasta e complessa del previsto, ma con l’aiuto della gente riusciamo a trovare l’auto e a rientrare.