Ieri è morto il baba dell’Assi ghat di Varanasi. Qualcuno dei suoi amici ha postato l’annuncio su Facebook con la foto di come è stato trovato: pareva dormisse, sotto il suo albero sacro. Addio Amrit Netra: uomo di grande cultura e coraggio.
Il baba Amrit Netra, morto nel sonno, sotto l’ albero sacro dell’Assi ghat, in cui viveva.
Con la tristezza nel cuore pensando a quel grande personaggio di asceta, conosciuto meno di un mese fa, a Varanasi, inizio la mia giornata di Istanbul. Camminando lungo la costa del Mar di Marmara incontro le rovine del Bucoleon Palace, quello che resta di una costruzione iniziata tra il 408 e il 450 a.D., sotto l’impero di Theodosius II, e ampliata nell’era di Teofilus, tra l’829 e l’842, a. D. Le parti ancora visibili appartengono probabilmente a quest’ultimo periodo.
Le rovine del Bucoleon Palace.
Cammino ancora per un lungo tratto per raggiungere la stazione ferroviaria di Sirkeci da dove parte ogni sera il treno per Sofia, in Bulgaria. Quando arrivo là, mi accorgo che avrei potuto accorciare di molto la distanza, tagliando in verticale il percorso, ma me ne sono resa conto soltanto dopo.
La stazione, difatti, si trova nei pressi del ponte di Galata, uno dei posti da me preferiti, qui ad Istanbul. Sono venuta qui, a Sinkeci o Sirkeci, per acquistare il biglietto per Sofia e partirò sabato notte, alle 22.40, da Alkali, un’altra stazione, collegata a Sirkeci con una navetta. L’arrivo a Sofia è previsto per il giorno dopo, verso le 9:30 di mattina. La stazione di Sirkeci è molto vecchia ed elegante: mi ricorda un po’ quella di Gemona, negli anni ’50. Qui, le vetrate sono colorate e le panchine sono in legno scuro e circolari.
La stazione di Sirkeci con le panchine rotonde.
Ci sono diversi tavolini, piccoli e squadrati, per il the, in più parti del salone, tutti con una tovaglietta appoggiata sopra e delle persone sedute intorno. Da Sirkeci o da Alkali, mi racconta il ragazzo della reception, partiva l’Orient Express fino ad una quindicina di anni fa. Era il treno che collegava Istanbul con l’Europa e arrivava fino a Parigi passando per Venezia o Trieste.
Istanbul, mercato delle piante e delle sementi di Eminonu.
Accanto alla stazione ferroviaria c’è un vasto mercato di piante da giardino e da orto e anche diversi tipi di sementi sfuse e confezionate. Ci sono, pure, dei negozi che vendono cibo per gli animali. Lì accanto c’è anche la “Moschea Nuova” di Eminonu, grande e imponente.
Preghiera delle donne nella Moschea Nuova di Eminonu.
L’avevo già ammirata in lontananza, perchè emerge da tutta questa zona ed anche dal di là del ponte di Galata. Oggi entro a visitarla: sull’entrata c’è un guardiano che controlla i visitatori. Il regolamento della moschea prevede che ci si tolga le scarpe prima di appoggiare i piedi sul tappeto e io vengo subito richiamata. All’interno c’è parecchia gente, sia uomini che donne assorti nelle loro preghiere. Le parti riservate alle donne, qui, sono due, separate dal grande salone degli uomini con delle grate in legno. La moschea è sostenuta da delle grandi colonne in pietra di forma circolare e da diverse altre a forma di parallelepipedo e rivestite di piastrelle blu.
Eminonu, la Stazione degli autobus che sta accanto al ponte di Galata.
Sono circa le 15:00 e oggi pranzo nel piazzale del ponte di Galata dove ci sono i ristoranti affollati ed economici. Verso l’ora del tramonto, torno verso l’ostello attraverso il bazar che ha una delle entrate proprio qui, nella piazza di Eminonu.
Ristoranti nella zona del ponte di Galata.
Arrivo con facilità a Sultahnamet dove le due grandi moschee, quella Blu e Santa Sofia, sono avvolte dalla luce rossastra del tramonto.
Santa Sofia al tramonto.
I raggi del sole che filtrano, obliqui ormai, attraverso gli alberi spogli accentuano ancora di più il colore rosa dell’antica chiesa che assume un aspetto surreale, quasi fiabesco, a quest’ora.